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SPECIALE GENOVA 2000

"Funghetti" psilocibinici nostrani (effetti, consumo, intervento).

di Massimiliano Geraci (DropIn Project)

 

Di solito quando si parla di funghi allucinogeni ci si riferisce ai funghi psilocibinici. Il principio attivo contenuto in essi è il gruppo indolico psilocina/psilocibina (entrambe appartenenti alla classe delle triptamine, come l'LSD e il DMT e diversamente dalla mescalina che è invece una fenetilamina). La psilocina decade molto rapidamente ed è dunque presente quasi esclusivamente nei funghi freschi e non in quelli essiccati. Essa è responsabile di quel fenomeno denominato dai micologi "bluificazione": la tipica tonalità bluastra che assume il fungo nella zona inferiore del gambo e in generale nelle parti manipolate durante la raccolta, oppure a seguito di invecchiamento. È questo uno dei fattori di discernimento, che permette di riconoscere il fungo come attivo distinguendolo da altri somiglianti.

A seguito di un processo di defosforilazione la psilocibina è metabolizzata in psilocina nello stomaco (è dunque questa ad agire poi sul sistema nervoso centrale). Oltre a questi sono presenti anche altri due alcaloidi indolici: beocistina e tracce di norbeocistina, alcaloidi che, pur isolati in laboratorio, non sono stati sufficientemente studiati per quanto concerne gli effetti, supposti tuttavia simili a quelli dei primi.

Psilocybe semilanceata

Il più diffuso fungo psilocibinico in Europa (Italia, Inghilterra, Francia, Svizzera, Germania, Svezia, Danimarca, Cecoslovacchia) è la psilocybe semilanceata, un fungo prataiolo non fimicolo (che non cresce, cioè, sullo sterco animale), così denominato per via della forma del suo cappello che ricorda a volte quella di una lancia (una specie di asso di picche). È classificato da Stamets, uno dei più noti micologi del mondo, come fungo che va da mediamente a estremamente potente (vd. Stamets, pp. 41). Il suo contenuto di psilocibina è in media dell'1% del peso da secco (si ricorda che un fungo è costituito da circa il 90% d’acqua).

Le aree di crescita del "funghetto" variano in base alla latitudine. In Italia o in Svizzera, al contrario di altri paesi a latitudine maggiore come l’Inghilterra o la Germania, in cui lo si trova anche in pianura e la sua estensione raggiunge di frequente i parche cittadini, cresce nelle valli alpine e appenniniche ad altezze comprese tra i 1300 e i 2300 m.: per andarlo a raccogliere bisogna dunque essere, se non dei fanatici del trekking, almeno degli amanti della montagna. La stagione comincia dopo le prime piogge di fine agosto e si protrae per tutto ottobre o comunque non dopo le gelate o la prima neve di novembre. Col protrarsi della stagione i miceti fruttificano ad un’altitudine sempre maggiore. Il riconoscimento non è particolarmente difficile neanche per i poco esperti. Uno dei principali segni di riconoscimento della semilanceata è la terminazione umbonata (il cappello ha la forma di un capezzolino). La sua assenza distingue la semilanceata da un altro carpoforo psicoattivo presente su nostro territorio: la psilocybe callosa, in cui l’umbone, nei rari casi in cui è presente, è appena pronunciato.

Un altro segno di riconoscimento a cui si è già accennato è la bluificazione. Ma è il caso di fare una precisazione: le macchie blu dei funghi psilocibinici si conservano con l'essicazione, al contrario di quelle che si formano su altre specie (ad es. alcuni boleti) che, invece, poco tempo dopo la comparsa (20-60 minuti) scompaiono, lasciando il posto ad altre tonalità di colore, in particolare brunastre. Ancora, "esistono specie di prato - nello stesso habitat, quindi, del funghetto - che possono presentare colori bluastri (ad es. alcuni Hygrophorus), ma una cosa è un fungo colorato di blu, e un'altra è un fungo che diventa blu a seguito della sua raccolta e manipolazione" (Pagano). Il punto fermo nell'identificazione della semilanceata è rappresentato dalle lamelle, color marrone, abbastanza scomposte, e soprattutto non attaccate al gambo.

Altre proprietà del fungo sono l’igrofania, ovvero la proprietà di variare il colore e la consistenza in base al grado di umidità dell'ambiente (dal bianco-crema, compatto, al marrone-grigio-verde oliva gelatinoso-traslucido), e l’elasticità del suo gambo, che inoltre presenta sempre una serie di strorture determinate dal farsi strada del funghetto fra i ciuffi d’erba.

Va precisato come, dalle nostre parti, la semilanceata non cresca in aree in cui risulterebbe confondibile con funghi velenosi. I casi di serie intossicazioni (se non addirittura letali) sono a vedere legati, in tutto il mondo, a riconoscimento errato delle specie, da parte di raccoglitori improvvisati alla ricerca di funghi mangerecci.

In Italia è vietata la raccolta, la detenzione e la vendita di tutte le specie di funghi psilocibinici (sono invece legali in Olanda e Svizzera). Non esistono dati relativi al consumo. Comunque, se un'ipotesi la si può azzardare a partire dal numero di sequestri effettuati dalle forze dell'ordine e dei casi passati fra le mani dei tribunali, delle strutture di pronto intervento o dei Ser.T, sembra che esso sia piuttosto ridotto.

Effetti

Gli effetti di psilocina e psilocibina sono fortemente dose-dipendenti. Inoltre, come per ogni altro psichedelico, ad essere determinanti, oltre al dosaggio, sono il "set" e il "setting" al momento dell’assunzione: le condizioni psicologiche dell’assuntore (umore, vissuto, esperienze pregresse con le droghe, struttura psichica, ecc.) su cui si innesta l’esperienza e l’ambente circostante (un party, una discoteca, la propria abitazione, le persone da cui è circondato).

L'aspetto farmacologico che, in questo contesto, risulta più pregnante è la bassissima tossicità dei principi attivi puri. Se utilizziamo le misure tradizionali per la tossicità acuta come l'LD50 (la dose necessaria ad uccidere il 50% degli animali da laboratorio) ci accorgiamo che, nel caso della psilocibina, essa è molto superiore rispetto a quella di altri allucinogeni come l'LSD o la mescalina: ciò significa che è necessaria una maggior quantità di principio attivo affinché esso risulti letale (la dose stimata per la psilocibina è superiore ai 200mg/kg). In riferimento al quantitativo di semilanceata, la morte di un uomo adulto verrebbe causata dall’ingestione di parecchi chilogrammi di carpofori freschi: i funghi psicotropi non sono dunque pericolosi, almeno da un funto di vista somatico.

La "salita" comincia a essere avvertita circa 10-30 minuti dopo l'ingestione, o anche prima se si è a stomaco vuoto. È in questa fase che si manifestano alcuni sintomi fisici sgradevoli (d'entità variabile e anch'essa dose-dipendente) anche se generalmente ben tollerati: nausea, tachicardia, sonnolenza, tremore alle gambe. Tali sintomi scompaiono in circa 30 minuti per lasciare il posto a una sensazione di piacevole rilassatezza e vitalità. In ogni caso la salita è una fase "destrutturate, che può essere vissuta come una tempesta d’incertezze" (Pagano), soprattutto dal consumatore non informato.

Le prime cev (closed eyes visuals) appaiono circa un'ora dopo l'ingestione. Il picco è raggiunto dopo due ore. A partire dalla quarta ora (anche meno se la dose è minima) comincia la "discesa". La durata totale dell'esperienza è di sei-otto ore, alla fine delle quali ci si sente generalmente stanchi e desiderosi di andare a dormire. Al risveglio, dopo un sonno adeguato, non ci sono particolari effetti indesiderati (soprattutto niente di simile alla tipica stanchezza e depressione post ecstasy): al contrario è stata spesso riferita la sensazione d’essere carichi e come "rigenerati".

La profondità degli effetti viene stimata callocandoli su una scala che consta di cinque livelli, dal meno al più profondo. È bene sottolineare come i consumatori, via via che l’esperienza personale o comunque circolante all’interno del gruppo dei pari, che in questi casi gioca sempre un ruolo primario come fonte più o meno autorevole d’informazione, tratta spesso anche dalle pubblicazioni sempre più diffuse, hanno imparato ad auto-regolarsi limitando la dose e adeguandola a set e setting.

Livello 1: leggero effetto euforizzante; brillantezza dei colori; qualche anomalia nella memoria a breve termine.

Livello 2: colori brillanti e distorsioni visive (gli oggetti cominciano a muoversi e "respirare"); strutture bidimensionali caleidoscopiche cominciano ad essere visibili a occhi chiusi; sensibile incremento della creatività.

Livello 3 (è questo il livello corrispondente alla dose generalmente consumata): distorsioni visive nette; cominciano a manifestarsi lievi allucinazioni, come la comparsa di volti e geometrie in movimento sui muri; le visioni a occhi chiusi diventano tridimensionali; fenomeni sinestetici; distorsioni temporale con percezione di "momenti d'eternità".

Livello 4: forti allucinazioni come il trasformarsi degli oggetti in altro; destrutturazione o scissione multipla dell'io; sensazione di pensare cose contraddittorie simultaneamente; perdita del senso di realtà e di tempo; esperienze fuori dal corpo.

Livello 5: perdita totale di connessione visiva con la realtà; i sensi smettono di funzionare in modo ordinario; perdita totale dell'io; sensazione di fondersi con lo spazio, gli oggetti, o l'universo. la perdita di realtà diviene così netta che non permette d'essere spiegata. Mentre i livelli precedenti sono facilmente descrivibili in termini di cambiamenti misurabili nella percezione e negli schemi di pensiero, questo livello è differente nel senso che l'universo attuale all'interno del quale le cose vengono normalmente percepite, cessa di esistere.

Il tempo per il riequilibrio neurochimico dopo ciascuna esperienza è stimato attorno ai sette giorni. È dimostrato che la sostanza non induce alcun tipo di dipendenza: anche i consumatori più "innamorati" del funghetto preferiscono non ripetere l'esperienza se non a distanza di alcune settimane. Da dei sondaggi (per nulla rigorosi) fra i consumatori è emerso che si effettuano in media non più di cinque-otto esperienze annue.

Consumo e intervento

Con una tradizione millenaria d'uso magico-rituale in pressoché ogni parte del globo, i funghi allucinogeni sono stati riscoperti dalla cultura hippy americana negli anni sessanta. Dopo una diminuzione del consumo, legata al tramonto del movimento psichedelico, hanno ricominciato ad essere apprezzati a partire dalla metà degli anni '80. Come è inevitabile quando una "nuova" droga viene riscoperta dai consumatori ed è usata non con un approccio "culturalizzato", ma bensì in un contesto in cui le "modalità" e "finalità" originarie che spingevano a ricercare l’esperienza si sono perse sullo sfondo, si verificano degli "incidenti".

Per quanto concerne il panorama europeo, e dell’Europa settentrionale in particolare, i casi di ricorso a strutture ospedaliere sono stati dapprincipio mediamente frequenti (circa 400 all'anno con Inghilterra, Olanda, Svezia e Danimarca in testa). La ragione principale degli incidenti risiedeva nella scarsa conoscenza dei funghi e dei loro effetti. Sebbene abbondantemente presenti sul territorio essi furono infatti ignorati per decenni. La diffusa micofobia che caratterizza pesantemente la nostra cultura contribuì certamente a far scambiare i normalissimi, se pur fastidiosi, sintomi della salita per segni d'avvelenamento. La paura insorta nel consumatore si autoalimentava in una spirale di paranoia, fino a diventare paura di morire e sfociare in "cattivi viaggi". Sono bastati pochi anni affinché il problema "rientrasse": attualmente l'incidenza epidemiologica per ingestione volontaria di miceti psicotropi è davvero limitatissima e praticamente inesistente in Italia. È comunque indispensabile dire qualcosa a riguardo:

il quadro clinico di chi, per volontà sua o spinto dalla preoccupazione degli amici (che il più delle volte sono anch’essi sotto gli effetti della sostanza e dunque non in grado di valutare "ragionevolmente" la situazione), o di chi condotto coercitivamente da membri delle forze dell’ordine (ed è questo il caso in cui si sono registrati i viaggi emotivamente più pesanti per via dell’ulteriore dose d’ansia derivata dal pensare alle conseguenze penali delle proprie azioni) sia giunto in un pronto soccorso, può comportare anche, oltre a midriasi, tachicardia, nausea o dolori addominali, disturbi del comportamento (si tenga presente che una reale comprensione dello stato mentale in cui si trova il ricoverato è assai difficile e, il più delle volte, neanche egli stesso è in grado di descriverla anche per via delle frequenti difficoltà di verbalizzazione tipiche dei casi da pronto soccorso). Raramente si verificano acute esperienze psicotiche deliranti. Per quanto riguarda le modalità d'intervento è certo che "anche le forme più frequenti di alterazione mentale con istinti aggressivi, psicotici o deliranti, caratteristici dei "bad trip", possono essere sedate con l'introduzione dell'individuo in un ambiente calmo, possibilmente con conversazione dolce e frequente, e con bassa illuminazione" (Samorini e Festi). La miglior condotta che un operatore possa seguire è dunque di tipo "rassicurativo". Si tenga presente che caratteristico di quasi ogni "bad trip" è uno slittamento costante, repentino e perciò potenzialmente disorientante anche per chi, pur osservandolo dall’esterno, a "mente fredda", sia privo di una adeguata preparazione, fra i piani dai quali l’assuntore percepisce ciò che gli sta accadendo. Ogni gesto può essere interpretato correttamente ora e in modo minaccioso qualche istante dopo scatenando una reazione aggressiva anche se in un’ottica d’autodifesa. È per questo necessario evitare movimenti bruschi e parlare lentamente e con tono adeguato. Una presenza femminile si è rivelata spesso a potenziale di rassicurazione maggiore rispetto ad una maschile. La presenza d’un amico, di qualcuno cioè riconoscibile e verso cui è più facile aver fiducia, può essere utile.

Una pratica comune, a cui si ricorre in caso d’avvelenamento, come la lavanda gastrica è risultata del tutto inutile e tendente anzi a "rafforzare lo stato già ansioso-psicotico del paziente. L'intervento sembra giustificato solo nei casi in cui si possa ipotizzare l'ingestione di funghi appartenenti ad altri gruppi tossicologici responsabili di ben più gravi avvelenamenti. Anche l'emesi non si è mostrata molto efficace" (Samorini e Festi). L'uso di fenotiazine (Largactil, Serenase) viene consigliato, con prudenza, per affievolire gli effetti allucinogeni più acuti e i rari casi di convulsione.

Va sottolineata l’assenza di esiti letali. Quasi inesistente il ricorso a strutture tipo Ser.T. e limitato il numero di casi con sintomi psichiatrici persistenti e riaffioramenti di ciò che l’esperienza ha scatenato, sino ad alcuni mesi dopo, con i cosiddetti fenomeni di "flashback". Per la gran parte di queste ultime situazioni si possono tuttavia ipotizzare stati preesistenti di fragilità psichica (o fenomeni di slatentizzazione).

Qualche considerazione conclusiva

Ciò che il consumatore occidentale non possiede è un'adeguata cornice culturale entro cui inserire l'esperienza che può così risultare eccessivamente destabilizzante rispetto all'ordinario svolgersi della vita, laddove la "rottura" della realtà, il passaggio dall'ordinarietà di ciò che è profano alla sfera del sacro, il contatto diretto con la divinità (non per niente i funghi allucinogeni venivano chiamati nell’antico Messico teonanacatl, ovvero "cibo degli dei"), hanno da sempre costituito la base dell'uso tradizionale degli enteogeni. I miti, i canti, gli oggetti sacri, acquamadre da cui genera la vita coscienziale dei membri d'una tribù e che continua a nutrirli per l'intera loro esistenza possono trovare un valido sostituto moderno nella corretta informazione scientifica. La capacità autoregolativa dei gruppi di consumatori nord-europei lo dimostra. La necessità di ricorrere a strutture mediche è venuta drasticamente meno non appena si è consolidata, da parte dei consumatori, da un lato una conoscenza adeguata degli effetti della sostanza (ivi compresi i lievi fastidi fisici che può provocare) e, dall'altro, la capacità d'attribuire un senso profondo all'esperienza: foss'anche quello di permettere aggregati, cristallizzazioni momentanee in un corpo unico - quello danzante d'un party goa/trance o quello d'un cerchio di persone attorno a un fuoco — delle esigenze, delle aspettative, del sentire comune dei partecipanti.

Indicazioni Bibliografiche:

 

FESTI, Francesco:

1985 "Funghi allucinogeni. aspetti psicofisiologici e storici". LXXXVI Pubblicazione Mus. civ. Rovereto.

FESTI, Francesco e SAMORINI, Giorgio:

1989 "Le micotossicosi psicotrope volontarie: osservazioni su casi clinici". Ann. Mus. civ. Rovereto, Suppl. Vol. 4, pp. 251-258.

PAGANO, Silvio

1993 Funghetti. Torino: Nautilus. (Disponibile all’indirizzo web http://antitesi.kyuzz.org/drugs/Funghetti-title.htm)

SAMORINI, Giorgio:

1989 "Sullo studio attuale della conoscenza dei basidiomiceti psicotropi italiani". Ann. Mus. civ. Rovereto, Vol. 5, pp. 167-184

SAMORINI, Giorgio:

1993 "Funghi allucinogeni italiani". Ann. Mus. civ. Rovereto, Suppl. Vol. 8, pp. 125-150.

STAMETZ, Paul:

1996 Psilocybin mushrooms of the world (an identification guide). Berkeley: Ten speed press.

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