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Voce GIOCO D'AZZARDO
GUIDA 1998/99 PER L'INFORMAZIONE SOCIALE III EDIZIONE COMUNITA' EDIZIONI a cura del CNCA COMUNITA' EDIZIONI pp.276-280

Mauro Croce
Psicoterapeuta e criminologodiVerbania. O323. 541235
Referente Educazione alla Salute ASL 14 OMEGNA ab. viale S. Giuseppe 23. 28921 Verbania.
E- mail 1) gchgc@ tin.it, 2) tull4ever@libero.it

Giocare denaro, attraverso varie forme, costituisce un comportamento estremamente diffuso,tollerato ed anche socialmente incentivato. Si ritiene infatti che circa l' l'80-90% della popolazione adulta - con un coinvolgimento che si limita a saltuarie partecipazioni a lotterie,lotto,schedine,gratta e vinci ed estrazioni e scommesse con amici o colleghi di lavoro - partecipi a forme di gioco d'azzardo. Circa il 3°% giocherebbe invece al totocalcio,alla lotteria o alle slot-machines quasi ogni settimana , ed il 5% due o tre volte alla settimana. La prevalenza di genere riguarda i maschi anche se, per alcuni tipi di gioco, quali le slot machines e probabimente il lotto,le donne che giocano superano gli uomini. In Italia si calcola che siano stati spesi nel 1995 17311 miliardi tra lotterie nazionali, grattaevinci,totocalcio,totogol, enalotto,totip, ippica,mentre il lotto evidenzia una media di tracentomila lire a famiglia su scala nazionale e settecentomila per la città di Napoli. Se il totocalcio nel 95 ha totalizzato insieme al totogol quai 3.3OO miliardi equivalenti al 18 per cento del gioco nazionale, il Superenalotto ha indicato una crescita del 1328% dal giorno della sua istituzione il 3 dicembre 97. Da tale momento sono stati investiti nel Superenalotto 1900 miliardi ed i quasi novemilioni di vincitori si sono spartiti più di 65° miliardi. Oltre infatti alle vincite che “cambiano la vita” il Seperenalotto premia anche il 5,il 4 ed il 3.(La Stampa 19.9.98.). Da questo gioco si calcola che l'erario abbia incassato una cifra di poco inferiore ai mille miliardi ed il Superenalotto, grazie anche ad un prelievo del 56% (560 lire ogni mille giocate : il più alto d'Europa) risulta il gioco che più contribuisce alle entrate dello Stato. A questi dati va aggiunto il volume di denaro relativo alle case da gioco (il solo casinò di Sanremo ha incassato nei primi nove mesi dell'anno 110 miliardi, quasi nove in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precendente, di cui le sole slot machines 68 miliardi, e le roulettes 24 miliardi: dato curioso i clienti a differenza degli incassi sono calati da 293766 a 291575) , quello legato al gioco illegale; e valutato anche il volume di denaro proveniente da giocatori italiani pendolari presso casinò in località confinanti con l'Italia (Slovenia). Altri elementi utili per un migliore inquadramento del fenomeno dovrebbero inoltre giungere dal nuovo fenomeno di slot-machines dislocate presso locali pubblici.. Il gioco d'azzardo presenta quindi all'osservatore ed alla ricerca quantitativa un primo elemento di grande diffusione e di sostanziale innocuità sul piano individuale e sociale. Tuttavia accanto a questa dimensione esiste il dato relativo a quelle persone che ,secondo (Clark, 1966), sarebbero poco meno dell'1% e secondo il DSMIV attorno all'1-3 % della popolazione adulta . A questa dimensione vanno aggiunte molte situazioni individuali non così estreme e totalizzanti ma per questo meno problematiche e trascurabili , per le quali il gioco diventa una vera e propria forma di dipendenza patologica,con costi individuali e sociali molto pesanti sul piano delle relazioni sociali e familiari, dell'impegno lavorativo e della salute oltrechè per l'entrare in contatto ed in dipendenza con organizzazioni criminali che offrono prestiti illegali ad altissimo tasso. Da queste breve osservazioni si può considerare come si possa analizzare il fenomeno gioco d'azzardo da due diverse angolature . Una che considera prevalentemente gli aspetti patologici del gioco ed i danni che questo può comportare, ed una invece che ne evidenzia gli aspetti di sostanziale innocuità. Per molti studiosi infatti il gioco risponderebbe ad un bisogno di socializzazione e di antidoto alle ingiustizie sociali (attraverso la funzione simbolica di abolire le differenze e le ingiustizie) ed a bisogni di sfida al pericolo , di avventura,di ordalia, di disprezzo per la vita di routine etc (Downes,1976,Goffman1971). Inoltre può costituire una forma di devianza istituzionalizzata (Devereux 1968), ed offrire l'illusione di giocare con il proprio destino. In questa linea interpretativa, altri autori (Zola 1964), evidenziano come lo scommettere , pur non producendo in realtà né svago né guadagno di denaro, non per questo costituisce un'attività sterile, non produttiva o addirittura disfunzionale, ma un modo per imbrigliare e incanalare molte delle frustrazioni che altrimenti potrebbero essere distruttive e per condividere le mete di successo ed i valori della classe media altrimenti, per volontà o incapacità, irraggiungibili.

Se si osservano e si incrociano le politiche sociali nei confronti del gioco d'azzardo e della tossicodipendenza si evidenziano curiose analogie e curiosità. Non può infatti sfuggire il fatto che così come come esistono sostanze (farmaci) legali e sostanze (droghe) illegali , esiste una forte attività di gioco d'azzardo “pulito”, (promosso, incentivato e gestito dallo stato), parallelamente ad un mondo di gioco considerato illegale e spesso gestito dalla criminalità organizzata alla quale peraltro lo stato sembra aver attuato una vera e propria “concorrenza “attraverso l'adozione di nuovi sistemi di gioco,di maggiore diffusione delle ricevitorie,di snellimento delle procedure. Anche i temi, le analisi, le posizioni addotte a favore di una liberalizzazione, di una maggiore repressione o controllo da parte dello Stato sono presenti in entrambe le attività si muovono all' interno di una polarizzazione che vede da una parte una retorica di tipo moralistico (incentrata ad enfatizzante i danni individuali e sociali ed a sollecitare interventi di controllo sociale) e da un'altra parte da una retorica di tipo liberalista che richiama la libertà dell'individuo, gli aspetti di socializzazione e la sostanziale innocuità sociale della pratica del gioco d'azzardo.

Rispetto alle politiche di intervento si può osservare tuttavia una ulteriore e curiosa analogia che ha graduelmente portato a definire obiettivi di trattamento non esclusivamente monocentrati all'astinenza, ma diversamente articolati e che prevedono obiettivi mirati ai diversi pazienti e fasi di trattamento finalizzate alla moderazione, al controllo del sintomo alla riduzione dei danni. Matura é infatti in entrambi i settori la consapevolezza che non esiste uno stesso trattamento valido per tutti i soggetti ma risulta necessaria l' adozione di trattamenti multimodali e multifasici. Trattamenti cioé che possano prevedere e comprendere aspetti diversi del problema (individuale,familiare,economico,etc) e fasi diverse di trattamento a seconda delle evoluzioni cliniche del soggetto. Obiettivi quindi apparentemente di minore impegno ma più raggiungibili da molte persone implicate nel problema (interventi a bassa soglia di accesso) . Si pensi ad esempio a programmi “di tipo sostituivo”, che prevedono l'arruolamento di giocatori “pesanti” in tipi di gioco che sembrano non creare alcuna (o minore o meno rischiosa o più controllabile) dipendenza, come il totocalcio e la lotteria, promuovendo altresì strategie che aiutano a mantenere il controllo in quegli ambienti, come i casinò e le ricevitorie, che potenzialmente creano dipendenza. Questa posizione tuttavia raramente é accettata da parte dei gruppi di auto-aiuto storici (alcolisti anonimi,gamblers anonymous,narcotici anonimi) o di molte comunità terapeutiche che restano invece rigidamente fedeli al concetto di non possibile autocontrollo, di astinenza completa e di più o meno esplicito rifiuto di modelli alternativi.

Per quanto riguarda invece l'analisi del problema a livello scientifico si evidenziano due posizioni di fondo. Chi ritiene vi sia una categoria specifica di persone affette da gioco d'azzardo patologico e che come tali necessitano di un trattamento specifico e specialistico, chi ritiene invece che tale problema debba essere trattato non come sindrome specifica, ma considerando la persona nella sua globalità e non isolandone alcuni tratti facendone categoria. Secondo questa posizione, quella del giocatore compulsivo non é una categoria psichiatrica sostenuta da sufficenti riscontri empirici ( De Leo) e pertanto chi richiede aiuto anche in relazione ai problemi legati al gioco andrebbe aiutato facendo riferimento basilare condizione di persona in difficoltà piuttosto che agli specifici aspetti di giocatori coartati. Da una parte quindi studiosi attenti a cogliere ed isolare comportamenti di gioco problematici ed ad elaborare trattamenti specifici per trattare ed eliminare o quantomeno ridurre tali comportamenti, dall'altro invece studiosi attenti a collegare e trattare tali comportamenti all'interno di trattamenti terapeutici non specifici.Alcuni autori si spingono alcora oltre nel evidenziare i rischi del considerare i giocatori etichettati come patologici come categoria a sé, e quindi della possibilità di considerare tutti i problemi legati al gioco in generale come delle forme minori, di esordio,larvate, di gioco patologico utilizzando la nozione di giocatore sociale per designare le persone che pur presentando difficoltà legate al gioco non ripondono ai criteri del dsmiv, e trasformando di fatto “l'intervento in aggiustamento normativo dei comportamenti”.

Non sono semplici ed inessenziali posizioni teoriche.L'aderire ad una o all'altra posizione infatti non solo sottintende un diverso modo di leggere il fenomeno, ma significa anche una diversa organizzazione di servizi, di atttività ed anche di identità per i clienti.


OUT of NET I Assemblea Nazionale della Mailing List "Dipendenze"

PERCHE' IL GIOCO D'AZZARDO PU0' INTERESSARE GLI STUDIOSI DELLE TOSSICOMANIE



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