EditorialeSettembre 1995

by Francesco Bollorino


Lavori in corso


Con il mese di Settembre che Psychiatry on Line - Italia, inizia il suovero cammino: sono infatti cominciati ad arrivare i primi lavori deicolleghi che hanno in questo modo voluto aiutarci nell'avvio di questanuova impresa editoriale e in questo numero ospitiamo l'interessante lavorodi Pier Luigi Marconi di Roma sul progetto di informatizzazione inpsichiatria portato avanti dal gruppo di lavoro di cui fa parte. Al tempo stesso stanno arrivando, graditissimi, i primi feedback con utiliosservazioni e consigli su come migliorare la qualita' dell'informazionedella rivista: una richiesta che mi e' sembrata molto ragionevole e' quelladi aggiungere un notiziario su congressi ed iniziative nel nostro campo,conto gia dal prossimo mese di avviare questo servizio ma conto soprattuttosul vostro aiuto per ricevere segnalazioni interessanti da inserire inquesto nuovo spazio.
Proprio mentre la rivista prende il volo ( non a caso ho voluto affiancarea questo mio scritto l'immagine del galeone volante) credo che siaindispensabile continuare nelle nostre meditazioni sull'uso e l'abuso chedel Net puo' essere fatto.

Qualche tempo fa, Galimberti ha pubblicato su "La Repubblica" unarecensione molto critica del libro "Esseredigitali" dello studioso americano Nicholas Negroponte.
Durante un mio recente viaggio a LONDRA ,gironzolando per le fornitissime librerie inglesi, accanto a manualid'uso di Internet, sia dal lato dell'utilizzatore che dal lato delfornitore di servizi on line, accanto a sempre piu' raffinati volumi ditecnica, ho visto cominciare a comparire (molto pubblicizzati) libri diriflessione critica su questa nuova era che, se da una parte affascina,dall'altra pone degli interrogativi su cui e' indispensabile cominciare ariflettere. Fondamentalmente le critiche alla cosiddetta "autostradadell'inforamzione" sono concentrate su quattro punti:

1)questo nuovo mezzo di comunicazione, che gia' ora ed ancor di piu' infuturo coniuga insieme telefono computer e multimedialita', rischia, comela televisione, anche per contenuti di alto livello a renderci passivifruitori di una tecnologia e di una scelta di contenuti che altripossiedono e/o controllano;

2) il possesso dei mezzi e' gia' ora e lo sara' ancora di piu' nei prossimianni in mano alle stesse multinazionali che controllano in maniera spessomolto criticabile mezzi di comunicazione e mezzi di produzione.
In altre parole, "le stesse autorita' ed istituzioni, lo stessocapitale, lo stesso sforzo di ricerca che ha creato il mondo di oggi, stacercando di creare quello di domani" dice B. Winston in"Misunderstanding media"; il tutto senza che, a livelloplanetario, si sia deciso un reale controllo da parte degli Stati dellosviluppo e della diffusione di questi strumenti soprattutto nel crucialecampo delle scelte di startegia di comunicazione: politici sembrano esseresolo interssati alla regolamentazione delle frequenze e/o delle larghezzedi banda senza considerare assolutamente cio' che per quelle lunghezze eper quelle frequenze in realta' passa, anzi il ricorso ( a differenza delpassato) a finaziamenti privati, con tutte le conseguenze correlate didiminuzione dek peso del pubblico in questo ambito, e' visto spesso o comeuna soluzione positiva o come una necessita' inevitabile ( a questoproposito credo sia interessante leggere il cosiddetto "LIBROBIANCO" che la Comunita' Europea ha stilato: esso ci da un'ideamolto precisa del destino che ci aspetta nel campo delletelecomunicazioni);

3) la supposta globalizzazione del'informazione e' in realta' appannaggiodi una ristretta cerchia di paesi, come il nostro, che dispongono delletecnologie necessarie e delle infrastrutture ( pubbliche o private a questolivello poco importa).
Il gap con i paesi che piu' beneficerebbero della diffusibilita' dellaconoscienza invece che diminuire puo' rischiare di aumentare semprepiu'; in altre parole quello che può accadere e' una fintademocratizzazione dell'informazione destinata in realta' ad una ristrettacerchia di persone, che al di la' delle rivoluzioni digitali gia' lapossiedono anche se non in maniera cosi' raffinata.
I teorici del libero mercato che insieme alle grandi multinazionali, comela Microsoft, sono tra i piu' grandi propugnatori della rivoluzionedigitale spesso dimenticano che AdamSmith alla fine del 1700 sosteneva nel suo libro "AN INQUIRY INTO THE NATURE ANDCAUSES OF THE WEALTH OF NATIONS " sì la totale deregulationbasata sulla legge della domanda e dell'offerta a condizione che cio'avvenisse, pero', in una societa' che garantisse a tutti il pari accessoalle fonti di informazione piu' importanti: i suoi nipotini di oggiricordano sempre la prima parte delle affermazioni di Smith e singolarmentedimenticano la seconda;

4) come psichiatri, infine, non possiamo nasconderci il rischio connessocon le tecnologie virtuali che possono finire per sostituire, con i lorosimulacri, le comunicazioni dirette faccia a faccia tra le personeintimamente più ricche di qualunque comunicazione mediata.

Pur non condividendo l'ottimismo delle posizioni di Negroponte (non c'e'nessuna eta' dell'oro alle porte e il futuro che ci aspetta non e' quello ben rappresentato dalle fideistiche e un po' ingenue immagini che popolanositi come quello della SiliconGraphics ), pur cercando di essere conscio dei problemi sovraesposti,che ci debbono vedere sempre osservatori attenti, vista la nostra posizionedi operatori del sociale, ritengo altresi' che porci in una posizione dirifiuto aprioristico e un po' idelogico, non puo' dare alcun vantaggio dalmomento che la tecnolgia va avanti al di la' delle nostre singole volonta'e semmai il problema si puo' meglio affrontare scoprendone i lati positivi(che indubbiamente ci sono dal momento che noi abitiamo dalla parte"giusta" del mondo) e imparando ad utilizzarli.
La vera sfida e' quella non lasciarsi schiacciare dai media e di porci, neiloro confronti, in una posizione ibrida di "resistenza attiva"che ci consenta da una parte di non diventare delle "appendici"di uno schermo di computer che di personale ha solo il nome e dall'altra didivenire "MEMBRI ATTIVI DELLA COMUNITA' DEI NET-CITYZENS": ilsolo modo, io credo, per sopravvivere sulle corsie sempre piu' affollatedella "GLOBAL INFORMATION SUPER-HIGHWAY".

Cosa ci offre infatti INTERNET?

Fondamentalmente due grandi opportunita'.

La prima e' la possibilita' di ripensare e imparare ad usare la nuova IT(Information Technology) che per sua essenza il network mondiale mette adisposizione degli studiosi. Questo mensile in qualche modo ne fa parte conla possibilita' che offre di una rapida e diffusa friuzione dei suoi nuovicontenuti, con la sua struttura ipertestuale, con la sua origine totalmentetelematica, dal momento che io e il collega Ben Green lavoriamo a distanza,l'uno a Genova, l'altro a Liverpool, eppure costituiamo una realeredazione, pur non incontrandoci mai ma comunicando e trasmettendoci imateriali che che andranno poi a costituire la rivista esclusivamente viae-mail.

La seconda e' l'occasione di scoprire nuove e piu' efficenti forme dicollaborazione nel campo della nostra professione, vista la facilita' e laglobalita' dell'interconnessione tra le persone sul NET.

Riguardo al primo punto credo sia indispensabile un lavorointerdisciplinare con i filosofi della scienza che ci aiutino a capire dovestiamo andando e proprio a questo scopo vi invito alla lettura di unbellissimo lavoro di un epistemologo italiano di Oxford, il Prof. Luciano Floridi, che nel marzoscorso ha tenuto a Parigi unarelazione proprio su questo argomento.

Riguardo al secondo punto vorrei che questa rivista divenisse un vero puntodi incontro tra i suoi lettori e un'occasione per ulteriori ampliamenti diprospettiva, in questo senso va letta la proposta, che continuero' amantenere anche nei prossimi mesi, delle istruzioni per l'iscrizione allemailing-lists psichiatriche, un luogo privilegiato e molto utile perl'incontro e lo scambio di idee tra operatori del settore.In questa logica, mi sembra importante il lavoro che Ben Green ha portatoavanti in questi mesi con il suo survey sull'uso degli antidepressivi: e'la dimostrazione semplice di come il Net possa divenire uno strumentoefficacissimo nelle ricerche di tipo epidemiologico.

Come pureimportante è chechi "scrive" sul net impari a sfruttarne le potenzialita'operative nel segno dell'ipertestualita': questo editoriale rappresenta,con i suoi links, tangenziali e associativi, un piccolo esempio di questotipo di scrittura, con le possibilita' che offre al lettore diapprofondimenti o agganci, trasformando la lettura in una potenzialenavigazione sulle onde del Net .
A questo proposito vorrei darvi un consiglio pratico: programmare in htmlnon e' molto difficile ed esistono disponibili sul Net ottimi siti dove trovareinformazioni, manualistica e consigli pratici per inparare, nonche' listecommentate per scegliere editors shareware per tutte le piattaforme. Unbuon metodo per cominciare (io ho fatto cosi', dopo aver imparato irudimenti basic ) e' quello di copiare i files che "sottendono"le pagine che vediamo con Mosaic o Netscape (molto meglio il secondo),utilizzando il comando view-source potete salvare questi files e provare acapire come sono costruiti, tentare delle modifiche e vederne il risultatoattraverso gli editors di cui parlavo prima ( queste pagine italiane sonocostruite utilizzando un programma di editing per Macintosh chiamato"HTML Pro 1.0.8", potete fare download del programma cliccandocon il mouse QUI; se possedete invece un PC e avete Windows il miglior programmashareware disponibile e' "HoTMetaL" che potete acquisirecliccando QUESTO PUNTO); fatto questo la via della programmazione diretta e' aperta e ilpasso successivo puo' essere rappresentato dall'invio dei vostri lavoridirettamente pronti per la pubblicazione, dico questo non per sottrarmi allavoro di trasformazione ma perche' solo programmando in prima persona unautore puo' "immaginare" il suo lavoro direttamente in termini diipertestualita' e ipermedialita'.
In questo senso "Psychiatry on line-Italia" vuol diventare unapalestra aperta per tale tipo di sperimentazioni comunicazionali.

Come dicevo il mese scorso Internet puo' diventare, almeno per chi ha lapossibilita' di usufruire dei suoi servizi, uno strumento di lavorooriginale e dagli sviluppi impensabili solo se saremo capaci di divenirepropositivi e non passivi navigatori del Net: e' il modo giusto perdifenderci dal mare di spazzatura e di inutilita' in cui possiamo rischiaredi perderci; ma siamo ancora all'inizio e tanto cammino va fatto inquesta direzione, non a caso ho voluto intitolare questo editoriale:"Lavori in corso".


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