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A qualche centimetro dal suolo. Riflessioni senza impegno su una vicenda poco impegnativa.
Note su Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia.

di Gerardo Favaretto

psichiatra, direttore DSM Ulss 7 Pieve di Soligo (TV) gerfa@tele2.it

Non ho visto il film. Ho capito leggendo Tre metri sopra il cielo che la speranza assolutamente non celata dell’autore era che, il più rapidamente possibile, diventasse un capolavoro dello schermo . Step, Babi, Dani e tutti gli altri personaggi che si muovono Tre metri sopra il cielo, sembravano scappati dalla pubblicità del Mulino Bianco ( il loro passato ) per trovarsi, a causa di irrimediabili traumi e passioni - inevitabilmente perverse - nel mondo di un nightmare de noartri .

Un pensiero tormentava la mia testa di lettore ingenuo e, forse, poco generoso: ma i cellulari? Come?!? C’e’ un libro sui ggggiovani e non ci sono cellulari , sms , mail , chat e ogni altra diavoleria modernissima che può offrire vie virtuali al rigoglio delle passioni? Svelo l’arcano e scopro che il testo è del ’92; appena tredici anni fa le comunicazioni personali erano ancora legate a telefoni fissi e a coraggiose arrampicate sui balconi.

Ma, forse, non è questo il punto della vicenda di Tre metri sopra il cielo, anche se questo, da solo, meriterebbe una riflessione.

La questione sembra essere più o meno in questi termini: una storia " di giovani e d’amore" , passione, morte, morte della passione e poi la normalità e la follia, le emozioni secondo il pensiero di Mogol e Battisti, il particolare e l’universale, un film di cui conosci la fine fin dalla prima sequenza, protagonisti rubati al piccolo schermo e un successo editoriale impensato dieci anni e passa dopo.

E un blog nel sito della casa editrice Feltrinelli, frequentato e ricco di commenti del genere " fede grazie" , " ho letto senza respirare fino all’ultima pagina" oppure " kikko non ti scorderò".

Pensierini tutti puntualmente contrappuntati dal nostro Autore che, sdoganato dalle pagine del libro e approdato sulle rive del virtuale, può finalmente approfondire le teorie sul mondo e sulla vita che, come si sa, sono in fondo, un delicato melange di passione, poesia , violenza e potere che viaggia , possibilmente, su un adeguato due ruote.

Non posso evitare di pensare all’ "epoca delle passioni tristi" [ndr Miguel Benasayag - Gérard Schmit, L’epoca delle passioni tristi, traduzione di Eleonora Missana, Feltrinelli, maggio 2004, euro 15,00 ] e chiedermi di chi si stia parlando, di cosa si stia parlando.

Non posso fare a meno di chiedermi se davvero i giovani di cui crediamo di parlare sono quelli descritti dal libro di Moccia, sono i fan che frequentano il suo blog lasciando frammenti del loro sentire e del loro mondo interno; non posso non pensare che, forse, siano altri, ben diversi da questi…

Il fatto è che, probabilmente, l’amore è inevitabilmente mescolato al valore dell’attesa. L’amore, la passione, sono la grande e travolgente scoperta dell’adolescenza e con grande facilità è possibile specularci sopra, al punto da disegnare delle sagome nelle quali non è difficile identificarsi specie in un momento della vita in cui si guarda dappertutto cercando una fisionomia che possa rendere un po’ più familiare tutto quello che ti succede .

Quello che poi i fan sembrano cercare davvero molto nel blog è, invece, una approvazione sul piano espressivo; in parecchi dicono: leggerti mi ha dato forti emozioni , anch’ io voglio usare la scrittura come uno strumento forte ed emozionante, voglio essere in grado di entrare dentro la storia delle persone così come tu hai fatto con la mia . E questa, in effetti, potrebbe essere una delle chiavi di lettura di tanta e significativa partecipazione. La volontà cioè di autoaffermarsi attraverso la celebrità, la caccia al consenso attraverso l’imitazione di chi è famoso.

Facciamo allora un passo indietro per cercare di capire su quali stereotipi tale processo imitativo si fondi. Questi stereotipi, a dire il vero, devono essere bene radicati se non hanno poi trovato grandi difficoltà ad essere condivisi. Si tratta di stereotipi che comunque si prestano particolarmente bene alla drammatizzazione di alcuni passaggi della vita che, come ogni cosa che proviamo in prima persona , sono particolarmente forti.

    1. Il maschio adolescente dominante è affetto da disturbo antisociale di personalità, ma non si può dire. Ha sofferto nella vita, molto, a causa delle proprie debolezze e, in particolare, del malcelato amore per una madre bellissima e traditrice per definizione, e della propria fragilità fisica. Ma ecco che, a furia di pesi e ore passate in palestra, è riuscito a saltare il fosso e a diventare, da vittima, carnefice. Se gli rompono le scatole ( o anche no, se solo si ha la sventura di incontrarlo nel momento sbagliato ) spacca la faccia a chiunque, anche ai grandi . Seppur intelligentissimo non è frustrato come il fratello, ma, comunque vive inappagato nel qui ed adesso.
    2. Per le grandi conferme che riceve dal punto di vista narcisistico continuerà imperterrito su questa strada. Chi lo vuole denunciare ovviamente , i grandi sono figure stinte e malaticce che debbono ricorrere alle leggi perché non hanno un uppercut degno di tale nome.

       

    3. Gli amici del maschio dominate adolescente suddetto lavorano per lui. Nel caso lavorino per un altro fanno parte di altra banda che prima o dopo sarà regolarmente istruita sulle autentiche gerarchie della vita
    4. La ragazza adolescente è fondamentalmente una ossessiva perversa che fa le cose per bene finchè non scopre la seduzione del lasciarsi andare oltre i confini del cielo, che corrispondono, purtroppo sostanzialmente ai fisici confini della sua intimità, lassù in alto, trasportata dalla passione per quella deliziosa canaglia che è il suddetto caratteriale di cui si diceva.
    5. Le sorelle delle ragazza ora descritta sono invidiose e in sovrappeso e sperano, crescendo, di diventare attraenti come i protagonisti.
    6. Le amiche e coetanee delle ragazze adolescenti sono ragazze che si concedono al superamento del confine facilmente e proprio a causa di questo non avranno mai un rapporto stabile con nessuno
    7. I genitori di tutti questi ragazzi sono: ipotesi A separati oppure ipotesi B coppia funzionante ma sostanzialmente distante, formale, non felice e soprattutto non capiscono e non capiranno mai cos’è il vero amore. Nella migliore delle ipotesi il padre può arrivare a ricordarsi di essere stato un esponente, da giovane, della "specie" maschio adolescente dominante (vedi punto uno).

E tutti gli altri? Degli altri - e qui il dibattito si porta all’altezza del miglior Wittgenstein - dei brutti, grassi, interessati al mondo, non dotati di parure griffate, con genitori "regolari" e "normalmente devoti"; di quelli timidi , sensibili , curiosi, con il desiderio di scoprire e scoprirsi al mondo, preoccupati per il sociale, con qualche brufolo, di quelli perdutamente innamorati di qualcuno a cui non avranno mai il coraggio di dirlo, che credono che sesso sia la parola con più esse della lingua italiana, che sentono lo stimolo a discutere, a capire, magari a protestare; di quelli che si preoccupano per gli altri, che si chiedono cosa possono fare per la fame nel mondo, per aiutare chi soffre, per inventarsi nuove forme di libertà e di partecipazione, che credono che la parola valore non sia sinonimo di prezzo; di quelli che abitano in piccoli paesi e sono curiosi del mondo, che hanno sentito parlare da piccoli della cassa integrazione dal loro papà, che suonano la chitarra o il piano o qualsiasi altro strumento; di quelli che alla sera, prima di dormire, pensano e al mattino quando si svegliano ripensano al senso della vita, che non hanno i capelli biondi o le bandane colorate e che nelle foto non vengono bene; di quelli che, quando ascoltano il telegiornale, si preoccupano e magari si arrabbiano; di quelli che hanno ancora qualcosa da attendere, da sperare, da costruire… di quelli non è dato parlare.

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Presentazione della Rubrica

Questa Rubrica è pensata come uno spazio aperto ai punti di vista di noi adulti, ma soprattutto ai punti di vista delle bambine e dei bambini, degli adolescenti, delle ragazze e dei ragazzi. Si tratta di dar voce alle nostre identità, a volte sospese, incerte, fluide; ma soprattutto ai loro sguardi sul mondo: il mondo che vedono, che vivono, che immaginano, che costruiscono.

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MARIA MADDALENA MAPELLI
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