G. GOZZETTI, L. CAPPELLARI, A. BALLERINI, Psicopatologia fenomenologica della psicosi. Sul senso dellincontro con lesperienza psicotica , Raffaello Cortina, Milano 1999, pp. 237, Lire 39000
[Propongo allattenzione dei lettori di POL.it alcune riflessioni da me sviluppate in occasione della pubblicazione di questo libro: uscito nel 1999, adottato in molti corsi universitari e utilizzato da non pochi operatori della salute mentale. Il libro è attualmente in via di esaurimento. Ci auguriamo che lEditore ne comprenda limportanza e decida di stampare una seconda edizione]
Il Leib cioè il corpo proprio, il corpo vissuto è il punto di incontro, il punto di trasformazione e di reciproco inserimento tra linterno e lesterno. Husserl lo definisce Umschlagspunkt: e Umschlag significa letteralmente, in tedesco, involucro, cioè qualcosa che contiene, che avvolge, che include.
Nellambito della compresenza, cioè della comunicazione empatica con gli altri (Einfühlung), il Leib si rivela a se stesso come anima, come Seele, e scopre negli altri la stessa unità tra Leib e Seele, che sta a fondamento della comunicazione interpersonale, dellintersoggettività, e, conseguentemente, dellappartenenza ad una determinata comunità sociale, ad una determinata cultura. La persona, entro questa prospettiva, la persona intesa come unità di Leib e di Seele, si rivela come membro del mondo sociale, della comunità: Mitglied der sozialen Welt (Husserl, Idee, II)
Lesterno è dunque modalità dellinterno. Le più recenti elaborazioni teoriche delle neuroscienze da Edelman a Robertson, fino a Damasio - mettono in evidenza limportanza di questo punto di vista, già sviluppato da Husserl e presente in maniera più o meno esplicita - in alcune qualificate riformulazioni della psicopatologia ad orientamento fenomenologico, come quelle esposte in questo importante libro di Gozzetti, Cappellari e Ballerini.
Linterazione con il mondo, con la storia, con lesperienza, "scolpisce", per dirla con Ian Robertson, la matter of the mind, la materia della mente. Il concetto di coscienza-mondo (al quale sto lavorando, da qualche tempo, e che ritrovo anche in questo libro) un concetto che rimette in discussione lantico dualismo cartesiano di res cogitans e di res extensa ripete la sua apparizione, dopo Leibniz e Spinoza per non citare che loro - in Husserl, nelle ricerche della psicopatologia, nelle più recenti acquisizioni teoriche delle neuroscienze.
Cè dunque in noi la totalità del mondo, la Weltall, di cui parlava Husserl, soprattutto lultimo Husserl.
Il soggetto, nella fenomenologia husserliana da noi riletta in chiave antiidealistica - è sempre soggetto concreto, soggetto pieno di mondo: radicato nel mondo, nella storia, nella materia.
Incontrare il soggetto, comprenderlo, significa anche spiegarlo, svelando la sua Umwelt, il mondo di cui egli è portatore, lesterno che egli racchiude. In questo senso, come afferma Gozzetti, "la coppia comprendere/spiegare Verstehen ed Erklären, in Jaspers non costituisce più, per molti autori, una netta dicotomia". In questa direzione, lincontro con il paziente, anche nella prospettiva della psichiatria fenomenologica, non è più suffuciente, da solo, a portare a compimento il disvelamento del mondo di cui il paziente stesso è portatore: quello stesso mondo in cui risiedono in maniera spesso evidente e devastante le stesse patologie che una psicologia teoricamente povera assegna esclusivamente allinteriorità dei soggetti.
Malattia del sé e malattia del mondo psicopatologia del sé e psicopatologia del mondo, per dirla con James Hillman sono strettamente collegate. E impossibile, in altri termini, situare nevrosi e psicosi esclusivamente in una realtà personale, intrasoggettiva (psicodinamiche interne allio) o intersoggettiva (psicodinamiche interpersonali, relative al rapporto tra il paziente, i suoi partner, la sua famiglia, il suo ambiente ristretto). In entrambe i livelli (intrasoggettivo ed intersoggettivo), il mondo rimane esterno; rimane materiale morto, inerte: un mero fondale nel quale e attorno al quale la soggettività con le sue caratteristiche e i suoi disagi ha fatto la sua comparsa.
Potremmo dire, rovesciando la prospettiva, che le patologie, oltre che nei soggetti, le incontriamo oggi nella cultura che è la nostra: le incontriamo nelle strutture (Hillman direbbe nella psiche) della politica, della medicina, delle istituzioni, eccetera. Locchio del patologo non può esimersi da uno sforzo di storicizzazione della malattia; non può esimersi dallesame della cultura, vista nei suoi aspetti malati, e perciò forieri di malattia. Sentiamo cosa dice Freud, in chiusura del suo famoso saggio sul Disagio della civiltà, del 1929:
Cè una domanda che mi è difficile scartare. Se levoluzione della civiltà è tanto simile a quella dellindividuo (
) non è forse lecita la diagnosi che alcune civiltà e forse lintero genere umano sono diventati nevrotici? Alla dissezione analitica di queste nevrosi potrebbero far seguito suggerimenti terapeutici di grande interesse pratico.
Scriveva nel 1992 Ferdinando Barison, indimenticabile maestro della psicopatologia italiana e veneta, a cui è dedicato questo libro:
Il circolo ermeneutico è proprio questo: un continuo divenire consistente nellinterazione del tutto sulle parti e della parti sul tutto; lermeneutica è quindi storicizzazione.
Comprendere e spiegare, dunque: lincontro con il paziente viene reso possibile, produttivo, curativo, proprio nella misura in cui queste due dimensioni si integrano tra di loro. La psicopatologia, come afferma Gozzetti nellintroduzione, "non è una semeiotica rivolta esclusivamente ad individuare il sintomo; piuttosto, è una semiologia attenta al significato". Non è dunque un mèro ordinatore nosografico, ma si sviluppa attraverso la sua capacità di rappresentare un ordinatore di senso.
Il privilegio (certamente non esclusivo) accordato ai significati, rappresenta una controtendenza rispetto alla dominanza assoluta, e spesso esclusiva, del "furore" tassonomico e farmacologico presente in molte pubblicazioni psichiatriche, soprattutto nordamericane. In questo senso, come ho già avuto modo di dire nel dibattito organizzato dallo psichiatra e psicoanalista Totò Russo allospedale di San Donà, in provincia di Venezia, questo libro - questa frontiera del lavoro psicopatologico esplorata dai nostri tre autori rappresenta un coraggioso momento di battaglia culturale, a favore del paziente, della sua sofferenza, della sua domanda di cura, contro ogni scorciatoia riduzionistica, contro ogni compromesso verso quelle che considero le Scilla e le Cariddi della terapia psichiatrica: le pressioni dellindustria farmacologica, da un lato; dallaltro lato le istanze aziendalistiche, massicciamente presenti, oggi più che mai, nellAmministrazione sanitaria.
Attenzione ai significati, dunque. Questa inflessione teorica, se verrà approfondita, nel prossimo futuro, dalla ricerca e dalla pratica clinica, renderà possibile una fertile e necessaria integrazione con i metodi e le tecniche terapeutiche (di tipo gruppale) che caratterizzano, oggi, anche in Italia, quella che viene chiamata, in letteratura, psichiatria transculturale, o etnopsichiatria.
MARIO GALZIGNA
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