Pochi giorni fa, durante la presentazione in anteprima a Genova del mio nuovo libro, scritto in coppia con l'amico cremonese Andrea Rubini,
"Ascesa e Caduta del terzo stato digitale", edito da Apogeo ed in vendita alla fine di questo mese, un caro amico mi ha chiesto perchè, avendo scritto un libro su Internet avessi scelto la sua pubblicazione in cartaceo, secondo tradizione.
Pochi giorni dopo intervenendo su RADIO 3 RAi ad un dibattito dedicato all'opera mi è stata posta di nuovo la stessa domanda, credo valaga la pena provare a riflettere su questo tema, che coinvolge in qualche maniera anche il futuro in generale dell'editoria.Non credo sia un caso che da qualche mese ho inserito l'immagine di una storica "olivetti" in capo ai miei interventi su POL.it
In effetti io considero la Rete un mezzo, uno strumento non un fine e scrivere, come ho fatto, libri "sulla rete" non significa necessariamente rinunciare alal loro diffusione classica e consolidata non foss'altro perchè si tratta di lavori non specificatamente e solamente diretti agli utlizzatori "avanzati" dell'Information Techology ma semmai, e questo vale sia per l'opera citata che per il libro scritto dalla redazione di POL.it,
"PSICHIATRIA ONLINE", rivolgendosi, tali lavoro anche, e mi verrebbe voglia di dire soprattutto, a chi in rete non c'è ancora, è evidente che la loro diffusione solo online avrebbe necessariamente limitato l'audience potenziale a una quota significativamente più piccola di lettori.Per altro va detto e ripetuto che un libro, resta un libro qualunque sia il veicolo che viene scelto per la sua distribuzione.
Semmai va sottolineato come la rete con le sue specifiche potenzialità può validamente fungere da integratore del libro tradizionale, non è infatti un caso che nel caso delle due opere citate esista, doverosamente direi, una sorta di "prolungamento web" dei contenuti dei due lavori, rappresentato rispettivamente da POL.it stessa nel suo insieme, per il libro di psichiatria e dal sito approntato appositamente per la seconda opera dove gli autori hanno inserito i
links verso le risorse di rete che sono state utilizzate per la ricerca e
uno spazio di accesso ad una mailing list di discussione sui temi trattati nel testo, cosa per altro possibile anche
per il libro scritto dal nostro gruppo di lavoro.
Ecco, io credo che si debba parlare di sinergia tra media più che di sostituzione tout court di un supporto con un altro.
Esistono molti esempi in rete di libri distribuiti via web, due esempi su tutti scelti per l'alto valore e l'interesse storico delle pubblicazioni, che, come indicano i titoli, trattano argomenti connessi all'avvento e allo sviluppo dell'Information Technology:
The Hacker Crackdown di Bruce Sterling,
City of Bits di William J. Mitchell - volumi "prima" usciti in libreria e "poi" trasferiti su supporto digitale rigorosamente freeware secondo la logica a me cara del copy-left che salvaguarda la proprietà intellettuale delle opere pur in regime di libera diffusione- , senza contare le iniziative di digitalizzazione di testi classici realizzate in tutto il mondo ( in italia dall'associazione
Liber Liber), accanto a queste iniziative vi sono poi testi originariamente nati sulla rete senza alcuna edizione cartacea classica, o per scelta dell'autore, spesso sperimentatore delle potenzialità dell'ipertestualità o per mancanza di un editore tradizionale alle spalle.
Io credo che il tema dell'editoria elettronica di testi fino a ieri diffusi in maniera tradizionale meriti alcune puntualizazzioni che hanno lo scopo anche di chiarire il mio punto di vista rispetto ai quesiti posti all'inizio di questo editoriale:
1) I libri restano libri ad oggi e credo ancora per molto tempo la loro diffusione "tradizionale" resterà uno strumento indispensabile per la diffusione della cultura. La letteratura, per molto tempo ancora, sarà veicolata dalla carta, l'elettronica potrà sempre più sopperire giovevolmente alla conservazione di copie e alla riproposizione di testi esauriti, svolgendo quel compito di memoria storica che in queste temperie può rappresentare una delle sue funzioni più alte, e questo concetto può e deve necessariamente allargarsi: si pensi per esempio al nostro "SPECIALE 20 ANNI DI 180" dove tra le latre cose abbiamo ospitato e continuiamo ad aggiornare la mostra fotografica del fotoreporter milanese Uliano Lucas, documento artistico e storico di grande rilievo che la rete, attraverso POL.it, mette a disposizione della cultura italiana in una forma nuova ma con una completezza totalmente inedita.
2) I libri restano libri anche se diffusi via rete: cambia il mezzo ma non la sostanza, l'unica vera differenza sta nel potenziale, enorme bacino di utenza e nel ribaltamento sull'utlizzatore dei costi di stampa. Anche se in formato A4 e non rilegato un libro impostato in maniera tradizionale e come tale proposto in rete non ha nulla di diverso da una sua edizione in brossura acquistata in libreria
3) Di tutt'altra natura è il discorso connesso agli ipetesti e alle loro potenzialità di fruizione via rete: come già scrissi in passato è in realtà questo un campo ancora da esplorare per la massa dei potenziali scrittori, che in qualche maniera dovrebbero radicalmente "ripensare" la scrittura, non più volta alla realizzazione di un prodotto chiuso, bensì costruita attorno all'idea dell'opera aperta ed in continua evoluzione e modifica, pensata con livelli di lettura differenziati, predisposta per una libera navigazione e, perchè no, aperta a contributi esterni in continuo divenire.
4) Visto l'andamento della crescita degli utenti della rete e dell'informatica di consumo in generale e visti anche i costi degli impianti di base per le edizioni cartacee io credo però che già da oggi vi sia una categoria di libri destinata ad una rapida e ineluttabile obsolescenza, connessa "anche" alla natura intrinseca dei loro contenuti e alle modalità pratiche del loro uso: la trattatistica scientifica è destinata a scomparire così come la conosciamo oggi sostituita dai più pratici e infinitamente meno costosi CD-ROM e da sempre più diffuse edizioni on line che ben si prestano, quest'ultime, a quegli aggiornamenti costanti che la spesso rapida evoluzione delel conoscenze porta inevitabilmente con sé. In generale si può affermare che tutto ciò che può essere più vantaggiosamente gestito da un database, e la trattatistica scientifica, specie se di dimensioni cospicue, rientra in questa categoria, diverrà un prodotto elettronico di default.
5) Sono fermamente convito della necessità di attuare sempre più una politica di contaminazione dei media: siti sui libri, sui saggi che non siano soltanto una vetrina di presentazione per latro legittima ma nache e soprattutto un vero prolulgamento ed espansione sulla rete del "messaggio" che il libro " di carta" contiene e questo vale ovviamente anche e soprattutto per i libri che hanno come argomento IT, noi l'abbiamo fatto corentemente a ciò in cui crediamo
6) La rete infine può rappresentare un modo per "prolungare" la vita di un testo andando a "scovare" nuove fascie di lettori potenziali: io sono favorevole all'edizione on line dei testi dopo un certo periodo di presenza "solo " cartacea, è quello che vorrei fare con i volumi che ho pubblicato per Apogeo, è quello che mi auguro sempre più autori faranno in futuro........
Una considerazione finale: mi piacerebbe discutere con voi di questi temi, il prolungamento sulla posta personale e soprattutto sulle liste degli argomenti trattati non solo da POL.it ma da tutte le risorse di rete sono il vero valore aggiunto che INTERNET può contribuire a creare attorno ad idee, problemi e contributi culturali, che, varrebbe la pena non dimenticarlo mai, non si autogenerano ma sono frutto di lavoro a volte faticoso come accade per qualuque frutto dell'ingegno umano; la tecnologia in questo caso può rappresentare un aiuto nella diffusione dem pensiero ma, in sé e per sé, non migliora la qualità dell'informazione o del dato: una stupidaggine rimane tale quale e, per tornare la nostro argomento di partenza, un libro brutto e inutile non diventa bello e importante solo perchè pubblicato su INTERNET!!
Ciò è stato più volte ribadito in queste pagine in tante occasioni: non ci stancheremo di ribadire che è con la partecipazione attiva che l'Information technology può realmente incidere sulla realtà di cui fa sempre più parte integrante. Le liste spesso contengono stucchevoli diatribe e ancor più spesso finiscono per essere monopolizzate da pochi più facondi, più aggressivi, con più tempo da perdere: io credo sia sempre più l'ora che gli altri "innocenti" troppo silenziosi membri prendano finalmente la parola.
E' l'unico modo per divenire veri viaggiatori e non turisti della rete adusi a subire le scelte altrui, certamente rassicuranti ma altrettanto certamente non foriere di crescita personale effettiva.