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5. L'idea di infanzia ereditata dalla tradizione culturale e in buona partescientifica è, per così dire, "letteraria", trova cioè il suo ambito diconcettualizzazione e legittimazione dentro ad uno spazio sociale e unordine semiotico dominati dal carattere di esclusività riconosciuto allalingua scritta: esclusività duplice, sia perché all'alfabetismo siriconosce la prerogativa di essere il medium per eccellenza, per moltiaspetti l'unico medium cui affidare la riproduzione dei saperi e deicomportamenti, sia perché esso agisce isolando i suoi utenti in fasce dietà, di interessi, di identità. In altri termini, la sua stessadesignazione di "essere che non parla" fa del bambino un individuomanchevole, incompiuto, il cui destino di crescita e completamento èfortemente segnato dall'alfabetismo. Una volta assicurato il possesso di untale strumento, materiale e spirituale, la sua identità di bambino (dentrolo scenario tradizionale, è il caso di ripeterlo) smette di essere"negativa", carente, ed egli entra a pieno titolo nello scenario dicomunicazione e di dialogo con il mondo. Il bambino che legge e scrive è unbambino compiuto, che non trova più ostacoli sia nel rapportarsi al mondo eagli altri, sia nell'autorappresentarsi come essere innocente (si pensi, aquesto proposito, al ruolo "fondante" che famiglia e scuola attribuisconoalla lettura, da parte del bambino in via di compimento, di testi letterariche hanno come protagonista l'infanzia). 5.1 La tesi secondo cui è l'alfabetismo a creare l'infanzia può certamenteessere accusata di superficialismo e di rozzezza deterministica. Ma èdifficile negare che nell'età precedente l'avvento della stampa i bambinifossero considerati meno diversi dagli adulti e che nell'età presente,anche in forza dell'oralità di ritorno di media come la televisione e ilcomputer, questa distinzione abbia perso molti dei suoi tratti: il bambinoè coinvolto direttamente, dalla tv, in quella parte del mondo che prima gliera preclusa o presentata in termini edulcorati dalla stampa. Il libro,insomma, isola il bambino dal mondo adulto in una maniera inconcepibile peruna cultura orale, pre o post scritturale. Ovviamente non è il libro di persè che determina l'età infantile e quella adulta, ma le maggioripossibilità proprie dell'alfabetismo di tenere nettamente separati isistemi informativi adulti e quelli infantili. La tv, permettendo aibambini di accedere ad uno spazio aperto, non più diviso (se non in modomolto blando) per "fasce d'età", fa saltare l'idea di innocenza e mette incrisi l'idea di una progressione prestabilita dei contenuti e delle formedell'esperienza individuale. Tv e computer hanno radicalmente compromessola gerarchia delle informazioni e dei modelli di apprendimento storicamentecostituita dall'alfabetizzazione e dal suo contesto di massimalegittimazione, cioè la scuola (Meyrowitz, cap. XII).
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