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GENERALITA'

Tre sono le principali fonti dalle quali possiamo trarre le informazioni per la valutazione dell’ansia, i parametri fisiologici, il comportamento e ciò che il paziente riferisce. Fra tutti i disturbi psichiatrici, i disturbi d’ansia sono certamente quelli che, più frequentemente ed in misura più marcata, si accompagnano ad alterazioni dei parametri fisiologici (frequenza cardiaca, pressione arteriosa, riflesso galvanico, eccetera) che esprimono una modificazione dell’attività del sistema nervoso autonomo e della sua componente adrenergica in particolare. Si potrebbe perciò pensare che, almeno in questo settore, fossero disponibili parametri obiettivi in base ai quali misurare la gravità del disturbo ansioso e le sue variazioni nel corso del trattamento. In realtà i sentimenti ansiosi (e quindi la gravità del disturbo) correlano scarsamente con i parametri fisiologici, sia per un’alta variabilità soggettiva della risposta fisiologica allo stress, sia perché la correlazione fra attività fisiologica e sensazioni somatiche è bassa. In definitiva, perciò, le modificazioni dei parametri fisiologici in rapporto al disturbo d’ansia hanno un notevole interesse euristico, ma sono pressoché inutilizzabili nella valutazione della gravità e delle modificazioni della componente psichica di questo disturbo poiché non c’è un rapporto biunivoco fra loro. Anche il comportamento del soggetto (tremori, evitamento, tensione...), al pari dei parametri fisiologici, è estremamente variabile da soggetto a soggetto e non correla in maniera stretta con la sensazione soggettiva di ansia: per questo non può essere assunto, da solo, come punto di riferimento per la misurazione dell’ansia. La fonte primaria di informazione rimane pertanto ciò che riferisce il paziente potendo, gli altri due campi, contribuire soltanto a sottolineare, a confermare o ad amplificare quanto riferito dal paziente. Ne deriva, perciò, che anche per la valutazione dei disturbi d’ansia è necessario far ricorso agli strumenti standardizzati di valutazione. L’evoluzione degli strumenti di valutazione per l’ansia, ha seguito (né poteva essere altrimenti) quella del concetto di ansia. L’ansia è uno stato emotivo così comune nell’uomo da poter essere considerata, più che un sintomo o una sindrome, una modalità dell’esistenza che ha le sue radici nella fisiologia, in quanto spinta verso la conoscenza, ma che può raggiungere livelli elevati di patologia, in quanto angoscioso sentimento di minaccia alla propria integrità fisica e morale. Il punto di passaggio fra la fisiologia e la patologia può essere individuato laddove l’ansia interferisce con il normale svolgimento della vita e delle attività ad essa connesse, con il conseguimento degli obiettivi che il soggetto si pone, con il raggiungimento di adeguati livelli di soddisfazione e di benessere emotivo. Vista così nella sua globalità, come sintomo, l’ansia non sembrava richiedere strumenti di valutazione particolarmente sofisticati e/o selettivi, essendo sufficiente "misurare" il paziente ansioso rispetto agli altri pazienti o il soggetto ansioso rispetto ai soggetti normali, ed i primi strumenti proposti, infatti, possono essere considerati, a paragone di quelli sviluppati successivamente, approssimativi e grossolani. Oggi che sono stati individuati e che possono essere diagnosticati specifici e distinti disturbi d’ansia, dei quali è possibile valutare la gravità (globale e nei suoi diversi aspetti sindromici), di cui è richiesta la valutazione dell’evoluzione nel tempo sotto l’effetto o meno di un trattamento, o addirittura della diversa evoluzione per effetto di un farmaco attivo rispetto ad un placebo o, ancor più, per effetto di due farmaci attivi, magari anche abbastanza simili, sono stati sviluppati strumenti più selettivi, specifici e sensibili. In questa sede prenderemo brevemente in esame gli strumenti diagnostici, per passare poi ad una più approfondita presentazione delle scale di valutazione sia dell’ansia in generale, sia degli specifici disturbi d’ansia cui è riconosciuta oggi autonomia nosografica. Prima, però, ci soffermeremo su due problemi generali che sono particolarmente rilevanti nella valutazione dei disturbi d’ansia, e cioè sulla distinzione fra ansia-tratto ed ansia-stato e su alcune problematiche specifiche delle scale di valutazione per i disturbi d’ansia nella ricerca psicofarmacologica clinica.

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