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In margine a R. Kennedy: La Famiglia che abusa, la Psicoterapia e la Legge., pag. 170, Lire 30.000 Psichiatria e Territorio, Forte dei Marmi, 2001.

Roger Kennedy ha diretto la Family Unit del Cassel Hospital di Richmond (Londra) dove -come scrisse in un suo celebre libro (The Family as In-patient)- la famiglia viene ricoverata e considerata come un ricoverato.

Ha seguito l'impronta di Tom Main, che integra l'indizzo psicoterapico degli psichiatri con la community therapy svolta dagli infermieri,

Il libro parla del bambino abusato come dice il titolo originale (Child Abuse) ma soprattutto ci mostra famiglie che abusano, che commettono violenze e hanno comportamenti distruttivi.

E' evidente per chiunque , al di là della teoria della mente cui più o meno esplicitamente ci si riferisca, che abusi di questo tipo , nell'area del parenting e delle relazioni precoci tra figlio e coppia genitoriale contribuiscono alla vulnerabilità delo bambino.

Le ricerche sulla teoria dell'attaccamento rilevano come l'assenza di un attaccamento sicuro o maltrattamenti possano rendere difficile lo strutturarsi di attività metacognitive (Fonagy, 1991, 1993). Diviene difficile allora compiere esperienze autoriflessve, provare empatia, padroneggiare i propri stati mentali.

Kennedy riesce a restituirci la sua impressione di fronte a genitori apparentemente impenetrabili, incapaci di affrontare le emozioni suscitate o parlare dei propri impulsi.

Come nella tragedia greca è la follia a spiegare questo tradimento dei suoi compiti naturali.

Cosa si prova di fronte ad una madre che presenta una Sindrome di Münchausen per procura?

Nel lavorare con persone abusate si parte dal ricordo dell'abuso. E quindi dal controverso problema della "falsa memoria", del rimaneggiamento, della distorsione dei ricordi legata ad un circolo emotivo-ideativo, degli influssi riverberantesi tra convinzioni ed emozioni.

Il contenimento e la cornice istituzionale riesce a fornire. agli operatori uno stile di lavoro che consente loro di non scoraggiarsi ad affrontare questi casi ma con aspettative realistiche,

Lo staff del Cassel , mostra come sia possibile lavorare su queste persone, e dopo questi impasse raggelanti, partendo da momenti di condivisione, di sintonia, riuscendo a far provare loro e esprimere sentimenti si possa intraprendere un percorso di recupero e riabilitazione.

Solo dopo il contenimento è possibile osservare un aumento della autoriflessione.

Sappiamo come a volte esista la tentazione di selezionare i nostri pazienti. Certamente Kennedy ci mostra come sia doveroso fare psicoterapia anche in condizioni limite, con persone sottoposte a misure di sicurezza, mentre si è gravati di compiti peritali.

Mario Di Fiorino

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