"CUORE SACRO" di Ferzan Ozpetek
Il Lutto, la Colpa, la Riparazione sono I protagonisti psicologici dellultimo film del regista turco Ferzan Ozpetek, Cuore sacro.
Ozpetek, gia noto per Il bagno turco, Le fate ignoranti e il recente La finestra di fronte , percorre da sempre una sua ricerca personale dove I personaggi, piu spesso donne, ad un certo punto del loro percorso esistenziale vengono a trovarsi di fronte ad un incontro con qualche cosa di altro da se che ne muta radicalmente la storia. Qualcosa che puo essere un incontro amoroso, un contatto con culture diverse, un reincontro con aspetti del passato; cio che conta, non consiste tanto nelloggettiva clamorosita dellincontro, quanto nel suo potere di catalizzare un cambiamento profondo, forse gia in qualche modo preparato nellinconscio, dove giaceva latente uninsoddisfazione, un anelito verso forme diverse di Se.
In Cuore sacro, limprenditrice Irene Ravelli (Barbara Bobulova) ha ereditato dal padre un impero aziendale che porta avanti con successo accompagnata dalla vigile attenzione della zia, la sempre bella Lisa Gastoni, e da un entourage di manager disposti a passare sopra ogni cosa, al pari di Irene, nellottica del profitto e della speculazione. Ma oltre allazienda, Irene scopre presto di avere ereditato anche un passato denso di misteri, di violenze taciute e di follie rimosse.
Le hanno raccontato che la madre, morta o comunque sottratta alla sua vista da quando Irene e bambina, non le voleva bene e la trascurava, immersa nella malattia mentale e nella solitudine del palazzotto di famiglia.
Proprio da una visita al palazzotto che fu dimora della madre, prende avvio la vicenda del film e la rivisitazione a ritroso di Irene.
Il film si apre con I successi imprenditoriali di Irene: il premio dei giovani imprenditori, le speculazioni riuscite e che mandano sul lastrico una coppia di amici tanto spingerli a suicidarsi insieme, la bella casa algida e minimalista.
Anche del palazzotto di famiglia, la societa di Irene intende ricavare mini-appartamenti aprendo una gara speculative. E cosi che Irene si reca a farvi visita, ed una volta entrata nella camera della madre inizia ad esserne sottilmente turbata. Le pareti sono piene dei segni che la malattia (schizofrenica?) vi ha depositato sopra, quasi un diario murario indecifrabile e personalissimo della madre, dove forse solo il vecchio custode puo essersi avvicinato (non estraneo alla follia, quando dice col tono di chi vi e passato I manicomi sono chiusi). Accanto al linguaggio della malattia, Irene scopre pero anche I segni dellaffetto della madre per lei, bianchi fazzoletti in cui ha ricamato la sua iniziale, la lettera I. Contemporaneamente alla visita al palazzo, Irene incontra una strana bambina, Benny (la giovanissima Comencini), che sembra inzialmente una piccola ladruncola ma di cui si scopre in seguito un animo particolarissimo e generoso, tanto che morira per esaudire con un piccolo furto un desiderio di Irene. Limprenditrice e la ragazzina, pur nella apparente totale diversita, avvertono un filo interno di somiglianza e di simpatia che le lega, e che viene presto interrotto dalla morte di Benny (siamo tutte e due orfanelle, le dira Benny).
Sempre piu avvolta da una sorta di trance emotiva, Irene inizia a esplorare il centro storico, le vie strette e sporche dove ha conosciuto Benny, e quasi avvinta in un inconsapevole automatismo, obbedendo ad una spinta interna, prende il posto di Benny nel portare cibo e provviste ai poveri del quartiere, in maniera sempre piu estesa ed organizzata. Decide cosi, opponendosi alla zia e persino ai saggi consigli del prete, di trasformare il palazzotto di familgia in una mensa per poveri, cedendo via via tutto quello che possiede. In ultimo, dentro la metropolitana, si spoglia degli abiti e offre la sua nudita francescana agli attoniti passeggeri.
Diversamente dal destino della madre, pero, Irene incontra lempatia di una psichiatra (Piera Degli Espositi) che riesce a comprendere la singolarita di questo estremo gesto damore e, sottraendolo alla categorizzazione psichiatrica, la lascia libera e consapevole di quello che verra.
Denso di riferimenti dotti e non esente da un velo di intellettualita, Cuore sacro e tuttavia un film forte, intenso, originale e a suo modo emozionante.
Ad un primo sguardo, sembra una vicenda sostanzialmente religiosa, una riproposizione moderna e al femminile della storia di San Francesco, il ricco figlio di mercante che si spoglia di tutti I suoi averi non tanto per dare ai poveri, ma per essere come loro. La generosita di Francesco e Irene non ricalca il modello della moderna generosita delle donazioni monetarie, ma e una donazione di Se, e un diventare come lAltro, uguale a lui. Il regista Ozpetek, che per il film si e volutamente ispirato a San Francesco e al religioso turco Mevlana, era senzaltro consapevole di questo. La spiritualita, piu ancora che la religiosita, pervade la seconda parte del film rendendo le azioni umane come sospese, incantate, tutte interiori.
Altrettanto forte e tuttavia, a mio modo di vedere, laltra anima del film.
Irene e una giovane donna come tante dal punto di vista psichico, poco consapevole di Se, ma schiacciata da un dolore antico e sordo (la madre dentro di lei), che ora si amplifica con un recente senso di colpa, quello per il suicidio della coppia gettata sul lastrico. Negata inizialmente, la colpa resta dentro inconscia fino a essere di nuovo percepita quando muore Benny, e un dolore si va a sommare inevitabilmente allaltro. Prende cosi avvio, dentro Irene, lesigenza di una riparazione (nel suo senso proprio, Kleiniano del termine, cioe verso il danno fatto) che non si limita piu ad una singola azione o gesto, ma pervade lintero Se in tutte le sue manifestazioni ed espressioni. Tanto massiccia fu la rimozione, quanto poi imponente sara la riparazione, estesa a tutti gli esseri che incontra. Secondo la definizione di Rycroft, la riparazione e "il processo (meccanismo di difesa) inteso a ridurre la colpa mediante unazione destinata a rimediare al danno che si immagina di aver fatto a un oggetto investito in modo ambivalente". Ricordiamo che per il pensiero Kleiniano, la riparazione e alla base della posizione depressiva, della creativita e della crescita personale.
Ma che cose il Cuore sacro?
Lessenza del film, comunque lo si senta o lo si preferisca leggere, e racchiusa nella confidenza che il vecchio custode, che fu lunico veramente intimo della madre, fa ad Irene quando le dice
"
.la signora era solita dire che ciascuno di noi ha dentro di se due cuori, uno e un cuore sacro, ma e occultato dallaltro, che lo nasconde, fino a che non veniamo in contatto con il nostro cuore sacro
..allora noi possiamo veramente sentire il cuore sacro che e dentro di noi
".
Da laica, mi piace tradurre questa poetica immagine del Cuore sacro nellesistenza di quella parte di noi interna e inviolabile che ciascuno ha, o supponiamo abbia, che la psicoanalisi e la psicologia hanno variamente definito come vero Se o nucleo centrale del Se o altro, il cui disvelamento a noi stessi rappresenta lo scopo dellesistenza o, per il credente, del rapporto con Dio.
La scoperta del suo Cuore sacro, lungi dallessere un sacrificio o una pena, rende Irene appagata e felice, sorridente per tutte le ultime inquadrature del film.
In una recente bella puntata de Linfedele di Gad Lerner che aveva per oggetto questo film, storici e teologi non hanno esitato come faremmo noi operatori della psiche a vedere in questa appagatezza lenorme gioia narcisistica che la donazione di Se comporta, o meglio che la scoperta del nostro Cuore sacro libera in noi. Francesco e Irene, si e detto, sono narcisisticamente felici: cio che hanno fatto puo avere certo aiutato altri, ma ha prima di tutto aiutato loro stessi.
In ultimo, non manca uno sguardo intelligente al sociale. Chi sono I poveri di Cuore sacro ? Non e la grande poverta dei senza tetto o degli immigrati clandestini, ma la nuova e embrionale poverta sommersa della famosa quarta settimana, di quelli che pur avendo un onesto reddito da lavoro non riescono ad arrivare a fine mese. E la cassiera del supermercato che si vergogna a mangiare alla mensa dei preti, e la famiglia che prende I pacchi della spesa quasi di nascosto, una sommersa umanita crescente che non si riconosce nelletichetta di povero, perche in passato non lo era, e dunque e solo vergognandosi che puo accedere a questo tipo di servizi.
Se con uno spirito un po buonista si puo vedere in Cuore Sacro un invito alla solidarieta, io credo che si rende maggiormente ragione al film se lo si interpreta come una metafora su una delle possibili vie, la religiosita in questo caso, che possiamo incontrare sulla nostra strada e che ci aprono la porta per contattare noi stessi in profondita, aldila di ruoli, possedimenti materiali e traversie della vita. E una spogliazione di identita, e non gia di abiti, quella che Irene fa in metropolitana: e a se stessa che si mostra nuda.
E che cosa facciamo noi, in fondo, nei nostri vari percorsi creativi, psicoanalitici, amorosi, nelle nostre forse meno radicali esplorazioni, se non renderci nudi a noi stessi?
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