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Marina Bellini, "MARAMOUSE" editrice gaia

Un detto popolare con disarmante semplicità ammonisce "non si giudica un libro dalla copertina".

Io, al contrario, voglio partire proprio da qui per illustrare l’opera, intrigante e coraggiosa, di una scrittrice che sin dall'inizio disarma un ingenuo lettore.

Su di uno sfondo bianco perlato (purezza ?) una donna, tratteggiata dalle labbra rosse accese, e da un sensuale, lungo guanto nero, tiene mollemente arrotolata alla punta dell’indice la coda di un mouse, anch’esso rosso, lo stesso tono delle labbra. E la donna in realtà è una gatta, deduciamo dal particolare di un bel paio di lunghi baffi felini…

Tutto contribuisce a fare luce sul titolo, ed infatti così inizia il primo capitolo, "gatti e topi in rete" :

"Non è un virus (…) tuttavia è allegoricamente virale. Si tratta della sindrome del gatto e del topo (…) La sindrome colpisce i maschi che, nel periodo iniziale di massificazione della rete, sono stati rappresentati come mouse travestiti da spermatozoi, istigati a riprodursi, il loro cursore è sempre all’erta, pronto ad un click che catturi la preda da fecondare. Avvallati dai fornitori di accessi che, oltre la connessione, garantiscono l’illusione dell’anonimato, non riescono ad immunizzarsi alla sindrome del topo di rete. (…) Il dramma comincia (e finisce) quando i topoloni si mascherano da gatti per far cadere in trappola altri topi ".

Dunque il libro prosegue l’esplorazione nata in "Maschi Virtuali",primo di un’ideale trilogia che troverà compimento nel prossimo "Passione Cellulare".

Marina è implacabile nel disegnare la figura, su cui tante parole oggi si stanno spendendo, del maschio moderno, uomo-topo che si intrufola nella rete alla ricerca di prede e non si accorge di diventarlo egli stesso,vittima, ma anche torturatore, della gatta-Marina.

Perché lei, come dichiara nel libro, e come si vede via via che ci si inoltra nella lettura, non scrive un trattato socio-psicologico nel ruolo di osservatore, ma si mette letteralmente in gioco, "nuda", in quanto vestita della sua reale identità, in un mondo, quello della chat, pieno di maschere, regno del virtuale popolato da fantasmi alla continua, disperata ricerca di sé.

Con una eccezione: il primo uomo che incontriamo, a cui dà la caccia non in rete, bensì attraverso carta da lettera e stilografica, è nella realtà il suo compagno, con il quale attraversava un periodo complicato, ed al quale desiderava avvicinarsi maggiormente, costruendo l’illusione di una donna immaginaria, perfettamente incastrata alla fantasia creativa dell’uomo, scrittore affermato.

Ella riesce a creare, per la durata del carteggio, l’utopia della donna ideale, Emma,a rendere la donna virtuale così reale da esserne gelosa (ma quale è più reale in quel momento, Emma o Marina?), ed a proseguire questo gioco crudele di costruzione e distruzione, fino al doloroso epilogo, nel momento del ritorno alla realtà e della consapevolezza che Emma la sublime e Marina sono la stessa persona.

In seguito iniziano le avventure di Mexi, eroina di IRC e del libro "Maschi Virtuali", dichiaratamente identificabile nell’autrice, con tanto di fotografie: una cacciatrice armata, forte e nello stesso tempo fragile, che non teme di mostrarsi con sincerità.

Incontriamo Giulio, e insieme a lei cerchiamo di capire se e quanto egli si sia costruito un personaggio a cui attribuire il ruolo voluto nella realtà concreta, elaborando la propria solitudine in una dimensione magica e alienante.

Ci addentriamo sempre di più negli abissi dell’universo e delle pulsioni maschili, perdendoci tra le scissioni e le vite parallele tracciate nel gioco della rete, sino a riemergere stremati nella realtà tangibile, sensuale, fatta di odori, voci, carezze.

Ma le chat presentano anche lati oscuri e pericolosi, i cosiddetti "cyberstalker" o molestatori virtuali, e ne conosceremo uno anche noi, sezionato con precisione chirurgica negli aspetti e comportamenti patologici, ed affrontato propriamente, evidenziando inoltre una forte solidarietà e partecipazione emotiva delle donne che frequentano la rete.

Non tralasciando inoltre Re_Noir, altro indimenticabile personaggio-attore del libro, il Re Nero, Maschio Virtuale per eccellenza, astuto seduttore, ingannatore del cyberspazio, sovrano del malinteso e della dissimulazione. Oppure Minos, re dei topi, principe della metafora e dell’allusione, sfuggente nei propri monologhi, limitato e stretto in un universo simbolico e nel rifiuto di un vero contatto empatico.

Il libro, con il racconto, in un certo senso distaccato ma mai freddo, di tali e diverse tipologie di maschio, porta con naturalezza alla domanda :"Cosa impedisce loro, cacciatori della rete, di affrontare poi serenamente un incontro reale? Qual è la frattura tra mondo virtuale e reale?", e propone alcune riflessioni, prima di tutto sull’incapacità di accettare l’altro, sul prevalere del narcisismo individuale, del dominio del simbolico, dell’affermazione sull’altro attraverso tutti i mezzi, anche la brusca separazione, quando la parola scritta e la metafora del simbolo non sono più sufficienti, e volontariamente si evita il chiarimento. La comunicazione non è più in realtà tale, perché perde la sua caratteristica fondamentale e propria, l’intenzione di comunicare. In questo senso la metafora nasconde il codice, non si può e non si vuole svelare, e probabilmente se accadesse, rivelerebbe il nulla.

E a rivelarlo sarebbe proprio lei, Mexi, Emma o Marina, unica, impavida e sincera regina / sacerdotessa dell’universo della chat.

Monica Fenocchio

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