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TRA PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA: APPUNTI DI GESTALT

Giuseppe Cannella*, Marco Filoni**, Fabio Sambataro*, Anna Maria Bramante*

* Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università di Catania (Italia)

** Centre Eric Weil, Universit› Charles-de-Gaulle di Lille (Francia)

- Introduzione

Il termine tedesco “Gestalt“ appare per la prima volta nella traduzione della Sacra Bibbia (1523) del principale artefice della lingua tedesca moderna, cioè Lutero. Per questa traduzione Lutero, in una Germania frantumata da centinaia di stati e dialetti, creò un nuovo linguaggio ancorato al dialetto della Germania centrale ed arricchito dal linguaggio popolare. Così nasce anche il termine “Gestalt“, formato dal participio passato “von Augen gestellt“, cioè “posto davanti agli occhi“, o “esposto agli sguardi“ (Ginger, 1990).

Nei dizionari di uso comune la voce “Gestalt“ è citata a tutt'oggi prevalentemente nell'accezione originaria di “psicologia della Gestalt“, teoria secondo la quale il nostro campo percettivo si organizza spontaneamente sotto forma di “buone forme“, “figure organizzate“, “configurazioni unitarie“, “insiemi significativi“ (Zerbetto, 1998).

«In realtà questo termine è fondamentalmente legato a due filoni di ricerca, nati in periodi diversi e con obiettivi diversi: la Gestaltpsychologie o psicologia della Forma, una scuola teorica tedesca che negli Anni Venti ha studiato la percezione, e la Gestalt Therapy o psicoterapia della Gestalt, una scuola clinica post analitica, sviluppatasi negli USA negli Anni Cinquanta, nell'ambito delle psicoterapie umanistiche» (Spagnuolo Lobb, 1997).

Tuttavia il fatto che queste due scuole siano accomunate dal nome “Gestalt“ non è assolutamente casuale: diversi autori della psicologia della Forma hanno influenzato, come vedremo, il pensiero di Fritz Perls, principale fondatore della psicoterapia della Gestalt (Salonia, 1991).

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