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AA.VV.
Psicoterapia
e Scienze umane. Atti del VIII Congresso Internazionale di Psicoterapia,
Milano 1970,
a cura di
Pier Francesco Galli, Milano, Feltrinelli, 1973
Questo è
senz'altro uno dei testi storici della collana di Feltrinelli di
Psichiatria e di Psicologia Clinica diretta da Pier Francesco Galli
e da Gaetano Benedetti: si tratta della pubblicazione degli atti dell'
VIII Congresso Internazionale intitolato appunto Psicoterapia
e Scienze Umane che si svolse a Milano nel 1970, organizzato dal Gruppo
milanese per lo sviluppo della psicoterapia.
Il gruppo
in quel periodo era costituito da diversi analisti (M. Bolko, E. Codignola,
P.F.Galli, E. Gualandri, G. Muraro, B. Nueumann) che dall'inizio degli
anni '60 organizzavano seminari di aggiornamento a Milano, cui partecipavano
diversi esponenti della psichiatria e della psicoanalisi nazionale ed internazionale.
Come precisa
Pier Francesco Galli nella prefazione
"... gli
psicoterapeuti come gruppo sociale, hanno attraversato una crisi
di ruolo maggiore rispetto ad altri settori professionali eludendo, spesso
in nome della psicoterapia le contraddizioni di fondo connesse al problema
del malato mentale".
Quella iniziativa
quindi si poneva come punto d'incontro tra una cultura 'specialistica'
quella degli analisti e degli psicoterapeuti, rispetto agli psichiatri
che stavano modificando il sistema delle strutture psichiatriche storiche.
Cito dalla presentazione
introduttiva:
Negli
ultimi decenni si è assistito alla progressiva dilatazione del campo
d'intervento della psicoterapia, nelle più diverse istituzioni sociali.
Ciò ha reso più evidente il conflitto tra l'intervento tecnico
e i modi tramite i quali il sistema istituzionale vincola e determina l'individuo.
Sul piano del metodo si presenta il conflitto tra il tentativo di legittimare
la psicoterapia come scienza e l'impossibilità di definirla con
le categorie tradizionali delle scienze. Nella fase attuale di pensiero,
le scienze dell'uomo rappresentano particolarmente la crisi e il limite
di queste categorie di fronte all'esigenza di comprendere l'esperienza
umana. La psicoterapia è stata un elemento critico costante, per
la sua irriducibilità a schemi oggettivanti. D'altra parte, nel
momento in cui il suo corpo dottrinale entra al servizio delle istituzioni,
la psicoterapia fornisce troppo spesso un avallo e un alibi a soluzioni
manipolatorie. Ciò comporta il rischio di diventare l'espressione
di ideologie repressive anziché elemento di critica ideologica.
È quindi importante la verifica delle implicazioni della psicoterapia,
come modalità d'intervento, rispetto alle scienze dell'uomo.
Ecco i temi trattati
nel corso dei lavori:
Psicoterapia,
autorità e repressione (G. Benedetti, F. Fornari, M. Siirtala);
Psicoterapia
e mutamenti nelle istituzioni psichiatriche (P.C. Racamier, C. Müller,
T. Winkler, A. Bauleo, Gruppo dell'Ospedale di Gorizia);
La formazione
alla psicoterapia (P.B. Schneider, H. Stolze, J. Guyotat; R. Battegay,
H. Kelman);
Psicoterapia
e psicopedagogia (B. Bettelheim, E. Loperfido).
Al quel convegno
fu invitato anche Franco Basaglia, che decise poi di non intervenire personalmente.
Fu invece presentata una relazione da parte del 'Gruppo dell'Ospedale psichiatrico
di Gorizia' - come si evince dal programma delle relazioni - che presentava
posizioni critiche rispetto all'utilizzo della psicoterapia nell'istituzione
psichiatrica, ribadendo in quella sede, che l'unica funzione possibile
per il tecnico era quella prettamente politica, per portare a compimento
la messa in crisi della delega istituzionale.
Crediamo
sia abbastanza importante sottolineare l'atteggiamento trionfalistico di
qualche nuovo tecnico tentato di importare modelli pratici o ideologici
da Paesi industrialmente avanzati, o nel momento in cui sia resa possibile
una pratica psicoterapeutica all'interno delle isituzioni psichiatriche
...
Infatti
al tecnico responsabile dell'istituzione [Comunità terapeutica o
Community Mental Health Centers] è lasciata, nell'ambito dell'accordo
sulla delega di potere, la possibilità di inventare nuove ideologie
che rimangono invenzioni accademiche e non incidono mai sulla divisione
del potere reale interessante gli assistiti.
Il convegno fu
di particolare importanza non solo per la presenza dei relatori stranieri
ed italiani e dei numerosi partecipanti che contribuirono al dibattito
- considerato parte integrante dell'esperienza - ma anche perché,
come accennavo in precedenza, rappresentava una tappa del lavoro di formazione
e aggiornamento già avviato nei seminari milanesi dall'inizio degli
anni '60.
Si apriva
quindi in quella sede la riflessione sul progressivo ampliarsi del campo
di intervento della psicoterapia nelle varie istituzioni sociali e sul
piano metodologico si presentava il conflitto tra il tentativo di
legittimare la psicoterapia come scienza e l'impossibilità
di definirla con le categorie tradizionali delle scienze: la psicoterapia
stessa rappresentava quindi già allora un elemento critico
costante per la sua irriducibilità a schemi oggettivanti. Problema
come sappiamo, ancora oggi molto attuale.
All'epoca
c'era molto ottimismo sul fatto che la psicoterapia divenisse un metodo
di cura diffuso a vari livelli dell'organizzazione sociale: oggi che conosciamo
la crisi perdurante che affligge la categoria degli psicoterapeuti, può
sembrare che l'analisi fatta allora mancasse di qualche elemento essenziale.
Senz'altro l'acquisizione successiva delle componenti biologiche nei disturbi
mentali e la ricerca in campo psicofarmacologico hanno posto su un altro
piano l'importanza della psicoterapia, soprattutto in campo psichiatrico.
Ma dato l'aumento attuale dei disturbi psichiatrici - soprattutto nei paesi
industrializzati - rileggere oggi queste pagine è molto utile,
perché induce a considerare in modo critico la soluzione attualmente
generalizzata, di risolvere in modo esclusivamente farmacologico o comportamentale
la sofferenza mentale degli individui.
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