G. Perugi Stati misti e cicli rapidi
Nella visione moderna del disturbo bipolare gli stati misti e i cicli rapidi sono considerati come due delle complicanze di decorso di questa patologia, luna legata alla commistione di sintomi ed elementi maniacali e depressivi e laltra al susseguirsi di cicli ravvicinati.
In realtà questa idea è figlia di un modello del disturbo bipolare un po naïf e non aderisce a quella che è la concezione originale della malattia, non rispecchiando neppure gli aspetti clinici del disturbo.
Gli stati misti e i cicli rapidi sono responsabili del gap maggiore che cè tra i risultati della ricerca clinica, i dati empirici che vengo raccolti utilizzando i modelli proposti dal DSM, le linee guida internazionali, e la realtà clinica di tutti i giorni dove i pazienti assumono combinazioni complesse di farmaci, hanno una scarsa aderenza alla terapia e dove spesso gli stati misti e i cicli rapidi non vengono riconosciuti e sono trattati impropriamente.
Questo dipende dal fatto che tali situazioni cliniche non sono una complicanza del percorso del paziente, ma sono una parte essenziale della malattia.
Il disturbo bipolare di tipo I ha una prevalenza simile tra i maschi e tra le femmine; al contrario il disturbo di tipo II è più frequente nelle femmine così come sono più facilmente riscontrabili nelle donne cicli rapidi, episodi misti, temperamenti depressivi e ciclotimici, viraggi dellumore e (ipo)mania indotta da antidepressivi, disfunzioni della tiroide, emicrania e cefalea.
Si definiscono pazienti con cicli rapidi quei pazienti bipolari che hanno almeno 4 cicli per anno.
I cicli rapidi si classificano in base alla durata dei cicli stessi, cioè in base al tempo che intercorre tra linizio di un episodio e un nuovo episodio della stessa polarità:
- classici: con durata tra 3 giorni e 12 settimane
- ultra-rapidi: con durata di meno di 3 giorni
- ultra-ultra rapidi o ultradiani: con durata di 24 ore o meno
I soggetti che soffrono di cicli rapidi classici in genere (e secondo i modelli proposti in letteratura) hanno fasi depressive abbastanza lunghe, fasi espansive caratterizzate da iperattività e iperadattamento (ipomania), più frequentemente sono donne sovrappeso, in menopausa, spesso affette da disfunzioni tiroidee.
I cicli rapidi classici sono di solito cronici, rispondono peggio agli stabilizzatori dellumore, ma generalmente, col passare del tempo, vanno in remissione.
I pazienti bipolari con cicli ultra-rapidi e ultra-ultra rapidi hanno caratteristiche diverse e solitamente sono maschi molto giovani (bambini ed adolescenti).
I fattori di rischio per i cicli rapidi e per gli stati misti nelle donne con disturbo bipolare sono:
- fasi perimenopausali e menopausa
- uso di farmaci antidepressivi
- temperamento ad alta energia
Gli stati misti sono una parte centrale del disturbo bipolare.
Nella letteratura moderna sono identificati come un fenomeno accessorio di questa patologia e, in maniera un po semplicistica, vengono definiti come la combinazione di sintomi depressivi con sintomi maniacali.
Anche nelle classificazioni ufficiali come il DSM e ICD-10 lo stato misto è caratterizzato dalla co-presenza dei criteri della depressione e dei criteri della mania; lo si considera, pertanto, come complicanza di quelle che sono le forme prototipiche pure di depressione e di mania, che in realtà, nella pratica clinica, sono piuttosto rare.
Kraepelin è stato il primo a parlare di malattia maniaco-depressiva e a definirne le caratteristiche ed i criteri clinici.
Esisteva un modello precedente di disturbo dellumore basato sulla sequenzialità delle fasi e lesistenza di un legame tra mania e depressione è da sempre presente nella letteratura medica.
Ma quello che ha spinto Kraepelin a formulare la sua idea di malattia maniaco-depressiva non è stato tanto lalternarsi in sequenza di fasi depressive e di fasi maniacali, quanto il fatto che nello stesso paziente concomitassero elementi di opposta polarità.
Il modello attuale del disturbo bipolare identifica la patologia come un disturbo dellumore, ponendo quindi come criterio fondamentale di diagnosi la valutazione dellumore (euforia e irritabilità per la mania, tristezza ed anedonia per la depressione).
In realtà, per Kraepelin, le alterazioni dellumore sono un sintomo accessorio e la malattia maniaco-depressiva si identifica con leccitamento e la diminuzione di tutte le funzioni psichiche.
Gli stati misti, quindi, rivestono un ruolo centrale nella definizione che Kraepelin ha dato della malattia maniaco-depressiva e gli aspetti clinici che secondo il suo modello li caratterizzano si possono così riassumere:
- Sintomi opposti (umore, pensiero, psicomotricità)
- Sintomi psicotici (come la demenza precoce)
- Decorso (periodicità, prognosi migliore rispetto alla demenza precoce)
- Anamnesi personale e familiare (per malattia maniaco-depressiva)
- Durata dellepisodio (maggiore cronicità rispetto alla mania o alla depressione)
Gli stati misti hanno sintomi specifici che sono diversi sia dalla depressione che dalla mania; spesso si presentano con sintomi psicotici, il decorso è periodico, la prognosi è migliore rispetto alla demenza precoce anche se sul piano trasversale le due forme sono indistinguibili, soprattutto nella fase acuta. Non è possibile, cioè, basandosi sui soli sintomi capire se un soggetto con un episodio psicotico acuto con sintomi affettivi misti avrà un decorso di tipo schizofrenico oppure bipolare. Per effettuare una corretta diagnosi è necessaria unosservazione ed una valutazione del paziente nel tempo, idea, questa, già ampiamente sviluppata nella nosologia kraepeliniana.
Altri psichiatri, Bleuler in particolare, hanno formulato dei criteri sindromici per cercare di prevedere levoluzione dellepisodio acuto in base al quadro sintomatologico del paziente, ma questi si sono rivelati poco attendibili e poco utili.
Questa è anche la ragione per cui diversi psichiatri vedendo il paziente in momenti diversi della sua malattia fanno diagnosi diverse; in alcuni momenti della storia clinica del paziente certe caratteristiche sintomatologiche si assimilano di più ad un quadro ansioso, piuttosto che di tipo depressivo, mentre in altri i sintomi si possono associare maggiormente ad un disturbo schizofrenico o ad un disturbo di personalità di tipo borderline.
E proprio questa eterogeneità di manifestazioni cliniche, e di diagnosi, nello stesso paziente è da considerarsi un sintomo patognomonico del disturbo bipolare.
Due aspetti clinici importanti degli stati misti riferiti da Kraepelin sono, inoltre, la familiarità (tipicamente per disturbo bipolare) ed il fatto che gli episodi misti tendono ad avere una maggiore cronicità rispetto alla mania e alla depressione pura.
Quello che è davvero centrale nella nosologia kraepeliniana è la seguente classificazione:
- Depressione con fuga delle idee
Kraepelin divide le sfere psicopatologiche in:
- pensiero
- emotività
- volontà (o volizione, che indica il legame che cè tra lideazione e la psicomotricità, il passaggio dal pensato allagito).
Queste sfere oscillano in modo più o meno armonico in tutti gli individui.
Se un soggetto ha i pensieri accelerati, laffettività positiva e gli atti di volontà disinibiti è maniaco, se, al contrario, ha pochi pensieri rallentati, lemotività negativa e gli atti di volontà bloccati è depresso.
Tutte le altre situazioni possibili vengono considerate stati misti.
Pertanto, da questo, si può dedurre che gli stati misti sono la maggior parte delle manifestazioni della malattia manico-depressiva, e che, ai fini diagnostici, la loro caratteristica clinica principale non va ricercata tanto nellalterazione dellumore quanto nella diversa espressione dellemotività, del pensiero e della volontà.
Un modello di questo tipo, quindi, ci rende ragione anche sul piano clinico di alcuni fenomeni come, ad esempio, la depressione agitata che un modello schematico mania-depressione-intervallo che attua una netta distinzione tra sintomi depressivi e maniacali, non spiega in modo sufficientemente esauriente.
Secondo i Criteri di Vienna i sintomi patognomonici degli stati misti sono:
- Stato impulsivo persistente in contraddizione con lo stato umorale e/o la risonanza emotiva
- Perplessità (determinata dallincapacità del paziente di risonare con lambiente esterno dal punto di vista affettivo)
- Disturbi della percezione
Il DSM IV pone la condizione che lo stato misto per essere diagnosticato come tale non debba essere dovuto alluso di sostanze o a una condizione medica generale.
Questi criteri di esclusione sono però del tutto criticabili in quanto la maggior parte degli stati misti viene indotta proprio dalluso di sostanze, dallassunzione di farmaci o da una condizione medica generale concomitante; se si seguissero alla lettera le indicazioni del DSM la diagnosi corretta non verrebbe effettuata per la totalità dei casi.
Un studio del 1998 (Perugi et al.) ha confrontato i criteri del DSM III-R con i criteri di Kraepelin degli stati misti ed è risultato che usando i criteri del DSM si diagnosticano solo una metà degli stati misti e non si identificano gran parte delle manie disforiche e degli stati misti depressivi.
I criteri ICD-10 identificano lo stato misto come un episodio affettivo della durata di almeno 2 settimane caratterizzato da una mescolanza o una rapida alternanza (solitamente nel giro di poche ore) di sintomi ipomaniacali, maniacali e depressivi.
Anche questo però è un modello un po semplicistico che va bene per lepidemiologia, ma è meno utile per la pratica clinica.
Inoltre lICD-10, per fare diagnosi di stato misto, richiede che in anamnesi personale ci sia un precedente episodio affettivo maggiore, non tenendo conto del fatto che spesso gli stati misti costituiscono lesordio del disturbo bipolare, soprattutto le forme gravi con caratteristiche psicotiche, più tipiche dei soggetti adolescenti.
Per fare diagnosi di mania mista, secondo una vasta letteratura epidemiologica, sono sufficienti due o più sintomi depressivi in paziente maniacale.
I Criteri di Cincinnati identificano la mania mista secondo i seguenti aspetti:
- Una sindrome maniacale completa secondo i criteri del DSM-III-R
- Presenza contemporanea di almeno tre sintomi depressivi associati
- Per presenza contemporanea si intende quando i sintomi maniacali e depressivi si verificano contemporaneamente o si alternano molto rapidamente (entro pochi minuti)
- I sintomi maniacali e depressivi sono contemporaneamente presenti per almeno 24 ore
La mania disforica si può definire secondo diversi parametri, tutti volti a definire la coloritura disforica dellepisodio maniacale:
- In base alla categoria: mania + depressione maggiore
- In base alle dimensioni: mania + >2 sintomi depressivi
- In base alla psicometria: mania + HAM-D >10
- In base ai tratti: temperamento depressivo + mania
Gli stati misti depressivi sono episodi depressivi nellambito del disturbo bipolare di tipo I in cui si riscontra la presenza di sintomi quali agitazione, umore irritabile, eloquio accelerato, fuga di idee e spesso presenza di aspetti psicotici.
Gli stati misti depressivi sono poco studiati e vengono spesso trascurati dalla letteratura.
Questo dipende, in parte, dal fatto che sono più difficili da indagare ma, in parte, si può considerare come il risultato di un atteggiamento culturale della nostra società, depressocentrica e depressofobica.
Il concetto di salute e la qualità della vita si valutano in base ad un modello di tipo ipomaniacale secondo cui il soggetto che sta bene è colui che, dotato di buone capacità comunicative ed estroverso, lavora tanto, produce tanto, consuma tanto e muore presto; al contrario, la depressione ha tutta una serie di connotazioni negative.
Per cui, in una società di questo tipo, in cui è più immediatamente patologica la depressione che non leccitamento, vi è grande facilità a diagnosticare episodi depressivi e a vedere sintomatologia depressiva anche là dove i quadri clinici sono molto sfumati e aspecifici; agevola questa situazione la grande disponibilità di farmaci antidepressivi e la loro maneggevolezza rispetto ad altre classi di psicofarmaci, come ad esempio le benzodiazepine.
Pertanto gli stati misti depressivi vengono spesso inclusi nella depressione maggiore, ma in realtà quadri clinici come la depressione agitata o la depressione eccitata spesso accompagnata da sintomi psicotici sono stati misti veri e propri e come tali vanno considerati.
Le principali caratteristiche degli stati misti sono:
- Comorbilità con alcolismo e disturbi neuropsichiatrici
- Uso di sostanze e di farmaci (benzodiazepine, antidepressivi, antipsicotici)
- Episodi misti e depressivi pregressi più numerosi degli episodi maniacali
- Anamnesi familiare più spesso depressiva che maniacale
Cè una comorbilità degli stati misti con disturbi neuropsichiatrici perché loscillazione armonica delle varie funzioni psichiche ed i diversi aspetti neurofisiologici del SNC per funzionare in maniera equilibrata e regolare è necessario che siano correlati ad un substrato anatomico che funzioni correttamente; la presenza di un tumore cerebrale, di un problema neuropsichiatrico, di una malattia vascolare cerebrale può turbare questo equilibrio.
Ed ecco perché gli anziani e i bambini hanno spesso presentazioni cliniche di tipo misto: il loro SNC non è ancora completamente maturo oppure non è più del tutto funzionante per ragioni fisiologiche.
Il rischio di suicidio è un altro aspetto importante che caratterizza gli stati misti.
Facendo riferimento al modello kraepeliniano, il suicidio si può considerare come un atto di volontà estrema ed estremamente determinato; pertanto chi commette un suicidio, pur presentando pensieri ed emotività negativa, è disinibito sul piano della volontà.
Leziologia degli stati misti fa riferimento a molteplici aspetti:
- Fattori genetici e familiari
- Uso di sostanze (cannabinoidi, stimolanti, cocaina, alcool, sedativi)
- Problemi neurologici (epilessia, emicrania, tumori cerebrali, trauma cranico, alterazioni non specifiche dellEEG, ecc.)
- Farmacoterapia (antidepressivi triciclici, benzodiazepine, ecc.)
- Fatto di stress gravi e molteplici
La mania mista rispetto alla mania pura ha:
- maggiore probabilità che si presenti con stato misto al primo episodio
- maggiore durata dellepisodio di riferimento
- numero minore di episodi affettivi precedenti
- numero maggiore di episodi misti precedenti
- minore temperamento ipertimico
- minore temperamento depressivo
- maggior numero di sintomi psicotici incongrui allumore
- maggiore rischio di suicidio
- minore remissione interepisodica (sintomatologia residua)
Si ritiene che alcuni stati misti siano determinati dalla combinazione di un temperamento di una certa polarità con un episodio di polarità opposta.
Per quanto riguarda gli stati misti depressivi, le caratteristiche che li distinguono dalla depressione bipolare sono:
- minore decorso ciclico (assenza di ciclicità rapida)
- minore probabilità che si presenti uno stato misto al primo episodio
- numero maggiore di episodi misti precedenti
- maggiore durata dellepisodio in corso
- minore remissione interepisodica
- numero maggiore di sintomi psicotici incongrui
- maggiore agitazione, umore irritabile, eloquio accelerato e fuga delle idee
Importante, negli stati misti depressivi, è la diagnosi differenziale con altri disturbi psicotici.
Lo stato misto psicotico a connotazione depressiva con sintomi psicotici incongrui, con impulsività e discontrollo spesso è diagnosticato come episodio schizofrenico e lintervento inappropriato con alcune classi di antipsicotici può far precipitare il quadro clinico in forme melanconiche con comportamenti suicidiari.
Naturalmente, anche in assenza di fasi maniacali, questi sono pazienti bipolari che hanno bisogno di una terapia stabilizzante.
Lidea che la diagnosi di disturbo bipolare si debba basare su 15 giorni di mania non ha alcun fondamento nella pratica clinica, sia perché spesso i pazienti dimenticano gli episodi maniacali di breve durata e sia perché vi sono pazienti che non hanno mai fasi maniacali pure, ma solo fasi miste psicotiche o fasi miste depressive.
Cè un rischio nellimpiego degli antidepressivi.
Non tutti i pazienti rispondo agli antidepressivi in modo positivo; alcuni pazienti in stato misto possono avere fasi di eccitamento importanti scatenate da tali farmaci, con agitazione, impulsività e rischio suicidiario.
Cè da dire che il rischio suicidiario scatenato dalluso di antidepressivi è molto maggiore nei giovani, ma questo probabilmente non a causa degli antidepressivi stessi ma perché nei giovani sono più frequenti le forme miste.
Gli stati misti attenuati del disturbo bipolare II non sono considerati in nosografia.
Gli stati misti, considerati determinati dalla combinazione di mania e depressione, sono previsti solo nellambito del disturbo bipolare I; ma esistono, nella pratica clinica, pazienti con disturbo bipolare II in cui vi sono stati misti, stati misti attenuati, dove nellambito di un quadro depressivo sono presenti sintomi ipomaniacali come irritabilità, fuga di idee, pensieri che si accavallano, facilità alla distrazione, impulsività.
I sintomi depressivi possono mascherare unipomania.
Accade spesso che il paziente ipomaniacale abbia un sintomatologia con elementi ansiosi (per esempio durante lipomania gli attacchi di panico possono aumentare) e che, per questa componente disforica mista, venga diagnosticato come depresso.
Lipomania pura, caratterizzata da iperattività, ipersintonia e iperadattamento, si riscontra eccezionalmente nella pratica clinica di tutti i giorni (ad esempio rari quadri clinici caratterizzati da rapidi ciclici, soprattutto presenti in pazienti donne); solitamente lipomania ha una coloritura disforica con elementi di impulsività e aggressività.
Per quanto riguarda i trattamenti degli stati misti, vi sono un paio di considerazioni da fare.
La scelta della terapia dovrebbe sempre fare riferimento alla medicina basata sullevidenza, ma gli stati misti sono solitamente esclusi dagli studi di registrazione che prediligono campioni di pazienti con forme pure, ma che ben poco rispecchiano la realtà clinica, e le informazioni sulle diverse forme di stati misti sono molto eterogenee (per esempio vi sono maggiori conoscenze per quanto riguarda la mania mista, ma gli stati misti depressivi non sono quasi mai oggetto di studi).
Le implicazioni terapeutiche sono molteplici.
Gli stati misti hanno sì una minore risposta agli stabilizzatori dellumore classici (per esempio alcune forme di mania mista sono resistenti al litio), ma si sono ottenuti buoni risultati con gli anticonvulsivanti (valproato sulla mania mista e carbamazepina sulla rapida ciclicità) e una combinazione di stabilizzatori dellumore (ad esempio litio + valproato / lamotrigina / carbamazepina) può essere di beneficio al paziente, così come luso di antipsicotici atipici (olanzapina, quetiapina, clozapina: quelli a bassa potenza con unazione più completa e meno selettiva sul recettore D2).
Il valproato rispetto al litio ha dato dei risultati migliori per la mania mista, soprattutto nelle forme acute. Tale farmaco ha poi il vantaggio di poter essere titolato molto rapidamente consentendo di raggiungere livelli di concentrazione plasmatica adeguati in 3 giorni, caso unico tra gli stabilizzatori.
La maggior parte degli stati misti depressivi sono resistenti agli antidepressivi (la maggior parte delle depressioni resistenti sono in realtà stati misti che non rispondono alla terapia antidepressiva) e linterruzione degli antidepressivi potrebbe migliorare la sintomatologia depressiva mista.
Gli antidepressivi possono peggiorare il disturbo bipolare principalmente due modi: da un lato con linduzione di viraggi acuti (mania, ipomania, stati misti) e dallaltro con una destabilizzazione a lungo termine (accelerazione dei cicli, cicli rapidi e stati misti cronici).
Combinando lantidepressivo con lo stabilizzatore dellumore si ottiene una certa protezione che però non è totale.
Altre strategie possono comprendere luso di ormoni tiroidei o la TEC.
In alcuni pazienti la TEC può essere trattamento di elezione; in acuto e per forme gravemente suicidiarie, là dove le terapie farmacologiche non sortiscono alcun effetto positivo, ma peggiorano il quadro clinico, può essere lunica soluzione.
In conclusione si può dire che:
- Gli stati misti sono una manifestazione centrale e caratteristica della malattia maniaco-depressiva e non una complicanza
- Il modello aggiuntivo proposto del DSM-IV e dalla ICD-10 è inadeguato e fuorviante dal punto di vista diagnostico
- I sintomi specifici non sono riconosciuti (perplessità emotiva ed instabilità, impulsività, aspetti psicotici, ecc.)
- Non vi sono criteri per gli stati misti depressivi e per le forme attenuate, nonostante siano situazioni molto comuni nella pratica clinica, soprattutto quella di tipo ambulatoriale
- Gli stati misti sono sotto diagnosticati
- Gli stati misti si possono interpretare come il risultato dellinterazione fra variabili temperamentali, affettive, tossiche, neurologiche e psicologiche complesse
- Gli stati misti sono spesso resistenti al trattamento
- Stati misti possono essere indotti da alcool, droghe e trattamenti
- Il valproato e alcuni antipsicotici atipici sembrano più efficaci del litio nel controllare la sintomatologia mista
C. Vampini Il Disturbo Bipolare nellanziano
Attualmente esistono pochissimi studi epidemiologici e clinici che abbiano focalizzato in modo metodologicamente corretto lattenzione sul disturbo bipolare (DB) nellanziano.
Infatti anche la migliore letteratura in materia si basa su casistiche molto esigue, con dati per lo più retrospettivi (ricavati prevalentemente dalle cartelle cliniche) e quasi esclusivamente riferiti alle forme maniacali.
Vi è inoltre incertezza sulla definizione di "esordio" in età senile e scarsa distinzione tra DB (di tipo I e II) e altri disturbi appartenenti allo spettro bipolare (ciclotimia).
Le evidenze più forti che si possono reperire in letteratura sono le seguenti:
- La prevalenza del DB declina con letà
- Labuso di sostanze è negli anziani con DB meno comune che nelle altre classi detà
- Nei casi di mania late-onset vi è un maggior grado di compromissione neurologica
- È presente un tasso elevato di comorbilità medica
- Presentazione e decorso sono eterogenei, con diverse possibilità:
Gli studi di comunità hanno mostrato che vi è una progressiva riduzione della prevalenza della malattia dai 45 anni in poi.
Studi che si sono occupati di prevalenza in reparti psichiatrici, a livello ambulatoriale, in istituti per anziani o nellambito dellemergenza psichiatrica hanno mostrato invece numeri molto più importanti. Negli anziani istituzionalizzati, ad esempio, sono emerse prevalenze che vanno dal 3 al 17%.
Da un'analisi condotta sugli ex combattenti americani (veterans) è emerso che in un campione di oltre 65000 persone con disturbi bipolari, quelle che hanno oltre 60 anni sono un quarto del totale.
I soggetti in cui il disturbo è insorto in età avanzata rappresentano il 6% di tutti i bipolari.
La comorbilità con malattie somatiche è molto diffusa. Rispetto ai pazienti unipolari, i bipolari presentano più frequentemente patologie respiratorie e metaboliche (ipotiroidismo e diabete); hanno inoltre un indice di massa corporea superiore.
Per quanto riguarda le forme di mania secondaria in età senile, non esistono studi che abbiano messo in luce dati di prevalenza precisi, ma dalla letteratura si possono trarre le seguenti conclusioni:
- Una comorbilità neurologica è presente nel 70% dei casi. Le patologie più frequentemente riscontrate in questo ambito sono attacchi ischemici, epilessia, disturbi del movimento, sclerosi multipla, traumi cranici, infezioni, demenza frontotemporale e tumori
- I farmaci più spesso in causa nelle forme di mania secondaria sono corticosteroidi, L-dopa, tiroxina, benzodiazepine, alcool e simpaticomimetici
- Tra le altre cause figurano emodialisi, ipertiroidismo, stato postoperatorio, deficit di vitamina B12 e influenza
A livello diagnostico è molto importante distinguere una mania primaria da una mania secondaria a fattori organici, per le importanti implicazioni di tipo prognostico e terapeutico (rimozione, ove possibile, del fattore eziopatogenetico).
Gli aspetti clinico anamnestici suggestivi di mania su base organica sono i seguenti:
- Distraibilità, ridotta attenzione e concentrazione, come in demenza o delirium
- Esordio in età senile
- Lunga latenza tra il primo episodio depressivo e lesordio di mania
- Decorso cronico
- Assenza di storia familiare per disturbi dellumore
- Scarsa risposta al litio o comparsa di neurotossicità a livelli bassi di litiemia
Altri studi sul paziente anziano bipolare hanno documentato:
- Una maggior frequenza di stati misti e sintomi psicotici;
- Un ridotto peso della familiarità per disturbi affettivi nelle forme late-onset: il carico genetico inferiore è probabilmente compensato dai fattori eziopatogenetici organici;
- Frequenti situazioni di atrofia corticale e iperintensità sottocorticale. Valutazioni condotte mediante RMN hanno evidenziato una notevole presenza di iperintensità sia a livello dei nuclei della base, sia a livello parietale, nei soggetti a esordio tardivo. È difficile in questi casi stabilire se si tratta di alterazioni primarie o secondarie allo stile di vita e allabuso di sostanze o di farmaci.
Il deficit cognitivo nel disturbo bipolare è presente non solo in fase premorbosa, ma anche in consanguinei di primo grado dei pazienti; è quindi un tratto che attraversa la malattia e si ritrova non solo nelle condizioni maniacali, ma anche nelle fasi di eutimia.
La gravità della disfunzione cognitiva sarà correlata al numero di episodi maniacali che il paziente presenterà nel corso della vita, al numero di ospedalizzazioni e alla durata stessa della malattia.
Il paziente bipolare anziano ha dunque globalmente un deficit cognitivo superiore ai coetanei sani, superiore ai depressi unipolari e inferiore solo ai soggetti affetti da schizofrenia.
Uno studio molto recente ha esaminato un follow-up di 29 anni di pazienti ricoverati per depressione e per DB, per valutare quanti hanno in seguito sviluppato una seconda diagnosi di demenza. È emerso che la presenza in anamnesi di numerosi episodi di disturbo bipolare con ricovero incrementa del 6% il rischio di demenza; le percentuali sono ancora più importanti (13%) nel caso della presenza di numerosi episodi depressivi. Entrambe le patologie dunque, anche se in misura diversa, rappresentano fattori di rischio per una successiva evoluzione in demenza.
Secondo alcuni Autori gli stabilizzatori dellumore come litio e valproato, per i loro effetti anti-apoptotici, svolgono unazione protettiva nei confronti dei disturbi cognitivi.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico dei disturbi dell'umore in età senile, il disturbo bipolare è stato oggetto di un numero minore di studi clinici rispetto alla depressione unipolare.
Il litio nellanziano deve essere utilizzato con attenzione, in particolare nei pazienti con comorbilità neurologica. Tale farmaco è tanto più indicato quanto più laspetto maniacale è presente nel disturbo. Si ha invece scarsa risposta al litio nei seguenti casi:
- mania secondaria
- presenza di comorbilità neurologica
- assenza di familiarità per disturbi dellumore
- stati misti
Laspetto della tollerabilità è particolarmente importante: tutte le funzioni cognitive possono peggiorare nel trattamento con litio: ciò avviene tanto più frequentemente quanto più il paziente è compromesso sul piano neurologico e somatico generale.
Negli anziani bisogna utilizzare dosi ridotte rispetto agli adulti giovani e, a parità di dosaggi, si ottengono livelli plasmatici più elevati (per modificazioni cinetiche e/o interazioni con diuretici, FANS, ACE-inibitori).
Di seguito sono elencati i principali effetti indesiderati che possono comparire negli anziani in terapia con litio:
- peggioramento delle funzioni cognitive
- tremore, confusione, atassia, acatisia, delirium
- disfunzione renale
- ridotta tolleranza glucidica
- ipotiroidismo
- edema periferico
- disturbi della conduzione, aritmie
Talvolta può accadere che i suddetti effetti indesiderati insorgano improvvisamente dopo molti anni di buona tollerabilità. Tale evenienza può verificarsi per cambiamenti fisiologici, patologici o iatrogeni intercorrenti e impone unattenta valutazione del decorso del trattamento.
Il valproato nel soggetto anziano è efficace. Tale farmaco deve essere utilizzato a dosaggi leggermente inferiori rispetto a quelli degli adulti giovani, perché in età senile si possono verificare alcune modificazioni di tipo farmacocinetico aumento della quota libera per la riduzione dellalbuminemia che possono portare problemi di tollerabilità e comparsa di effetti indesiderati.
I predittori di risposta al valproato nel soggetto anziano sono i seguenti:
- Mania mista
- Non risposta/intolleranza al litio
- Mania late-onset
- Mania secondaria a patologie mediche o neurologiche
Nelle manie ad esordio tardivo e nelle manie con importante componente organica il valproato è dunque il farmaco di scelta, perché ha minore potenziale neurotossico rispetto al litio e perché protegge dalla possibile insorgenza di condizioni comiziali.
Un studio RCT che ha valutato limpiego del valproato nella demenza ha messo in luce una netta riduzione degli aspetti maniacali e di agitazione rispetto al placebo.
I possibili effetti indesiderati negli anziani in terapia con valproato sono i seguenti:
- Sintomi gastrointestinali
- Sedazione, tremore, atassia: tali effetti neurologici potrebbero essere legati ad un aumento della frazione libera, a un troppo rapido aumento delle dosi, o alla comparsa di iperammoniemia
- Incremento SGOT-SGPT
- Trombocitopenia reversibile (PLT<100.000)
La carbamazepina negli anziani con DB non è stata molto studiata. Tale farmaco può essere considerato unalternativa al valproato nei casi di mania "disforica" o secondaria; presenta però una maneggevolezza molto inferiore e può portare tutta una serie di pesanti effetti collaterali, di seguito elencati, che richiedono un accurato monitoraggio clinico, ematochimico ed elettrocardiografico:
- vertigini, sedazione, atassia, diplopia, nistagmo, visione offuscata
- impairment cognitivo
- aritmie (effetto chinidino-simile)
- SIADH
- Discrasie ematiche: anemia aplastica, agranulocitosi
- Rash cutanei
- Induzione isoenzimi P-450
I nuovi antipsicotici, molto impiegati nella popolazione generale per la loro efficacia, nellanziano non sono praticamente stati studiati. Il loro impiego in età senile per motivi di tollerabilità deve avvenire a dosi inferiori rispetto agli adulti giovani. Tutti gli antipsicotici atipici, infatti, possono avere un effetto alfa-litico e quindi causare ipotensione ortostatica, che richiede adeguato monitoraggio; inoltre possono determinare acatisia e disturbi extrapiramidali.
In linea generale la farmacoterapia in ambito psicogeriatrico richiede, in misura maggiore rispetto ai trattamenti di soggetti giovani, unattenta considerazione dei possibili problemi di tollerabilità, una corretta anamnesi psicofarmacologica, nonché una valutazione degli aspetti di comorbilità somatica e neurologica.