Breve riassunto di un caso che a Genova ha suscitato grande scalpore ma - more solito - ignorato a livello nazionale.
Dunque: il professor Franco Henriquet, docente di anestesiologia all'Università di Genova, da vent'anni presidente e anima della "Gigi Ghirotti" (associazione senza fini di lucro fondata per assicurare ai malati terminali di tumore e di Aids una fine meno dolorosa), si è ritrovato inquisito per detenzione di morfina e gardenale. Due farmaci che fanno parte delle cure palliative prestate in questi casi. Terapie costosissime che il servizio sanitario si accolla ma solo nelle strutture ospedaliere. Chi vuol morire nel suo letto se le paga. Proprio per evitare che medicinali tanto preziosi finiscano nella spazzatura, i famigliari, a funerali ahimè avvenuti, sono soliti consegnare all'Associazione quanto non è stato utilizzato.
La legge ne imporrebbe la distruzione ma Henriquet aveva chiesto ai servizi competenti se fosse possibile ottenere una deroga per destinare confezioni intatte ad altri malati oppure per inviarle nei Paesi che ne sono alla disperata ricerca. Pare che - e uso il condizionale non essendo certa della cronologia dei fatti - prima ancora di ottenere una risposta i Nas abbiano visitato e perquisito la sede della Gigi Ghirotti trovando qualche fiala di morfina e il farmaco antiepilettico citato prima. Medicinali affidati, appunto, dai parenti di una o più persone decedute.
La legge è legge quindi i Nas hanno correttamente fatto rapporto e il professor Henriquet è stato inevitabilmente convocato in tribunale. E si dovrà difendere dalle regole spesso strambe, talvolta assurde, della "giustizia". Alla stregua (o quasi) di chi è sospettato di spacciare droga.
Non capisco, mi devo adeguare ma vorrei due risposte: perché i Nas hanno preso di mira l'Associazione? Da chi è arrivata la denuncia?
L'incertezza mi induce a pensare che il medico che ha fatto della lotta contro il dolore una missione intralci gli interessi di qualcuno. Ma di chi? In mancanza di certezze è inutile fare ipotesi. Ciò non giustifica però il silenzio assoluto scelto (almeno sino ad oggi, 26 ottobre) sia dal presidente della Regione Liguria Burlando sia dal sindaco Pericu. Invece avrebbe fatto meglio a tacere l'assessore regionale alla sanità Montaldo, anziché pronunciare l'antisettica quanto ambigua "Ci saranno certo spiegazioni valide e mi auguro che la vicenda si chiarirà con tutta tranquillità" prima di comunicare allo scomodo indagato che può scordarsi l'hospital per malati terminali previsto - ma dai nemici della precedente amministrazione - in una struttura del centro cittadino. Al massimo dovrà accontentarsi di qualche posto letto in un edificio della Curia che è proprio a casa del diavolo. Mi fermo qui rimandando chi volesse saperne di più alle pagine di Internet - basta digitare "Henriquet" o "Gigi Ghirotti" - che fortunatamente colmano il vuoto degli altri mezzi di comunicazione.
Spero che la Magistratura riesca a trovare il bandolo di questa matassa e aggiungo la mia voce a quella delle centinaia di pensone comuni che continuano a manifestare, dopo lo stupore e l'indignazione, solidarietà, rispetto e fiducia nei confronti di Franco Henriquet. Personalmente avrei voluto conoscerla molti anni fa, certa che avrebbe permesso a mia madre di morire con più serenità. E grazie ancora per tutto quello che ha fatto e continuerà a fare.