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Malcom Potts e Roger Short, Sempre da Adamo ed Eva. L’evoluzione della sessualità umana, Giovanni Fioriti Editore, Roma 2002, pp. 307, 40 Euro

Il libro, pubblicato da Giovanni Fioriti nella collana Scienze e Medicina, è opera di un medico e di un veterinario, coinvolti rispettivamente nella pianificazione familiare a Berkeley e nell’insegnamento universitario a Melbourne. Essi hanno raccolto una notevole massa di dati biologici ed etologici sull’evoluzione darwiniana della sessualità umana ed animale, in una prospettiva che evita il determinismo genetico ed anche quello culturale. Dopo molti anni di studi e di osservazioni sul campo gli autori affermano: "I nostri geni costruiscono il nostro cervello, i nostri ormoni danno colore e tonalità al nostro comportamento; e infine la nostra cultura modella questi comportamenti in una infinita varietà di forme".

Il testo, riccamente illustrato e con un’ampia bibliografia è di lettura gradevole per l’assenza di eccessivi tecnicismi e l’uso di inserti dedicati, con la tipica propensione anglosassone al pettegolezzo (gossip) a curiosità come ad esempio i comportamenti sessuali della famiglia reale britannica.

Vengono trattati i diversi aspetti della parabola esistenziale condizionati dalla sessualità, come innamoramento, matrimonio, rapporti sessuali, concepimento, gravidanza, nascita, pubertà, genitorialità, divorzio, menopausa e morte.

L’idea portante dell’opera è la teoria darwiniana, completata e corroborata dalla biologia molecolare, secondo la quale il successo riproduttivo è la chiave per spiegare l’origine della specie e "non deve stupire, come sottolineato da Sigmund Freud… che ogni aspetto della nostra vita sia in qualche misura legato al sesso". Curiosamente, questo è l’unico riferimento a Freud di tutto il libro, ma altra omissione significativa è quella del lavoro di Michel Foucault, che è stata la più profonda analisi del tema della sessualità nella filosofia occidentale dell’età moderna. Evidentemente, gli autori non hanno ritenuto di dover sviluppare una parte storico-epistemologica in un testo di biologia che ha il fine di dimostrare come la sessualità, in tutte le sue forme, sia solo una strategia con la quale gli individui tendono a perpetuare i loro geni. Significativa è la dedica del libro ad Aristotele, primo studioso occidentale che ha tentato di comprendere le basi biologiche della sessualità umana.

Dopo aver visitato più di 100 paesi ed essere venuti a contatto con le culture più diverse, gli autori trattano con sufficienza il lavoro di Margaret Mead che ha visto solo quello che si era aspettata di vedere ed è stata fuorviata anche dalla sua scarsa conoscenza linguistica e dall’esiguità del campione considerato.

In molti capitoli viene espresso dissenso per le posizioni oscurantiste del Vaticano sulla contraccezione e in particolare a quelle espresse nell’enciclica Humanae Vitae da Paolo VI che, in contrasto con le opinioni della commissione istituita da Giovanni XXIII, si rifà al racconto biblico del peccato di Onan e della strana vicenda di Giuda e Tamar, la donna condannata dal suocero a restare senza figli che concepisce con un inganno proprio dal suocero. Purtroppo quest’enciclica ha spinto molte donne cattoliche a partorire figli malformati o cerebrolesi condannati ad una vita sventurata, senza contare i suoi effetti devastanti sulla natalità nel terzo mondo in cui gli esseri umani vengono dati alla luce solo per dover morire di fame.

Un argomento, a questoriguardo, non discusso come meriterebbe è quello del controllo che le religioni monoteiste hanno deciso di esercitare sulla sessualità individuale. Per i cattolici in particolare "il peccato" più grave è l’esercizio normale della sessualità: tra i dieci comandamenti uno diventa così più importante degli altri e, stravolgendo il significato del testo biblico "non commettere adulterio" diventa "non commettere atti impuri". Il cattolico ideale diventerebbe così il castrato, come in effetti raccomanda Origene e, purchè il piacere sessuale venga bandito, il fedele può frodare lo stato, mentire, sopraffare gli altri e in breve contravvenire a tutti gli altri comandamenti.

Confesso che, avuto in mano il libro, sono stato tentato, come spesso accade ai recensori, da una sua lettura definita dai francesi "diagonale", cioè più o meno saltatoria, ma dopo le prime pagine ho ritenuto obbligatoria una lettura completa perché ne vale veramente la pena.

Qualche minimo rilievo critico è ovviamente possibile, come, a proposito della pratica di mangiare la placenta tra gli umani, non si è fatta menzione degli usi eschimesi a tale riguardo.

Molte letture riportano curiosità divertenti quali, ad esempio, i 365 figli della contessa Margaret che nel 1278 partorì una mola vescicolare similidatoidea, formazione già nota ad Aristotele, costituita da vescicole di membrana placentare prive di alcun contenuto embrionale. Il prete, in quell’occasione, separò ogni singola vescicola decidendone il sesso e battezzandone 182 con il nome di Elisabetta e 182 con il nome di Giovanni. Una vescicola non ricevette il battesimo perché giudicata ermafrodita! Altre considerazioni laiche ed agnostiche che provocano ilarità sono quelle sulle anime dei gemelli siamesi o il problema del momento della vita fetale in cui entra in ballo l’anima. Un caso curioso riportato è quello di Mary Toft che, nel 1726, partorì un conoglio! Si trattò in realtà di una truffa della donna che, dopo un aborto, si fece introdurre nell’utero dei nati di coniglio e il tutto fu scoperto solo dopo accurate e ripetute indagini.

Impreziosita da citazioni tratte dalla letteratura inglese, la trattazione tocca temi disparati che vanno dalle tecniche contraccettive alle pratiche sessuali di etnie diverse, dalla circoncisione alle mutilazioni genitali femminili, dalla clonazione alle epidemie di malattie sessualmente trasmesse, in particolare AIDS, dall’asimmetria della condizione sessuale maschile e femminile alla dialettica poligamia/monogamia, per culminare con il tragico problema dell’esplosione demografica e delle responsabilità in questo dell’ideologia religiosa.

I capitoli finali del testo sono dedicati ai rapporti tra sessualità, cultura, religione, politica, visti sempre nell’ottica del biologo evoluzionista che spinge gli autori ad affermare: " Non possiamo in alcun modo sottrarci alla nostra origine animale. L’antica dicotomia tra uomo ed animale, come quella tra corpo e spirito, non ha più motivo di essere…La nostra eredità culturale, come quella genetica, ci viene trasmessa dai comportamenti legati alla sessualità" fino a concludere, nella pagina finale, con l’invocazione che alfine si realizzi un vera e reale pari opportunità tra donne e uomini che dovrebbe coesistere con la libertà di fare scelte differenti a causa della differenza del loro progetto biologico.

Lauro Galzigna

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