Se non si sapesse che la regia e ad opera di Antonello Grimaldi, "Caos calmo" ci sembrerebbe a pieno titolo un film di Nanni Moretti. Sue sono le angolature, le pause, lo stile delle frasi monche e reiterate, insomma latmosfera complessiva del film, senza alcuna sbavatura. Non credo che questo si spieghi solo col fatto che Moretti ha preso parte alla sceneggiatura, cosa che senzaltro conta, ma piuttosto sembra uno di quei felici casi in cui linterprete riesce, grazie allo spessore della sua personalita aritistica, a soggettivare completamente la vicenda e il personaggio su di se, sicche alla fine, di "Caos calmo" ci dimentichiamo che e tratto dal romanzo di un altro e che ha la regia di un altro, risultando del tutto aderente alla poetica di Moretti.
Non ho letto il romanzo di Veronesi, se non in qualche stralcio qua e la, ma il Pietro Palladini morettiano non credo ricalchi esattamente il protagonista del libro, e poco importa, anzi. Perche il Pietro del film e un soggetto sofferente e stupito del tutto coerente con quello de "La stanza del figlio", o de "La seconda volta", per citare due esempi tra gli altri.
La trama e semplice. Pietro e un manager romano di successo a cui un giorno, improvvisamente per una caduta in terrazzo, muore la moglie, mentre lui si trova alla casa al mare con lo scanzonato fratello e, sempre accidentalmente, si ritrova a salvare una donna da un possibile annegamento. Quando arriva a casa, la tragedia e avvenuta. Per voce della figlia di sei anni, Claudia. un immediate senso di colpa: mentre la moglie moriva, lui era altrove, e salvava la vita ad una sconosciuta.
La ripresa del lavoro, che attraversa una delicata stagione di fusioni e di perdite, gli e difficile, si sente come estraniato, privo di interesse.. Accompagna la figlia Claudia al primo giorno di scuola elementare e da li, tutti i giorni fino a Natale, si siedera sulla panchina di fronte alla scuola ad aspettare.
"Caos calmo" e dunque la storia dellelaborazione di un lutto che avviene nello spazio improvvisato dellattesa. In questattesa, dentro giornate apparentemente tutte uguali, Pietro non e pero un soggetto passivo, non assistiamo alla deriva malinconica di un barbone; al contrario, e piu attivo che mai. Organizza tacitamente il suo spazio-panchina come un luogo attivo di incontri, reincontri, sguardi, amicizie, pensieri, decisioni. Sono gli altri ad andare da lui per parlare di affari (i colleghi), di drammi personali (la cognata), di chiarimenti e scoperte (il fratello, la donna dallannegamento casualmente ritrovata). Un piccolo mondo privato si sposta, si trasferirsce dalle abitazioni e dagli uffici al piccolo parco con bar davanti alla scuola, uno spazio che via via Pietro abita e governa e adatta a se, alla sua personale attesa, fino a che il lutto trovi una sua fine e un suo sbocco.
Si pensa comunenmente che se si sta fermi non si e attivi.
I pazienti, quando si lamentano della loro apparente inattivita, ci dicono che devono "fare, fare, reagire". E faticoso a volte, e ci sentiamo impotenti e non capiti quando cerchiamo di convicerli, pur coi nostri mezzi analitici, che il tempo dellattesa e un tempo vivo, ricco, che il lavoro del lutto non ha bisogno di grandi maratone o sceneggiate o reazioni qualsivoglia, perche il processo e gia del tutto attivo dentro di noi, che il lavoro del lutto e appunto un lavoro, non ci lascia molta energia per fare altro.
Ci sono molti modi per organizzarci il nostro lavoro del lutto. Ne "La stanza del figlio" la coppia passa attraverso la rabbia e lincolparsi reciproco, poi intraprende un viaggio di scoperta; nel bellissimo "Sotto la sabbia" di Ozon, una vedova allucina la presenza del marito morto (suicida, si scoprira), rendendo la perdita come non avvenuta. Il Pietro di "Caos calmo" inscena una sorta di inconscia rappresentazione del lavoro del lutto ritagliandosi uno spazio dove lattesa e la rimuginazione ossessiva possano avvenire al di fuori dei contesti dati, quotidiani e usuali.
Nei suoi Frammenti di un discorso amoroso, Roland Barthes scrive dellattesa: "LAttesa e un incantesimo: io ho avuto lordine di non muovermi. Lattesa di una telefonata si va cosi intessendo di una rete di piccoli divieti, allinfinito, fino alla vergogna; proibisico a me stesso di uscire dalla stanza, di andare al gabinetto, addirittura di telefonare; per la stessa ragione, io soffro se qualcuno mi telefona; lidea che di li a poco dovro uscire (
.) Tutti questi diversivi sono dei momenti perduti per lattesa, delle impurita dangoscia, poiche nella sua purezza, langoscia dellattesa esige che io me ne stia seduto in una poltrona con il telefono a portata di mano, senza far niente"
Forse lattesa amorosa e quella del lavoro del lutto hanno qualcosa in comune
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Trovo sia un merito del film, forse il maggiore, non avere affidato ad un Io narrante letterario il racconto della vicenda interiore di Pietro, perdendo cosi certo qualcosa del testo orginario, ma affidando quasi esclusivamente alle immagini il tessuto emotivo della storia interiore.. I dialoghi sono pochi, scarni, poco profondi, non e un film parlato sebbene tratto da un romanzo, ma le immagini parlano, le sentiamo chiaramente, la voce interna di Pietro e affidata allespressivita matura e piena di Moretti che, come detto, integra e adatta perfettamente il personaggio a se.
Pietro sembra un uomo non particolare: tende ad evitare le tensioni forti e i conflitti (sviene alla riunione genitori, si sottrae), cancella le mail che potrebbero condurlo sulla possibile pista di un amante della moglie, sa pero essere un buon amico, sa osservare i dettagli affettivi della realta (il bimbo handiccapato che incontra ogni giorno), non si pone domande a cui non sa rispondere (amava la moglie, e lei lo amava?). Si sottrae alle memorie e alle consapevolezze troppo dolorese, ma non evita, non puo evitare quello accade nellAttesa, in lui.
Qualche critico, ha parlato di pausa. A me pare che Pietro non si fermi, non stacchi la spina; solo che il suo movimento, il suo caos, si trasferisce completamento allinterno, dentro la sua mente, questo caos calmo, non agitato, fatto di non muoversi, come dice Roland Barthes. Quanto movimento in questo star fermi, persino apparentemente immobili!
Forse la parte meno riuscita del film, almeno nel finale, e affidata alla piccola Claudia: tocchera a lei il compito di assolvere il padre dal prolungarsi del lutto, e anche dalla colpa di non esserci stato mentre la madre moriva. Sara lei a lasciarlo andare, a dirgli di non venire piu davanti alla scuola perche i compagni la prendono in giro. Esigenze di realta, lo sappiamo, la forza del principio di realta ci impedisce di trascinare i nostri lutti oltre tempo. Se non vi riusciamo, e la depressione. Se il conflitto di amore e odio dentro di noi non si arresta e le accuse verso la persona perduta si ritorcono verso di noi, e la malinconia. Lo sappiamo, lo vediamo ogni giorno.
Claudia e suoi compagnetti ("sai come sanno essere cattivi i bambini"), rappresentano un impietoso senso del reale che chiude lattesa di Pietro, fa calare il sipario sul suo lutto e apre persino ad un possibile nuovo amore (la bella ragazza che tutti i giorni passa col cane e che da tempo guarda gelosa i suoi incontri).
Nonostante questo relativo happy end, "Caos calmo" e un film intelligente e, soprattutto, umano. Come e nello stile di Moretti, le case sono prive di televisori, abitate solo dalle persone e dai loro tentativi di comunicare, il ricordo non e enfatico o idealizzante, ma schiacciato in una sorta di banalita del quotidiano, delloggi, che preserva alla memoria solo la sensazione, e lAltro e qualcuno di cui conosciamo poco o niente. Chi era sua moglie, per Pietro? Elenca nel suo rimugianre ossessivo le cose "che non sapevo di lei", e si accorge sono molte; la donna salvata dallannegamento scopre, solo in questa occasione, che il marito lavrebbe lasciata morire. LAltro e qualcuno che ci vuole uccidere, e non lo sappiamo, o che semplicemente consultava i maghi per conoscere il destino, e della cui completa alterita ci accorgiamo solo casualmente, accidentalmente, o quando lo perdiamo.