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IX
Congresso Nazionale della Società Italiana
di Psicopatologia
(SOPSI)
RUOLO CENTRALE DELLA PSICHIATRIA IN MEDICINA Roma.
Hotel Hilton Cavalieri
24 febbraio - 28 Febbraio 2004 |
IL CONGRESSO ON LINE
MERCOLEDI' 25 FEBBRAIO 2003
INTERVISTA A G. C. NIVOLI.
Prof. Nivoli, nel suo intervento a margine della sessione plenaria di stamani, lei ha obiettato al tono generale della discussione intorno alla violenza e all’aggressivita’ affermando di avere esperienza di una aggressivita’ e violenza diverse, si potrebbe dire meno “sublimate” rispetto a quella che sembrava emergere dalla discussione sino ad allora affrontata.
La mia opinione e’ che una cosa e’ il malato di mente, altra e’ il criminale. Sono due persone differenti. Qualche volta il criminale e’ un individuo con una malattia psichiatrica, ma non sempre: su cento persone che ammazzano sono riconosciute malate di mente cinque o massimo dieci di loro. Le altre novanta ammazzano per motivazioni che non hanno nulla a che fare col disturbo psichiatrico. In altre parole l’omicidio e’ connaturato all’uomo, e’ parte della sua natura e gli uomini si sono sempre ammazzati tra loro e non c’e’ alcun bisogno dell’intervento di una malattia mentale per far si’ che si verifichi l’assassinio.
Una cosa e’ fare lo psichiatra diagnosta che ad esempio fa un’intervista clinica e poi da un questionario, in un quarto d’ora, sa tutto. Altra e’ per chi deve curarlo avendo tutto il giorno davanti a se’ il criminale. C’e’ la criminalita’ e la psichiatria dell’ “Hilton” e c’e’ la criminalita’ e la psichiatria dei carceri piu’ difficili e sono due fatti assai diversi. Quella che abbiamo visto rappresentata oggi e’ solo “una”, non “la” violenza; cioe’ oggi s’e’ parlato del paziente psichiatrico che si rende responsabile di atti criminosi, non s’e’ parlato del criminale.
Quindi secondo lei vi sono ancora resistenze a trattare questi argomenti…
Lo credo bene. A tal proposito ho fatto riferimento nel mio intervento alla “danza diagnostica” a cui si assiste quando in psichiatria si affrontano i temi della violenza e della criminalita’. In poche parole direi che bisogna anche curare gli psichiatri e i loro propri problemi sulla violenza perche’ possano curare meglio i pazienti violenti.
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