VENERDI' 27 FEBBRAIO 2004
INTERVISTA A M. BALLERINI

Com’e’ cambiata, se e’ cambiata, la fenomenologia rispetto a quell ache era ai tempi dei padri fondatori?
La domanda e’ abbastanza difficile, bisognerebbe spiegare che cos’e’ la psicopatologia fenomenologica, chiamata fenomenologica forse in maniera impropria perche’ e’ stata presa come riferimento da Husserl e tutta una serie di filosofi e la corrente esistenzialista, infatti Biswanger parlava di antropoanalisi… ci sono diversi paradigmi filosofici…Forse si potrebbe parlare di psicopatologia ermeneutica.
Essa e’ cambiata perche’ oggi c’e’ l’esigenza di avere un lessico in linea con i tempi:questo e’ uno dei motivi che tendono ad allontanare di piu’ le persone: un lessico molto datato, un lessico Heideggeriano non e’ facile e suscita in molte persone una sorta di esoterismo da iniziati da salotto d’epoca….C’e’ anche un aggiornamento dei temi: i temi Heideggeriani partivano dall’analisi della coscienza, concetto di coscienza considerata in maniera molto sdrucciolevole, concetto di Io estremamente sdrucciolevole, quindi attualmente si preferisce parlare di Se’: non e’ un cambiamento da poco.
C’e’ uno spirito di base che e’ l’analisi qualitativa dell’esperienza vissuta nella prospettiva di prima persona, naturalmente un’esperienza vissuta in prima persona nel rapporto con il mondo sociale, nell’ambito della relazione interpersonale, questo e’ il tema di fondo. Qualcuno pensa che possano essere piu’ interessanti dei modelli esplicativi, biologici o psicodinamici….quindi bisogna fare questo sforzo di avvicinamento per arrivare a quella capacita’ di osservazione, di intuizione e soprattutto di avvicinamento dei pazienti, usando la finezza dei colori della psicopatologia. Alla fine, e’ come avere una macchina fotografica digitale: dipende tutto dalla risoluzione, quanti pixel hai, c’e’ la cosiddetta psicopatologia del DSM IV che non arriva ad un mega di pixel. Bisognerebbe parlare di psicopatologia continentale: e’ quel filone di pensiero che parte sicuramente da Husserl prosegue con l’esistenzialismo e arriva all’ermeneutica,si imparenta con la scuola di Francoforte, e questo e’ un’altra caratteristica di questa corrente di pensiero che non si e’ mai costituita in scuola, non ha mai formato una parrocchia, quindi non c’e mai stata un’ortodossia, ed e’ stata creata semplicemente da persone che avevano degli interessi in comune. Questo ha garantito una sorta di sopravvivenza elastica. La psicopatologia continentale e’ una psicopatologia qualitativa, che ha come obiettivo la comprensione, l’analisi dell’esperienza di prima persona nel rapporto con il mondo, mondo dove c’e’ l’aspetto patologico, vale ancora quello che ha detto Biswanger: “Ci sono delle esperienze vissute dalla persona , che non possono essere elaborate ma si impongono come un dictat” quindi la costrizione ad essere in quel modo, il non poter trascendere, annulla la capacita’ di divenire e di progetto dell’esistenza di una persona. Con la fenomenologia si effettua un’analisi qualitativa, si cerca di arrivare a quelle che sono strutture di significato, cioe’ i perche’ sul piano psicologico-esistenziale,senza arrivare a delle ipotesi esplicative in chiave neurobiologica che , peraltro non vengono rifiutate; ad esempio Parnas in Danimarca ed altri sono assolutamente appassionati di neurobiologia…. Io stesso penso che la schizofrenia non sia altro che sia un disordine del neurosviluppo. La fenomenologia serve a trovare delle risposte nell’ambito della relazione. Non ci sono delle linee guida, ma con una formazione di questo tipo, e’ piu’ facile trovare delle risposte.
Conforto dice che un bravo psicoanalista deve tener conto della fenomenologia, e’ vero anche il contrario?
Certamente, direi di si’.
Tra l’altro c’e’ una sorta di modo comune di sentire, un sentimento comune di non poter escludere. Questo e’ proprio all’inizio del pensiero fenomenologico, Biswanger era iscritto alla societa’ psicoanalitica svizzera, ed e’ stato tra i pochi a non essere stato espulso da Freud nel momento in cui ha seguito una linea di pensiero diverso. Esiste un carteggio tra Freud e Biswanger che testimonia questo sentimento di non poter escludere. Si ha la sensazione che la psicopatologia analitica non sia cosi’ precisa come la psicopatologia fenomenologica, e sicuramente, dall’altra parte, tanti elementi della relazione terapeutica che scaturiscono dal pensiero analitico sono dei contributi di cosi’ vasta portata da non poter essere assolutamente esclusi da nessuno.
Dal mio punto di vista, tanti elementi transferali e controtransferali non sono escludibili, anche perche’ la psicopatologia fenomenologica, proprio per questo suo carattere essenzialmente di metodo per avvicinare l’esperienze vissute dal paziente, non si e’ mai codificata in una tecnica. Se mi chiedi come si pone questa corrente di pensiero rispetto al concetto di inconscio, non ci sono molti riferimenti specifici, ma il concetto di inconscio e’ ottocentesco, anche le scienze cognitive, nel momento in cui riconoscono una memoria implicita, in qualche modo aprono la strada ad un insieme di esperienze che non sono direttamente richiamabili, e che condizionano. Un pensiero di contatto e’ quello di Boer, dell’ermeneutica, un punto di incontro tra filoni analitici, l’ ambito fenomenologico, e alcuni settori del cognitivismo.