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Presentazione dell'area "Psicoterapie" da parte di Paolo Migone quando ha iniziato la sua collaborazione con POL.it nel 1997

Accetto volentieri l'invito a curare l'area "Psicoterapie" di Psychiatry On Line - Italia (POL.it). La mia intenzione è quella di contribuire al rinnovamento e alla riflessione critica in questo settore, di cui c'è tanto bisogno. Si parla spesso delle difficoltà della psicoterapia ad uscire da uno stadio che alcuni definiscono "prescientifico", e raggiungere con pari dignità il livello raggiunto da altre specialità mediche (dove ad esempio non vi è una tale frammentazione in scuole e relative tecniche, spesso utilizzate per gli stessi disturbi). Il fatto è che il campo della psicoterapia ha caratteristiche specifiche che lo rendono molto più complesso di altri settori della psichiatria: ad esempio, quello che possiamo chiamare "fattore umano" riveste un ruolo fondamentale, mentre il livello di tecnologia è relativamente basso se paragonato ad altri interventi medici o anche in certi casi psichiatrici. Questo pone il problema della collocazione, da parte dei vari approcci psicoterapeutici, del ruolo della "persona" del terapeuta all'interno della propria teoria della tecnica.
Tutti noi conosciamo alcuni fenomeni tipici di questo campo: importanza dei "padri fondatori" e fedeltà ai loro insegnamenti, divisioni in gruppi o "parrocchie" dove non raramente una figura carismatica esercita un ruolo determinante a livello affettivo o di coesione teorica del gruppo, caratteristiche peculiari della formazione dove "l'arte" viene trasmessa livello orale o artigianale da maestro ad allievo, e così via. Questi ed altri fenomeni hanno fatto dire ad alcuni che vi sono dei parallelismi tra certe scuole psicoterapeutiche e le religioni, soprattutto per quanto riguarda la struttura del training o delle affiliazioni al gruppo. Ma con tutta probabilità a questa problematica non è estraneo il problema cui accennavo prima, cioè il complesso ruolo chiave che qui esercita il fattore umano nel confronto clinico con la sofferenza mentale, ruolo che mantiene una sua fragilità, un suo bisogno di sicurezza, non raramente depositato (difensivamente?) nella identificazione con un maestro. Certe chiusure e irrigidimenti rispetto al nuovo, tipiche di certe scuole di psicoterapia, hanno probabilmente le loro radici in questa problematica. Sarebbe un errore limitarsi a criticare questi aspetti della nostra disciplina, o sforzarci di cambiarli o eliminarli in quanto semplicemente "sbagliati": come la psicoanalisi ci ha insegnato (ma non solo la psicoanalisi, anche la medicina, con l'osservazione attenta alla "ragione" dei sintomi), è studiando cosa sta dietro ai problemi, prendendoli sul serio come parte integrante del fenomeno studiato, che riusciamo eventualmente a fare dei passi avanti.
E' speranza mia, dei miei collaboratori e mi auguro anche dei tanti colleghi che vorranno collaborare, favorire la discussione di queste problematiche in modo aperto e rispettoso delle differenze, in un momento in cui il movimento psicoterapeutico vede così rapidi cambiamenti e in cui si assiste, dopo la crisi di alcuni modelli teorici, al formarsi anche di interessanti alleanze trasversali tra approcci precedentemente considerati lontani. E' possibile che le nuove possibilità offerte da Internet, grazie ad una comunicazione più rapida e più economica virtualmente in ogni angolo della terra, accelerino questo fertile confronto di esperienze e riflessioni.
L'area "Psicoterapie" di POL.it ovviamente non sarà strutturata come una rivista tradizionale, cioè con articoli dedicati a vari argomenti. Esistono già fin troppe riviste cartacee adatte a questo, e con una qualità ben più alta, impossibile da raggiungere qui. Verranno invece privilegiate pubblicazioni che possono sfruttare al massimo le possibilità offerte da Internet, come la agilità e la rapidità di "stampa" e diffusione. Verranno pubblicati contributi particolarmente significativi, anche tratti da altre riviste, che fanno il punto su determinati problemi e sui quali eventualmente stimolare un dibattito, oppure interviste ai principali esponenti di diversi approcci psicoterapeutici, o verranno prese altre iniziative che mano a mano ci verranno in mente, anche dietro lo stimolo dei membri della redazione e di altri colleghi interessati.
Riguardo alla redazione dell'area "Psicoterapie", un primo nucleo di redattori è formato da tre persone: le prime due sono Anna Grazia (di Bologna) e Marco Longo (di Roma), che si sono offerte di aiutarmi e che non hanno bisogno di essere presentate in quanto sono membri "storici" della lista di discussione “Psich-ITA”, e la terza è Wilfredo Galliano (di Torino), un amico con cui collaboro da tempo e che partecipa a un gruppo di studio che coordino a Bologna fin dal 1984; con lui ho il piacere di... non essere d'accordo su molte questioni teoriche, per cui è sempre stato per me un valido interlocutore.
Ho pensato che una buona idea per incominciare è quella di pubblicare, rendendolo disponibile nella sua interezza, il dibattito che vi è stato recentemente tra me e Giovanni de Girolamo sulla lista di discussione “Psich-ITA” riguardo alla IPT (la Inter-Personal Therapy di Klerman & Weissman per la depressione), dibattito che ha coinvolto anche altri colleghi. Questo dibattito, che ha mostrato un modo di utilizzo della rete (in cui due colleghi si sono confrontati secondo me con una notevole passione per il confronto delle idee, mentre altri facevano commenti ed altri ancora "stavano ad ascoltare" nella discussion list), tocca alcuni nodi teorici e clinici importanti, peraltro lasciati volutamente aperti nella loro complessità, quali la questione della "validazione scientifica" di una tecnica psicoterapeutica, della "efficacia" di un intervento, delle comprensibili pressioni dovute alla bilancia costi/benefici, e soprattutto del legame tra teoria e pratica nel nostro operare di psicoterapeuti.
Per finire, rispondo alla richiesta di fornire alcune informazioni su di me, per chi non mi conoscesse ancora. Sono medico psichiatra e abito a Parma, dove faccio pratica privata (tre pomeriggi alla settimana) e il resto del tempo mi dedico allo studio e a varie cose che mi interessano (ho anche rapporti con l'Università, e un contratto di insegnamento alla scuola di specialità in psichiatria dell'Università di Parma). Mi sono specializzato in psichiatria sia in Italia che negli Stati Uniti, dove ho lavorato 4 anni a cavallo degli anni '80. Mi sono formato anche in psicoanalisi, in parte in Italia, e in parte in USA dove ho anche completato una scuola di psicoanalisi (non considero comunque questo determinante per la formazione -- che non finisce mai -- quanto aver visto e fatto varie cose, in vari ambienti e paesi, dentro e fuori varie istituzioni, sempre spinto da una certa curiosità). Mi sono interessato a diversi approcci psicoterapeutici, anche se una parte importante dei miei interessi è la psicoanalisi, soprattutto per gli aspetti teorici e per i suoi rapporti con le varie discipline, come la psichiatria e la psicoterapia. Mi considero infatti prima di tutto uno "psichiatra", e ho cercato di mantenervi sempre un interesse (per fare un esempio, al mio ritorno dagli Stati Uniti presentai in anteprima in Italia il DSM-III e aprii un dibattito sulla diagnosi e sul rapporto tra psichiatria e psicoanalisi). Ho avuto vari interessi: per citarne uno, il rapporto (e la supposta differenza) tra psicoanalisi e psicoterapia, argomento che mi ha interessato negli ultimi anni e che ritengo importante per la identità di entrambe. Sarebbe lungo elencare le cose che faccio e gli interessi che ho (per brevità, rimando a un mio Curriculum Vitae). Ritengo che il modo migliore per avere un'idea di quello che faccio e penso è quello di dare un'occhiata al mio libro Terapia psicoanalitica (Milano: Franco Angeli, 1995), dove raccolgo alcuni dei lavori che ho scritto in questi ultimi 10-15 anni (rimando, chi fosse interessato, a una raccolta di alcuni di questi lavori, in versioni precedenti, pubblicati integralmente su Internet).

[Paolo Migone, Via Palestro 14, 43100 Parma, tel./fax 0521-960595, E-Mail <migone@unipr.it>]

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