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Richard Lewontin, Il sogno del genoma umano e altre illusioni della scienza, Editori Laterza, Roma-Bari 2002, pp. 290, EURO 15,00

Lunedì 12 febbraio 2001 la stampa internazionale dava con grande evidenza la notizia che i due progetti concorrenti per il sequenziamento del Genoma Umano erano stati completati. Nell'ultimo decennio, da quando era stato lanciato il Progetto Genoma, sono comparse moltissime pubblicazioni al riguardo: gran parte di queste venivano recensite in una prestigiosa rivista, "The New York Review"; molte di queste erano firmate da Richard Lewontin - direttore della ricerca genetica alla Harvard University - ed erano articoli rivolti non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti coloro che a vario titolo erano interessati ai risvolti politici, sociali e ed economici di questa straordinaria ricerca che ha coinvolto più di 500 scienziati per entrambi i progetti e ha ricevuto una mole considerevole di finanziamenti sia pubblici che privati.

Pur pensata come rivista di recensione di libri, "The New York Review" ha conseguito obiettivi intellettuali più generali: è diventata un'area di dibattito internazionale per temi legati non solo alla cultura, alla letteratura, alla politica ma anche alle scienze in generale. Qualcuno forse si domanderà perché il curatore della rivista Robert Silvers abbia scelto di pubblicare articoli su biologia, fisica e neuroscienze: la sua scelta lungimirante rivela l'importanza assunta dalle questioni biologiche nella coscienza del pubblico e il ruolo dominante che la biologia è arrivata a giocare nell'insieme delle attività che vanno sotto il nome di "scienza". Lewontin quindi ha raccolto questi articoli - recensioni di libri scritti nell'arco di diciassette anni - nel volume "It ain't Necessarily So. The Dream of the Uman Genome and others Illusions" (NYREV, 2000). La ripubblicazione di questi articoli - che vertono tutti su vari aspetti della biologia e delle sue possibili applicazioni - ha posto alcuni problemi legati al contesto in cui sono comparsi: i saggi qui riproposti, che apparirebbero oggi, nella loro forma iniziale, forse ormai 'datati', sono stati opportunamente aggiornati e commentati dall'Autore alla luce dei recenti sviluppi nel campo della biologia e della genetica.

Così il lettore si avvale anche di una prospettiva storica del dibattito in corso: il caso più emblematico è quello della clonazione che ha avuto uno sviluppo notevole proprio a partire dall'ottobre 1997.

Lewontin giustamente sottolinea come negli ultimi decenni è aumentato incredibilmente il potere degli scienziati di manipolare il mondo fisico: il punto focale dell'indagine sulla natura del mondo è passato inevitabilmente dal regno dell'argomentazione filosofica all'ambito della scienza naturale: un passaggio che si è accelerato vertiginosamente a partire dal diciassettesimo secolo. La nostra esperienza ordinaria del mondo fisico è stata modellata per noi dai fisici. Anche per i fenomeni che non siamo in grado di controllare, ci aspettiamo almeno qualche preavviso delle catastrofi da parte di metereologi, vulcanologi, sismologi e osservatori di comete. Meno evidente, perché fenomeno storico più recente, è invece il modo in cui la scienza biologica ha preso il posto delle scienze fisiche classiche sia per prestigio che per potenza economica, tanto nella comunità scientifica quanto presso l'opinione pubblica. L'ascesa della fisica come "Scienza Trionfante" fu proclamata il 6 agosto 1945, con una drammatica esplosione sentita in tutto il mondo: l'importanza delle scienze fisiche che trovavano la loro realizzazione pratica nell'ingegneria, fu accentuata dalla comparsa dello Sputnik nel 1957. La scienza naturale era a quell'epoca senz'altro considerata una disciplina minore in campo scientifico. Tuttavia, a partire dagli anni Cinquanta - nel momento culminante del prestigio e del successo delle scienze fisiche - i fisici e i chimici cominciarono lentamente a trasmigrare nel campo della biologia, diventando i fondatori della moderna biologia molecolare. Il crescente predominio della biologia in campo scientifico negli ultimi quarant'anni ha anche prodotto un cambiamento sensibile negli interessi degli storici, dei filosofi e dei sociologi della scienza. La puntuale ricostruzione storica dell'Autore ci fa capire che nella coscienza pubblica, come nella scienza, l'animato è arrivato a dominare l'inanimato: oggi la questione principale che viene posta è dunque, in ultima analisi, non tanto di cosa sia fatta la materia bensì "che cosa significhi essere uomini". Sotto questa spinta, che vede stanziati anche ingenti finanziamenti, nasce il costosissimo "Progetto Genoma Umano" destinato a individuare la sequenza completa del DNA che pare costituisca l'essenza dell'essere umano. Quel che è cambiato rispetto al diciannovesimo secolo è che al posto del sangue abbiamo ora i geni e che la genetica moderna si è fusa con la teoria darwiniana dell'evoluzione per selezione naturale.

I libri recensiti in questi saggi si trovano a coprire un ampio spettro di eventi di rilevanza storica: lo sviluppo della biologia moderna da Darwin a Dolly ed agli organismi geneticamente modificati. Con tutto il corredo di ricerche nel campo delle neuroscienze. La genetica pretende oggi di spiegare non solo i meccanismi psichici elementari, ma anche i comportamenti umani, proponendo soluzioni deterministiche sia per le differenze di genere che per quelle sessuali e razziali. Lewontin non risparmia critiche a queste estensioni della genetica medica: curiosamente nota che mentre fra i primi a condurre la battaglia contro i sostenitori dell'inferiorità biologica dei neri sono stati gli intellettuali bianchi, la lotta contro i sostenitori dell'innata inferiorità biologica delle donne è stata condotta principalmente dalle stesse donne. Questa asimmetria nel campo della ricerca sarebbe dovuta in parte al fatto che gli intellettuali, appartenenti alla classe media, hanno visto nel razzismo prima di tutto la conseguenza economica e politica di conservare i neri in una situazione permanente di classe inferiore, mentre d'altro canto sui temi della differenza di genere giocherebbe un ruolo tutt'altro che secondario l'ideologia di quella parte del movimento femminista che sostiene l'esistenza di "un'essenziale differenza psichica e cognitiva fra uomini e donne". La spiegazione deterministica biologica delle diseguaglianze tra i sessi richiede un programma di ricerca dettagliato, capace di mostrare la base materiale per le diverse abilità e limitazioni sia degli uomini che delle donne: l'asimmetria fra i sessi nello status e nel potere sfocia di fatto in una asimmetria di schemi applicativi. Ecco un esempio di come la ricerca scientifica possa prestarsi a confermare lo status quo in modo assolutamente autoreferenziato!

Un'altra fondamentale linea di ricerca nella genetica riguarda le neuroscienze.

La soluzione adottata dai neurofisiologi per spiegare la conduzione nervosa poggia ancora oggi sul modello cartesiano del 'corpo-macchina', senza affrontare radicalmente il problema del dualismo corpo-mente e restringendo i quesiti ad un campo che non mette in discussione il materialismo. Attualmente, la sola posizione materialista coerente sembra essere quella di ritenere che il mentale ed il neurale sono due aspetti di uno stesso stato fisico materiale. La mente dunque non causa uno stato fisico del cervello né ne è causata, poiché i concetti di causa ed effetto non si applicano a due aspetti dello stesso stato. Questa visione, per così dire parallela —

che concepisce il programma di ricerca neurale come "mirante a stabilire la mappatura del fisico e del mentale" l'uno dentro l'altro — veniva evidenziata in "L’homme neuronal" (1983) da J. P. Changeux, che mette a confronto prove che dimostrerebbero l'esistenza di una specifica localizzazione per ogni specifica funzione, con le prove dell'esistenza di un controllo diffuso e di interazione tra le parti.

Anche Gerald Edelman - premio Nobel per la fisiologia e la medicina - negli ultimi anni ha lavorato allo studio della formazione del sistema nervoso centrale. Seguendo una linea di ricerca correlata con quelle di J. P. Changeux e altri, ha prodotto una teoria realmente nuova sul modo in cui il cervello pensante si sviluppa (G. M. Edelman, Neural Darwinism: the Teory of Neuronal Group Selection, 1987) partendo dai problemi complessi dello sviluppo embrionale, seguendo lo sviluppo dimensionale, sviluppati nella 'topobiologia'. Secondo Lewontin la ricerca di Edelman in questa direzione è riduttiva in quanto non spiega il salto dall'unidimensionale (codice genetico) al tridimensionale (sviluppo dell'organo nella sua complessità funzionale).

L'autore non risparmia critiche a queste ricerche in campo genetico - che chiama ironicamente il Sacro Graal della Scienza Moderna: al pari di altre questioni genetiche poste nei termini semplicistici di un determinismo evoluzionista, il problema della biologia della mente rimane ancora fuori dalle capacità esplicativa della biologia, vista la complessità della struttura neuronale. Si chiede Lewontin: "Se le immagini mentali sono strutture ordinate di oscillazioni elettriche fra cellule nervose, come si spiega il passaggio della nostra attenzione da una forma mentale ad un'altra?" Il cuore del problema del rapporto tra mente e cervello consiste nello spiegare lo slittamento della coscienza con quello che definiamo un 'atto volontario'.

Inoltre la promessa di grandi avanzamenti nel campo della medicina non può essere disgiunta dagli aspetti economici e sociali della ricerca genetica: nel saggio "Il sogno del Genoma Umano" l'Autore mette in guardia da facili trionfalismi fomentati dai mass media che lo indicano come soluzione finale di ogni problema scientifico. Appare poi evidente lo sfruttamento commerciale e industriale dei risultati del Progetto Genoma: si pensi al problema degli OGM nel campo dell'industria alimentare trattato nel capitolo "Geni nel cibo". Bisogna quindi non trascurare il fatto che questa vasta mole di ricerche non è certo nata da un impulso filantropico della comunità scientifica: il giusto punto di equilibrio fra conoscenza scientifica e sfruttamento commerciale ed economico rappresenta una sfida aperta, suscettibile di perplessità e di critiche da vari versanti.

ANNA GRAZIA

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