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I Disturbi del comportamento alimentare e la clinica delle dipendenze: l'esperienza di un servizio per le tossicodipendenze nel trattamento dei disturbi dell'alimentazione. INTRODUZIONE Nella seconda metà di questo secolo si è assistito ad un notevole incremento dei disturbi del comportamento alimentare.Il riscontro di una maggior incidenza e prevalenza è un dato reale (APA,1993), non è, cioè, solo il frutto di una più accurata diagnosi per la maggior conoscenza di tali quadri clinici, ma testimonia l'espansione di una classe di disturbi, che in alcune popolazioni studentesco-adolescenziali ha raggiunto dimensioni epidemiche, in cui l'effetto patoplastico di fattori storici, sociali e culturali sulla malattia mentale è del tutto evidente.I disturbi del comportamento alimentare sono infatti correlati al grado di sviluppo e al benessere, comparendo oltre che nell'area occidentale anche in quei paesi in via di sviluppo che tendono ad omologarsi alla cultura occidentale.I dati epidemiologici per quanto riguarda l'Italia (Cuzzolaro, 1995) sono "allineati con quelli delle altre nazioni occidentali: ogni 100 ragazze in età di rischio (12 - 25 anni), 8 -10 soffrono di qualche disturbo del comportamento alimentare, 1 - 2 in forma più seria ( AN, BN ), le altre in forma più lieve , spesso transitoria, di disturbo parziale o subliminale".Caratteristiche psicopatologiche centrali dei Disturbi alimentare sono la distorsione dell'immagine corporea ed il problema del controllo del cibo.Nell'Anoressia Nervosa (AN), la paziente percepisce la fame, la pone sotto il proprio controllo, restringe l'assunzione di alimenti o mette in atto comportamenti al fine di raggiungere un ideale di forma e di peso corporeo del tutto soggettivo, inferiore alla norma, e questo comportamento viene protratto a dispetto dell'evidenza di un grave dimagrimento già in atto.Nella Bulimia Nervosa (BN) si realizzano delle abbuffate non necessariamente correlate alla fame, che non si concludono per la sensazione di sazietà e che attivano comportamenti compensatori (vomito autoindotto, assunzione di diuretici e/o purganti) per ovviare ai temuti rischi di incremento ponderale.Nel Binge Eating (BE), attualmente incluso nei disturbi alimentari non altrimenti specificati, vi sono episodi di abbuffata incontrollata senza tuttavia la messa in atto di pratiche compensatorie. Pertanto molti soggetti presentano obesità e fluttuazioni imponenti del peso corporeoAnche per quanto concerne l'obesità iperfagica che non è inclusa nel DSM IV, la condotta alimentare si sgancia dalle sensazioni di fame e sazietà e benchè vi sia una rinuncia al controllo della forma e del peso corporeo si può osservare che sul piano psicologico vi sono analogie con i disturbi anorressico e bulimico.In ognuno di questi disturbi la condotta alimentare si disconnette dall'appetito, dalla fame e dalla sazietà, si disconnette, cioè, dalle complesse basi psicofisiologiche e cognitive che governano un comportamento che sul piano etologico è motivazionalmente orientato alla nutrizione (Bersani, 1994 ).I disturbi del comportamento alimentare costituiscono pertanto una emergenza non più eludibile che richiede risposte in termini di organizzazione o di riconversione di servizi e che allo stato attuale non trova nel sistema sanitario nazionale una disponibilità diffusa di risorse.Le ipotesi eziopatogenetiche, cliniche ed organizzative che vengono sostenute in questo lavoro sono le seguenti:il modello della dipendenza (Addiction as disease) applicato ai disturbi del comportamento alimentare risulta essere assai controverso mentre il modello bio-psico-sociale appare essere un buon strumento interpretativo dei DA; esso tiene conto della complessità causale e delle diverse variabili che intervengono nella patogenesi del disturbo a fronte di modelli prevalentemente o esclusivamente psicologici e/o psichiatrici.Ne deriva che gli approcci multimodali ed integrati, tipici della clinica delle dipendenze, siano probabilmente più fruttuosi di approcci monomodali. Potremmo quindi dire che vi è un isomorfismo dei modelli e degli approcci terapeutici.Ne consegue che i SerT potrebbero concorrere alla ipotetica rete dei dispositivi pubblici in grado di affrontare e trattare i disturbi del comportamento alimentare.
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