Raimon Panikkar, Il silenzio del Buddha. Un a-teismo religioso, Mondadori, Milano, 2006, pp 435, Euro 11,40
Il pensiero religioso sotteso a questo saggio è una visione sincretistica che abbraccia induismo, buddhismo, cristianesimo e ateismo, mentre presuppone il carattere fondante dellidea di Dio anche per civiltà che, come quella occidentale moderna hanno rimosso tale idea. Lidea consolatoria di Dio ha, innegabilmente, un carattere storico, ma la sua fluidità storica contrasta con lirrigidimento della attuale civiltà in cui si è manifestato, in tutta la sua sinistra pregnanza, il fatto che per il pianeta e la razza umana non vi è un futuro. Nessuna consolazione può farci accettare la consapevolezza sia individuale che collettiva di morire e luomo moderno accetta fatalisticamente laffermazione nietzschiana del "Dio è morto". Nel mondo vedico, nelle civiltà mediterranee e nelle culture africane il divino viene definito come attributo della realtà, o meglio il carattere divino è considerato come immanente alla realtà e, al tempo stesso, infinito, misterioso, irraggiungibile e ineffabile. Il pensiero buddhista rinuncia a ricercare la salvezza o finanche a desiderarla per percorrere una via di mezzo tra agnosticismo ed assolutismo, mentre la religiosità buddista che in apparenza non lascia alcun posto a Dio si può identificare con una sorta di a-teismo religioso. Quando poi si parla di una mutua "fecondazione" tra giudeo-cristianesimo e buddhismo questo significa valorizzare, nel primo, linfluenza di correnti gnostico-mistiche e teologie para-ereticali come quella proposta da un Meister Eckhart con il suo Dio-nulla o Dio-vuoto che ha un ruolo centrale nella-teismo buddhista. Secondo uninterpretazione detta "nichilista" Buddha fu un vero ateo e il suo nirvana altro non era se non lannichilimento totale. Variante di questinterpretazione è che la sua fu una posizione agnostica, rivelata dallabitudine a non rispondere alle domande metafisiche data la sua distanza da qualsiasi metafisica. Il nobile silenzio del Buddha diventa così segno o dimostrazione dellincapacità umana di comprendere il mistero ultimo della realtà, laddove lapofatismo o ineffabilità è la caratteristica più saliente dello spirito buddhista. Il Risvegliato, per sostenere i diritti di una "realtà ultima", nega Dio quale trascendenza assoluta ed afferma la pura contingenza poiché non vi è un soggetto ultimo delle azioni che si pieghi alle leggi della non-contingenza. Il nirvana corrisponde allestinzione dellesistenza in quanto negativa e contingente: esso non si deve considerare quale risultato di una qualsiasi ricerca mentale, ma è lautoannichilazione di una nobile saggezza, lo stato caratteristico del Risvegliato. Lidea fondamentale del buddismo è riassunta dalle parole del suo fondatore: "tutte le condizioni umane sono impermanenti; tutto ciò che è impermanente termina in sofferenza; tutto ciò che è sofferenza non ha consistenza e tutto ciò che non ha consistenza è vuoto". La realtà è unica, ma può essere vista in tre modi diversi: la realtà è un insieme di sostanze separate che può culminare con laccettazione dellesistenza di un Essere Supremo (Dio). 1.Poiché gli esseri hanno un carattere contingente, mutevole e caduco non si può evitare il nichilismo. 2.Lunica via per evitare gli estremi dellessere e del non-essere è la via di mezzo. I quesiti cui non si può dare una risposta diversa dal silenzio sono quelli relativi alleternità del mondo, alla sua finitezza, allesistenza dopo la morte e allidentità tra anima e corpo. Se per ateismo sintende anti-monoteismo il buddhismo è una religione atea che sembra del tutto compatibile con lateismo post-scientifico del nostro tempo capace di salvare luomo dagli artigli di unalienante trascendenza. La scienza moderna non pretende di dire come le cose sono, ma solo come esse funzionano e, in questa prospettiva, la sua riflessione sullorigine del cosmo mette sullo stesso piano casualità e ipotesi di un intervento divino, mentre la nascita e levoluzione delluniverso a partire da un punto di partenza corrispondente ad una singolarità implica una qualche rottura di simmetria nel vuoto quantistico costituito da materia e antimateria. La creazione del mondo dal nulla (vuoto) è lenunciato comune alle religioni occidentali e, se si considera la cosmologia quantistica in accordo con Bohr, luniverso esiste ed ha significato solo quando esso venga osservato. Il ruolo di osservatore-creatore sembra adattarsi agevolmente al concetto di Dio, ma ciò vale se ci si limita ad uno solo dei possibili modelli della fisica teorica. Per tutti gli altri non vi sono appigli altrettanto validi allidea teista. Per la quantomeccanica (interpretazione di Copenhagen) il passaggio da funzione donda a particella è il risultato della presenza di un osservatore esterno che, con latto dellosservazione, provoca il collasso della funzione donda in particella. Non cè distinzione, dal punto di vista teorico, tra questo e un atto di creazione che giustifichi il farsi iniziale dellessere. Teologi come Meister Eckhart e Clemente di Alesandria definiscono Dio come innominabile o omninominabile e il loro apofatismo epistemologico si sovrappone allapofatismo ontologico del buddhismo. Uno dei tratti comuni del Dio delle religioni è quello di essere una persona: luomo ha raffigurato Dio a propria immagine e somiglianza ed ha poi affermato che era stato Dio a fare luomo a propria immagine e somiglianza. Lobbligatorio materialismo ed empirismo della scienza ha implicato la negazione di Dio e alluomo di oggi non resta che invocare le parole consolatorie del mistico tedesco Angelus Silesius "Quando ti ricordi di Dio la senti in te; se taci e conservi il silenzio Egli ti parlerà vieppiù". Sia il buddhismo che la scienza moderna sottoscrivono laforisma che conclude il Tractatus wittgeinsteiniano "Di ciò di cui non si può parlare bisogna tacere", ma latteggiamento delle Chiese attuali, la loro pretesa di parlare "a nome " di Dio con pretesa di verità assoluta, la loro ingerenza nella vita politica dei diversi paesi, la loro arroganza nel "dettare la linea" in temi di etica, la loro ipocrisia nel proclamarsi staccati dal mondo rivendicando, di fatto, un ruolo di potere, ci costringe a levare la flebile voce della nostra ragione.
Lauro Galzigna
| LINKS
TORNA ALL'INDICE DEL MESE
CERCHI UN LIBRO?
CERCHI UNA RECENSIONE?
FEED-BACK:
SUGGERIMENTI E COLLABORAZIONI Se sei interessato a collaborare o se vuoi fare segnalazioni o inviare suggerimenti e commenti non esitare a scrivere al Responsabile di questa Rubrica, Mario Galzigna, che si impegna a rispondere a tutti coloro che lo contatteranno. |