E' sempre più frequente oggigiorno che adolescenti, di tutte le estrazioni socioeconomiche, richiedano un aiuto psicologico di fronte a problemi e difficoltà della propria vita emotiva.
Il periodo adolescenziale, così come viene descritto da diversi autori, si presenta come complesso nelle sue differenti e a volte contraddittorie manifestazioni.
L'adolescente si trova davanti ad alcuni importanti compiti evolutivi dettati sia dalla trasformazione fisica sia da quella psichica: in un corpo che ora può metterle in atto, esplodono spinte pulsionali libidiche ed aggressive più intense che inevitabilmente generano angoscia. La maturazione sessuale, l'allargamento degli interessi personali e sociali e la problematica dell'identità e del concetto di sé rappresenteranno quindi i compiti specifici dell'età adolescenziale.
Alcuni adolescenti, infatti, di fronte ai cambiamenti legati al rapporto con il proprio corpo in crescita, alla relazione con i coetanei e con i genitori vanno incontro a ciò che Laufer definisce breakdown evolutivo, "una spaccatura tra il corpo fisicamente maturo ed il sentirsi passivi di fronte alle esigenze che dal corpo provengono, una frattura nel processo di integrazione dell'immagine del corpo fisicamente maturo rispetto alla rappresentazione che si ha di sé" (1975).
L'adolescente però acquisisce anche nuove potenzialità cognitive, a cominciare dalla capacità di riflettere sui propri pensieri, di immergersi in una nuova dimensione temporale attraverso cui ha accesso al presente, al passato ed al futuro. Deve al contempo tollerare il dubbio, la solitudine, la tristezza e l'angoscia che da tutto ciò scaturiscono. L'operazione, in tutta la sua ambivalenza emotiva, di separazione dai genitori, le delusioni rispetto a se stessi ed alle proprie ambizioni, la dolorosa rinuncia alle onnipotenti fantasie della bisessualità infantile con progressiva presa di coscienza dell'identità sessuale costituiscono elementi inevitabili del percorso adolescenziale, che ha nella capacità di elaborazione del lutto il suo elemento centrale.
Se quindi si possono riconoscere dei sentimenti depressivi che appartengono allo sviluppo normale dell'adolescente, è però fondamentale saper riconoscere quelli che si configurano come veri quadri psicopatologici. L'umore depresso dell'adolescente non affetto da depressione è intermittente, fluttuante e altamente sensibile a modificazioni della situazione ambientale. L'adolescente depresso invece non è sempre in grado di esprimere verbalmente il proprio malessere, è spesso ed in maniera persistente irritato, arrabbiato, lamentoso o cronicamente preoccupato per la sua salute fisica, appare annoiato, nervoso, oppositivo nei confronti degli adulti (soprattutto i genitori), spesso ha un calo del rendimento scolastico (Ferrigno-Marcenaro 2005) e tale sintomatologia non risente specificamente di cambiamenti del contesto sociorelazionale. Il criterio che permette di distinguere percorsi di sviluppo normali da percorsi di sviluppo patologici non è pertanto solo quello fenomenologico/comportamentale, bensì anche e soprattutto quello temporale di transitorietà/persistenza.
L'adolescenza è un periodo di transizione nel corso del quale possono manifestarsi (e richiedere un intervento adeguato) specifici disturbi che non necessariamente corrispondono a rigide strutture patologiche.
Jeammet (2002) descrive il funzionamento psichico fisiologico specifico dell'adolescenza come caratterizzato dalla presenza di un antagonismo tra relazione oggettuale ed autorità e dalla difficoltà nel trovare la giusta distanza nelle relazioni oggettuali: "Per essere sé, bisogna nutrirsi degli altri e al tempo stesso, differenziarsi dagli altri".
Nell'adolescenza, infatti, il superamento della dipendenza dagli oggetti esterni costituisce una delle parti più complicate e dolorose del lavoro di elaborazione psichica. D'altra parte, la dipendenza dagli oggetti esterni rimanda inevitabilmente alla problematica della separazione: "affinché la separazione sia tollerabile, deve esistere uno scarto tra l'oggetto ed il soggetto con la permanenza nel soggetto di un riferimento interno che è in rapporto sufficiente con l'oggetto da cui esso si separa senza confondersi con lui" (Jeammet 2002).
Anche i comportamenti trasgressivi presenti in adolescenza non sempre rappresentano le manifestazioni di un disagio e possono essere espressione di un mancato riconoscimento da parte degli adulti delle esigenze di sviluppo. La crescente ambivalenza per la mancata autonomia si può esprimere sovente con esplosioni comportamentali, che possono trovare il loro primo alimento nella spinta a crescere, a mettersi alla prova, tenuto conto tra l'altro che il rapporto con le regole educative e sociali rappresenta un nodo conflittuale importante. "Nell'analisi del comportamento adolescenziale in generale, e trasgressivo in particolare, diventa fondamentale distinguere i comportamenti non patologici, riconducibili al periodo specifico dell'adolescenza, da quelli devianti che hanno spesso origine in periodi evolutivi precedenti". (Madeddu 2005)
AMBULATORIO ADOLESCENTI
Presso il Dipartimento di Scienze Psichiatriche dell'Università di Genova, funziona da circa 11 anni un ambulatorio rivolto ai giovani di età compresa tra i 14 e i 21 anni, con orario pomeridiano dalle ore 14 alle 19. Tale orario è stato scelto per non interferire con la normale attività scolastica dei ragazzi.
Il servizio è gratuito e questo può da una parte favorire la decisione di alcuni adolescenti di rivolgersi allo stesso in maniera autonoma, fornendo già di per sé una possibilità di emancipazione rispetto ai genitori.
I pazienti che sono afferiti al nostro ambulatorio sono stati inviati dai medici dell'Ospedale in cui è inserita la Clinica Psichiatrica, dai medici di famiglia, dal pediatra, dal Consultorio, dal Distretto Sociale, dal Servizio di Salute Mentale, dal Tribunale dei Minori, dal Pronto Soccorso e sempre più frequentemente si rivolgono per autoinvio. In caso di rifiuto dei ragazzi di farsi seguire, vengono presi temporaneamente in carico i genitori; qualora l'adolescente decida di accettare l'intervento in secondo tempo, verrà allora affidato ad un altro medico. Tra la richiesta di visita e l'appuntamento il tempo che intercorre è tra i tre giorni e la settimana: la tempestività della risposta rappresenta una fase fondamentale dell'intervento, in quanto i ragazzi sofferenti e le loro famiglie non hanno la capacità di tollerare lunghe attese. L'accesso ai nostri ambulatori prevede la richiesta del medico di famiglia o del pediatra, questo per favorirne il coinvolgimento e promuovere lo sviluppo del lavoro di rete.
Le motivazioni che hanno portato i ragazzi o i genitori a rivolgersi al nostro ambulatorio sono sicuramente molteplici e variegate, ma noi abbiamo identificato una serie di problematiche che vengono presentate con maggiore frequenza al primo colloquio di consultazione: insuccessi e difficoltà scolastiche con lamentele circa le proprie capacità attentive, di concentrazione e di rendimento sino a un quadro di fobia scolastica, cattivo rapporto con la propria immagine corporea e con il cibo, timori ipocondriaci, delusioni affettive e sentimentali vissute come irrimediabili, rapporti altamente conflittuali con i genitori e le altre figure di riferimento, sentimenti di inadeguatezza nel contesto dei coetanei, difficoltà nelle relazioni con l'altro sesso, problematiche d'identità sessuale, difficoltà nella gestione delle cariche aggressive, rimuginazioni ossessive di fronte a necessità decisionali, sentimenti di noia o confusione che invadono lo spazio emotivo del ragazzo, generici pensieri di morte e perdita d'interesse nella vita (vedi tabella 1).