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Bianca Gallo: "Emozioni e pensiero nel gruppo (tra Bion e Aplysia)", IV° Incontro del Corso Residenziale: "Il gruppo nella terapia e nelle istituzioni", organizzato dall’ACANTO (Associazione per lo Studio delle Dinamiche di Gruppo). Genova, 12 Giugno 2004 - Report a cura di Elena Laura Fiscella

Dopo un’introduzione sul concetto di "Assunti di base" e di "Identificazione proiettiva come comunicazione", alla maniera di W. R. Bion, B. Gallo illustra il percorso autobiografico di Eric Kandel ( http://www.nobel.se/medicine/laureates/2000/kandel-autobio.html) che lo ha condotto all’interesse per l’apprendimento e la memoria. Partendo da un interesse giovanile per la storia intellettuale europea ad Harward, ove studio’ le motivazioni degli intellettuali tedeschi durante l’era nazista, egli rivolse la propria attenzione alla psicoanalisi con il suo piu’ sistematico approccio ai processi mentali ed infine alla biologia della memoria conscia ed inconscia. Per divenire uno psicoanalista praticante, ritenne fosse meglio iscriversi ad una scuola di medicina, diventare medico e seguire un corso di studi come psichiatra. Si appassiono’, in seguito, alla neurobiologia e studio’ il sistema neuronale di Aplysia, che gli valse il premio nobel. Lo colpi’ il fatto che "uno dei problemi chiave della psichiatria fosse la questione dell’apprendimento e della memoria: nel momento in cui la psicoterapia funziona, presumibilmente e’ perche’ crea un ambiente nel quale le persone possono cambiare; si tratta, insomma, di un’esperienza di apprendimento. E nella misura in cui le patologie nevrotiche sono reversibili, e’ perche’ verosimilmente sono apprese e, dunque, possono essere eliminate".

A partire dalla rappresentazione schematica della struttura neuronale, pone il focus dell’attenzione sulla sinapsi come luogo di comunicazione, sia di tipo elettrico che di tipo chimico. Nel corso dell’apprendimento, infatti, le sinapsi si moltiplicano, portando ad una modificazione fisica della cellula. Durante lo sviluppo precedente alla nascita, nel corso delle prime 3-4 settimane di gravidanza, avviene la migrazione dei neuroni nella zona ove si formera’ la corteccia; tale migrazione e’ fortemente influenzata dal microambiente materno. Nel corso dello sviluppo per tutte le strutture neurali esiste una finestra all’interno della quale sono necessarie delle stimolazioni opportune per lo sviluppo delle funzioni. Si assiste, pertanto, da una parte alla moltiplicazione dei dendriti sotto stimolazioni ambientali ripetute, dall’altra le stimolazioni provenienti dall’ambiente fanno si’ che le sinapsi non attivate portino alla morte dei dendriti e dei neuroni di quelle funzioni non attivate: quegli apprendimenti che non avvengono nel momento opportuno non avverranno mai piu’. L’apprendimento, dunque, si esplica a livello neuronale mediante meccanismi di ramificazione e di potatura (pruning) dendritica, con l’indispensabile sostegno dell’ambiente. Grazie alle tecniche di neuro imaging si puo’ osservare la variazione della sostanza grigia durante lo sviluppo: fino ai 20 anni e’ in atto la potatura e la densita’ dei dendriti a questo punto risulta diminuita; si completa, altresi’, lo sviluppo delle ultime strutture, identificabili nei lobi frontali.

B. Gallo analizza, quindi, il rapporto fra madre-ambiente e la maturazione delle strutture cerebrali. Le cure provvedute dall’ambiente (holding di Winnicott, contenimento di Bion), hanno una funzione fondamentale nello sviluppo neurale (e quindi mentale); attraverso un processo di attivazione, specializzazione e formazione di nuove connessioni neuronali, plasma le diverse funzioni e permette la strutturazione dell’esperienza. La stimolazione (attivazione legata alla relazione tra il soggetto e l’ambiente) fa si’ che vengano attivate le diverse funzioni neurali inscritte nel codice genetico; la mancanza di stimolazione porta alla riduzione per potatura delle connessioni, che sono ridondanti all’inizio dello sviluppo.

In tal senso la mamma svolge la funzione di ambiente che si prende cura del bambino: ambiente e caregiver sono fondamentali nello sviluppo del linguaggio del bambino e della sua capacita’ di riconoscere le proprie emozioni. Quest’ultime, in quanto risposte dell’organismo all’ambiente, di tipo fisico ed ormonale, non sono coscienti: esse usano il corpo come teatro in cui possono essere riconosciute dagli altri e possono giungere alla consapevolezza se si trasformano in sentimenti. Il bambino prova delle emozioni ma non le riconosce e piange: e’ compito della madre svolgere una funzione di holding tale da permettere la loro trasformazione in sentimenti e quindi dei sentimenti in pensieri. Qualora vengano a mancare queste cure, lo sviluppo neuronale non potra’ essere adeguato.

Non tutti hanno capacita’ di holding e di contenimento: come non tutte le donne sono adatte ad essere madri, cosi’ non tutti i terapeuti sono adatti come conduttori di un gruppo.

Vi e’ pertanto un interagire continuo, una ripresa sintetica fra natura e cultura, ossia tra bagaglio genetico e quanto apportato dall’ambiente, permessa dall’emergere di certe strutture cerebrali che derivano esse stesse dalla cultura: tutto questo mettera’ il bambino nelle condizioni di saper pensare.

Lo sviluppo neuronale avviene per fasi: dapprima tocca alle aree limbiche, in ultimo ai lobi frontali. Si costituiscono varie aree sufficientemente delimitate ma non fisse, di modo che si ha la possibilita’ di formare connessioni dendritiche fra di esse: e’ il meccanismo grazie al quale si possono recuperare delle funzioni perdute, come ad esempio il linguaggio dopo un ictus o nei bambini che abbiano subito delle lesioni.

Le finestre per l’apprendimento sono determinate geneticamente, non sono rigidissime ma poste in un determinato periodo dello sviluppo. Ad esempio, il rimedio di coprire l’occhio sano per stimolare l’occhio pigro ad acquisire la giusta funzione va instaurato subito, nel momento preciso, altrimenti quest’ultimo si atrofizza. Le strutture cerebrali sono piu’ o meno plastiche: alcune sono facilmente modificabili, mentre e’ piu’ complicato modificare il pensiero di certe emozioni quando si e’ adulti, poiche’ e’ necessario rimettere in noto il corpo; le emozioni, infatti, sono segnali provenienti dal corpo, mentre i sentimenti sono la consapevolezza di cio’ che si prova. Le attivita’ corporee e lo psicodramma sono, a suo avviso, importantissime per quelle cose inscritte nel corpo nella primissima infanzia, quando non vi era certo la consapevolezza ed il pensiero delle proprie emozioni. Certi apprendimenti fatti da piccoli - come l'andare in bicicletta o il giocare a tennis — sono, invece, facilmente recuperabili poiche’ il sistema limbico e’ piuttosto rigido e saldo.

Dopo aver descritto l’attivazione delle strutture cerebrali durante due diverse attivita’, B. Gallo evidenzia come il personal computer venga considerato a volte impropriamente come strumento di apprendimento, in quanto durante il suo uso vengono stimolate soprattutto le aree visive e ben poco quelle frontali: non si attivano pertanto le aree deputate all’apprendimento.

Le emozioni hanno principalmente la funzione di permettere la sopravvivenza degli individui. Il sistema dell’amigdala sostiene l’assunto di base di attacco e fuga, in quanto media le reazioni di rabbia-collera e di ansia da paura, da non confondersi rispettivamente con altre forme di aggressivita’ e con l’ansia da panico, che sono mediate da altri sistemi.

Descrive poi la lesione di Phineas Gage, interpretata dal medico dell’epoca come l’impossibilita’ da parte della sua funzione evoluta di controllare le sue funzioni primitive, come l’incapacita’ di prendere decisioni e di provare emozioni, a causa dell’interruzione del collegamento fra sentimenti e pensiero, fra emozioni e sentimenti: non e’, pertanto, piu’ possibile un comportamento adeguato all’ambiente ed al gruppo, poiche’ manca un contatto adeguato.

Riprende, quindi, a descrivere la struttura encefalica. I due emisferi hanno funzioni differenti ma, normalmente, funzionano in maniera integrata, in quanto connessi da un sistema di fibre, il corpo calloso. L’emisfero destro matura prima del sinistro ed il corpo calloso successivamente ad entrambi: a 3 anni, infatti, i due emisferi non sono ancora connessi. Come per tutte le strutture neurali, lo sviluppo del corpo calloso e’ fortemente influenzato dalla presenza di un caregiver attento, che traduce in parole dotate di senso l’esperienza emozionale caratterizzante l’emisfero destro.

Introduce il concetto di dominanza emisferica, applicandola al linguaggio, la cui struttura e’ dominata dall’emisfero sinistro, mentre l’aspetto emotivo dal destro; nel caso dei mancini non vi e’ una differenziazione cosi’ netta, che mette in relazione con l’interferenza da parte della societa’, che e’ nella stragrande maggioranza destrorsa. Passa, quindi, a descrivere le differenti caratteristiche dei due emisferi, individuando le diverse aree specializzate per il linguaggio, ed il comportamento dei pazienti Split-brain (cervello diviso, conseguente alla sezione del corpo calloso che separa i due emisferi) mediante la piu’ celebre esperienza condotta da Gazzaniga. A tale proposito analizza il Sistema della Bugia, secondo il quale le bugie sono "formulazioni di cui chi le introduce sa che sono false ma le mantiene come una barriera contro proposizioni che condurrebbero ad un tumulto psicologico".

In effetti, quando per esempio il bambino non e’ in grado di capire, di spiegarsi qualcosa, ne soffre. La mamma che arriva in suo soccorso ed agisce in modo adeguato, anche con le parole, trasforma l’elemento emotivo disturbante in qualche cosa che puo’ essere pensato. Quando questo viene a mancare, subito si forma la bugia, a scopo protettivo: se il tumulto psicologico e’ troppo grande, quindi fonte di turbamento e non tollerabile, chiunque deve mentire per mantenere la salute mentale e proteggersi dal cambiamento catastrofico e dall’angoscia che ne consegue. Le assunzioni false (la "bugia" bioniana) funzionano come barriera difensiva rispetto all’angoscia ma, poiche’ occupano il posto della "non cosa", inibiscono il pensiero e posono portare a comunicazioni K, che impediscono la conoscenza K e allontanano dalla verita’. La condizione affinche’ si formi il pensiero e’ quella di poter oscillare dalla posizione schizoparanoide a quella depressiva.

B. Gallo a questo punto porta l’esperienza fatta con un gruppo di insegnanti di Scuola Materna. Si tratta di un gruppo di formazione per la condizione lavorativa (e non personale), che ha condotto secondo il modello dello Psicodramma di Balint. Questa tecnica porta alla luce le "bugie": quanto viene raccontato e’ una razionalizzazione, mentre il corpo rivela le emozioni; viene rappresentato qualcosa che nel racconto non c’e’ e che poi la persona risente nelle voci degli altri, con uno spazio finale di discussione.

In questo caso specifico, l’angoscia che mamma e bambino fanno provare al gruppo e’ diversa: il bambino fa soffrire, la mamma provoca una sensazione di fastidio. Il motivo per cui le maestre hanno chiesto aiuto al gruppo le sembra derivare da questo: il dolore del bambino e’ tanto grande da temere di non essere in grado di contenerlo. Benche’ abbiano aiutato il bambino fornendo un’esperienza normalizzante, pensano di non sapere cosa fare perche’ non sono in grado di reggere l’angoscia; holding e "contenimento" forniti da un conduttore "grande" e dal gruppo permettono la trasformazione dell’angoscia in un pensiero doloroso, in un dolore pensabile. Questo e’ fondamentale per mettere le maestre nelle condizioni di continuare a lavorare adeguatamente. Bisogna tenere ben presente quale sia l’obiettivo del gruppo di formazione: non bisogna occuparsi del bambino in quanto tale, ma come emotivita’ delle maestre, che in questo caso si e’ trasformata dall’angoscia al pianto.

Lo psicodramma di Balint apparentemente e’ la tecnica da utilizzare piu’ facile del mondo, ma cio’ non e’ vero, poiche’ e’ necessario essere in grado di mantenere sempre l’equilibrio, di pensare e di riconoscere il momento in cui e’ consigliabile fermarsi e non superare un certo limite, oltre il quale puo’ scatenarsi un’angoscia tale che va al di la’ della capacita’ emotiva della persona. A tal proposito ricorda il personaggio del film "Un mondo perfetto", il delinquente che protegge il bambino, ma lo pone continuamente nella posizione di dover compiere delle scelte che non e’ emotivamente pronto ad affrontare.

Ricorda poi come Damasio ritenga che l’obiettivo primario di un organismo sia la sopravvivenza e come, d’altra parte, la sopravvivenza individuale sia alla base di quella della specie. "…il ruolo fondamentale dei sentimenti appare legato alla loro naturale funzione di monitoraggio dei processi vitali. Fin da quando emersero, il loro ruolo naturale dovette essere quello di tenere presenti le condizioni della vita facendo in modo che esse avessero un peso nell’organizzazione del comportamento". "Si puo’ quindi essere d’accordo con Spinoza quando dice che la gioia (laetitia) e’ associata a una transizione dell’organismo verso una "maggior perfezione" — senza dubbio intesa nel senso di una maggiore armonia funzionale, come in quello di un aumento della potenza e della liberta’ di agire".

Conclude con la risposta di Damasio all’interrogativo di Kandel sul nazismo: lo sviluppo mentale del pensiero ha permesso la formazione della coscienza morale.

COLLABORAZIONI

Dato l'alto numero degli avvenimenti congressuali che ogni anno vengono organizzati in Italia e nel mondo sarebbe oltremodo gradita la collaborazione dei lettori nella segnalazione "tempestiva" di congressi e convegni che cos potranno trovare spazio di presentazione nelle pagine della rubrica.
Il materiale concernente il programma congressuale e la sua presentazione scientico-organizzativa puo' essere mandato via posta elettronica possibilmente in formato WORD per un suo rapido trasferimento online

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