ORSAROSSA, Il banchetto dellangelo , Edizioni Associate, Roma 2006, pp. 171, Euro 12
[ presentiamo il libro poetico di Orsarossa, messo insieme a partire dal blog dellautrice: per aiutare il lettore a farsi unidea di questopera assolutamente originale di questo testo radicale, estremo, provocatorio, al tempo stesso duro e delicato, vitale e disperato pubblichiamo i due testi (di Gerardo Fontana e di Mario Galzigna) che compaiono nelle bandelle della copertina. Di sèguito riportiamo la poesia che conclude la raccolta ]
Per sostenere Orsarossa e quindi per ordinare il libro scrivere o telefonare a: Edizioni Associate, Viale Ippocrate 156, 00161 Roma
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26 settembre 2005
Orsarossa
Non amo le droghe di nessun tipo, mi sono estranee, ma credo che uno che ha iniziato avrà avuto i suoi motivi. Una volta ero drogato di libri, e di musica ma non credo siano la stessa cosa, per quanto
orsa rossa dice delleroina e della malattia con una sorta di orgoglio rassegnato, una presa datto molto sobria, eppure identificatoria. Gli scrittori come lei sono chiamati maledetti. Si sente che lei ha pudore, ma che in fondo sa che non può essere che così. Gli scrittori come lei sentono molto, perché avere questo grande talento e nello stesso tempo passeggiare a braccetto con madame la mort ha qualcosa di straordinario per la vita comune. Una sorta di cartolina dallinferno, se mi passate il termine banale ed enfatico. Non si può non evitare di andarne fieri, in qualche modo. Grida sommessamente, orsa, carezzata da amici, che in lei identificano il loro senso di impotenza, la pietà a volte melodrammatica che può strappare qualche sentito aggettivo. Così orsa rossa rischia di diventare il padre pio della maledizione che si riconcilia. Anche questo è inevitabile. Mi piacerebbe chiederle se avrebbe scelto comunque leroina dopo aver vissuto il suo quotidiano. E se il suo talento si è affinato nella dipendenza, e nella malattia. Fatto sta che lei ha davvero un enorme talento. E con tutte le cazzate che pubblicano ad esempio a Stile Libero dellEinaudi, potrebbero trarre giovamento leggendo le sue cose. Non ho nessuna forma di patetica pietà nei suoi confronti, mi piacciono assai poco le foto che posta, il sarcastico grand-guignol delle sue foto, il burroughsismo che piove da ogni parte, non mi piace che la gente si specchi in lei. È una grande scrittrice, perchè nel suo scrivere cè una necessità, e un solo modo in cui le cose che nomina chiedono di essere nominate
non commentiamola in modo così lagnoso e personalizzato.
Gerardo Fontana
Regista, docente di Teoria e Tecnica del Linguaggio, Università di Macerata
Testo postato da Carlotta di Weimar nel suo blog "Qohélet Cafe" lunedì 26 settembre 2005 [ http://qoheletcafe.splinder.com/]
28 settembre, 2005
Ho molto apprezzato, Gerardo, il tuo commento. Sono del tuo stesso avviso: orsa rossa possiede un grande talento, da scrittrice di razza.
Susan Sontag disse, di Artaud (un autore che sia io che orsa rossa amiamo moltissimo): "è uno dei grandi, audaci cartografi della coscienza in extremis".
Ecco: la "coscienza in extremis" parla, e ci parla, nel momento stesso in cui il dolore, il grido, la lacerazione e l'eccesso prendono forma di parola, diventando materia prima della costruzione poetica. E' accaduto ad Artaud e ad altri "cartografi" dell'eccesso. Solo la strada dell'eccesso, diceva Blake, ci conduce al palazzo della saggezza...
Orsa rossa si muove nell'eccesso, lo rappresenta e lo trasfigura poeticamente, creando in chi la legge partecipazione, empatia, sconvolgimento emotivo, perturbamento intellettivo.
Tu dici: "orsa rossa rischia di diventare il padre pio della maledizione che si riconcilia". Non lo credo davvero. Credo invece - almeno questo è il mio modo di leggerla - che il suo messaggio abbia il magico potere di far risuonare, nel lettore partecipe, parti spesso nascoste, denegate, misconosciute...
Il dolore e l'eccesso, quando diventano, per l'appunto, cartografia della coscienza in extremis, hanno un profondo valore terapeutico. Artaud parlava di una "musique de la parole qui parle directement à l'inconscient". Anche la parola di orsa rossa produce in me questa vibrazione.
Su una cosa sono d'accordo: il corredo iconografico del blog è troppo spesso ridondante (fa parte anch'esso dell'eccesso, in una certa misura)...comunque sia, una parola così radicale ed estrema, come quella di orsa rossa, non ne avrebbe bisogno. Il "grand-guignol delle sue foto" appare davvero superfluo. Quando entro nel suo blog "scavalco", se così si può dire, le immagini, per andare al dunque...un dunque che non avrebbe bisogno di altri diversivi.
Mario Galzigna
heteronymos
Testo scritto in forma di lettera pubblicato per la prima volta da Orsarossa il 28 settembre 2005 nel suo blog, angelus novus.
[ http://angelusnovus.splinder.com]
gelo
ORSA ROSSA
Domenica 23 ottobre 2005
Se quella ragazza fosse morta per amore ,
malattia o solitudine
non lo sapremo mai.
malgrado il rischio che un giorno qualcuno ,
in un blog , un post o un commento
potesse chinarsi su quella specie di donna manichino ,
la donna virtuale che donò tutto il suo amore
al fantasma di un uomo crudele ,
e riconoscere il corpo da tempo defunto della sorella ,
madre o figlia,
eros -eroinomane -thànatos .
quella stessa identica ragazza morta
cominciò ad essere baciata e penetrata
da migliaia di persone e visitatori shiny star .
Per generazioni milioni di estranei premeranno
le loro labbra e loro dita su di lei ,
una copia esatta di quelle labbra morte
affogate un giorno gelido con l' alta marea
e il vento che soffiava forte
dentro le sue ossa malate a Venezia .
Per i secoli a venire , da tutto il mondo ,
i bloggers continueranno a
tentare di salvare la stessa ragazza ,
la stessa identica autolesionista donna morta .
Quella donna che voleva soltanto amare
ed essere un po " amata" ...
La ragazza che divenne un oggetto realvirtuale .
Che si innamorò di un fantasma greco ,
dell' uomo sbagliato ...
La ragazza che visse esclusivamente
dietro uno schermo.
La Sacra Puttana del Web.
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