Nel mese di gennaio a Padova quattro il Centro di Ricerca Teatrale Laboratorio Artaud ha festeggiato il suo primo decennale.
Assieme al Teatro Popolare di Ricerca di Lorenzo Rizzato e a Teatro Continuo di Nin Scolari, Laboratorio Artaud è tra le più innovative compagini padovane nel campo della sperimentazione e ricerca teatrale, diretto dal drammaturgo e regista Alfredo De Venuto.
Ciò che caratterizza lattività del Laboratorio è un lavoro che sispira alla prassi di Antonin Artaud. Le teorie di Artaud, che considerava il mondo un malato, un folle e il teatro lo strumento di una possibile guarigione, non furono inizialmente accolte e apprezzate, ma acquistarono grande importanza in Europa e Stati Uniti nel secondo dopoguerra del900. Il "teatro della crudeltà", così definito dallartista francese, è tale perché costringe lo spettatore a guardarsi dentro, a partecipare emotivamente in modo da uscirne spossato e forse trasformato mentre lattore deve immergersi completamente nella rappresentazione fino alle radici del suo essere. Lintenzione di Artaud di influire direttamente sul sistema nervoso e di liberare linconscio lo portò a sperimentare spazi teatrali alternativi, soluzioni sceniche, fasci di luci ed effetti sonori dissonanti.
Il Laboratorio di Alfredo De Venuto regista e ideatore del gruppo di ricerca ne fa conseguire una sperimentazione permanente volta a riformare ledificio teatrale tradizionale. Al centro di questesperienza vi è la condizione umana con particolare attenzione ai temi dellemarginazione e dellesclusione, spazi di frontiera che trovano espressione compiuta nella messa in scena di lavori con persone affette da disagio psichico in un viaggio ai confini della malattia mentale. Ne sono un esempio "Cyrano de Bergerac o dellambigua e labile identità" lavoro del 1997 dove recitano pazienti psicotici oppure "Pinocchio ovvero umano, troppo umano"del 2002 realizzato con il Dipartimento di Salute Mentale ASL 106; lorganizzazione e la direzione artistica, assieme allo II° Servizio Psichiatrico dellULSS 16, di "Segni latenti" 1° festival internazionale del teatro impegnato nel disagio psichico tenutosi a Padova nel 1999.
Come si legge dal catalogo documentale della compagnia dal titolo Nòstos, vi è larduo intento di contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono allindividuo di manifestarsi in modo totale. Ciò posto, i protagonisti del Laboratorio si collocano lontano dal teatro normale, normalizzatore e sedativo che certa psichiatria tende ad usare come un farmaco, come terapia. Lo spazio del teatro diventa luogo di ribellione e resistenza alle convenzioni consolidate del teatro tradizionale e della comunicazione di massa.
I temi del disagio psichico sono presenti anche in "Baile de Familia latino theatre music-hall" del 1996, spettacolo ove la famiglia diventa fonte di relazioni malate.
Nel 1999 è la volta di "Orre Liar metamorfosi teatrale del King Lear di William Shakespeare", lavoro dedicato ad Antonin Artaud e che si pone in aperto contrasto con i modelli comportamentali del potere vigente compreso quello psichiatrico. Lo stesso artista francese fu internato in un ospedale psichiatrico ove rimase fino al 1946 e sottoposto ad elettro shock. Questa esperienza fu documentata dallo stesso Artaud che scrisse: "Io, Antonin Artaud, nato a Marsiglia il 4 settembre 1896, cinquantenne, autore di cinque o sei libri di poesie, attore di cinema e regista
.ho perso ogni potere di disporre della mia vita, del mio corpo, internato dufficio e costretto in manicomio per 9 anni, oggetto nelle mani dellautorità, e sottomesso a leggi crudeli ed alienanti che mi resero irrimediabilmente altro per sempre".
Si tratta di contributi volti a descrivere la malattia mentale e lemarginazione attraverso una comprensione di tipo umanistico nel tentativo di reintrodurle allinterno di una quotidiana attenzione della comunità. Il tempo in cui viviamo è scandito dal parossismo dellefficienza, delliniziativa, dellazione ed esclude, come mai era avvenuto in passato, chiunque non sia in grado di rendersi omogeneo alle richieste sociali perché inadeguato, inibito, mai sufficientemente se stesso, mai sufficientemente colmo didentità, mai abbastanza attivo. A mio avviso si esprime inoltre unidea della psichiatria alternativa a quella organicistica, in quanto luomo è considerato anche come il frutto delle relazioni familiari, sociali e dellambiente più ampio in cui vive e da cui viene influenzato.
Tale visione si può ricondurre alla lezione dello psichiatra scozzese Ronald David Laing, di Franco Basaglia e dellautore del sempre attuale "Manuale critico di Psichiatria" Giovanni Jervis, risente del dibattito ancora oggi vivo sui temi dellospedalizzazione psichiatrica, di cosa si intenda per terapia e della difficoltà di tracciarne i confini. Va rilevato che molti passi in avanti si sono fatti per arrivare a mettere in scena spettacoli come quelli menzionati sopra, se solo si pensa alle molteplici esperienze di segno opposto a cui abbiamo assistito nel corso del 900: dalle cliniche lager della Germania nazista dove il malato di mente veniva condannato a morte, allesperienza invece entusiasmante ed innovativa basata su una minore segregazione del malato svoltasi nella comunità terapeutica di Gorizia coordinata da Basaglia.
Dal punto di vista dei maestri teatrali a cui il Laboratorio sispira oltre ad Artaud, vi sono autori come S. M. Ejzenstein, Kostantin Stanislavskij, Vsevolod Mejerchold, Tadeusz Kantor, B. Brecht, Carmelo Bene e Jerzy Grotowsky. Alcuni di questi registi contribuirono a contaminare il teatro occidentale con le convenzioni delle forme drammatiche orientali: così il progetto Teatri dOriente del Laboratorio Artaud ha ospitato alcune discipline orientali come il Bharatanatyam, lOdissi, il Kathakali e il Bunraku giapponese.
Lintento riformatore si evince anche dallo studio scenico degli spettacoli, dalla messa in discussione dello spazio teatrale convenzionale utilizzando spazi storici aperti, mura e piazze, ma anche costruendo un palcoscenico in cui lo spettatore non è più tale, ma diventa testimone-astante invitato quasi ad entrare in scena con gli attori. Il legame con larchitettura rimanda alle origini, al teatro greco, alla tragedia e alle manifestazioni rituali religiose da cui essa derivò.
Il genere tragico è, infatti, quello prediletto dal Laboratorio di de Venuto che mette in scena la trilogia "Antigone symparanekromenoi" nel 2002, presentata a Roncaglia (PD), "Medeia eadem mutata resurgo liturgia per 14 spettatori" nel 2004 accessibile solo a quattordici spettatori per volta, "Atreides_Anaxandron e alla luce del lupo ritornano" nel 2005. Sono rielaborazioni dei grandi temi tragici greci che identificano la verità profonda della condizione umana che è conflitto tra necessità e libertà, contesa insanabile fra la libertà individuale e ciò che, per una legge insita nelluomo, limita e riduce questa stessa libertà. La regola della tragedia è la contraddizione ed esprime il conflitto tra luomo e il reale che lo circonda che difficilmente può giungere a conciliazione: così il giorno del debutto di Medea va in scena in Russia nella scuola di Beslan il sequestro dei bambini uccisi da donne-madri, episodio emblematico delle situazioni folli in cui è costretto a vivere luomo contemporaneo.
Di fatti di sangue, guerre e vendette è intrisa la saga degli Atridi a Micene raccontata nellAgamennone, specchio delle violenze dei nostri giorni ma anche appello sincero contro le guerre dogni tempo. Antigone simboleggia invece leterno conflitto tra la norma codificata e il diritto naturale, tra la ragion di stato e il mondo degli affetti. I protagonisti del Laboratorio Artaud sono senza dubbio schierati con Antigone che risulta essere solo apparentemente debole. La loro è una battaglia civile e pacifica che li vede opposti ai diversi Creonte con cui deve fare i conti una compagnia giovane, che non si adegua ai canoni del successo mediatico.
Gli ostacoli più ardui che il Laboratorio deve affrontare sembrano però essere oggi rappresentati da tutti coloro che non si espongono, che non prendono partito, che non si fanno avanti per dare il loro contributo per migliorare il presente o per tentare di cambiarlo, odierni Ismene con il viso coperto da un velo.