©1997 POL.it
Vol.3 Issue 2
Febbraio 1997

"Outside of a dog, a book is a man's best friend.
Inside of a dog, it's too dark to read."

GROUCHO MARX

Autore: Pier Francesco Galli
Titolo: 'La persona e la tecnica. appunti sulla pratica clinica e la costruzione della teoria psicoanalitica', Il Ruolo Terapeutico, Milano, 1996, pp. 91.

L'autore, già noto in Italia per le iniziative editoriali quali la direzione della rivista 'Psicoterapia e Scienze Umane' e le collane specialistiche presso Feltrinelli e Boringhieri,
presenta in forma sintetica il risultato di un ciclo di incontri (maggio 1992) che ha tenuto con gli allievi e collaboratori de 'Il Ruolo Terapeutico' di Milano: il lavoro editoriale è stato curato, in collaborazione con A. Scibilia, da Sergio Erba, che accompagna la pubblicazione con una breve presentazione, che sottolinea il contributo originale dell'autore sia nel campo della elaborazione della teoria psicoanalitica, che della formazione.
Lo scritto in breve, è una sintesi di materiali e riflessioni nate dal seminario stesso, in cui l'autore inquadra storicamente lo sviluppo della tecnica psicoanalitica, ripercorrendone l'evoluzione iniziando dalla tecnica dell'ipnosi - tratto dalla relazione presentata all'Istituto di Psicologia di Bologna in occasione del cinquantenario della morte di Freud, nel 1989 - ripercorrendo le tappe salienti della evoluzione della tecnica psicoanalitica da M. Klein a Fairbain, Kohut e Lacan. In questo percorso Galli puntualizza anche le tappe del suo lavoro personale, iniziato alla metà degli anni cinquanta, dopo la prima formazione a Basilea, con la fondazione del "Gruppo milanese per lo sviluppo della psicoterapia".
L'attività di questo gruppo animò il panorama piuttosto statico della psicoanalisi italiana di quel periodo, attraverso convegni e seminari, facendo conoscere in Italia psicoanalisti come Benedetti, Cremerius e altri che si resero disponibili ad accompagnare i colleghi più giovani nella formazione. L'autore fa menzione, nella parte conclusiva, dell'attuale 'crisi' della psicoanalisi: è in crisi secondo il suo punto di vista la cosiddetta psicoanalisi 'positiva', ovvero 'della risposta': "Quando il mantello istituzionale non è stato più in grado di controllare la diaspora dei dialettici postanalitici, è diventata visibile una distorsione diversi decenni. in questo quadro si collocano i tentativi di recupero 'ecumenico' del pluralismo psicoanalitico".
Non esisterebbero quindi in questo campo possibilità di semplificazioni della teoria, per perseguire la "ricerca del risultato": solo "se si accetta di mantenere la psicoanalisi come pratica irriducibile ad altri discorsi e che continuamente trasforma sè stessa e il suo oggetto, la psicoanalisi non è in crisi, ma può ancora provocare crisi".


Autore: Giovanni Gozzetti
Titolo: 'La tristezza vitale. Psicopatologia e fenomenologia della melanconia'.
Prefazione di E. Borgna, postfazione di S. Resnik;
Marsilio, Venezia, 1996

Il testo dedicato ad un tema classico della psicopatologia fenomenologica, grazie alla formazione psicoterapeutica dell'autore - come ricorda Borgna nella prefazione - "unifica e amalgama l'insieme delle argomentazioni psicopatologiche e cliniche, patogenetiche e psicodinamiche che ruotano intorno al tema più generale della depressione, e in particolare della melanconia e tristezza vitale".
Questa è una operazione utile e pregevole in un periodo in cui predomina nella psichiatria il pragmatismo nordamericano e la psicopatologia viene confinata ad un elenco commentato di sintomi: l'autore avverte infatti che è necessario non solo classificare ma giungere alla 'comprensione' di ciò che il paziente esprime, intesa come caratteristica distintiva e fondante delle scienze umane, posta come antitetica alla spiegazione causalistica propria delle scienze della natura, poichè 'lo psicopatologo compie non solo un'osservazione indifferente come nella lettura di una misura, ma nell'atto di scrutare l'anima deve comprendere e partecipare' (Jaspers, 'Psicopatologia generale'): vengono quindi focalizzati gli aspetti della relazione psichiatra-paziente, sia per ciò che viene espresso dal paziente, che da ciò che viene 'ri-sentito' dallo psichiatra, in senso propriamente transferale.
Della 'Melanconia' vengono rintracciate le origini storiche a partire dalla antica medicina greca, e vengono riproposti con grande precisione clinica gli aspetti semiologici e clinici della "personalità premelanconica", a partire dalla definizione di 'endon' di Tellenbach e di "Typus melancholicus", con particolare riferimento alle situazioni critiche che conducono alla 'crisi melanconica'.


Utile complemento iconografico per lo studio della melanconia è il catalogo della mostra veneziana svoltasi presso il Museo Correr nel 1994: "Preferirei di no". 'Cinque stanze tra arte e depressione' a cura di Bonito Oliva, Electa, 1994.
Per la rappresentazione artistica della 'maschera melanconica' (si veda anche S. Resnik, 'L'esperienza psicotica', Bollati Boringhieri, Torino), dove i curatori prendono spunto dal noto racconto di Melville 'Bartleby lo scrivano' e situano nell'emblematico motto "preferirei di no" la condizione depressa di Bartebly che oppone alla conoscenza della realtà il paradosso della "affermazione di una negazione".
Il percorso, attraverso le complesse e variegate espressioni artistiche della depressione e soprattutto della Melanconia, viene presentato suggestivamente in in "stanze" tematiche:
'l'Alchimista' (alchimia, arte, depressione);
'L'ordinatore' (un ordine melanconico);
'Il traditore' (melanconia dell'impossibile);
'Il giocatore' (l'uomo in gioco),
'Il costruttore' (la decreazione tra cupola e nido).


Autore: Salomon Resnik
Titolo: 'L'esperienza psicotica', Bollati Boringhieri, Torino, 1996;
In "Esperienza e psicosi" Resnik ripercorre la sua pluridecennale esperienza clinica con pazienti gravi e riferisce dell'esperienza terapeutica con lo psicotico come il "confronto con una 'archeologia', del presente, di un presente sempre 'critico', legato all'esperienza vertiginosa della caduta," dove la psicosi, "intesa come alienazione dell'anima", se non trova appigli o precipita nel corporeo (autismo e catatonia), oppure trasmigra di corpo in corpo, di luogo in luogo, di tempo in tempo, vivendo le sue peripezie dissociative: lo psicotico è una persona 'dis-orientata', smarrito in un mondo a lui estraneo e privo di senso (rottura dei legami, della comunicazione).
Lo psicoanalista testimone dell'evento catastrofico deve pazientemente aiutare il paziente a a ritrovare i 'luoghi', i 'punti di riferimento', i 'ponti' dove l'Io psicotico frantumato "erra a pezzi": le parti frammentate del sè, come 'oggetti-non identificati', frammenti erranti di esperienze in crisi, frammenti di una realtà fantastica.
L'esperienza del transfert psicotico, mette in discussione l'identità di ognuno dei due partecipanti della coppia terapeuta-paziente, e l'elemento principale della relazione è la possibilità di un 'riconoscimento' (con il doppio significato di "esplorazione cognitiva" e di
"riconoscenza"): si tratta di riconoscere e rispettare la relazione tra il nostro destino, la destinazione di ciò che abbiamo ricevuto (oggetto interiorizzato) e la responsabilità implicita in ogni "cura" (prime relazioni oggettuali).
La crisi psicotica, richiede condizioni adeguate di contenzione e di elaborazione: l'autore propone che il campo d'incontro psichiatrico-psicoanalitico si trasformi in una sorta di 'atelier', laboratorio di gruppo interdisciplinare, dove la "metafisica dell'esistenza" si possa confrontare con la realtà del quotidiano.
Oltre al quadro clinico della "maschera melanconica", l'autore affronta i temi della struttura ed evoluzione del pensiero delirante, l'esplorazione dello spazio autistico e l'evoluzione della crisi psicotica.


Autore: James D. Guy
Titolo originale: 'The personal life of the psychotherapist', J. Wiley e Sons, 1994
Trad. It: 'La vita privata e professionale dello psicoterapeuta. L'interazione fra pratica clinica, relazioni personali e benessere emotivo dello psicoterapeuta';
edizione italiana a cura di Gian Giacomo Rovera e Giuseppe Scarso; presentazione di Gian Giacomo Rovera; Centro Scientifico Editore, Torino, Giugno 1994; pp.470

Il libro di James Guy è dedicato ad un tema particolare: la vita personale, privata e professionale dello psicoterapeuta, ponendo l'attenzione sulle esperienze, le tappe esistenziali, i traguardi realizzati e le difficoltà che possono caratterizzare la vita di una persona che si occupa per professione della salute mentale.
Vengono analizzati in modo pragmatico e realistico i fattori generali che caratterizzano la vita del terapeuta: i motivi determinanti della scelta professionale (soddisfazione, fattori personali ecc...), i problemi legati alla formazione ma anche gli aspetti esistenziali e peculiari quali l'isolamento come condizione che caratterizza l'attività professionale, gli effetti dell'attività psicoterapeutica sui rapporti interpersonali (familiari e sociali) alla luce anche degli 'eventi significativi' quali matrimonio gravidanza, trasferimenti, divorzio, lutti e malattie.
La parte più originale ed interessante è forse quelle legata alle difficoltà che possono malauguratamente insorgere nel corso della vita professionale:
l'insorgenza di 'menomazione delle capacità professionali' (malattie, suicidio, abuso di farmaci, condotte sessuali errate), insoddisfazioni personali e burn-out.
A proposito del burn-out, fenomeno di grande interesse e ampiamente documentato, viene fornito un quadro chiaro ed esauriente della definizione con il corollario sintomatologico da inquadrare nell'ambito della più generale teoria dello stress.
Questo testo è quindi un utile strumento di conoscenza e riflessione non solo per gli studenti, o coloro che sono all'inizio di un percorso formativo, ma anche per gli stessi terapeuti che, acquisita la veste ufficiale di 'guaritori', fanno fatica a riconoscere di non essere indenni dalle difficoltà e di aver bisogno a loro volta di aiuto, e fornisce consigli utili su come e quando superare le proprie difficoltà o 'crisi esistenziali' ricorrendo ad una adeguata supervisione.


Autore: AA.VV.
Titolo: 'L'altra malattia. Come la società pensa la malattia mentale', a cura di Guglielmo Belelli, prefazione di W. Doise,Liguori, 1994.

L'attuazione della "legge 180" ha costituito una svolta decisiva nella assistenza ai malati di mente del nostro paese. Questo testo si propone di analizzare i mutamenti da essa derivati nella rappresentazione della malattia mentale negli operatori e nel pubblico.
Gli autori esaminano il permanere nelle rappresentazioni sociali di elementi propri di una concezione pre-scientifica del fenomeno, e di altre proprie di una rappresentazione 'medica' della malattia mentale.
Come ricorda il curatore Belelli, ordinario di Psicologia all'Università di Bari, questa raccolta di scritti origina da un progetto di ricerca, messo a punto nel 1982, dell'European Association of Experimental Social Psycholgy centrato su come i diversi 'attori sociali', protagonisti della gestione della malattia mentale, si rappresentano la malattia mentale stessa.
Ciò era sicuramente in relazione con il fatto che in Europa, attraverso soluzioni diverse, erano in atto o stavano per essere introdotti mutamenti rilevanti nella forma istituzionale dell'asssitenza psichiatrica: la comune linea di tendenza si individuava nel superamento delle forme di assistenza centrata sul modello dell'ospedale psichiatrico, verso forme di progressivo decentramento dei servizi sul territorio, in cui venivano sperimentate forme organizzative più flessibili.


Autori: M.Biondi, A. Costantini, L. Grassi
Titolo: 'La mente e il cancro. Insidie e risorse della psiche nelle patologie tumorali'.
Il Pensiero Scientifico, 1995
Biondi e Grassi, psichiatri in collaborazione con la psicologa Costantini, hanno riassunto in una esauriente trattazione gli aspetti più interessanti dei quadri clinici psichiatrici osservabili in oncologia. Trattando esaurientemente tutti gli aspetti classici della psico-oncologia, dagli aspetti generali della comunicazione della diagnosi e del consenso informato, agli aspetti psicologici delllo staff operante nel settore dell'oncologia (con note interessanti sul burn-out e la sua prevenzione) ai trattamenti specialistici sia psicologici che psicoterapeutici che della psicofarmacoterapia oncologica. Sono stati inseriti nei vari capitoli utili vignette cliniche, tratte dell'osservazione sul campo. In appendice una utile guida alle associazioni e strutture di aiuto psicologico e di assistenza in oncologia.
Un testo utile e pratico per gli specialisti, psichiatri o psicologi, che svolgono attività di consulenza in ospedale e che sono coinvolti nei programmi di assistenza e supporto di pazienti oncologici.


Autore: J. M. Besson
Titolo: 'La douleur', 1992
Trad. it.: 'Il dolore', Garzanti, 1996
La sofferenza come destino dell'uomo? In una panoramica completa e aggiornata, l'autore espone le attuali conoscenze sul dolore, sia dal punto di visto medico-farmacologico che da quello psicologicoe ed etico. una rassegna accurata delle ricerche più recenti fanno sperare che questo ostacolo apparentemente insormontabile può essere finalmente compreso e in qualche modo addomesticato. Testo utile per che si occupa di clinica e medicina pratica.


Autore: Karl Popper
Titolo: La conoscenza e il problema corpo-mente
Il Mulino, 1996, pp.202

Questo libro raccoglie alcune conferenze (Kenan Lectures) tenute dal filosofo viennese presso l'Università di Emery, nella primavera del 1969 e pubblicate a cura di Mark e Kira Notturno (in inglese nel 1994), dopo un paziente lavoro presso i Karl Popper Archives (Hoover Institution, Stanford, California), sotto la supervisione (fin dove possibile) dello stesso Popper.
L'esito è un volume che consente al lettore di valutare la continuità tra le tesi di Popper nella teoria della conoscenza e le sue opinioni circa il nesso corpo-mente.
Tesi centrale del testo è che il segreto della "conoscenza oggettiva" che permette all'umanità di sopravvivere è condensata nel motto "imparare dai propri errori".
All'interno del tema sempre 'aperto', quindi non risolto del rapporto mente-corpo il filosofo ripropone il linguaggio, con tutte le sue caratteristiche, come luogo specifico dell'iniziativa umana. Riprendendo il tema cartesiano del 'luogo possibile' dell'interazione tra mente e corpo, il filosofo ripropone il tema di un 'nuovo' interazionismo rappresentando l'essere umano come un 'processo aperto', con possibilità evolutive sia a livello di specie che di individuo: la coscienza di sè emerge e/o si sviluppa "insieme alle funzioni più alte del linguaggio": questa sarebbe la prova che tale localizzazione può essere "anatomicamente localizzata" nel centro linguistico del cervello (174 e seg.).


Autore: Riccardo Staglianò
Titolo: 'Capire la Rete' I e II, allegati n. 32/33 1996 di 'Reset';
Un testo agile e piacevole per districarsi nei rapidi avvenimenti riguardanti il mondo delle telecomunicazioni.


Autore: Giuseppe Salza
Titolo: 'Che cosa ci faccio in Internet'
Theoria, Roma-Napoli, 1995
L'autore ci accompagna, in modo divertente ed arguto, nel viaggio del mondo delle reti, dando consigli e suggerimenti per chi rischia di naufragare nelle 'troppe informazioni'.
In appendice una intervista a William Gibson (il celebre autore di 'Neuromante' e 'Luce virtuale'), con l'indirizzo dello scrip originale del film 'Alien' (http://dutial.twi.tudelft.nl/~alien/alientext.html): l'intervista del maggio '94 è dedicata alla sceneggiatura di 'Jonny Mnemonic' (film culto per gli appassionati del genere), tratto dal suo racconto 'La notte che bruciammo Crome'.
Questo testo, ancora d'attualità, parla di cinema, fantascienza e degli acesi dibattit in corso sui mondi del Net e delle autostrade dell'informazione.


Autore: Joseph Weizenbaum
Titolo: 'Computer Power and Human Reason. From Judment to Calculation', 1976;
Traduzione italiana: 'Il potere del computer e la ragione umana. I limiti dell'intelligenza artificiale', Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1987; introduzione di Franco La Cecla.
Un testo classico della storia della 'Computer Science' in cui l'inventore di ELIZA, programma che simula una conversazione, racconta la storia di un singolare esperimento.
Weizenbaum, ricercatore docente nel prestigioso Massachussets Institute of Tecnology (MIT) ideò un programma dimostrativo dal nome ELIZA, allo scopo di rendere evidente il potere di elaborazione dei dati di un computer, simulando una conversazione: il programma ebbe molto successo tra gli studenti del MIT e il suo successo fu tale che con sorpresa del suo autore, alcuni psichiatri lo presero come esempio, nella versione DOCTOR, della possibilità di realizzare una terapia quasi completamente automatizzata (Colby, Watt e Gilbert, 'A Computer Method of Psychoterapy: Preliminary communication', The Journal of Nervous an Mental Disease, 1966). Questo fatto ha fornito lo spunto all'autore di formulare varie ipotesi, forse in parte ancora attuali, sulle caratteristiche deteminanti l'interazione uomo-computer.


Segnalo inoltre:

Sergio Modeo, 'Cyberlogos' in "La Rivista dei Libri", Aprile 1996; per chi desidera una analisi suggestiva ed efficace della produzione di fantascienza contemporanea denominata 'ciberpunk'da 'Neuromante' di William Gibson, Milano Nord, 1993, a 'La Matrice Spezzata' di Bruce Sterling, Milano Nord, 1995, e 'Snow Crash', Milano, Shake, 1995.
L'autore propone una lettura sgombra da pregiudizi di tre 'fiction' dallo straordinario potere innovativo. Ipotizza infatti che se "Qualcosa si è spostato nel cuore delle cose" (Neuromancer), se davvero ci avviamo verso un secolo che renderà molte categorie di giudizio e strumenti d'indagine della "realtà" anacronistici, se stiamo entrando in un'era in cui l'intelligenza e la coscienza attraverseranno nuovi stati di organizzazione della materia, allora 'Neuromancer', 'Schismatrix' e 'Snow Crash' possono essere letti, oltre che espressione di una nuova e attuale tendenza letteraria, come prefigurazioni di scenari che appartengono già al nostro futuro.


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