logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina

EMOZIONE E COSCIENZA: L'APPROCCIO DI DAMASIO di Marco Inghilleri

In una prospettiva di ricerca che pone attenzione non solo al cervello, ma all’intero organismo e ai suoi rapporti con il mondo esterno, Damasio per diversi anni si è occupato delle relazioni tra cervello e il linguaggio dell’uomo ed attualmente le sue indagini si sono rivolte alla relazione tra mente ed emozioni. Per Damasio, esiste una sorta di "peccato originale" che rende problematica ogni indagine possibile sulla mente. Questo "errore fondamentale" è da ricondurre essenzialmente alla tradizione filosofica inagurata da Cartesio. Con Cartesio, infatti, ci viene proposto un modello di mente totalmente separato dalla natura. La mente per Cartesio è un ente "in-naturale" e quindi "non-biologico". Tutto ciò ha avuto, secondo l’Autore, conseguenze devastanti nella storia del pensiero occidentale e la sua eredità è ancora molto presente non soltanto in filosofia, ma anche in medicina e in biologia. Secondo Damasio, una delle conseguenze più gravi dell’impostazione cartesiana è stata quella di amputare il concetto di umanità con il quale la medicina dovrebbe operare. Nella medicina e nella biologia occidentali, l’orientamento cartesiano, che portava a trascurare la mente, ha avuto pesanti implicazioni negative, come il fatto di aver ritardato ogni serio sforzo di comprendere la mente in termini biologici generali. La mente, quindi, per Damasio non è un ente lontano e totalmente separato dal corpo, anzi essa non può esistere e manifestarsi senza il corpo. L’analisi di casi clinici e la valutazione di fatti neurologici sperimentali ha portato Damasio alla conclusione che attività mentali come amore, odio, creatività o la soluzione di complessi problemi matematici si basino tutti su eventi neurali che avvengono all’interno di un cervello, purché questo interagisca con il corpo cui appartiene.

Emozione e Coscienza è il naturale proseguire delle riflessioni che Damasio ha condotto nel corso della sua attività di "neuro-scienziato" e di medico neurologo, cercando di rispondere ad un duplice intento: un obbiettivo medico-scientifico (cioè comprendere la natura della lesione che affligge il paziente e individuarne possibili soluzioni di cura e di recupero di una qualche forma di normalità) e un obbiettivo teoretico-filosofico (costituito dall’ipotesi di individuare una via che ci consenta di oltrepassare il dualismo lasciatoci in eredità da Cartesio, recuperando un’idea di ragione e di razionalità che comprenda anche i sentimenti e le emozioni).

La tesi che l’Autore vuole sostenere è che il problema della coscienza, dal punto di vista della neurologia, è dato dalla combinazione di due dilemmi, collegati l’uno all’altro. "La neurobiologia della coscienza — egli scrive — affronta quanto meno due problemi: come si genera ‘il film nel cervello’ e come il cervello genera il senso che il film appartenga a chi l’osserva". In sostanza, occorre capire come il cervello umano produca quelle configurazioni mentali che Damasio chiama "immagini di un oggetto". Cioè come il cervello crei gli schemi, patterns o configurazioni mentali di una qualsiasi entità (persona. luogo, melodia ecc..) o oggetto, in una qualsiasi modalità sensoriale o immagine. Dalla prospettiva della neurobiologia, questo implica cercare di capire come il cervello crei configurazioni neurali nei circuiti delle cellule nervose e come riesca poi a trasformarle nelle esplicite configurazioni mentali, che costituiscono il livello superiore del fenomeno biologico. Consentendo così di affrontare il limite conoscitivo delle neuroscienze: il problema dei qualia. Il secondo aspetto, non meno importante di quello appena accennato, necessario per affrontare il problema della coscienza, riguarda il fatto di capire come il cervello, insieme alle configurazioni mentali, riesca soprattutto a generare un senso del Sé nell’atto di conoscere.

Il punto di vista che Damasio ci illustra sulla coscienza, si caratterizza nel sostenere che non si debba limitare il progetto della comprensione della coscienza alla sola spiegazione di come noi creiamo "immagini". Risolvere quest’enigma, non implica necessariamente comprendere come la coscienza si forma. Il cuore del problema è, al contrario, capire non tanto come costruiamo il "film" del cervello, ma come la mente cosciente sta conoscendo quelle immagini che ci riguardano, che appartengono a noi soli ed alla nostra personale prospettiva. La questione del possesso del "film del cervello" è per Damasio il problema del Sé. Pertanto, Damasio ci propone un modello che si articola secondo tre argomenti principali che prevedono un attento esame delle circostanze biologiche che permettono la conoscenza della coscienza (e quindi una teoria della coscienza), una riflessione sul senso del Sé ed una sulla teoria delle emozioni e dei sentimenti.

Avere un senso di Sé, per Damasio, non è solamente necessario per conoscere in senso stretto; il senso di sé rende anche possibile la processazione di qualsiasi informazione relativa al conoscere. Infatti, la coscienza, secondo l’Autore, comincia essenzialmente come "sentimento di ciò che accade" quando sono attivate delle modalità percettive di un qualche genere; è cioè quel preciso sentimento che si svolge simultaneamente alla costruzione delle relative "immagini" a noi interne. Sono molte le indicazioni derivanti da osservazioni neurologiche e da esperimenti neuropsicologici, che ci mostrano come alcuni aspetti dei processi di coscienza possano essere messi in relazione con ciò che accade in specifiche regioni e sistemi cerebrali. Questi dati suggeriscono anche che non tutti gli elementi della coscienza possono essere analizzati in modo separato, come la coscienza e lo stato di veglia o come la coscienza e l’attenzione di basso livello. Ciò che non si presta assolutamente ad un esame disgiunto sono di fatto gli aspetti della coscienza e dell’emozione.

La coscienza non è monolitica, secondo Damasio. Essa si manifesta attraverso due forme sostanzialmente diverse: la coscienza nucleare e la coscienza estesa. A questi due tipi di coscienza l’Autore fa poi corrispondere anche due tipi di Sé: un Sé autobiografico ed un Sé nucleare. La coscienza nucleare fornisce all’organismo un senso di Sé in un dato momento (ora) e in un dato luogo (qui). Il suo raggio d’azione è quindi l’hic et nunc. Essa non ci dice nulla riguardo al futuro. L’unico passato che possiede è quello, vago, relativo a ciò che è accaduto un istante fa. Della coscienza estesa, al contrario, esistono non solo diversi livelli e gradi. Essa fornisce anche, all’organismo, sia un elaborato senso del Sé, dell’identità personale, collocandolo in un determinato momento del tempo storico individuale, sia la consapevolezza del proprio passato e del futuro possibile e previsto, insieme ad una profonda conoscenza del mondo circostante.

La coscienza nucleare è un fenomeno biologico semplice, che possiede un unico livello di organizzazione e si presenta in maniera stabile per tutto l’arco di vita dell’organismo. Essa non dipende dalla memoria convenzionale, dalla memoria operativa, dal ragionamento o dal linguaggio. Per contro, la coscienza estesa è un fenomeno biologico complesso, che si articola secondo diversi livelli di organizzazione, che si evolve nel corso della vita dell’organismo. Dipende dalla memoria convenzionale e dalla memoria operativa e, quando tocca il suo massimo livello con gli esseri umani, è anche arricchita dal linguaggio. Il Sé nucleare scaturirà quindi nella coscienza nucleare come un’entità transitoria, ricreata necessariamente e in modo continuo per ognuno degli oggetti con cui il cervello interagirà. La nozione del Sé autobiografico rimpiazza il tradizionale concetto di identità personale: corrisponde ad una collezione non transitoria di fatti e di modi di essere unici che caratterizzano una persona. Essa sarà pertanto il risultato di una conoscenza più stabile: quella determinata dalla coscienza estesa.

La coscienza, nel modello di Damasio, è studiata in funzione di due attori chiave, l’organismo e l’oggetto, insieme alle relazioni che questi due attori intrattengono tra loro nel corso delle loro interazioni. "Da questa prospettiva — sostiene l’autore — la coscienza consiste nella costruzione di conoscenza in merito a due fatti: che l’organismo è coinvolto in una relazione con qualche oggetto e che l’oggetto coinvolto nella relazione causa un cambiamento nell’organismo". In questo quadro di riferimento, comprendere la biologia della coscienza significa scoprire in che modo il cervello può mappare sia entrambi gli attori (organismo ed oggetto), sia la relazione che avviene tra loro. Tutto ciò avviene, secondo i dati che ci provengono dagli attuali studi delle neuroscienze, nel modo particolare in cui il Sistema Nervoso costruisce rappresentazioni in forma di schemi neurali nelle aree corticali sensoriali atte a mappare le caratteristiche sia dell’oggetto sia dell’organismo sia della loro relazione. Tuttavia, in tale situazione si ha un’interessante asimmetria. Infatti, come scrive Damasio: "Alcune parti del cervello sono libere di vagare per il mondo e di conseguenza di rappresentare qualsiasi oggetto. Per contro, altre parti, quelle che rappresentano lo stato dell’organismo, non sono affatto libere di vagare. Sono bloccate. Possono rappresentare soltanto il corpo e lo fanno oltretutto nell’ambito di mappe largamente prestabilite". Questo evento, principio omeostatico del corpo, è governato dal cervello con un macchinario neurale in grado di accorgersi delle variazioni chimiche del corpo e di decidere azioni votate alla sopravvivenza dell’organismo stesso. Si produce così una nuova conoscenza che viene creata man mano che degli oggetti presenti o rievocati interagiscono con l’organismo e ne causano un cambiamento. La forma più semplice di una tale conoscenza è il sentimento di sapere, distinto da Damasio in "sentire" e "sapere di avere un sentimento". Infatti lo stato del "sentire" non implica che l’organismo che sente sia pienamente cosciente dell’emozione e del sentimento che si stanno dispiegando. L’Autore sostiene che un organismo può rappresentare in schemi neurali quello stato che il soggetto consapevole chiama sentimento, senza neppure sapere che quel sentimento si sta dispiegando. Una simile separazione è difficile da "vedere", non solo per via del tradizionale significato delle parole, ma anche perché tendiamo ad essere consci dei nostri sentimenti.

La connessione che Damasio ci fornisce tra coscienza ed emozione è invero molto semplice e molto diretta. Egli, rilevando la sostanziale assenza di una prospettiva evolutiva e di una visione organica nello studio delle emozioni, mette in evidenza il fatto che le emozioni sono risposte fisiologico-regolatorie, che portano ad alcuni tipi di condizioni vantaggiose per l’organismo che produce quelle risposte. Mostrandoci poi diverse prove neurologiche che comprovano una condivisione dei meccanismi strutturali cerebrali soggiacenti sia all’emozione che alla coscienza, ci rende evidente il fatto che la coscienza sia, al suo livello basico, un aspetto aggiuntivo della regolazione della nostra vita. Noi sappiamo di avere un’emozione quando si crea nel nostro cervello il senso di un Sé che sente. Ma sappiamo di provare un’emozione solo quando sentiamo che l’emozione è avvertita come qualche cosa che avviene all’interno del nostro organismo, in una "prospettiva in prima persona".

L’aspetto critico del problema è comprendere, quindi, la via attraverso la quale è possibile generare, in un cervello, il senso della descrizione della prima persona senza far ricorso a nessun genere di Homunculus. Questo è possibile, secondo Damasio, proprio perché il senso del Sé, nella versione nucleare o in quella autobiografica, possiede un precedente biologico preconscio, il "proto-Sé". Le prime e più semplici manifestazioni del Sé "emergono" quando il meccanismo che genera la coscienza nucleare opera su tale precursore non conscio. "Il proto-Sé — ci dice l’Autore — è una collezione coerente di configurazioni neurali che formano istante per istante le mappe dello stato della struttura fisica dell’organismo nelle sue numerose dimensioni. E’ una collezione incessantemente aggiornata di configurazioni neurali del primo ordine che non si trova in un singolo sito cerebrale, ma in molti […]. Tali strutture sono intimamente coinvolte nel processo di regolazione dell’organismo. Le operazioni di azione sull’organismo e di rilevazione dello stato dell’organismo sono strettamente legate". Esso non è da confondersi né con il ricco senso di Sé, né con il rigido omuncolo della vecchia neurologia. La vita e l’impulso alla vita, all’interno del confine che circoscrive un organismo, precedono la comparsa del Sistema Nervoso e del cervello. Ma quando il cervello appare sulla scena, riguarda ancora la vita e preserva ed espande la capacità di rilevare lo stato interno, di mantenere il "sapere come" nelle disposizioni e di usare queste ultime per rispondere ai cambiamenti dell’ambiente che circonda il cervello. Il cervello consente che l’impulso alla vita sia regolato in modo molto efficace, e in un certo punto dell’evoluzione, con consapevolezza.

LINKS

TORNA ALL'INDICE DEL MESE

CERCHI UN LIBRO?

CERCHI UNA RECENSIONE?

FEED-BACK:
SUGGERIMENTI E COLLABORAZIONI

La sezione di POL.it dedicata alle recensioni librarie è aperta alla collaborazione dei lettori che volessero inviare loro contributi per la pubbllicazione.
Se sei interessato a collaborare o se vuoi fare segnalazioni o inviare suggerimenti non esitare a scrivere al Responsabile di questa rubrica Mario Galzigna.

spazio bianco
RED CRAB DESIGN
spazio bianco


POL COPYRIGHTS