QUINTA GIORNATA - SABATO
1 MARZO 2003 LA RESPONSABILITA' PROFESSIONALE La sessione plenaria si è tenuta in una Sala Cavalieri molto gremita nonostante il fatto che il congresso fosse ormai giunto al termine, segno tangibile dell'interesse per l'argomento. SIMPOSIO TEMATICO PARALLELO SU UNA PALLA DI CANNONE: I DISTURBI FITTIZI
Moderatori: R. Rossi F. Gabrielli Il prof. Rossi ha aperto la discussione del simposio con la propria relazione dal titolo "Disturbo fittizio: su una palla di cannone", titolo non casuale visto che una delle definizioni storiche del disturbo è S. Di Munchausen. Il barone, infatti, "cavalcava una palla di cannone per raggiungere la luna". Il tema affrontato è quello dellelemento menzognero, della pseudologia fantastica, della mitomania. Non tanto inteso come malattia, bensì come un problema gnerale della relazione paziente psichiatra. La menzogna in questo senso diviene strutturale, non connotabile secondo crismi moralistici. Infatti è noto come il pz si presenti al terapeuta nella doppia veste Dr. Jekill e Mr. Heyde. Il relatore illustra come tale situazione sia estremanente frequente nella pratica clinica e come sia necessario, senza peraltro uscire allo scoperto, che lo psichiatra riesca a leggere il significato profondo della "menzogna", che altrimenti non verrebbe colto. Occorre relazionarsi come se il problema fosse quello portato dalpz, ma bisogna cogliere quello che sta sotto. Daltra parte anche lo psichiatra è talvolta costretto a mentire, si pensi a Platone e alla tecnica della maieutica; si pensi alle vicende personali del terapeuta che non possono uscire durante la relazione col pz; ancora si pensi come talvolta appaia necessario rifugiarsi dietro la teoria quando il pz non risponde al trattamento. Il Prof. Rossi riporta come esempio clinico un caso letterario: i sogni di Zeno del romanzo di Svevo per illustrare come l"understatement" sia utile per non cadre nela reciproca trappola della menzogna strutturale, che invece va riconosciuta ed accettata. Il Prof. Gabrielli ha presentato la relazione "Disturbo fittizio nella pratica clinica", facendo il punto dela definizione, della clasificazione, della diagnosi differenziale e della letteratura degli ultimi dieci anni. Sottolineando come il disturbo fittizio sia una malattia, ma rappresenti anche il segno di una sofferenza personale, il relatore spiega le difficolta di diagnosi e trattamento di pazienti simili. Riporta quindi sorprendenti casi clinici attinenti la propria esperienza personale, illustrando come il riconoscimento tardivo di queste forme morbose possa comportare un grave rischio di cronicizzazione e addirittura decesso del paziente. La Prof. Berti ha infine presentato la relazione dal titolo "Mobbing e dintorni", per delineare le caratteristiche di una patologia, il mobbing appunto, che in realta tanto nuova non è, se non nella sua dimensione di riconoscimento e assegnazione ad una categoria diagnostica peraltro non ancora precisamente sistematizzata. Un esempio fu infatti D. Buzzati, come è riscontrabile nel romanzo Il deserto dei Tartari. La relatrice espone le caratteristiche della forma morbosa, specificando come si possa parlare di mobbing solo se sussistono aspetti di intenzionalità, relazione temporale, di contenuto e di durata. Oggi il Mobbing è inserito, negli articoli presenti in letteratura, nellambito del PTSD, ma la sua esistenza non dipende dal peso del trauma. Vengonoproposti un esempio clinico e un filmato per meglio spiegare come tale patologia rappresenti spesso la riedizione di un trauma antico, con connotazioni di "nostalgia" ed un guadagno secondario (la ricompensa). La conclusione molto suggestiva propone il quesito sulla psicopatologia del mobbizzato, ma anche del mobber: chi è il paziente dei due? | Dato l'alto numero degli avvenimenti congressuali che ogni anno vengono organizzati in Italia e nel mondo sarebbe oltremodo gradita la collaborazione dei lettori nella segnalazione "tempestiva" di congressi e convegni che così potranno trovare spazio di presentazione nelle pagine della rubrica. |