DECRETO DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA 10 novembre 1999
Approvazione
del progetto obiettivo "Tutela salute mentale 1998-2000".
IL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
Visto l'Articolo
1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni,
recante riordino della disciplina in materia sanitaria a norma dell'Articolo
1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421; Visto l'Articolo 2, quinto comma,
della legge 23 ottobre 1985, n. 595; Visto l'Articolo 8, comma 1, della
legge 15 marzo 1997, n. 59; Visto l'Articolo 3 del decreto legislativo
28 agosto 1997, n. 281; Visto l'Articolo 115, comma 1, lettera a), del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112; Visto il decreto del Presidente
della Repubblica23 luglio 1998 recante: "Approvazione del Pianosanitario
nazionale per il triennio 1998-2000", pubblicato nel supplemento ordinario
n. 201 alla Gazzetta Ufficiale n. 288 del 10 dicembre 1998; Vista la preliminare
deliberazione adottata dalConsiglio dei Ministri nella riunione del 9 marzo
1999; Acquisiti i pareri delle competenti commissioni parlamentari permanenti
della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Preso atto dell'intesa
intervenuta nell'ambito della conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano unificata
con la Conferenza Statocittà ed autonomie locali nella seduta del
13 aprile 1999; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata
nella riunione del 24 settembre 1999; Sulla proposta del Ministro della
sanità, di concerto con i Ministri per la funzione pubblica, per
gli affari regionali, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica
e della giustizia;
E m a n a
il seguente decreto:
Articolo 1
1. E' approvato il
progetto obiettivo: "Tutela salute mentale 1998-2000", di cui all'allegato
al presente decreto.
Il presente decreto
sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
ALLEGATO
PROGETTO OBIETTIVO
"TUTELA DELLA SALUTE MENTALE" 1998-2000
Premessa.
Il presente progetto
obiettivo costituisce "adempimento prioritario" previsto dal Piano sanitario
nazionale 1998-2000, che individua la salute mentale fra le tematiche ad
elevata complessità, per le quali si ritiene necessaria l'elaborazione
di specifici atti di indirizzo. Esso ne riflette l'impostazione generale
e gli indirizzi programmatici.
Il precedente progettoobiettivo
"Tutela della salute mentale 1994-1996" individuava quattro questioni principali
da affrontare per dare basi più solide al settore dell'assistenza
psichiatrica, riferita alla popolazione adulta, onde migliorarne la qualità
complessiva:
a) la costruzione
di una rete di servizi in grado di fornire un intervento integrato, con
particolare riguardo alla riabilitazione e alla gestione degli stati di
crisi;
b) lo sviluppo dell'organizzazione
dipartimentale del lavoro, dotando la rete dei servizi di una precisa responsabilità
tecnica e gestionale in grado di garantire il funzionamento integrato e
continuativo dei servizi stessi;
c) l'aumento delle
competenze professionali degli operatori per far fronte a tutte le patologie
psichiatriche, con particolare riguardo a quelle più gravi, attraverso
interventi diversificati che prevedono la partecipazione di più
soggetti, ivi compresi i familiari;
d) il definitivo
superamento dell'ospedale psichiatrico mediante l'attuazione di programmi
mirati ad una nuova sistemazione dei degenti.
La strategia di intervento
proposta nel progetto obiettivo ha fornito un quadro di riferimento determinante
per dare finalmente avvio ad una riorganizzazione sistematica dei servizi
deputati all'assistenza psichiatrica.
Gli aspetti più
significativi possono riassumersi nei seguenti:
1) istituzione del
Dipartimento di salute mentale (DSM) quale organo di coordinamento per
garantire l'unitarietà e l'integrazione dei servizi psichiatrici
di uno stesso territorio;
2) individuazione
della tipologia delle componenti organizzative del DSM (strutture territoriali,
servizi ospedalieri, strutture per attività in regime semiresidenziale
e strutture per attività in regime residenziale), e definizione
dei relativi standard, in rapporto alla popolazione;
3) individuazione
delle funzioni del DSM e di ciascuna delle componenti organizzative;
4) attivazione di
collegamenti con altri servizi "confinanti" (medicina di base, medicina
scolastica, guardia medica, consultorio, servizi sociali, servizi di neuropsichiatria
infantile).
I dati conoscitivi
disponibili consentono di affermare che, pur con differenti gradi di realizzazione,
in tutte le regioni il processo di riorganizzazione dell'assistenza psichiatrica
in età adulta, secondo il modello dipartimentale e' indiscutibilmente
avviato e che il dinamismo che caratterizza il settore costituisce un fattore
di indubbio sviluppo, rispetto al passato.
Il processo di superamento
degli ospedali psichiatrici, pubblici e privati convenzionati, fortemente
sollecitato dalle ultime leggi finanziarie, può ritenersi avviato
a conclusione, anche se con tempi e modalità differenti da regione
e regione. In ogni caso il fenomeno e' oggetto di attento monitoraggio.
A fronte di tali
positivi cambiamenti, occorre, tuttavia, segnalare alcuni aspetti, tuttora
problematici, che devono essere affrontati:
1) assenza di una
attenzione specifica ai problemi della salute mentale in età evolutiva,
attenzione necessaria per sviluppare strategie complessive, mirate alla
tutela della salute mentale di tutta la popolazione, nelle varie fasi del
ciclo vitale (infanzia, adolescenza, età giovanile, età adulta,
età avanzata), garantendo la continuità della presa in carico;
2) carenza di valutazioni
sistematiche in ordine all'efficienza delle risorse impiegate e all'efficacia
degli interventi attuati;
3) mancata attuazione,
tranne che in poche realtà, del monitoraggio della spesa con istituzione
di centri di costo;
4) rischio di interventi
non coordinati e di conflittualità fra le varie figure professionali,
in mancanza di una esplicitazione puntuale della "missione" affidata agli
operatori ed ai servizi, e degli interventi che devono essere assicurati
in via prioritaria;
5) presenza di situazioni
di "istituzionalizzazione" che non sono state toccate dal processo di superamento
degli ex O.P. Ci si riferisce all'istituzionalizzazione di pazienti in
età evolutiva e alla realtà degli ospedali psichiatrici giudiziari;
6) necessità
di definire l'offerta complessiva e l'utilizzo di posti letto per media
e lunga degenza, a fini terapeuticoriabilitativi, in strutture residenziali
attualmente differenti per dimensione e tipologia; in questo contesto,
non va sottovalutata la necessità di contrastare ogni forma di "nuova
istituzionalizzazione" all'interno delle strutture residenziali;
7) relativa insufficienza
per i servizi di salute mentale dei requisiti minimi di autorizzazione,
approvati recentemente;
8) carenza del personale
di assistenza e/o presenza di situazioni di eccessivo turnover, con conseguenze
negative per la continuità terapeutica;
9) necessità
di chiarezza e omogeneità nei rapporti con nuovi soggetti erogatori
di servizi sociosanitari (ONLUS e privato imprenditoriale) che chiedono
ai dipartimenti di salute mentale di definire modalità, requisiti
e tipologie di possibili "mix" pubblicoprivato;
10) necessità
di sviluppare il ruolo strategico e le risorse degli enti locali (in particolare
dei comuni), nel contribuire alla definizione e alla realizzazione di innovative
politiche di salute mentale intersettoriali;
11) importanza di
sviluppare la collaborazione con le associazioni dei familiari e degli
utenti, riconoscendone il ruolo attivo ed il valore fondamentale come risorsa
al fianco delle equipes dei servizi;
12) necessità
di rinnovare ed articolare l'offerta formativa degli operatori dei servizi,
ma anche dei soggetti che, a diverso titolo, concorrono a pianificare e/o
programmare, realizzare e valutare progetti di promozione e di mantenimento
della salute mentale (enti locali, ONLUS, privato imprenditoriale).
Tutto ciò
giustifica pienamente un nuovo progetto obiettivo mirato a individuare
in maniera cogente obiettivi e interventi prioritari, precisare i modelli
organizzativi, prevedere specifiche modalità di verifica dei risultati.
Obiettivi e interventi
Obiettivi di salute.
In accordo con il
Piano sanitario nazionale sono, di seguito, indicati i principali obiettivi
di salute che devono essere perseguiti, attraverso l'azione complementare
e coordinata di tutti i soggetti e le istituzioni che, a vario titolo,
concorrono alla tutela della salute mentale:
a) promozione della
salute mentale nell'intero ciclo di vita, anche all'interno dei programmi
di medicina preventiva e di educazione sanitaria;
b) prevenzione primaria
e secondaria dei disturbi mentali, con particolare riferimento alle culture
a rischio, attraverso l'individuazione precoce, specie nella popolazione
giovanile, delle situazioni di disagio e l'attivazione di idonei interventi
terapeuticopreventivi;
c) prevenzione terziaria
ovvero riduzione delle conseguenze disabilitanti attraverso la ricostruzione
del tessuto affettivo, relazionale e sociale delle persone affette da disturbi
mentali, tramite interventi volti all'attivazione delle risorse (quantunque
residuali) degli individui e del contesto di appartenenza;
d) salvaguardia della
salute mentale e della qualità di vita del nucleo familiare del
paziente; miglioramento del funzionamento globale dei nuclei familiari
con gravi problemi relazionali;
e) riduzione dei
suicidi e dei tentativi di suicidio nella popolazione a rischio, per specifiche
patologie mentali e/o per appartenenza a fasce d'età particolarmente
esposte (adolescenti e persone anziane).
Interventi prioritari.
Nella progettazione
delle attività atte a contrastare la diffusione dei disturbi mentali,
i servizi di salute mentale, pur senza trascurare la domanda portatrice
di disturbi mentali mediolievi, devono dare, nell'arco del triennio, priorità
ad interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi mentali
gravi, da cui possono derivare disabilità tali da compromettere
l'autonomia e l'esercizio dei diritti di cittadinanza, con alto rischio
di cronicizzazione e di emarginazione sociale.
A questo fine occorre:
assicurare la presa in carico e la risposta ai bisogni di tutte le persone
malate o comunque portatrici di una domanda di intervento;
attuare, tramite
specifici protocolli di collaborazione fra i servizi per l'età evolutiva
e per l'età adulta, interventi di prevenzione mirati alla individuazione
nella popolazione giovanile, soprattutto adolescenziale, dei soggetti,
delle colture e dei contesti a rischio, con lo scopo di contenere e ridurre
evoluzioni più gravemente disabilitanti.
Le azioni più
opportune, per realizzare tali interventi, sono:
a) l'attuazione da
parte dei servizi di salute mentale di una prassi e di un atteggiamento
non di attesa, ma mirati a intervenire attivamente e direttamente nel territorio
(domicilio, scuola, luoghi di lavoro, ecc.), in collaborazione con le associazioni
dei familiari e di volontariato, con i medici di medicina generale e con
gli altri servizi sanitari e sociali;
b) la formulazione
di piani terapeuticopreventivi o terapeuticoriabilitativi personalizzati,
con assegnazione di responsabilità precise e di precise scadenze
di verifica;
c) l'integrazione
in tali piani dell'apporto di altri servizi sanitari, dei medici di medicina
generale, dei servizi socioassistenziali e di altre risorse del territorio,
in particolare per quanto riguarda le attività lavorative, l'abitare
e i cosiddetti beni relazionali (produzione di relazioni affettive e sociali);
d) l'applicazione
delle strategie terapeutiche giudicate di maggiore efficacia, alla luce
dei criteri della medicina basata su prove di efficacia (Evidence based
medicine);
e) il coinvolgimento
delle famiglie nella formulazione e nella attuazione del piano terapeutico;
si sottolinea che tale coinvolgimento deve essere ovviamente volontario
e che la responsabilità dell'assistenza e' del servizio e non della
famiglia;
f) l'attivazione
di programmi specifici di recupero dei pazienti che non si presentano agli
appuntamenti o che abbandonano il servizio, in modo anche da ridurre l'incidenza
di suicidi negli utenti;
g) il sostegno alla
nascita e al funzionamento di gruppi di mutuoaiuto di familiari e di pazienti
e di cooperative sociali, specie di quelle con finalità di inserimento
lavorativo;
h) l'effettuazione
di iniziative di informazione, rivolte alla popolazione generale, sui disturbi
mentali gravi, con lo scopo di diminuire i pregiudizi e diffondere atteggiamenti
di maggiore solidarietà. Ciò aumenterebbe, fra l'altro, la
possibilità di indirizzare i malati gravi ai servizi di salute mentale.
Politiche e programmi
di salute.
Per dare reale efficacia
agli interventi in favore delle persone con disturbi mentali gravi, e'
necessario predisporre un quadro programmatico e organizzativo che punti
alla coordinazione strategica di tutti i soggetti coinvolti.
Si tratta, da un
lato di ottimizzare l'organizzazione e la coordinazione dei servizi formali
e informali deputati alla tutela della salute mentale; dall'altro di definire
strategie innovative che abbiano le caratteristiche di una sorta di "patto
per la salute mentale" stipulato tra molteplici attori (sanitari e sociali,
pubblici e privati, enti locali, forme della cittadinanza attiva, risorse
del territorio), e volto alla valorizzazione delle risorse umane, materiali,
territoriali.
Modelli organizzativi
Il modello organizzativo
dipartimentale, previsto nel precedente progetto obiettivo per i servizi
di salute mentale dell'età adulta, e' da ritenere il modello più
idoneo a garantire l'unitarietà degli interventi e la continuità
terapeutica, come del resto indicato dal piano sanitario nazionale.
In questo progetto
obiettivo si vuole sottolineare la necessità di un modello organizzativo
anche per i servizi per l'età evolutiva, onde meglio realizzare
l'integrazione e l'interazione con i servizi per l'età adulta e
definire comuni politiche e strategie per la tutela della salute mentale
in tutte le fasi del ciclo vitale.
Tuttavia, stante
l'attuale complessità ed eterogeneità dei modelli organizzativi
ed operativi che caratterizzano il settore dell'età evolutiva, rispetto
ai quali e' necessario acquisire un quadro conoscitivo più approfondito,
si ritiene opportuno dedicare alla materia una sezione a parte per individuare
i problemi specifici, le risorse necessarie e le possibili soluzioni organizzative,
attivando, in collaborazione con le regioni e le province autonome, idonei
processi conoscitivi e di sperimentazione, che possano consentire, alla
fine del triennio, un più compiuto atto di indirizzo.
Il Dipartimento di
salute mentale (DSM)
Nel presente contesto,
pertanto, ci si riferisce a DSM dei servizi di salute mentale per gli adulti,
anche se e' evidente che la maggior parte delle indicazioni relative agli
aspetti organizzativi, ai compiti, alle funzioni, alla formazione, ecc.,
sono da considerare validi anche per le soluzioni organizzative dei servizi
per l'età evolutiva.
Indicazioni generali.
Ogni azienda sanitaria
istituisce il Dipartimento di salute mentale (DSM), ispirandosi, secondo
gli indirizzi delle regioni e province autonome, a modello organizzativo
della struttura operativa o al modello tecnico funzionale, garantendo in
ogni caso:
l'individuazione
delle specifiche risorse, in particolare di organico, dedicate alle attività
per la tutela della salute mentale, esercitate dalle unità operative
territoriali e ospedaliere del Dipartimento;
omogeneità
di programmazione del loro utilizzo, in collaborazione con le strutture
operative dell'azienda USL e dell'azienda ospedaliera;
unitarietà
del controllo della gestione economica, con particolare riferimento alle
risorse di personale, tramite una direzione unica del DSM.
Le regioni e le province
autonome provvedono ad emanare direttive per l'istituzione e il funzionamento
del DSM, all'interno delle quali sono individuati organi, figure professionali,
funzioni e modalità di gestione dello stesso. Sulla base di tali
direttive le aziende emanano un apposito regolamento.
Le regioni e le province
autonome destinano, per le attività complessive del Dipartimento
di salute mentale, in base alla propria realtà territoriale, quote
adeguate del fondo sanitario regionale.
Le regioni e le province
autonome destinano, inoltre, ai Dipartimenti di salute mentale quote di
finanziamento per la realizzazione di strutture territoriali, in particolare
residenziali e semiresidenziali. Dette quote possono derivare da programmi
finanziati ex Articolo 20 della legge n. 67/1988, dall'alienazione dei
beni relativi agli ex ospedali psichiatrici (Articolo 32 della legge n.
724/1994), da altre disposizioni normative, da fondi propri.
L'attribuzione di
risorse ai singoli DSM deve tener conto di specifiche esigenze documentate,
ad esempio concentrazione di utenti gravi in particolari aree metropolitane,
responsabilità del trattamento di soggetti extracomunitari, notevole
dispersione territoriale, difficoltà di trasporti.
Il budget del DSM
viene negoziato annualmente dal direttore del DSM con la direzione generale
dell'azienda sanitaria, in funzione degli obiettivi prefissati, previa
valutazione dei risultati raggiunti.
Il DSM, in relazione
alla densità della popolazione o alla estensione territoriale, può
essere articolato in più moduli tipo, "sottounità" del DSM
che comprendono le componenti organizzative relative a corrispondente ambito
territoriale. Ciascun modulo ha una direzione unica, sempre a garanzia
dell'unitarietà e continuità degli interventi; esso serve
un ambito territoriale, tendenzialmente coincidente con uno o più
distretti e con un bacino d'utenza in ogni caso non superiore a 150.000
abitanti.
I moduli tipo del
DSM sono anche centri di costo, per un corretto monitoraggio della spesa.
Organizzazione e
compiti del Dipartimento di salute mentale
Con riferimento ai
requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l'esercizio
delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private
introdotti dal decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997,
che qui si intendono richiamati per le parti che riguardano l'assistenza
psichiatrica, si descrivono qui di seguito gli aspetti organizzativi fondamentali,
i compiti e le funzioni principali del Dipartimento di salute mentale.
1. Funzioni generali
della direzione del DSM.
Il direttore del
DSM e' responsabile della gestione del budget dipartimentale e delle risorse
ad esso assegnate. Promuove attività di prevenzione primaria, tramite
ricerche ed interventi sulle culture ed i contesti a rischio. Assicura
il coordinamento tra le articolazioni organizzative, anche al fine di garantire
gli interventi di emergenza/urgenza 24 ore su 24 in ogni giorno dell'anno.
Assicura, inoltre, la prevenzione e la verifica degli interventi preventivi,
la presa in carico dei pazienti gravi, la continuità dell'assistenza,
la promozione delle attività di MCQ, la realizzazione del sistema
informativo ed in genere l'applicazione di questo progetto obiettivo, nei
limiti delle risorse destinate dall'azienda.
Il direttore del
DSM adotta un documento in cui sono esplicitati
la missione, gli
obiettivi generali e prioritari del DSM e le attività principali
che il DSM si impegna a svolgere, in accordo con il presente progetto obiettivo,
e con gli indirizzi programmatici delle regioni e le province autonome;
l'organigramma, con
il quale e vengono individuate le linee di autorità e le responsabilità
delle varie componenti organizzative e dei progetti specifici;
gli ambiti di attività
per le varie figure professionali presenti nel DSM, in modo da assicurare
la complementarietà e la sinergia dei rispettivi interventi, evitando,
nel contempo, confusioni o conflitti di competenze.
Fatta salva la necessità
di definire un piano annuale di attività, approva anche, in accordo
con la direzione generale dell'azienda di appartenenza, il piano strategico,
ossia un documento che specifica le linee di sviluppo del servizio (quello
che il servizio si propone di essere e di fare) a medio termine, cioe'
a trecinque anni.
Per altri aspetti
importanti della regolamentazione del DSM, vedere la sezione su procedure
e linee guida.
2. Standard e gestione
del personale.
Come previsto nel
Progetto obiettivo 1994-1996, il DSM ha tendenzialmente un organico di
almeno un operatore ogni 1500 abitanti. In tale rapporto sono compresi
medici psichiatri, psicologi, infermieri, terapisti occupazionali, terapisti
della riabilitazione psichiatrica e psicosociale, sociologi, assistenti
sociali educatori, ausiliari od operatori tecnici di assistenza, personale
amministrativo.
Il direttore del
DSM, in accordo con la direzione generale dell'azienda sanitaria, definisce
ed esplicita le politiche di gestione delle risorse umane.
In particolare, tenendo
presenti gli standard suddetti e le disposizioni regionali in materia:
definisce il fabbisogno di personale in termini di equivalenti di tempo
pieno per professionalità e posizione funzionale;
valuta il turnover
e, se e' elevato, propone interventi per diminuirlo;
verifica periodicamente
l'adeguatezza dello standard di personale in rapporto alla tipologia e
al volume delle attività svolte.
3. Nucleo di valutazione
- Miglioramento continuo di qualità (MCQ).
Ogni DSM attiva un
nucleo di valutazione e miglioramento di qualità che collabora con
gli uffici centrali per la valutazione e il miglioramento di qualità
e per le relazioni con il pubblico dell'azienda e agisce di supporto alle
attività dirette a migliorare la qualità professionale, la
qualità percepita e quella manageriale. Il nucleo e', pertanto,
impegnato nella valutazione dell'efficacia e dell'efficienza delle attività
condotte dal DSM.
Ogni anno, ciascun
DSM dovrebbe essere impegnato in almeno un progetto di MCQ relativo alla
qualità manageriale, alla qualità professionale e alla qualità
percepita.
Nel DSM, nel corso
del triennio, dovrebbero essere effettuati almeno i seguenti progetti di
MCQ: un progetto che valuti la soddisfazione degli utenti, dei familiari
e della popolazione entro la quale opera il DSM;
un progetto per migliorare
la qualità della documentazione clinicosociale degli utenti;
un progetto per migliorare
la continuità dell'assistenza;
un progetto per la
razionalizzazione dell'uso degli psicofarmaci;
un progetto sulla
valutazione e sul miglioramento della soddisfazione degli operatori; un
progetto per migliorare la collaborazione con i familiari; un progetto
per la riduzione delle recidive.
Nell'ambito delle
attività di valutazione, vengono anche effettuati studi di follow
up su particolari categorie di utenti, e vengono identificati eventi sentinella
(quali, ad esempio, i suicidi dei pazienti in carico, atti di aggressività,
reati commessi, perdita di vista di pazienti gravi), sui quali attivare
inchieste confidenziali.
4. Sistema informativo.
Presso la direzione
del dipartimento e' collocato il sistema informativo dipartimentale, il
quale raccoglie, elabora ed archivia i dati di struttura, processo ed esito,
con gli obiettivi di: consentire di valutare e di ridefinire le politiche
e gli obiettivi del dipartimento;
rispondere al debito
informativo nei confronti dei livelli sovraordinati;
integrare le informazioni
prodotte dalle singole componenti organizzative del DSM, in modo ad esempio
che sia possibile avere un quadro unico della prevalenza e dell'incidenza
degli utenti in carico, senza duplicazioni;
fornire dati sulle
prestazioni effettuate, adottando una classificazione e un glossario standardizzati;
conoscere il numero
dei persi di vista; rilevare il numero e la proporzione di utenti provenienti
da zone esterne al bacino di utenza e conoscere il numero degli utenti
del proprio territorio che facciano ricorso a servizi esterni, differenziando
tra gli utenti inviati e non inviati dal servizio;
rilevare il ricorso
a strutture di ricovero private degli abitanti del proprio bacino di utenza
e i costi relativi, distinguendo tra i pazienti inviati e non inviati dal
servizio stesso;
rilevare il numero
di interventi riabilitativi individualizzati e gli inserimenti lavorativi
in ambiente protetto e non protetto;
analizzare i dati
relativi ai residenti nel territorio di competenza ricoverati con diagnosi
psichiatrica nei reparti ospedalieri diversi dallo SPDC;
ricavare indicatori
che permettano di valutare il carico di lavoro del personale e l'entità
dell'assistenza fornita in rapporto alla popolazione del bacino di utenza,
di confrontare le attività ambulatoriale, domiciliare, residenziale
e di ricovero (distinguendo tra ricoveri volontari e TSO);
diffondere i dati
e gli indicatori da essi derivati a tutti gli interessati;
analizzare i dati
sul turnover e l'assenteismo del personale forniti dall'azienda.
Il Ministro della
sanità emanerà linee guida per la sperimentazione di un sistema
di indicatori, omogeneo sul territorio nazionale.
5. Procedure e linee
guida.
Nei 24 mesi dall'entrata
in vigore del progetto obiettivo, i DSM adotteranno, attivando idonei progetti
di formazione, linee guida e procedure di consenso professionali per una
buona pratica clinica, almeno per quanto riguarda i seguenti temi:
modalità di
accoglimento e di valutazione della domanda dell'utente e/o della famiglia;
criteri per la presa
in carico;
modalità di
definizione e di verifica dei piani terapeuticoriabilitativi personalizzati
degli utenti gravi;
modalità con
cui garantire la continuità dell'assistenza (coordinamento tra SPDC
e territorio, turni di lavoro del personale che assicurino il minor numero
possibile di cambiamenti di curanti, nomina di un operatore di riferimento);
modalità per
assicurare gli interventi di emergenza/urgenza 24 ore su 24 in ogni giorno
dell'anno;
criteri di decisione
e modalità di effettuazione dei TSO;
criteri, frequenza
e modalità di effettuazione degli interventi domiciliari e negli
altri ambienti di vita e di lavoro dei pazienti;
riconoscimento e
trattamento degli effetti collaterali dei farmaci;
modalità di
coinvolgimento e di sostegno alle famiglie;
reazioni del servizio
alla segnalazione di disturbo grave in persona che rifiuta l'intervento;
reazioni del servizio
a mancata presentazione agli appuntamenti o ad abbandono da parte di paziente
grave;
coordinamento con
i servizi di salute mentale per l'età evolutiva;
rapporti di collaborazione
e consulenza con gli altri reparti ospedalieri, inclusa la tutela del paziente
in carico, ricoverato per patologia somatica;
rapporti di collaborazione
e consulenza con i servizi per l'alcoolismo e le tossicodipendenze;
rapporti con i medici
di medicina generale e con i servizi del distretto sociosanitario;
collaborazione con
le associazioni di volontariato, di familiari e di utenti della zona;
coordinamento con
i servizi sociali e utilizzo delle risorse non sanitarie del territorio
da parte degli utenti; iniziative a favore dell'inserimento lavorativo
degli utenti e rapporti con il privato sociale e imprenditoriale;
rapporti con le strutture
psichiatriche private accreditate, all'interno di piani terapeuticoriabilitativi
personalizzati; collaborazione, nell'ottica del superamento di ogni istituzionalizzazione,
con gli ospedali psichiatrici giudiziari e con le case di cura e custodia
esistenti nel territorio;
modalità di
facilitazione dei reclami, di loro classificazione e di risposta agli stessi.
Il Ministro della
sanità emanerà apposite linee di indirizzo sulla metodologia
e i criteri fondanti la stesura delle suddette linee guida e procedure
di consenso professionali per una buona pratica clinica.
6. Formazione e aggiornamento.
Il direttore del
DSM predispone un piano annuale di formazione e aggiornamento del personale
del dipartimento stesso, con indicazione di un responsabile.
Tale piano deve soddisfare
il bisogno formativo specifico delle varie figure professionali, e nello
stesso tempo favorire la capacità di lavoro in equipe, in una prospettiva
progettuale ampia, aperta al collettivo e al sociale.
Gli interventi formativi
riguarderanno in particolare i seguenti temi: problematiche relative all'accoglienza,
alla valutazione della domanda e alla presa in carico;
aggiornamento sulle
metodiche diagnostiche, sugli interventi farmacologici, psicoterapeutici,
riabilitativi, familiari e sulle strategie di intervento integrato;
va data priorità
alle strategie terapeutico riabilitative la cui efficacia sia provata da
evidenze scientifiche, secondo i principi della medicina basata su prove
di efficacia (Evidence Based Medicine);
conoscenze di base
sul riconoscimento dei disturbi psichici, sul loro trattamento e in particolare
sul riconoscimento degli effetti collaterali dei farmaci, soprattutto per
quegli operatori privi di formazione specifica;
abilità di
comunicazione e di relazione interpersonale; identificazione e attivazione
di risorse comunitarie e territoriali;
acquisizione di competenze
sulle metodologie e sulle pratiche dell'intervento di rete;
principi e pratica
del MCQ (miglioramento continuo di qualità);
rilevazione corretta
dei dati per il sistema informativo.
Ogni programma formativo,
promosso o patrocinato dal DSM, dovrà avere obiettivi di apprendimento
ben formulati. Dovrà essere valutato il raggiungimento di tali obiettivi
sia al termine del programma, sia successivamente, accertando le applicazioni
di quanto appreso nel lavoro quotidiano.
7. Carta dei servizi.
La direzione del
dipartimento provvede alla stesura e relativa diffusione della parte riguardante
i servizi di salute mentale della carta dei servizi dell'azienda di appartenenza.
La carta dei servizi comprende come minimo:
la descrizione delle
strutture presenti, con modalità di accesso e orari;
la descrizione delle
priorità del DSM e delle principali attività svolte;
l'indicazione dei
responsabili; le modalità di segnalazione dei reclami e l'impegno
a dare loro risposta;
l'indicazione dei
tempi di attesa prevedibili; i costi per gli utenti;
l'impegno dei DSM
a stabilire rapporti di collaborazione con le associazioni dei familiari,
degli utenti e di volontariato.
Componenti organizzative
del DSM.
Come già indicato
nel precedente Progetto obiettivo, i servizi essenziali costitutivi del
DSM (e di ciascun modulo tipo, ove presente) sono il Centro di salute mentale
(CSM), il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC), il Day hospital,
il centro diurno, la residenza terapeuticoriabilitativa e socioriabilitativa.
Il Centro di salute
mentale.
Il CSM e' la sede
organizzativa dell'equipe degli operatori e la sede del coordinamento degli
interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale,
nel territorio di competenza, tramite anche l'integrazione funzionale con
le attività dei distretti.
In particolare il
CSM svolge:
attività di
accoglienza, analisi della domanda e attività diagnostica;
definizione e attuazione
di programmi terapeuticoriabilitativi e socioriabilitativi personalizzati,
con le modalità proprie dell'approccio integrato, tramite interventi
ambulatoriali, domiciliari, di "rete", ed eventualmente anche residenziali,
nella strategia della continuità terapeutica;
attività di
raccordo con i medici di medicina generale, per fornire consulenza psichiatrica
e per condurre, in collaborazione, progetti terapeutici ed attività
formativa; consulenza specialistica ai servizi "di confine" (alcolismo,
tossicodipendenze ecc.), alle strutture residenziali per anziani e per
disabili;
attività di
filtro ai ricoveri e di controllo della degenza nelle case di cura neuropsichiatriche
private, alfine di assicurare la continuità terapeutica; valutazione
ai fini del miglioramento continuo di qualità delle pratiche e delle
procedure adottate.
Esso e' attivo, per
interventi ambulatoriali e/o domiciliari, almeno 12 ore al giorno, per
sei giorni alla settimana.
Servizio psichiatrico
di diagnosi e cura.
Il Servizio psichiatrico
di diagnosi e cura e' un servizio ospedaliero dove vengono attuati trattamenti
psichiatrici volontari ed obbligatori in condizioni di ricovero esso, inoltre,
esplica attività di consulenza agli altri servizi ospedalieri.
Esso e' ubicato nel
contesto di Aziende ospedaliere, o di presidi ospedalieri di Aziende U.S.L.,
o di policlinici universitari. E' parte integrante del dipartimento di
salute mentale, anche quando l'ospedale in cui e' ubicato non sia amministrato
dall'Azienda sanitaria di cui il DSM fa parte. In tal caso, i rapporti
tra le due Aziende sanitarie sono regolati da convenzioni obbligatorie,
secondo le indicazioni della regione. I rapporti con l'Azienda universitaria
sono regolati in conformità ai protocolli d'intesa di cui all'Articolo
6, comma 1 del decreto legislativo n. 502/1992 e successive modificazioni
tra regioni, province autonome e università.
Come previsto dal
Progetto obiettivo 1994-1996, il numero complessivo dei posti letto e'
individuato tendenzialmente nella misura di uno ogni 10.000 abitanti. Ciascun
SPDC contiene un numero non superiore a 16 posti letto ed e' dotato di
adeguati spazi per le attività comuni.
Day hospital
Il D.H. costituisce
un'area di assistenza semiresidenziale per prestazioni diagnostiche e terapeutico
riabilitative a breve e medio termine. Può essere collocato all'interno
dell'ospedale, con un collegamento funzionale e gestionale con il Servizio
psichiatrico di diagnosi e cura. Può essere, inoltre, collocato
presso strutture esterne all'ospedale, collegate con il CSM, dotate di
adeguati spazi, delle attrezzature e del personale necessario e' aperto
almeno otto ore a giorno per 6 giorni alla settimana.
Ha la funzione di:
permettere l'effettuazione
coordinata di accertamenti diagnostici vari e complessi;
effettuare trattamenti
farmacologici;
ridurre il ricorso
al ricovero vero e proprio o limitarne la durata.
L'utente vi accede
in base a programmi concordati tra gli operatori del DSM.
Le regioni, province
autonome, nell'ambito della programmazione sanitaria regionale, definiscono
la collocazione ed il numero dei posti letto in D.H., tenendo presente
che un posto letto in D.H. e' equivalente ad un posto letto in SPDC, ai
sensi del decreto del Presidente della Repubblica 20 ottobre 1992, Articolo
2, commi 1 e 2.
Il Centro diurno
(C.D.).
Il Centro Diurno
e' una struttura semiresidenziale con funzioni terapeuticoriabilitative,
collocata nel contesto territoriale. E' aperto almeno otto ore al giorno
per sei giorni a settimana. E' dotato di una propria equipe, eventualmente
integrata da operatori di cooperative sociali e organizzazioni di volontariato.
Dispone di locali idonei adeguatamente attrezzati. Nell'ambito di progetti
terapeuticoriabilitativi personalizzati, consente di sperimentare e apprendere
abilità nella cura di se', nelle attività della vita quotidiana
e nelle relazioni interpersonali individuali e di gruppo, anche ai fini
dell'inserimento lavorativo.
Il Centro diurno
può essere gestito dal DSM o dal privato sociale e imprenditoriale.
In tal caso, fatti salvi i requisiti previsti dal decreto del Presidente
della Repubblica 14 gennaio 1997 e dal presente p.o., i rapporti con il
DSM sono regolati da apposite convenzioni, che garantiscano la continuità
della presa in carico.
Strutture residenziali.
Si definisce struttura
residenziale una struttura extraospedaliera in cui si svolge una parte
del programma terapeuticoriabilitativo e socioriabilitativo per utenti
di esclusiva competenza psichiatrica, come chiaramente indicato nel precedente
Progetto obiettivo, con lo scopo di offrire una rete di rapporti e di opportunità
emancipative, all'interno di specifiche attività riabilitative.
La struttura residenziale, pertanto, non va intesa come soluzione abitativa.
Le strutture residenziali
dovranno soddisfare i requisiti minimi strutturali e organizzativi, indicati
dal decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997. Saranno, quindi,
differenziate in base all'intensità di assistenza sanitaria (24
ore, 12 ore, fasce orarie) e non avranno più di 20 posti.
Al fine di prevenire
ogni forma di isolamento delle persone che vi sono ospitate e di favorire
lo scambio sociale, le SR vanno collocate in località urbanizzate
e facilmente accessibili. Opportuno, anche, prevedere la presenza di adeguati
spazi verdi esterni.
Le SR possono essere
realizzate e gestite dal DSM o dal privato sociale e imprenditoriale. In
tal caso, fatti salvi i requisiti e gli standard previsti dal decreto del
Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 e dal presente P.O., i rapporti
con il DSM sono regolati da appositi accordi ove siano definiti i tetti
di attività e le modalità di controllo degli ingressi e delle
dimissioni.
L'accesso e la dimissione
dei pazienti avvengono in conformità ad un programma personalizzato
concordato, e periodicamente verificato, fra operatori del DSM, operatori
della struttura residenziale, pazienti ed eventuali persone di riferimento.
Si conferma lo standard
tendenziale di un posto letto ogni 10.000 abitanti, di cui al precedente
progetto obiettivo. Tuttavia, per le necessità residenziali dei
degenti di pertinenza psichiatrica, dimessi dagli ex ospedali psichiatrici,
le regioni, province autonome possono stabilire una quota aggiuntiva di
un secondo posto letto ogni 10.000 abitanti.
Le regioni, province
autonome riesaminano l'offerta complessiva di posti residenziali, pubblici
e privati convenzionati, anche in considerazione del fatto che la disponibilità
in alcune regioni e' superiore allo standard. Ai fini dell'accreditamento,
valutano la corrispondenza delle strutture residenziali esistenti ai requisiti
del decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 e ad eventuali
ulteriori requisiti regionali.
Ruolo degli enti
locali
Gli enti locali,
in relazione alle proprie competenze in tema di interventi e servizi sociali,
collaborano con proprie specifiche risorse alla realizzazione del presente
progetto obiettivo, destinando, allo scopo, quote adeguate dei propri bilanci.
In particolare:
i comuni ed i loro
organismi di rappresentanza;
garantiscono il più
ampio sviluppo degli interventi di prevenzione primaria;
partecipano alla
programmazione locale e regionale, ed alla verifica dei risultati conseguiti
dalle Aziende sanitarie nel campo della tutela della salute mentale;
assicurano la fruizione
dei servizi sociali rivolti alla generalità dei cittadini;
garantiscono il diritto
alla casa anche destinando quote di alloggi di edilizia popolare;
destinano strutture
per assicurare i servizi.
Le regioni, province
autonome e i comuni garantiscono la partecipazione degli utenti dei DSM
alle attività di formazione finalizzate all'inserimento lavorativo,
programmate nel proprio ambito territoriale, anche con specifici interventi
mirati.
Le regioni, province
auutonome definiscono criteri, modalità e strumenti certi per la
formalizzazione dei rapporti fra Aziende sanitarie ed enti locali.
Ruolo delle università
Nell'ambito della
programmazione regionale, tramite appositi accordi (ai sensi dell'Articolo
6 comma 2, del decreto legislativo n. 502/1992, e successive modificazioni),
vengono individuate le modalità per l'affidamento di almeno un modulo
tipo del DSM alle Cliniche psichiatriche universitarie, agli Istituti universitari
di psichiatria e alle sezioni di psichiatria dei dipartimenti universitari,
in relazione alle specifiche funzioni assistenziali svolte complementarmente
a funzioni di formazione e di ricerca. Vengono disciplinate, inoltre, nel
rispetto dell'autonomia universitaria, intese finalizzate all'utilizzo
delle competenze e delle strutture del DSM nella formazione universitaria
(facoltà di medicina, scuole di specializzazione, diplomi universitari,
ecc.).
AREA ORGANIZZATIVA
DEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE E DI RIABILITAZIONE DELL'ETÀ EVOLUTIVA
Premessa.
L'esperienza organizzativa
dei servizi di salute mentale per la popolazione adulta, suggerisce che
anche le attività di salute mentale dedicate all'età evolutiva
(del bambino e dell'adolescente), possano essere realizzate all'interno
di un modello dipartimentale, sia di tipo strutturale che tecnicofunzionale,
a direzione unica che assicuri l'unitarietà degli interventi, la
continuità terapeutica e il collegamento funzionale fra tutti i
servizi coinvolti nella tutela della salute mentale, anche laddove collocati
in differenti strutture operative.
L'individuazione
di un modello organizzativo ottimale, tuttavia, non può prescindere
da una più specifica definizione degli ambiti operativi di tale
settore, rispetto alla tipologia dei bisogni assistenziali, e da un confronto
fra le diverse formule organizzative adottate nel tempo nelle varie regioni,
province autonome. Per fornire un quadro operativo di riferimento per i
Servizi di salute mentale dell'età evolutiva, e' necessario tenere
presenti i seguenti punti:
a) fare riferimento
ai valori demografici ed alle caratteristiche epidemiologiche della fascia
di età 0-18 anni (e delle diverse sottofasce d'età);
b) considerare che
la neuropsichiatria dell'età evolutiva integra, con numerosi vantaggi,
tre competenze di base: psicopatologia dello sviluppo, neuropsicologia
dello sviluppo e neurologia dello sviluppo;
c) considerare gli
altissimi indici di comorbidità che esistono (anche' in diverse
e successive fasce d'età) tra i diversi disturbi seguiti dalla neuropsichiatria
dell'età evolutiva, anche e soprattutto fra le tre aree di competenza
indicate;
d) valutare con attenzione
l'esigenza di mettere assieme, in unità funzionali integrate, diverse
professionalità, tenendo presente che il lavoro nel campo della
salute mentale in età evolutiva implica una specializzazione specifica
per questa fascia d'età: europsichiatri dell'età evolutiva,
psicologi clinici dell'età evolutiva, terapisti dell'età
evolutiva (neuropsicomotricisti, fisioterapisti e logopedisti), assistenti
sociali ed educatori specializzati su specifiche emergenze;
e) ponderare le esigenze
di piante organiche che rispettino la reale composizione epidemiologica
delle diverse patologie, ben distribuite per fasce d'età, e con
le molteplici funzioni della psichiatria clinica, della riabilitazione
e della psicoterapia.
Alcuni dati sul carico
assistenziale.
Il primo punto da
considerare e' che i servizi di salute mentale dell'età evolutiva
seguono già una popolazione clinica imponente, che presenterà
o non presenterà dei problemi in età adulta a seconda di
quando, come e quanto sarà stata ben seguita. Un solo dato indicativo:
i minori portatori di handicap presentano disabilità permanenti
che tendono a prolungarsi nel corso della vita, determinando una condizione
di non autonomia che oscilla, in rapporto all'appropriatezza o meno degli
interventi, tra il 25 e il 50% dei casi. E' questa una popolazione ad alto
rischio di disturbo psichiatrico secondario, che ha da sempre rappresentato
una fonte importante per l'istituzionalizzazione e per la manicomializzazione.
I dati più
consolidati sulle patologie seguite sono: 1) circa 2 soggetti su 100 presentano
handicap o patologie croniche per cui sono prevedibili interventi terapeutici
superiori agli 8 anni;
2) circa 6 soggetti
su 100 presentano disturbi neuropsicologici/psicopatologici con diverse
occorrenze di comorbilità (nella stessa fascia d'età o in
fasce d'età successive; sullo stesso asse problematico o su assi
problematici diversi); questi soggetti tendono a richiedere interventi
meno intensivi ma diluiti in un periodo che oscilla tra i due ed i cinque
anni;
3) circa 4 soggetti
su 100 contattano i servizi in età evolutiva in maniera sporadica
oppure non li contattano; interventi di prevenzione dovrebbero essere massimamente
rivolti su questa fascia di popolazione (che presenta le patologie NPI,
con classici cluster di sintomi e di comportamenti pseudo protettivi).
Riportando i tre
gruppi su una popolazione di 10.000 soggetti in età 0-18 anni, avremmo
rispettivamente 200, 600, 400 soggetti da seguire con diversi tipi di intensità
di interventi.
Caratteristiche logistico-organizzative.
Un altro punto da
considerare e' la complessità della collocazione logisticoorganizzativa
degli interventi e dei servizi: collocazione territoriale sia a livello
distrettuale sia a livello sovradistrettuale; nel 70% delle situazioni
si tratta di ambulatori specialistici e di consultori che vengono frequentati
dagli utenti in piccola parte per periodi brevi/lunghi (inferiori ai 18-24
mesi) ed in grandissima parte per periodi con cicli terapeuticiriabilitativi
protratti (da un minimo di 3 ad un massimo di 8 anni); in circa il 30%
delle situazioni i servizi per quest'ultimo tipo di utenza si sono organizzati
con un modulo più economico ed efficiente tipo centro diurno/ospedale
diurno. Pur nella differenza dei servizi sono stati realizzati collegamenti
necessari ed indispensabili con i consultori maternoinfantili, con le istituzioni
educative e scolastiche (dai nidi alle scuole medie superiori), con i servizi
sociali e i tribunali per i minorenni;
collocazione ospedaliera
con degenza piena presso divisioni di neuropsichiatria infantile (o per
i piccoli centri all'interno delle divisioni di pediatria, con una specializzazione
da perfezionare);
collocazione per
fasce d'età: quasi tutti i servizi di salute mentale e di riabilitazione
dell'età evolutiva si pongono l'obiettivo di approfondire la specializzazione
degli interventi per fascia d'età, oltre che per patologia (in genere
per le fasce 0-6, 6-12, 12-18; in alcuni servizi con interventi più
differenziati ancora).
Interventi da compiere.
Per attuare un intervento
efficace nel campo della tutela della salute mentale in età evolutiva
e' necessaria un'azione convergente sul piano sanitario e su quello sociale,
che tenga conto delle peculiarità e specificità dei bisogni
in questa fase della vita. In questa ottica, e' centrale: a) considerare
la necessità di un intervento globale che comprenda la prevenzione
e l'educazione alla salute, e che si sviluppi in stretta interazione con
gli interventi socio-assistenziali, di competenza degli enti locali; b)
considerare la stretta interdipendenza tra sviluppo e contesto relazionale,
che richiedono un intervento allargato alla famiglia e all'ambiente educativo-scolastico;
c) tener conto della
reciproca interazione delle varie aree di sviluppo (motoria, cognitiva,
psicoaffettiva e relazionale), con la necessità conseguente di attuare
interventi multidisciplinari;
d) porre attenta
e specifica attenzione alle diverse fasce di età: prima e seconda
infanzia, latenza e preadolescenza, prima e seconda adolescenza.
Gli obiettivi generali
possono riassumersi nei seguenti:
a) svolgere una effettiva
azione di prevenzione mediante l'individuazione dei fattori di rischio
e la valorizzazione dei fattori di protezione per la salute mentale dei
soggetti in età evolutiva;
b) ridurre la prevalenza
e la gravità clinica delle situazioni psicopatologiche.
Obiettivi più
specifici sono:
a) costruire una
cornice organizzativa con una proporzionalità di investimenti per
i Servizi per la salute mentale e la riabilitazione dell'età evolutiva,
favorendo la massima integrazione degli interventi attualmente frammentati,
e il collegamento delle diverse politiche fra i diversi dicasteri referenti
(Sanità, Pubblica Istruzione, Grazia e Giustizia, Affari sociali);
b) razionalizzare
secondo una coerente sequenza i diversi interventi, con una integrazione
tra i diversi momenti della prevenzione, della diagnosi, della presa in
carico, della terapia e dell'integrazione sociale;
c) realizzare progetti
che superino l'istituzionalizzazione in età evolutiva e che impediscano
la tendenza a "manicomializzare" silenziosamente i casi gravi e cronicizzati;
d) dare adeguato
peso agli investimenti necessari per lo svolgimento di tutte le attività,
con centri di spesa autonomi e con un monitoraggio della qualità
degli interventi;
e) implementare il
coordinamento funzionale con tutti gli altri servizi che operano per la
tutela della salute mentale per attivare programmi comuni, con particolare
riguardo ai servizi psichiatrici per soggetti adulti, ai fini della presa
in carico di pazienti in fascia di età "di confine";
f) promuovere un'attiva
collaborazione con le università (istituti di neuropsichiatria infantile,
facoltà di psicologia, scuole di servizio sociale ecc.) sia per
specifiche funzioni assistenziali, sia per l'impostazione della ricerca
clinica, sia per l'area della formazione e dell'aggiornamento.
Da quanto sopra esposto
consegue che l'area per la salute mentale e la riabilitazione in età
evolutiva dovrebbe comprendere una rete integrata di servizi, articolata
nel modo seguente:
1) servizi ambulatoriali
territoriali con funzioni preventive, diagnostiche e terapeuticoriabilitative,
rivolte a bambini e adolescenti con disturbi di natura neuropsicologica/psicopatologica.
Detti servizi costituiscono
la sede organizzativa della equipe multidisciplinare ed il riferimento
per la definizione e la valutazione dei piani terapeutico-riabilitativi
personalizzati, rivolti al bambino ed all'adolescente ed allargati al contesto
di vita. Assicurano il collegamento con altre strutture sanitarie (consultori
familiari, pediatria di comunità, medicina generale, servizi di
ostetricia e di neonatologia, reparti ospedalieri, centri di salute mentale
per adulti) e con quelle educative, scolastiche e giudiziarie; partecipano
all'attuazione della legge n. 104/1992 per i soggetti in età evolutiva;
forniscono consulenza specialistica ai servizi integrativi o sostitutivi
della famiglia;
2) polo day-hospital
e polo ospedaliero di neuropsichiatria Infantile;
3) comunità
diurne e residenziali per adolescenti, il cui contesto psicologico ed educativo
garantisca trattamenti prolungati. Il problema di articolare gli interventi
sull'adolescenza e' cruciale. Gli adolescenti infatti hanno bisogno di
un ventaglio molto ampio di interventi: dal consultorio per adolescenti
al servizio di psicoterapia per adolescenti, al ricovero per i casi acuti,
ai centri di accoglienza; scelte intempestive potrebbero aumentare il rischio
di cronicizzazione, tenendo presente che il rapporto tra segnalazioni e
presa in carico e' di circa 10:1.
Una programmazione
flessibile ed economica, che consenta di dare il massimo delle terapie
necessarie in tempi utili (consentendo una valutazione costi-benefici ed
impedendo il cronicizzarsi di interventi costosi e magari inadatti per
la fascia d'età) e che fornisca risorse sufficienti per abbassare
le età medie delle diagnosi e per attivare realmente progetti preventivi
dimostrabili, dovrebbe:
1) impostare il lavoro
diagnostico e terapeutico coinvolgendo attivamente la rete familiare, con
spazi formalizzati, nelle strutture appena indicate;
2) impostare i poli
ambulatoriali, con la massima agibilità organizzativa per facilitare
una percentuale significativa di attività preventiva su popolazione
sana e su popolazione a rischio;
3) investire in posti
per le degenze diurne (ospedali diurni e centri diurni), per bloccare le
degenze piene inutili, per favorire i cicli terapeutici intensivi (per
la riabilitazione) e brevi (per le psicoterapie) per sollecitare il massimo
delle integrazioni con le strutture parallele;
4) individuare i
posti di degenza piena, con una previsione su scala provincialeregionale
di poli per fascia d'età, per controllare correttamente i turn over
veramente utili e per consentire i collegamenti con altre realtà
di assistenza comunitaria adeguata.
Conclusioni.
La sintetica ricognizione,
che qui e' stata presentata, della situazione attuale, operativa e professionale
nell'area della salute mentale del bambino e dell'adolescente, fornisce
indicazioni orientative che consentono di sviluppare nel territorio nazionale
i servizi di salute mentale e di riabilitazione dell'età evolutiva.
Per quanto riguarda
l'assetto organizzativo, sempre tenendo conto delle esigenze prospettate,
si ritiene opportuno attivare una fase sperimentale in 3-4 realtà
regionali, in cui vengano messi a confronto differenti modelli di organizzazione,
tenendo conto delle diverse realtà locali, rispetto ai collegamenti
con il Dipartimento per la salute mentale e il Dipartimento materno-infantile.
Tale sperimentazione
deve essere concordata, definita e gestita in seno alla Conferenza permanente
tra lo Stato, le regioni, province autonome.
Realizzazione del
progetto: valutazioni, verifiche, ricerca
L'attuazione del
presente progetto obiettivo deve essere accompagnata da azioni di verifica
in ordine alla validità degli indirizzi programmatici forniti, attraverso
la valutazione dei risultati raggiunti, in rapporto alle risorse umane
e finanziarie messe in campo. Devono, inoltre, essere messe a punto mirate
attività di sperimentazione e di ricerca.
Per tale scopo il
Ministero della sanità, le regioni e province autonome, anche in
concorso tra loro, avvalendosi dell'Istituto superiore di sanità,
delle università e di altri enti di ricerca, promuovono almeno le
seguenti attività:
studio delle esperienze
esistenti sull'assetto dei servizi di salute mentale dell'età evolutiva,
e sperimentazione dei modelli organizzativi più idonei a garantire
gli interventi assistenziali più efficaci ed il raccordo funzionale
con i servizi di salute mentale per l'età adulta;
il monitoraggio della
spesa tramite l'istituzione di centri di costo; studio dei sistemi di finanziamento
dei servizi di salute mentale;
verifiche sui requisiti
per l'accreditamento;
definizione di indicatori
demografici e socioeconomici da utilizzare come possibili fattori di correzione
degli standard strutturali;
verifiche sulle dotazioni
organiche e sulle tipologie delle varie figure professionali, in ordine
a fabbisogno e alle necessità formative;
definizione di percorsi
di trattamento per patologia e di standard minimi sotto i quali ogni attività
risulta inefficace;
diffusione della
cultura della valutazione;
ricerca epidemiologica
e clinica. Effettuazione di indagini su campioni rappresentativi della
popolazione sulla prevalenza dei disturbi psichiatrici e sui fattori di
rischio noti. Attenzione specifica deve essere anche dedicata alla ricerca
finalizzata a sperimentare interventi di prevenzione primaria;
definizione di protocolli
e modalità di collaborazione fra operatori del dipartimento di salute
mentale e operatori dell'amministrazione penitenziaria nel trattamento
dei soggetti internati negli ospedali psichiatrici giudiziari e in altre
strutture psichiatriche penitenziarie, tramite un apposito accordo fra
il Ministero della sanità, il Ministero della giustizia, le regioni,
province autonome e i comuni;
coinvolgimento delle
associazioni scientifiche dei medici di medicina generale nella messa a
punto di protocolli di collaborazione con gli operatori di salute mentale
per la presa in carico e il trattamento di pazienti psichiatrici.
Appendice 1 PIANO
SANITARIO NAZIONALE 1998-2000
(Capitolo dedicato
alla salute mentale)
Salute mentale.
La complessa problematica
della tutela della salute mentale richiede l'elaborazione di uno specifico
progetto obiettivo al quale e' demandata la definizione di dettaglio degli
obiettivi e delle linee di intervento. Di seguito sono richiamati solo
alcuni aspetti di carattere generale.
Gli obiettivi.
Per il triennio di
validità del Piano sanitario nazionale sono indicati i seguenti
obiettivi prioritari: migliorare la qualità della vita e l'integrazione
sociale dei soggetti con malattie mentali;
ridurre l'incidenza
dei suicidi nella popolazione a rischio per problemi di salute mentale.
Le azioni.
Gli interventi da
compiere prioritariamente nel triennio di validità del Piano sono:
completamento su
tutto il territorio nazionale del modello organizzativo dipartimentale;
stretta integrazione
delle strutture operative coinvolte in modo tale che la presa in carico
del paziente sia chiaramente evidenziata nella sua globalità, anche
per gli aspetti riguardanti le risorse impiegate;
riconversione delle
risorse recuperate dalla chiusura dei manicomi, destinandole alla realizzazione
di condizioni abitative adeguate (residenziali e diurne) e alle attività
dei dipartimenti di salute mentale;
riqualificazione
e formazione del personale sanitario, in particolare di quello già
operante negli ex ospedali psichiatrici;
realizzazione di
interventi per la tutela della salute mentale in età evolutiva;
adozione di programmi
di aiuto alle famiglie con malati mentali, per sostenere i gravi carichi
assistenziali che esse affrontano quotidianamente.
Appendice 2
REQUISITI STRUTTURALI
E TECNOLOGICI PER LE STRUTTURE DEL DSM
(dal decreto del
Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997)
Centro di salute
mentale
Espleta le funzioni
indicate per il CSM dal decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile
1994.
Requisiti minimi
strutturali e tecnologici.
Numero locali e spazi
in relazione alla popolazione servita.
Ciascun Centro di
salute mentale dispone almeno di: locale per accoglienza utenti, segreteria
informazioni;
locale per attività
diagnostiche e terapeutiche; locale visita medica; locale per riunioni;
spazio archivio.
Requisiti minimi
organizzativi.
Presenza di personale
medico ed infermieristico per tutto l'orario di apertura.
Presenza programmata
delle altre figure professionali di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 7 aprile 1994, in relazione alla popolazione del territorio
servito.
Apertura 12 ore al
giorno per sei giorni la settimana, con accoglienza a domanda, organizzazione
attività territoriale, intervento in condizioni di emergenza urgenza.
Collegamento con
il Dipartimento di emergenza-urgenza. Collegamento con le altre strutture
per la tutela della salute mentale di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 7 aprile 1994.
Presidi di tutela
della salute mentale Centro diurno psichiatrico e day hospital psichiatrico
Svolgono le funzioni:
terapeutico-riabilitative, come indicate rispettivamente per il Centro
diurno e per il DH psichiatrico dal decreto del Presidente della Repubblica
7 aprile 1994.
Requisiti minimi
strutturali del centro diurno: locali per attività prevalentemente
di gruppo, in relazione alle attività specifiche previste nel Centro
diurno, senza altre particolari connotazioni;
locale per colloqui/visite
psichiatriche; collocati in normale contesto residenziale urbano, per favorire
i processi di socializzazione e l'utilizzo di spazi ed attività
per il tempo libero esistenti nella comunità;
numero complessivo
di locali e spazi in relazione alla popolazione servita;
Requisiti minimi
organizzativi del centro diurno: presenza di personale medico specialistico
e di psicologici programmata o per fasce orarie;
apertura otto ore
al giorno, per sei giorni la settimana;
collegamento con
le altre strutture per la tutela della salute mentale di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 7 aprile 1994;
presenza di educatori
professionali, personale infermieristico, istruttori in relazione alle
attività previste.
Requisiti minimi
strutturali del day hospital psichiatrico:
la tipologia dei
day hospital deve essere adattata ed integrata in rapporto alle specifiche
funzioni ed alle caratteristiche operative e strutturali di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 7 aprile 1994;
locali e spazi in
relazione alla popolazione servita. Requisiti organizzativi del day hospital
psichiatrico:
apertura otto ore
al giorno, per sei giorni la settimana;
di norma ubicato
in presidi territoriali extraospedalieri (preferibilmente Centri di salute
mentale o centri diurni), garantendo comunque il riconoscimento formale
dei posti letto equivalenti, l'esecuzione delle prestazioni diagnostiche,
terapeutiche e riabilitative specifiche, ed il personale necessario;
collegamento funzionale
con una struttura di ricovero e con le altre strutture per la tutela della
salute mentale di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile
1994;
presenza di personale
medico ed infermieristico; presenza di psicologi ed educatori professionali
programmata o per fasce orarie.
Presidi di tutela
della salute mentale Struttura residenziale psichiatrica
Esplica le funzioni
terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative per utenti di esclusiva
competenza psichiatrica, come indicato dal decreto del Presidente della
Repubblica 7 aprile 1994, per il trattamento di situazioni di acuzie o
di emergenza per le quali non risulti utile il ricovero ospedaliero; per
fasi di assistenza protratta successive al ricovero ospedaliero, per l'attuazione
di programmi terapeutico-riabilitativi di mediolungo periodo comprese le
funzioni riabilitative ospedaliere, con il riconoscimento dei posti letto
equivalenti.
Requisiti minimi
strutturali:
numero complessivo
locali e spazi, in relazione alla popolazione servita; numero massimo dei
posti 20;
per strutture fino
a 10 posti letto caratteristiche delle civili abitazioni ed organizzazione
interna che garantisca sia gli spazi e i ritmi della normale vita quotidiana,
sia le specifiche attività sanitarie, con spazi dedicati per il
personale, per i colloqui e per le riunioni;
per strutture oltre
i 10 posti letto, i requisiti di cui al decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri 22 dicembre 1989 allegato A, limitatamente ai criteri 5, 7,
9 (punti a) e b); punto f) in relazione alle dimensioni della struttura)
e 10;
collocate in normale
contesto residenziale urbano, in modo da agevolare i processi di socializzazione.
Requisiti minimi
organizzativi:
presenza di medici
specialisti ed altre figure professionali di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 7 aprile 1994, programmata o per fasce orarie;per strutture
residenziali terapeuticoriabilitative per acuti e subacuti: presenza di
personale di assistenza nelle 24 ore;
per strutture residenziali
socioriabilitative a più elevata intensità assistenziale:
presenza di personale di assistenza nelle 12 ore diurne;
per strutture residenziali
socioriabilitative a minore intensità assistenziale: presenza di
personale di assistenza per fasce orarie;
collegamento con
le altre strutture per la tutela della salute mentale di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 7 aprile 1994.
Le dimissioni di
ex degenti degli ospedali psichiatrici, dismessi ai sensi della legge n.
724/1994, Articolo 3, comma 5, con prevalenti bisogni di assistenza psichiatrica
(in relazione ad una patologia in atto o al livello di istituzionalizzazione),
sono effettuate nelle strutture residenziali psichiatriche; le dimissioni
di ex degenti con prevalenti bisogni di assistenza sociosanitaria derivanti
dall'età elevata, da condizioni di non autosufficienza, di disabilità,
sono effettuate in RSA.
Appendice 3
GLOSSARIO E ABBREVIAZIONI
Articolazione organizzativa:
equivale a modulo tipo.
Componente organizzativa:
equivale a struttura assistenziale o a servizio facente parte del DSM e/o
del modulo tipo. Il PO individua i seguenti tipi di componenti organizzative:
centro di salute mentale, servizio psichiatrico di diagnosi e cura, day
hospital, centro diurno, struttura residenziale.
CD: Centro diurno.
CSM: Centro di salute
mentale.
DH: Day hospital.
DSM: Dipartimento
di salute mentale.
Linea guida professionale:
procedura (vedi) relativa a comportamenti professionali che va vista come
aiuto alle decisioni cliniche e non come qualcosa di vincolante e di eccessivamente
limitante la libertà clinica. In altri termini, si riconosce che
la variabilità delle condizioni cliniche e delle situazioni psicologiche
e sociali degli utenti e' tale che può essere lecito o addirittura
doveroso scostarsi da quanto suggerito dalla linea guida; in questo caso
però bisognerebbe specificare i motivi di tale scostamento.
Modulo tipo: sottounità
organizzativa del DSM.
NPI: Neuropsichiatria
infantile.
Obiettivo di apprendimento
o educativo : ciò che i discenti devono sapere fare alla fine di
un programma di formazione e che non erano in grado di fare prima.
ONLUS: Organizzazione
non lucrativa di utilità sociale.
Procedura: documento
scritto che facilita l'uniformità di comportamento da parte di operatori
diversi e rende più difficili variazioni di comportamento non giustificate
e quindi serve a prevenire gli errori. Secondo i documenti ISO 9000, comprende
il titolo e il codice, lo scopo, l'ambito di applicazione il responsabile
della stesura, la firma di approvazione del responsabile dell'unità
organizzativa dove dovrà essere applicata, le date della prima stesura
e delle versioni successive, la precisazione delle modalità di archiviazione
e di distribuzione. Il testo della procedura tratta ciò che dovrebbe
essere fatto, chi lo deve fare (le responsabilità), quando e dove
deve essere fatto, con quali materiali e strumenti e come monitorare (verificare)
e documentare ciò che viene fatto. La esposizione deve essere chiara,
comprensibile facilmente da parte di coloro che dovranno utilizzare la
procedura. Le procedure vengono indicate anche con i termini regolamento,
documento di servizio, protocollo. Per la differenza rispetto a linea guida,
vedi quest'ultima. Servizio o servizio di salute mentale: in questo documento
viene usato genericamente per indicare una qualsiasi componente organizzativa
del DSM.
SPDC: Servizio psichiatrico
di diagnosi e cura, reparto di psichiatria di un ospedale generale dove
si effettuano trattamenti sanitari volontari e obbligatori.
SR: Struttura residenziale.
TSO: Trattamento
sanitario obbligatorio.
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