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CONVEGNO INTERNAZIONALE FENASCOP
"SOGNI e bi-SOGNI IN PSICHIATRIA"
16-19 maggio 2007
Hotel Villa Pamphili
Roma

IL CONGRESSO ON LINE - REPORT DALLE SALE CONGRESSUALI
PRIMA GIORNATA - MERCOLEDI' 16 MAGGIO 2007

Prologo

GLI INTERVENTI LEGISLATIVI FRA SPINTE PROPULSIVE E RIFLUSSO: VERSO UN NUOVO PROGETTO OBIETTIVO TUTELA SALUTE MENTALE

“Avviata dalla Legge 180, la Riforma Psichiatrica, che tanto interesse ha suscitato anche al di fuori dell’Italia e che tante speranze ha fatto nascere negli utenti e loro famigliari, sembra essersi impantanata e avviata a un lento reflusso. E’ tempo di chiedersi cosa realmente ha prodotto, cosa e’ mancato, cosa bisogna ancora fare per rispondere ai bisogni degli utenti, dei famigliari e degli addetti alla cura, sia che essi lavorino nel pubblico che nel privato” Il dibattito e’ coordinato da Giovanni Anversa e si apre con l’introduzione del presidente Fenascop dottor Giampiero di Leo.
L’intervento dell’ On. Livia Turco, Ministro della Salute, si apre con un riferimento alla legge 180, di cui sottolinea l’importanza nel determinare una svolta nella cura della malattia mentale. Prende poi in considerazione i problemi che si sono susseguiti negli anni successivi al ’78, parla di lacune, di incoerenze, di vuoti che spesso sono stati denunciati dalle famiglie dei pazienti, chiamate in causa direttamente nella gestione del paziente. Un particolare approccio di ordine culturale verso la salute mentale, caratteristico dell’Italia, ha permesso di acquisire una competenza specifica in materia. La politica deve avvalersi di tale bagaglio, deve utilizzare le risorse a disposizione per creare un sistema di coordinazione, ascoltando e facendosi orientare, privilegiando il territorio. Nel promuovere la tutela della salute delle comunità deve altresi’ tenere conto delle grandi disuguaglianze esistenti all’interno del territorio nazionale. Gli aspetti pratici vanno tenuti in primo piano, sfruttando la politica di coordinamento fra le regioni già esistente. L’On. Turco passa poi in rassegna alcune “urgenze” di pertinenza psichiatrica e parla del problema dell’adolescenza e dell’autismo, per cui alcuni operatori hanno già richiesto linee guida per il trattamento; la sanità penitenziaria e gli OPG per i quali ipotizza uno spazio dedicato all’interno della prossima Finanziaria; l’inserimento nel mondo del lavoro nel tentativo di lottare contro la stigmatizzazione dei pazienti psichiatrici. Viene prospettata un ottica di rete in cui si cerca di lavorare insieme e di integrare le alleanze. Ci si deve porre l’obiettivo di potenziare i Dip. Di Salute mentale, di integrare la prevenzione con la residenzialità e con i Servizi di Salute Mentale, cooperando anche con le famiglie, per raggiungere un livello di eccellenza nella presa in carico del paziente.
Si prosegue con l’intervento di Luigi Cancrini, Psichiatra e Psicoterapeuta, Direttore della scuola di terapia familiare e relazionale, che mette in luce come oggi ci sia un riflusso di interesse sulla Salute Mentale, ed in particolare una riflessione sulla Legge 180 e su Basaglia, uno psichiatra in fondo sognatore ed ottimista. La 180 ha dimostrato aver superato tempi ed eventi, ma nello stesso tempo non si puo’ alla luce dell’osservazione attuale negare che ha anche trascurato alcuni particolari. Per esempio si diceva essere una legge che non aveva bisogno di finanziamenti, in quanto ha abbattuto dei muri: ma cosa si e’ dovuto fare in seguito, al di fuori del manicomio? Si e’ visto che in realta’ il manicomio costava meno rispetto ad un paziente seguito sul territorio, ma questo si e’ rivelato un qualcosa allora “impensabile” e “non pensato”. Inoltre, la salute mentale e’ costituita da un insieme di problemi in parte propri della persona, in parte sovrapposti alle condizioni in cui si trovava il paziente in ospedale psichiatrico: ma cosa rimane una volta tolto il trattamento sbagliato del paziente? Si puo’ vedere ora: i problemi propri e personali del paziente in se’ diventano luogo di sofferenza e mostrano la necessita’ di un lavoro terapeutico prolungato. Infine, il problema del ruolo del reparto ospedaliero di diagnosi e cura: e’ un luogo per gestire un momento di crisi, ma non la cura in se’ della malattia mentale: Questo puo’ esserlo invece la comunita’ terapeutica psichiatrica, con soggiorni anche di lunga durata. Spesso infatti l’aiuto al paziente, e soprattutto alle famiglie, che vivono in prima persona insieme al parente la sofferenza, non puo’ esserci se il paziente stesso rimane a casa. L’intervento si conclude con il richiamo ad una risposta attiva, da parte del mondo politico, oggi, che si esprime con l’incardinamento, in commissione alla Camera, della legge sulla psicoterapia, per permettere l’accesso ad un lavoro di tipo psicoterapico ad un numero sempre piu’ grande di persone.
Interviene l’ On. Elisabetta Gardini, che ricorda come nel corso degli anni i mass media hanno progressivamente abbandonato le tematiche relative alla malattia mentale, e questo non aiuta le persone a partecipare a un dibattito e a creare una pubblica opinione. Porta la dolorosa esperienza personale di un parente schizofrenico, che dopo la chiusura dell’ospedale psichiatrico presso cui era ricoverato e’ tornato a vivere in famiglia. Questo evento e’ stato vissuto come traumatico sia dal congiunto che dalla famiglia, poiche’ egli aveva raggiunto nella struttura, con tempo e fatica, un suo equilibrio psichico, benche’ fragile. Pertanto e’ importante ascoltare le famiglie dei pazienti, che vivono i problemi concreti e i drammi in prima persona: e’ necessario dare risposte concrete, senza pregiudizio ideologico. Muove una critica a trent’anni di vuoto lasciati dalla legge Basaglia, e sottolinea l’importanza di aiutare le regioni, soprattutto dove la risposta dei Servizi di Salute Mentale e’ precaria.
In seguito è intervenuto Don Giancarlo Perego della Caritas Nazionale, attualmente impegnata direttamente nel campo della salute mentale tramite gli 8000 centri di ascolto cui si rivolgono 150000 persone all’anno di cui la maggior parte riferisce problemi di origine psichiatrica. L’accento è stato posto sulla nascita di nuove problematiche in questo ambito legate all’immigrazione ed all’adolescenza, nonché sull’esportazione di progetti terapeutici atti a valorizzare il diritto del paziente psichiatrico alla cura ed alla reintegrazione nella società in Serbia e Montenegro dove vigono ancora realtà manicomiali.
Infine è intervenuto il Dott. Bruno Orsini, relatore della legge 180, che ha raccontato della nascita di tale progetto legislativo a 29 anni di distanza. Diversi sono stati i luoghi comuni circa la sua approvazione. Non è stata creata precipitosamente, ma è stata il punto d’arrivo di numerosi confronti e dibattiti. Il punto nodale era ed è ancora oggi la medicalizzazione della psichiatria che fino a quel momento non era inclusa nel SSN. Con questa legge la malattia mentale veniva poi affrontata coinvolgendo diverse figure professionali (medici, infermieri, psicologi, psicoterapeuti, ecc.) e è stata sancita la nascita delle strutture territoriali di assistenza e del dipartimento preposto a coordinarle.
Al termine di questa prima sessione plenaria sono intervenuti i rappresentanti di diverse Associazioni di familiari di pazienti (Diapsigra, Arap, Unasam, Solaris), la portavoce nazionale Forum Salute Mentale e una rappresentante CGIL FP Lazio. Dai diversi interventi sono emersi alcuni spunti interessanti e spesso comuni. In particolare l’attenzione si è focalizzata sulla necessità di rivedere l’organizzazione dei percorsi di cura, necessitanti di luoghi e tempi più adatti alla cura dei malati gravi (degenze ospedaliere di durata maggiore non rivolte esclusivamente alla risoluzione della crisi) così da poter favorire l’ingresso del paziente in strutture intermedie di almeno due livelli (uno finalizzato alla stabilizzazione e l’altro alla riabilitazione vera e propria). Il percorso di cura dovrebbe poi concludersi con la restituzione del malato al contesto sociale di appartenenza. A questo proposito è parso particolarmente interessante il lavoro svolto dall’Associazione Solaris che si occupa della gestione di abitazioni indipendenti supportate per pazienti psichiatrici dimessi dalle Comunità Terapeutiche. Sempre in quest’ambito si colloca l’enfasi posta sulla necessità di rivitalizzare l’interesse intorno alla malattia mentale portando il dibattito circa le problematiche a questa relative all’interno della comunità dei cittadini. Accanto a queste tematiche è stata avanzata anche la richiesta di informare e sostenere in maniera strutturata anche il nucleo familiare del malato. E’ stato sollevato il problema della diseguale diffusione sul territorio nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale, soprattutto in termini di allocazione delle risorse. Infine è stata ricordata la necessità di soffermarsi anche sui bisogni degli operatori, riassumibili come bisogno di benessere organizzativo (attuabile tramite lavoro in gruppo, creazione di un buon clima emotivo e scambi tra gli operatori) e di motivazione (migliorabile tramite valorizzazione delle risorse umane, riconoscimento delle diverse competenze e pianificazione di adeguati interventi di formazione). Gli operatori lamentano una riduzione del personale, con aumento del carico di lavoro a discapito della qualità.
Ha concluso questa serie di interventi il Dott. D’Alema che ha ridimensionato alcunenote pessimistiche emerse negli interventi precedenti a proposito del livello dell’assistenza psichiatrica in Italia. Ha sottolineato come i problemi siano presenti a diversi livelli; a livello locale con una gestione che spesso coinvolge poco gli operatori ed è guidata da considerazioni di natura strettamente finanziaria. D’altra parte è compito del governo intervenire sulla percezione della malattia mentale come rischio per la sicurezza della collettività e più in generale svolgere attività formative e informative a livello regionale come sono attualmente in corso di svolgimento.

A cura di M. Fenocchio, S. Gotelli, W. Natta, L. Peruzzo

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