Nel saggio-libello Eros e Priapo, ora riproposto da Garzanti, lingegnere-letterato Carlo Emilio Gadda sfoga tutta la sua rabbia di cittadino che per un ventennio ha dovuto subire loffesa allintelligenza rappresentata dal regime fascista. Il suo linguaggio, costruito a partire da modelli rinascimentali e cioè da autori come Machiavelli, Boccaccio e Bandello amplifica, in un certo senso, linvettiva colorita con parole desuete, voci dialettali, specie tosco-lombarde, forme arcaiche, scurrilità plebee e stilemi che fungono anche da lente dingrandimento della materia trattata.
La storia è quella dellinvaghimento di una massa per un capo ipernarcisista che tutto fa per porsi come unico polo dattrazione libidinale di unintera nazione. La dittatura mussoliniana, a differenza di quella hitleriana, che contiene le premesse del suo cupo Gotterdammerung, è ripiena di aspetti farseschi, di debordante retorica e di schiamazzante inconsistenza, anticipatrici di un finale da operetta nella maleodorante lettiga della Croce Rossa in cui il primo maresciallo dellimpero, arrestato dai Reali Carabinieri, fu preso da un attacco di irrefrenabile diarrea.
Sfogata lira e lo sdegno con una rievocazione che diventa resoconto sui generis delle condizioni dellItalia fascista, Gadda procede ad una pars construens in cui tenta di esorcizzare secondo ragione quanto ha descritto ed esecrato allinizio. Egli tenta cioè una personalissima analisi psicologica della follia autoerotica del dittatore che ha contagiato oltre quaranta milioni di concittadini. Esamina anche il contributo dei "collaboratori" del mentecatto principe che esibivano come principali doti la tendenza al furto e allappropriazione indebita, larrivismo e la volgarità accompagnati da una eticità minima. Lesibizionismo del capo affascinò per ventanni coloro, ed erano molti, che coltivavano una vocazione latente allesibizionismo loro proprio. Per Gadda la fase di libido narcisistico-esibitiva normale in un dodicenne diventa del tutto patologica in un adulto e la mancanza di quella disciplina che si acquisisce solo con lapprendistato di una professione o un mestiere è un importante coadiuvante di tale patologia. Così i gerarchi che contornavano il capo erano spesso individui senzarte né parte, pervenuti alle loro posizioni di potere solo per "meriti" politici, cioè piaggeria, esibizioni di fedeltà e vocazione di spioni.
Eros e Priapo sono termini di un confronto dialettico tra il primo, con la sua giovane potenza creativa e il secondo con la sua foia senile, oscena e del tutto sterile. Il passare dalluno allaltro è un fatto patologico favorito e potenziato dallattitudine narcisistica e il duce del fascismo è il caso clinico che documenta tale passaggio. La lepidezza del resoconto gaddiano è ravvivata dai molti soprannomi di cui gratifica il protagonista della vicenda e cioè Bombetta, Ciuco, Fava, Mascellone ed altri, secondo un tradizionale costume italico.
Secondo Gadda la forte carica narcisistica ed autoerotica che prevale tra il sesto e il ventunesimo anno subisce normalmente, con il procedere delletà, un processo di sublimazione negli esseri sani. Se ciò non accade si scatena la follia narcisistica che ha come perno una esagerata ed ipertrofica percezione dellIo. Tale analisi si sviluppa in capitoli intitolati rispettivamente "Narcisismo giovanile e pedagogia. Teorica del modello narcissico", "Dei danni recati alla personalità del singolo e alla società normale degli uomini da una carica iper-narcissica non in frenata", per pervenire ad un vero e proprio tentativo di formalizzazione con teoremi centrali seguiti da corollari e lemmi.
Anche nella parte analitica il linguaggio resta lingua dinvenzione con innesti dialettali, arcaismi, metafore imprevedibili e ricorrenti sussulti dellinvettiva che nasce da quel "rospo" tenuto in corpo dallautore per un periodo troppo lungo e finalmente estroiettato ed espulso.
Il tema dellIo che prevarica, comunque presente in tutta lopera di Gadda, ha in questo saggio la sua enunciazione più puntuale e la sua identificazione come causa prima della funesta catena di consecuzioni ed eventi che ha prodotto i lutti e la rovina di un paese. Gadda detesta visceralmente anche la semplice enunciazione Io, Io
e la sua esecrazione singigantisce quando considera i mali derivati dallipertrofia egoica di un singolo nella porzione di storia di cui gli è toccato di essere testimone muto, ma capace di discernere "il prevalere di un cupo e scempio Eros sui motivi del Logos". Un punto di vista storico più generale è espresso con losservazione di una "netta retrogressione di quel notevole punto di sviluppo a cui lumanità era giunta (in sullo spegnersi dellepoca positivista) verso una fase involutiva, bugiarda, nata da imparaticci, da frasi fatte, dalla abitudine di passioni sceniche, da un ateismo sostanziale che vuole inorpellarsi di una "spiritualità" o "religiosità" meramente verbali". La frase si riferisce allepoca mussoliniana ma può benissimo applicarsi anche al tempo presente.
I rapporti tra la descrizione gaddiana del ventennio e la sua realtà storica sono quelli che di solito intercorrono tra un testo letterario e il mondo della vita. Il testo letterario ricrea con le parole una vita e una realtà che spesso sono più vive e reali delle azioni e delle cose del mondo esterno. La mente dello scrittore sviluppa il gioco combinatorio degli eventi e cuce assieme pezzi di realtà, di sogno, di costruzione visionaria e di possibilità.
Naturalmente il bizzoso e talora furibondo ingegnere non fa nulla per celare le proprie idiosincrasie, i fastidi nevrotici, la misoginia, lamaro pessimismo, il conservatorismo un poreazionario ed anche questi che potrebbero essere considerati lati negativi diventano funzionali al dettato generale.
Veri e propri teoremi in senso matematico sono quelli enunciati alla fine, che riguardano lesibizione come pragma narcissico specifico ed atto fondamentale della psicosi narcissica non in frenata e tenuta sotto controllo dalla sublimazione.
Lossessione gaddiana di perseguire la concatenazione e la consecuzione in senso leibniziano, ma anche tomistico, delle cause e degli effetti, lo porta, al di là del merito letterario del saggio, ad una profonda interpretazione psicanalitica dellaffermazione del fascismo in Italia e in particolare di quella del suo capo, affetto da "autoerotia" esibitivo-narcisistica e capace di usare questa sua patologia per istupidire un intero popolo e portarlo ad una tragica ed ignominiosa disfatta. Per scrupolo di obiettività, occorre dire che quello di Mussolini non è lunico esempio di politico narcisista, superficiale ed esibizionista, anzi. La storia passata e contemporanea pullula di personaggi simili, ma purtroppo bisogna riconoscere malinconicamente che in questo come in altri campi la lezione della storia non è servita a molto.
Anche a questopera si può comunque applicare laffermazione dellOdissea, secondo la quale gli dèi tessono sventure affinché alle generazioni che verranno non manchi qualcosa da cantare. Si esorcizza così il concetto di male e si riesce a giustificare lingiustificabile come appunto la vicenda dellItalia fascista: uno dei tanti orrori della storia, ulteriormente esorcizzato dallanalisi razionale delle sue cause principali.