BOLLETTINO FENASCOPLO PSICHIATRA di Bruno Commodari * Laresidenzi alitàcontrapposta almanicomio è stata rilanciata dalla Legge 180/78 edavrebbe dovutoconnotarsi come opzione assistenziale all'interno di unpiùcomplesso progettoterapeutico-riabilitativo.
Nei fatti, nella gran parte dei casi, hacontinuato a conservare lafunzione di contenitore e testimonianza del fallimento,posta al capolineadi un itinerario terapeutico non piùpercorribile. Un tale modo divedere la residenzialitàne ha causato il confinamento ai marginidei circuiti assistenziali conla conseguente ghettizzazione dei suoioperatori, compreso lo psichiatra.Intale prospettiva i professionistidelle strutture residenziali, oltre allaprecarietà del ruolo,spesso erano assunti con contratti a consulenzaod a ore, hanno condivisola marginalizzazione delle strutture e dei loroospiti e si collocavano inuna zona grigia in cui l'agire specialisticoera oscurato da un'alea dineocustodialismo dal volto più umano manel quale alle mura delmanicomio si erano sostituiti l'isolamento affettivoeculturale. Solo di recente, esolo ora che i manicomisono stati chiusi veramente, laresidenzialità ha conquistato unospazio più significativo ela dignità di risorsa terapeutica,grazie anche al modo nuovo diporsi dello psichiatra che ha raccolto lasfida e, rifiutando la funzionedi custode illuminato, ha assunto un ruolodi propulsione innovativa anchenei confronti della psichiatria territoriale. In questi ultimi anni caratterizzatidall'innovazionee dal cambiamento delle regole organizzative, non èraro assistere,paradossalmente, allo scontro fra una psichiatriaresidenziale dinamica,attenta al cambiamento delle regole, aperta allavalutazione dei risultatied una psichiatria territoriale, ancora legata aschematismi autoreferenzialie poco disponibile alconfronto. Laresidenzialità viene, infatti,proposta non come offertastrutturalmente statica e finalizzata al controllo,ma come rispostadinamica, dai contorni forti, finalizzata al reinserimentoed al recuperodella relazionalità interferita dalla malattia, compromessadalrifiuto e dall'esclusione che richiede interventi a tutto campo e spazidiprotezione ampi e protratti nel tempo. La residenzialità, così intesa,consente diaffrontare in maniera più globale ed integrata le fasipiùproblematiche del disturbo psichiatrico grave garantendo un livelloditutela più elevato, all'interno di un contesto abitativo eresidenzialepiù tollerante ed aperto al dialogo ed allacomprensione. In questa nuovaprospettiva, lo psichiatrache opera nella residenzialità perde laconnotazione di operatoredi confine per assumere quella di operatore dicerniera, in grado di favorireun intervento terapeutico a tutto campo cheutilizza almeno tre fondamentalifattori terapeutici l'abitare, il viverela vita quotidiana, il condividereun rapporto intenso e simmetrico con glioperatori.Questi tre fattori consentonodi riscrivere una modalitàesistenziale transizionale in cui realtàinterna e realtàesterna possono coesistere senza per questo confondersiin un progredireche consente una crescita nella differenziazione. Tutto ciò è stato resopossibiledalla realizzazione di alcuni passaggi importanti fra i quali ilriconoscimentoche la povertà istituzionale può esseresuperata medianteil recupero di risorse non istituzionali, rappresentantedagli altri operatori,compresi i non tecnici, dalla famiglia e dallacomunità circostante.Ilriconoscimento di queste nuoveopportunità oltre che generare risorseha rotto l'isolamentoculturale e riacceso entusiasmi ed interesse. La progressiva apertura dellaresidenzialità,alla famiglia ed alla Comunità circostanteche rappresenta una fonteinesauribile di risorse, ha permesso al pazientedi partecipare e di riappropriarsidi uno spazio esterno vero e non ostilenel quale risperimentare esperienzedi confronto ecoesistenza. Lo psichiatra hail compito, quindi, digestire non solo la terapia di contenimento ma,principalmente, quello dicoordinare l'insieme delle sequenze e delleazioni finalizzate al recuperopsicosociale, in un tutt'uno integrato, cheprevede anche la partecipazionedel servizio territoriale, della famiglia edella comunità circostante.Èal centro di un complesso diazioni, fortemente collegate con il territorio,rivolte non solo allamalattia ma principalmente alla persona, al pienorispetto della suastoricità, alla salvaguardia del tessuto di nuoverelazioni che inquesto clima diverso non tardano a realizzarsi. In una epoca in cui si assiste al superamentodellamedicina basata sul consenso ed al prevalere della medicinabasatasull'evidenza, attenta, quindi, alla valutazione dei risultati delprocessoclinico-assistenziale, anche lo psichiatra ha recuperato un ruolodi primopiano nella gestione della malattia mentale e la capacitàdi progettaree gestire processi complessi che trovano la loro massimaespressione nellapluriprofessionalità e nella corretta sequenzadegli interventi edei coinvolgimenti. In questo nuovo modo di agire il proprioruolo, un aiuto decisivopuò essee dato dai nuovi antipsicotici,primi fra tutti ilrisperidone e l'olanzapina, che, consentendo di contenerele emergenzepsicopatologiche senza per questo interferire sulla relazionalitàesulla continuità esistenziale del paziente, hanno modificatosial'evoluzione che gli esiti del disturboschizofrenico. In conclusionese diversità significasuperamento di vecchi stereotipi,modernità e ricerca di modellidi intervento funzionali non allaconservazione del corpo degente ma alpieno reinserimento, alla proiezioneverso il territorio, gli operatoridella residenzialità sonoveramente diversi in quanto superando stigmatizzazionie burn-out hannosaputo riconquistare uno spazio operativamente e culturalmentericco ed alpasso con i tempi.
Commodari B.,Pintus L.: "Le innovazioniorganizzative in Sanità.Il projectmanager ed il gruppo di progetto.(Parte II)", S.I.P. BollettinoScientifico d'Informazione, V,1, 1998. Saraceno B.: La finedell'intrattenimento,RCS Medicina, Etaslibri,1995. Scala A.: L'agireriabilitativo, IlPensiero Scientifico, Roma 1998. * Resp. del Settore Salute Mentale eTossicodipendenzedella A.U.S.L. 3 Catania TORNA ALL'INDICE FENASCOP
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