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L'uso dei Ca-antagonisti aggrava i rischi della depressione I Ca-antagonisti sono un gruppo eterogeneo di molecole che hanno la proprietà di bloccare i canali lenti del calcio. A seconda dello specifico meccanismo si hanno sostanze prevalentemente vasodilatatrici (es. nifedipina) o prevalentemente antiaritmiche (es. Verapamil).Sono distinti in due gruppi:Gruppo A: che inibisce selettivamente l'ingresso del calcio nella cellula muscolare senza influenzare significativamente l'ingresso del sodio e del magnesio [verapamil (Isoptin), nifedipina (Adalat), diltiazem (Dilzene), gallopamil (Algocor), nimodipina (Nimotop), amlodipina( Norvasc), israpidina (Clivoten), nitrendipina (Baypress) e nicardipina ( Nicardal)]Gruppo B: che influenzano sia l'entrata del calcio che quella del sodio e del magnesio [(prenilamina, fendilina (Cordan), terodilina (Terolin), perexilina(Pexid), cinnarizina (Stuferon), flunarizina (Sibelium), bepridil (Cordium)]. Sono indicati per l'angina, l'ipertensione, la tachicardia sopraventricolare, la cardiomiopatia ipertrofica, lo scompenso cardiaco, il morbo di Raynaud, le vasculopatie periferiche, l'infarto del miocardio, l'emicrania, l'emorragia subaracnoidea, l'asma, i disturbi motori dell'esofago, l'iperattività del miometrio, l'epilessia, la chinetosi.Il loro costo è modico : un trattamento continuato costa dalle 14.000 alle 53.000 lire al mese. La polemica non è nuova : già nel 1995 negli Stati Uniti si era segnalato che l'uso dei Ca-antagonisti poteva aumentare la frequenza delle malattie tumorali nei soggetti anziani.Il British Medical Journal del 7 Marzo 1998 riporta uno studio effettuato da un équipe condotta dal prof. Arno Melander dell'Ospedale Universitario di Malmö (Svezia).Su 3400 persone afflitte da ipertensione, in una cittadina di 20.000 abitanti nel sud della Svezia i Ca-antagonisti erano utilizzati dal 18,2 % dei pazienti . In questo gruppo di 617 persone - seguito dal 1988 al 1994 - i suicidi erano aumentati, rispetto ad un altro gruppo di controllo di 2780 pazienti , che non utilizzava i Ca antagonisti. Il rischio aumentava, rispetto al gruppo di controllo, di 5,4 volte.La segnalazione non è nuovissima dato che l'American Journal of Psychiatry aveva già citato quattro casi di depressione sensibile all'arresto di somministrazione di nifedipina. Il British Medical Journal conclude dicendo che " I Ca-antagonisti debbono essere considerati come una causa possibile di depressione e di suicidio". Il New England Journal of Medicine dell'8 Gennaio 1998 segnalava come questi risultati fossero stati volutamente sottaciuti dai grossi interessi finanziari delle Ditte che producono questi farmaci. (Antonio Augusto Rizzoli).
da " Corriere Medico " n°4 del 12 febbraio 1998 SSRI: SOLO IN ITALIA SI PAGANO L'Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui i nuovifarmaci antidepressivi, gli inibitori del reuptake dellaserotonina (Ssri), non vengono rimborsati al paziente. Problema nonnuovo, si dirà, a cui probabilmente avremmo già dovuto fare l'abitudine. Di certo, tra le persone che non sirassegnano si schierano gli psichiatri, con in prima linea GiovanniBattista Cassano, specialista in disturbi dell'umoredell'Università di Pisa. «Ormai verso il ventidi ogni mese - rivela Cassano - è diventata una consuetudineper me ricevere telefonate da parte dei pazienti che nonriescono a pagarsi le cure e sono costretti a interrompere laterapia. In questo modo perdiamo una buona occasione per fare prevenzione contro droga, alcolismo, suicidio e, comedicono gli anglosassoni, ne paghiamo le conseguenzeattraverso i costi indiretti». Cassano non ha dubbi: depressione,disturbi della condotta alimentare, panico, fobia sociale sicurano primariamente con questi farmaci. Ma sa benissimo chec'é anche chi, come Silvio Garattini, sostiene che i«vecchi» antidepressivi triciclici, meno costosi e dunquerimborsati dallo Stato, sono più che sufficienti per affrontareil problema. «Anche i computer esistevano negli anni Cinquanta»,osserva però Cassano. «Ma poi ne sono venuti di nuovi, piùefficienti. I triciclici dal punto di vista farmacologico vannobenissimo ma sotto il profilo clinico devo affrontare altriproblemi». Lo specialista pensa in primo luogo alla vasta casisticadella depressione secondaria: «diabete, infarto, stroke,ulcere, cancro: sono tutte patologie che si accompagnanospesso a problemi di carattere depressivo», spiega Cassano. «E'un problema comune anche nella pratica del medico dimedicina generale che, data la diffusione del problema, deve sobbarcarsi l'onere di seguire questi pazienti. Ma è insostenibile chiedere che la depressione associata auna malattia internistica si affronti coi triciclici.Basta leggere il foglietto illustrativo. Se somministro triciclici auna persona con problemi tiroidei, per rimanere nell'ambito di una patologia comune, scateno immediatamente una crisi tachicardica. La realtà è che non si capisce il motivoper cui alcuni farmaci nuovi come gli antiepilettici venganorimborsati: gli antidepressivi no». Un motivo, comunque, dovrà pur esserci. «Me lo chiedo anch'io», assicura Cassano. «Probabilmente perché, data l'incidenza delladepressione lo Stato ritiene di non poter sostenere i costi dellemedicine». Ma forse anche perché i disturbi dell'umore nellacultura generale vengono visti come una malattia dell'animaper cui non c'è farmaco che tenga: lo stesso paziente deve familiarizzare con l'idea che il problema riconosceanche una base fisica. «E' già molto difficile convincere ilpaziente ad aderire alla terapia», protesta lo specialista, alpunto che durante il consulto medico gli americani consiglianodi usare il termine stress che ha anche una valenza fisicaattirando l'attenzione del paziente su problemi come i disturbidel sonno o dell'appetito o la perdita di energia. Che dire? InItalia, in più, bisogna anche convincere il paziente a privarsidi una buona fetta dello stipendio mensile. (Gennaro Esposito)
da: MEDWEB http://www.tin.it/ariete/in_01.html DETROIT, 16 FEBBRAIO - Durante la vecchiaia il corpotende a ridursi leggermente e questo avviene anche per icervello. E il cervello maschile si atrofizza in misura maggiorerispetto a quello femminile, come suggerisce un nuovo studiocondotto da Edward Coffey dell'Henry Ford Health System diDetroit, Stati Uniti. "Può essere uno dei motivi per cui l'uomoè più colpito da malattie come l'Alzheimer rispetto alladonna" ipotizza Coffey, che ha esaminato 330 persone di età compresa tra i 66 e i 96 anni. Le aree del cervelloche si ruducono maggiormente nei maschi sono infatti quelleche governano l'apprendimento, la memoria, il movimento ela visione. Per esempio, negli il lobo parieto-occipitalesi riduce del 15% contro il 4% delle donne. (Gennaro Esposito)
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