logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina

Alberto Natale Gli specchi della paura. Il sensazionale e il prodigioso nella letteratura di consumo. Secoli XVII e XVIII, Carocci, Bologna 2009, pp. 308, euro 28,00

 

La cronaca nera dei giornali e delle televisioni ci espone sempre di più in questi ultimi anni a racconti terrorizzanti, che vanno dal commercio di bambini utilizzati come fornitori di organi, a barbare uccisioni e stupri, che si consumano anche negli ambienti familiari, fino a casi di pedofilia e di sfruttamento sessuale di minori, eccetera.

Nel nostro quotidiano, la proliferazione di queste notizie — spesso diffuse dalla televisione in tarda serata — funziona quasi come un veleno che ci intossica giorno dopo giorno. I giornali, la televisione, la vasta produzione cinematografica (dai film gialli al genere catastrofico), vanno a stimolare indubbiamente parti profonde della nostra psiche: parti legate a paure profonde che ciascuno di noi cerca in qualche modo di tenere a freno, ma che ogni tanto rispuntano inaspettatamente, rendendoci sempre più fragili e vulnerabili.

In un recente studio storico Alberto Natale, uno studioso allievo di Piero Camporesi, ha raccolto e analizzato le fonti di una sorta di ‘protogiornalismo’ che raggiunse il massimo svilpuppo tra il ‘600 e il ‘700 e che aveva la paura collettiva come ingrediente essenziale. Si trattava, allora, di produzioni varie, redatte su fogli volanti e opuscoli di poche pagine, in prose e in versi, corredate da rozze iconografie e stampate senza il nome dell’autore. Tali produzioni venivano diffuse nei mercati, nelle piazze e in occasioni di feste tradizionali, oppure prima della esecuzione capitale di qualche bandito. Questi fogli volanti si vendevano un po’ ovunque nei paesi: contenevano, tra l’altro, vite dei santi, storie di miracoli o indicazioni relative a pozioni curative. Storie terrificanti o meravigliose passavano così di mano in mano, forse anche di bocca in bocca, per essere commentate o ingigantite: carte volanti, dunque, destinate a un rapido consumo, che raramente venivano conservate nelle biblioteche pubbliche. I redattori spesso anonimi di queste stampe si possono considerare come antenati del moderno giornalismo di cronaca nera: produttori di storie molto vicine al mondo della favola e dei miti. I fogli volanti avevano comunque un pubblico di lettori e di consumatori: lettori e consumatori di storie che sembrano paragonabili alle attuali "leggende metropolitane".

Adriano Prosperi, in un articolo-recensione del saggio di Natale comparso su la Repubblica nel febbraio 2009, ricorda come lo storico Roger Cartier documentasse questo fenomeno della nascita di un ‘pubblico speciale’, non colto e popolare…

In Francia il processo ebbe un carattere unitario e accentrato, dando vita alle pubblicazioni della cosiddetta "Bibliothèque Bleue", riconoscibili dal colore della copertina, dalla povertà e dall’essenzialità della carta, delle immagini e dei caratteri tipografici.

Ma sia in Italia che in Francia non si trattava certo di materiale che circolava clandestinamente: le storie tragiche e meravigliose divulgate tra i banchetti dei mercati, le canzonette in rima dei saltimbanchi, in tempi in cui era già attiva la censura sulla stampa, venivano senz’altro avallate dalle autorità, e spesso l’approvazione dell’Inquisizione spiccava sui frontespizi delle stampe. Nasce così una produzione troppo spesso ignorata, destinata alla plebe ignorante, che andava a rinforzare superstizioni, ataviche credenze (dai mostri ai parti plurigemellari), paure dell’ignoto e delle forze del male. Questo tipo di produzione è stata per molto tempo ignorata dagli studiosi del settore, che hanno preferito attingere ad altre fonti. Con questo lavoro accurato ed esauriente, l’autore ci mostra palesemente come fosse già stato messo in atto, tra il seicento e il settecento, un mercato dell’informazione: un’informazione che — seppur rozza e artigianale — mirava alla gestione delle emozioni collettive. Si tratta di un sistema — oggi realizzato, con mezzi ben più pervasivi ed efficaci, dalla televisione e dai media — che si rivolgeva agli elementi strutturali della psiche umana (alla psiche dei singoli e alla psiche dei gruppi): la paura dell’ignoto, l’avversione per il diverso e per lo straniero, la colpevolizzazione del male, l’attesa di eventi salvifici e soprannaturali.

Viene da chiedersi, dopo la lettura di questo stimolante saggio storico: se l’angoscia e il virus micidiale della paura si diffondono nell’etere e nelle reti informatiche del pianeta, quale potrà essere l’antidoto efficace?

Anna Grazia

LINKS

TORNA ALL'INDICE DEL MESE

CERCHI UN LIBRO?

CERCHI UNA RECENSIONE?

FEED-BACK:
SUGGERIMENTI E COLLABORAZIONI

Se sei interessato a collaborare — o se vuoi fare segnalazioni o inviare suggerimenti e commenti — non esitare a scrivere al Responsabile di questa Rubrica, Mario Galzigna, che si impegna a rispondere a tutti coloro che lo contatteranno.


spazio bianco
POL COPYRIGHTS