FRAGILITA'
Viviamo in un mondo sempre più fragile.....
All'alba del terzo millennio molte delle certezze che avevano accompagnato il suo sorgere sembrano svanire, anzi mostrano sempre di più la loro insita fragilità i loro limiti a cominciare dal "mito" della globalizzazione "buona" e portatrice di un nuovo rinascimento a livello planetario.
Come dice infatti De Masi (1998):
" Vi sono novità che, sommandosi e potenziandosi
a vicenda, connotano il tipo di globalizzazione che la maggioranza delle persone oggi intende quando
ascolta o quando pronuncia la parola "globalizzazione".
a.per la prima volta un paese potentissimo – gli Stati Uniti – governa
su tutto il pianeta e si avvia a colonizzarne altri;
b. per la prima volta la strada dell'unificazione politica e materiale è
stata spianata da due guerre mondiali e da quarant'anni di guerra
fredda;
c.per la prima volta il trasferimento di merci e persone è reso velocissimo
dai moderni mezzi di trasporto e il trasferimento di dati è reso
ancora più veloce dalle reti telematiche;
d. per la prima volta i processi di unificazione sociale e culturale sono
lubrificati dai mass media e dall'informatica;
e. per la prima volta l'intera umanità avverte simultaneamente le
medesime paure: della guerra nucleare, dell'inquinamento atmosferico
dell'Aids", del terrore sanguinario ubiquo e senza un volto che, dopo l'11 settembre e l'11 di marzo. segna ogni nostro passo ineluttabilmente e che di questa globalizzazione è per certi versi figlio sia per i "metodi" che usa sia per le "ragioni" che adduce a suo supporto nella sua follia, in un'ottica di contrapposizione che pare impossibile da mediare e da cui pare impossibile uscire.
Fragilità globali...politiche , economiche sociali che si ripercuotono sulle fragilità individuali le amplificano, le scoprono, le evidenziano...ne fanno nascere, accanto alle vecchie, di nuove, frutto di nuovi conflitti e nuove contraddizioni.
La psichiatria, l'affaticata rete dei servizi sociali si trova a fare i conti con queste nuove e vecchie fragilità: accanto a fasce "deboli" per definizione (vecchi, donne, poveri, adolescenti) ne stanno nascendo di nuove: gli immigrati sempre più numerosi con i loro (e nostri) problemi di inserimento e integrazione civile culturale e economica, i giovani che si affacciano al mondo del lavoro in maniera istituzionalmente precarizzata e come tale a medio termine destabilizzante, nuove povertà e nuove perdite di ruolo figlie delle ristrutturazioni, della mobilità selvaggia, della globalizzazione appunto.......
La psichiatria non è una scienza fragile ma si "occupa di fragilità", delle fragilità proprie della vita emotiva di ognuno, la psichiatria non è una scienza fragile ma agisce in contesti resi fragili dalla patologia e oggi più di ieri intrisi dell'incertezza propria della temperie in cui viviamo, la psichiatria non à una scienza fragile ma occorre si interroghi, proprio perchè "anche" pratica medica non deafferentata dai contesti in cui opera, sulle nuove declinazioni della sofferenza mentale che tali contesti mutati e in continua evoluzione finiscono per slatentizzare o far emergere in maniera nuova e/o più marcata che in passato.
Compito "alto" della psichiatria sarà sempre più il "governo" e soprattutto "la presa in carico" delle vecchie e nuove fragilità di un mondo che sognavamo migliore e che scopriamo ogni giorno più fragile, precario e difficile da gestire da qualunque prospettiva o scala di grandezza lo si osservi.
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