"PENSIERI per liberarsi dal troppo amore" di Lia Inama
edizioni Erickson (Trento)
Le lettrici ed i lettori che seguono la nostra rubrica, ricorderanno il nome di Lia Inama.
Il lato debole se ne e gia occupato nel marzo 2003 in occasione delluscita del primo libro di Lia sullargomento, "Liberarsi dal troppo amore", libro che raccoglieva linteressante ed innovativa esperienza per il nostro Paese di un gruppo di auto-mutuo-aiuto per donne cadute nella triste rete della cosiddetta dipendenza affettiva.
Ricordiamo brevemente la storia del gruppo. Nato nel 1995 (e quindi prossimo a festeggiare il suo primo decennale) su iniziativa di Lia Inama, esperta di counseling, formatrice e consulente per le risorse umane da diversi anni ( inamarsi@virgilio.it e http://www.inamarsi.it) , il gruppo e stato ed e un luogo aperto, di incontro e scambio tra donne di diversa provenienza, eta ed estrazione socio-culturale, accomunate dal fatto di vivere relazioni sentimentali non solo insoddisfacenti e dolorose, ma caratterizzate da quell tipo di compulsivita, di bisogno impellente e di progressiva deriva personale che le ha fatte rientrare nella definizione di amare troppo (come si ricordera, titolo felicemente inaugurato dalla Norwood nell89 con Donne che amano troppo).
Amori, dunque, che si collocano alla stregua di patologie, che presentano caratteristiche e stili classicamente ripetuti ad ogni nuovo incontro come in un copione fisso tanto da poter rientrare allinterno della definzione di dipendenze, alla pari dellalcool, delle droghe, del gioco dazzardo, del cibo, e via dicendo.
Lesperienza dei gruppi e stata per la sua conduttrice (o meglio, facilitatrice) cosi soddisfacente sotto il profilo professionale ed umano da aver condotto, dopo il primo libro, allorganizzazione del primo Convegno Nazionale sulle Dipendenze Affettive che si e tenuto a Trento nel novembre 2003 e che ha visto la partecipazione di circa seicento persone (in collaborazione con lassociazione A.M.A, a cui si possono richiedere gli atti del convegno).
Ora, con luscita di "Pensieri
." Il discorso iniziato e portato avanti dal lavoro del gruppo, prosegue e si arricchisce di un nuovo intento, potremmo dire di una nuova ambizione : quella di dare corpo e voce, attraverso latto di per se terapeutico dello scrivere, ai pensieri parassiti e molesti che girano a vuoto nella mente della donna che ama troppo.
Ho nuovamente incontrato Lia Inama per porle alcune domande, mantenendo cosi il filone di intervista del precendente articolo ma anche, credo, nel rispetto dello stile specificatamente interattivo del lavoro di Lia che scrive un libro non come atto conclusivo di un pensiero, ma come atto di inizio di uno scambio con I lettori che avviene prevalentemente attraverso e-mails e sms, utilizzando il libro come una sorta di base di lancio della conversazione.
- D: "Eccoci di nuovo qui, Lia, dopo quasi due anni. Che cosa ti proponevi scrivendo questo libro in effetti un po particolare, fatto piu di pensieri fissati come su un block notes che di un testo vero e proprio?"
- R: " E sempre un piacere parlare con te, Rossella. Credo che tu abbia colto il cuore della questione, in effetti quello che vorrei riuscire a trasmettere e linvito a raccontarsi, a scrivere di se, allautonarrazione. Il gruppo si e rivelato importante e in qualche caso ha davvero consentito dei cambiamenti perche si e posto come cornice e come specchio che, attraverso le narrazioni delle partecipanti, ha fatto circolare nuove idée e una diversa immagine di se delle donne coinvolte in una relazione distruttiva di dipendenza. Il problema sono I pensieri, I pensieri parassiti, sbagliati, che intasano la nostra mente quando siamo schiacciate in una relazione di questo tipo, e ci impediscono di vedere I cambiamenti o di metterli in atto"
- D: "
.pensieri, ad esempio?"
- R: " di non andare bene, di essere sbagliate, idee rimuginative sul proprio basso valore, sul fatto che una non ce la fara mai da sola, e cose di questo genere: Cosi come il gruppo diventa terapeutico, o potenzialmente terapeutico, in quanto fa da specchio di unimmagine di se e dellaltro piu realistica e percio meno catastrofica, penso che scrivere I propri pensieri e condividerli possa permettere un primo passo per cambiarli. Bisogna riuscire a vedersi cambiate, e la donna che e incastrata in una relazione di questo tipo non ci riesce, I suoi pensieri ronzano a vuoto nella mente e non le consentono di vedersi in altri modi. Occorre correggere I pensieri
."
- D: "
si, e molto chiaro, e sono daccordo sul valore autoterapico, o almeno emancipativo della narrazione di se. Mi pare che, a questo scopo, le donne possono inviare I loro penseri al tuo sito, cosi che ne e nato una specie di forum
"
- R: " esattamente, e mi sta molto a cuore questo aspetto del problema. Si puo scrivere un pensiero, o fare un qualunque tipo di commento entrando alla pagina
http://www.inamarsi.it.pensieri . In effetti, ne e nato una specie di forum spontaneo, di cui sono molto contenta. Pensa che il primo a scrivermi un sms alluscita del libro e stato un ragazzo
"
- D: "E interessante, anche come le nuove tecniche di comunicazione rendano possible tutto questo. Progetti futuri?"
- R: " Un altro convegno nazionale, visto il buon esito del primo. E importante, a mio avviso, che si parli del problema, e che ci si riferisca anche alle fonti che esistono nel nostro Paese
non ce solo la Norwood! In tutta Italia sono nati o stanno nascendo gruppi di auto-mutuo-aiuto sulle dipendenze affettive, a Trento e nato un gruppo misto di uomini e donne, anche se gli uomini sono sempre pochi
ma e un inizio. Non ce bisogno di cercare sempre fonti straniere, trascurando I nostri contributi."
- D: " perfettamente daccordo, e la classica esterofilia italiana che ci fa poco valorizzare quello che abbiamo. Tu vivi e lavori in una Regione, il Trentino, tra lalro particolarmente ricca di iniziative
vogliamo parlare anche della radio?"
- R: "..Si. Tutti I martedi, a partire dalle 10.15, tengo ormai da tempo una rubrica su RTT (
http://www.rttlaradio.it) dal titolo Tra cuore e ragione a cui come sai tengo molto, a cui hai preso parte anche tu in due occasioni e che rappresenta, cosi come il tuo Lato Debole credo, un momento di presentazione di libri, iniziative, interviste, piccoli approfondimenti su questo nostro tema cosi delicato, le relazioni affettive in questo momento storico"
- D: " in questo momento storico, dici
che impressione hai?"
- R: " di grandi cambiamenti, a cui molti uomini e donne fanno fatica ad adattarsi e abituarsi. Sembra di dire una cosa scontata, ma lemancipazione femminile deve andare di pari passo con un percorso anche maschile, anche gli uomini devono in qualche modo lavorare su di se, altrimenti si vedono oggi coppie sbilanciate in senso opposto a quello tradizionale, cioe dove e la donna ad avere raggiunto I milgiori traguardi personali e a volte professionali, e questo puo scatenare nelluomo un grave senso di frustrazione ed insicurezza. E una generalizzazione e quindi necessariamente un po semplificata, ma il problema esiste"
- D: " Da un punto di vista appunto piu sociologico che di psicologia individuale, se dovessimo tracciare un profilo, diciamo, delle donne che si sono rivolte allaiuto del gruppo per problemi di dipendenza affettiva, cosa potresti dire al riguardo?"
- R: " Non e un tipo di indagine che ho ancora fatto, ma giustamente tu mi solleciti in questo senso e senzaltro andra fatta. Mediamente, posso dire che leta si colloca tra I 35 e 40, 45 ma con punte di ragazze giovani e donne piu anziane. Un fenomeno che si sta verificando e labbassamento delleta, arrivano ragazze sempre piu giovani, e bisognerebbe riflettere su questo. Sono tutte donne che lavorano e che hanno lindipendenza economica, dato questo che puo sorprendere, vale a dire che non restano legate al loro compagno per motivi economici. Lo stato civile e vario: molte le separate, le nubili che pero convivono, forse un po meno le situazioni coniugali e la presenza di figli. Quanto alla provenienza culturale e allo stato sociale, direi che il piu rappresentato e il ceto medio, non si presentano le situazioni estreme ne in basso ne in alto, cioe mancano I due vertici della piramide, forse perche donne casalinghe, o troppo povere e deculturate non riescono neanche a fare un primo passo che le portera allemancipazione, vivono in un sommerso che nessuno vede, cosi gli stati sociali piu alti dispongono di mezzi e risorse gia loro propri. Certamente, un rilievo statistico di questi dati dopo diversi anni va fatto, potrebbe dirci qualcosa di interessante".
Salutiamo dunque Lia Inama con questo duplice intento Favorire la narrazione di se da parte di chiunque, ma in particolare da parte delle persone, piu spesso donne, imbrigliate in una relazione diventata droga e afflitte da scarsa autostima e dallidea di non essere di alcun valore se luomo che amano non le vuole (quando laltro diventa il nostro luogo identitario, e lui a confermarci della nostra stessa identita, siamo in serio pericolo
..). Dallaltro, ci proponiamo di raccogliere le nostre riflessioni, e quelle che eventualmente ci verranno anche attraverso questa rubrica, per rispondere a nuovi quesiti: perche sono sempre piu giovani le donne che cadono in questa rete? E un dato reale o e aumentata la visibilita di questi problemi? Che dire di tutti I casi sommersi, di persone che non osano neanche fare il primo passo per aiutarsi? Perche nonostante il femminismo, lemancipazione straordinaria delle donne negli ultimi decenni, perche ce ancora bisogno di un rinforzo identitario, quale puo essere un gruppo, perche il femmile fa cosi fatica a uscire dal copione di Madame Bovary?
"
Rodolphe intravide in quellamore altri godimenti da assaporare.Giudico fuori luogo ogni pudore. Tratto lamante senza il minimo riguardo. La ridusse alla piu assoluta docilita, alla piu convinta corruzione. Emma aveva per lui un attaccamento idiota, ribollente dammirazione, ne ricavava una gran vollutta, una beatitudine paralizzante: la sua anima si sprofondava in quellebbrezza, vi sannegava, vi sannullava come il dice di Clarence nella botte di Malvia"
(Flaubert, Madame Bovary).
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