TRIBUTO A FRANCO GIBERTI,
Genova 19 Novembre 1999CARLO LORENZO CAZZULLO
Grazie dell'invito a rendere onore ad un pioniere della psichiatria in quest'organizzazione ben diretta dal Prof. Rossi con il quale ho frequenti rapporti.
Io sono rimasto meravigliato, stupito ed entusiasta della presentazione del preside e mi sono posto una domanda, lei è ben sicuro di aver voluto fare patologia generale, visto che ha interpretato così bene la storia dei pionieri della psichiatria? Questo dubbio mi rimane tuttora, le sono molto grato per questa bella presentazione, ma vorrei dire subito una cosa: Giberti sei importante, che che tu ne pensi nel presente e nel passato sei stato importante.
Anzitutto sai com'è nata la tua cattedra? E' nata dalla filosofia, sembra un paradosso, ma è la realtà. Io vedevo il rettore di Bologna, il Prof. Battaglia, filosofo del gruppo dei filosofi italiani di Gallarate, molto amico di quello che potrei chiamare il mio direttore spirituale ai convegni di Gallarate. Tanto feci e tanto insistei che Battaglia riuscì a fare la cattedra convenzionata a Bologna e alla cattedra di Bologna con Gentili seguirono quella di Napoli con Rinaldi e quella di Genova con Giberti.
Il tuo amore per la psichiatria è nato molto precocemente e per questo che ti dico che sei stato un grande collaboratore anche in tempi in cui il dilemma, chiamiamolo così per non dire la diaspora, era molto acceso.
Come inciso, tu, Rossi hai qui tutto il ricordo e la bellezza presente e attiva della grande scuola neuropsichiatrica genovese, il preside ha ricordato, il mio grande amico-contendente, Cornelio Fazio, però io ricordo un altro grande: Leonello De Lisi che praticamente creò la clinica, ancora adesso un uomo vivace, pronto, intelligente, che non mi prese del tutto in giro quando io, tornato dall'America, presentai ad una riunione della società ligure la Medicina Psicosomatica, cosa che invece tentò di fare Berlucchi, intelligenza molto meno aperta.
Quindi la scuola genovese è stata importante e forse tu l'hai capito subito perché in tempi difficili ti sei messo a fare "tanta" Psichiatria. Ho trovato un certificato che diceva che nel 1963 tu avevi già la responsabilità addirittura di un reparto, di un servizio il che è stato fortemente anticipatorio ed estremamente importante ed io ricordo che lo utilizzai negli atti parlamentari, cioè nella preparazione al discorso introduttivo dell'onorevole Belisario che fu il primo presentatore della legge del 1976; quindi tu, che ti piaccia o no, sei nella storia. Sei nella storia ed io ti ringrazio perché fare psichiatria allora non era una cosa facile e hai avuto la caratteristica di farla su una doppia specie: psicopatologica e subitamente, precocemente interpretativa.
Il preside, insisto a dire che deve aver sbagliato a fare patologia generale perché gli piace troppo la psichiatria, abbassando la voce, e con una certa prudenza, ha detto che, tutto sommato, lui pensa che la malattia mentale abbia una base biologica. Proprio pochi giorni fa si è concluso un congresso che aveva come titolo: "L'immunologia in psichiatria", del tutto nuovo e fortemente biologico. Questo non vuol dire che tutto quello che viene prodotto non debba essere interpretato in chiave psicologica, sarebbe assurdo disgiungere le due cose. Tu l'avevi subito capito e lui l'aveva ben sentito e lo sente tuttora quindi avete avuto la fortuna di avere un preside particolarmente illuminato, cosa non frequente.
Un'altra cosa che ti voglio dire è questa: hai avuto il pregio di una qualità che la psichiatria non sempre ha, anzi spesso la utilizza male, quello della divulgazione per la formazione oltre che per l'informazione e il vostro libro di psichiatria lo dimostra. Tu avevi la caratteristica di essere, come diceva il preside, un po' burbero, un po' schivo e, se lo posso dire, anche mai soddisfatto di te stesso, magari tua moglie mi darà ragione, però continuavi a fare.
Un altro elemento decisamente a favore è stato questo: tu hai avuto il coraggio, nel 68, di fondare la Sezione Ligure della Società Italiana di Psichiatria e io te ne sono molto grato perché sono state queste sezioni periferiche che hanno consentito di realizzare una grossa società che a Cagliari nel 1980 aveva 560 soci e che nello spazio di poco tempo a Milano è arrivata a 5500 soci e ha anche una rilevanza internazionale, anche se oggi dovrebbe essere molto più vicina di quanto non sia, e lo dico a tutti voi, alla parte scientifica. L'altro giorno a Milano è stato detto, di fronte alle autorità, che la psichiatria ha bisogno di essere sostenuta in genere, ma soprattutto nella parte scientifica, perché solamente la ricerca consente di illuminare la clinica.
Tornando a te io sono rimasto molto colpito dalla tua straordinaria attività didattica che sentivo di riflesso, fatta con severità e prudenza e attenta a quell'elemento fondamentale, ricordatelo voi giovani, che è il rapporto medico-paziente, che consiste sostanzialmente in poche cose: la prima è ascoltare, la seconda è quella di accettare il silenzio e la terza e quella di interpretare i messaggi e di non sovrapporsi per arrivare a quella che si dice "L'alleanza terapeutica" e tu l'hai sempre avuta questa caratteristica e io ti sono molto grato e sono certo che sia impossibile che un retaggio di questo genere possa essere dimenticato.
Vorrei ancora dirti che, proprio perché io sono in un certo senso il decano dei decani, mi sembra che sentir parlare bene delle persone che hanno giocato dei ruoli fondamentali serva a rinforzare la mia azione e quindi aggiunga anni alla mia vita e anche per questo io ti ringrazio. Mettiti bene in testa che porti qualcosa di prezioso sempre e costantemente perché figure come la tua non si possono dimenticare ed è bello che sia proprio Romolo Rossi a ridursi, chiedo scusa, a parlare della storia della psicoterapia in Liguria che è in un certo senso restrittivo, ma è un omaggio che dà ad una tua funzione specifica.
Devi sentirlo tutti i giorni, tutta la gente che hai vicino ti vuole bene ed io mi metto in questa schiera, sono ammirato, legato a te certamente, mi hai aiutato in quella che è stata la legge del 1976, fondamentale per la psichiatria, che è entrata in Parlamento con il primo atto parlamentare il 18.5.1973 e si è conclusa il 29.4.1976, dando autonomia alle due specialità. Il fatto di avere autonomia non vuol dire disconoscere l'altra, ma bisogna dire, contrariamente all'opinione del tuo maestro diretto Prof Cornelio Fazio, con il quale io elegantemente mi sono battuto, che la psichiatria non sarebbe mai cresciuta senza un'autonomia sia amministrativa che universitaria. Infatti io nel 1958 avevo una cattedra complementare, la prima in Italia, ero trattato come una persona di notevole intelligenza, molto interessante, ma non ti davano una lira, non ti davano mezzo assistente: di fatto non avevo nessun peso nella Facoltà.
Quando è comparsa la separazione con la creazione di due cattedre autonome e ben definite, il panorama è completamente cambiato e la psichiatria ha conquistato il dovuto rispetto. Il rapporto con la neurologia è quotidiano e il mio maestro diceva: "Ricordatevi che noi siamo una branca della medicina interna" quindi la prima cosa è considerare il malato nel suo assieme.
A questo risultato tu, Giberti, hai contribuito non poco, perché io ho potuto utilizzare negli atti parlamentari quello che tu hai fatto ed è stato importante perché faceva Storia.
Quindi non solo io, ma tutti noi ti siamo debitori e soprattutto ti vogliamo bene.