II SEMINARIO - 28-02-2007
Dott. Franco Nardocci
Azienda USL Rimini
LO SVILUPPO DEI SERVIZI DI NPIA: DAGLI INTERVENTI RIABILITATIVI E DI INCLUSIONE SOCIALE PER LA DISABILITÀ ALLA SALUTE MENTALE INFANTILE E ADOLESCENZIALE
Nella trattazione di questo tema mi soffermerò su quelli che ritengo essere gli snodi essenziali che hanno condotto i primi interventi di contrasto alla istituzionalizzazione e allemarginazione della disabilità infantile degli li anni70 alla costruzione di quei Servizi che ora chiamiamo di Neuropsichiatria infantile e adolescenziale o di Salute mentale per linfanzia e ladolescenza, o con altre definizioni che comunque si rifanno a queste ultime due. Quei primi interventi hanno sviluppato nei vari territori una rete di servizi che, partendo dal tema della disabilità in infanzia, hanno progressivamente ampliato obiettivi e ambiti dinterevento e si sono configurati negli ultimi decenni in modo differenziato e frammentato, a causa delle disomogeneità, quando non dellassenza, di specifiche programmazioni delle amministrazioni regionali. Anche a livello nazionale non vi è stata ancora una precisa politica di pianificazione su questo settore tanto che si possono evidenziare alcuni aspetti contradditori; ad esempio in questo contesto si affronta il tema della salute mentale in infanzia, tema centrale per le complessive politiche sulla salute mentale, ma va ricordato come gli obiettivi e i relativi finanziamenti del Progetto Obiettivo Nazionale Salute Mentale 1998/2000 fanno riferimento esclusivamente ai problemi della psichiatria delletà adulta.
Questi snodi possono essere così individuati:
I primi interventi sullorganizzazione speciale della scuola e sulla realtà istituzionale infantile.
Le politiche di deistituzionalizzazione e di integrazione scolastica per i minori con disabilità.
Lapproccio riabilitativo e psicoeducativo alle disabilità infantili. La legge 104 per lintegrazione dei minori in situazione di handicap.
La questione dellemergenza e dei ricoveri psichiatrici in adolescenza e preadolescenza.
Le strategie di approccio alla tutela della salute mentale in infanzia e adolescenza.
Lo stato dei servizi. Le differenti reti organizzative dei servizi e le loro configurazioni nei modelli regionali
LITALIA "SPECIALE" E DELLEMARGINAZIONE INFANTILE DEGLI ANNI 60
LA REALTA ISTITUZIONALE IN ITALIA
ANNO 1966
|
Una categoria di ricoverati |
Più categorie |
Altre Categorie |
BREFOTROFI |
7.345 |
- |
|
ORFANOTROFI |
50.815 |
44.017 |
|
POVERI O ABBANDONATI |
16.727 |
68.970 |
|
ANORMALI SENSORIALI |
8.942 |
877 |
|
MINORATI FISICI |
2.457 |
1.041 |
|
MINORATI PSICHICI |
8.123 |
4.912 |
|
TOTALE |
94.409 |
119.817 |
12.417 |
TOTALE COMPLESSIVO |
226.643 |
La tabella evidenzia innanzitutto lampia dimensione del fenomeno dellistituzionalizzazione che caratterizzava la politica socio assistenziale del nostro Paese negli anni 60; si mostra altresì la forte incidenza della povertà e dellabbandono come causa di istituzionalizzazione, ma anche il modello fortemente emarginante che colpiva la disabilità, sia sensoriale che intellettiva; di fatto lstituzionalizzazione rappresentava il modello centrale per la riabilitazione e "ricupero" della disabilità. Inoltre la forte presenza di istituti senza alcuna specializzazione specifica (gli istituiti cioè che accoglievano "più categorie" di bambini e quindi senza alcuna "specializzazione") mostra come la loro unica prospettiva fosse quella istituzionalizzante e segregante.
Accanto a questa realtà istituzionale si andava via via consolidando una politica scolastica di emarginazione e esclusione attraverso la diffusione delle classi differenziali e speciali in cui confluivano fondamentalmente bambini in condizioni di deprivazione sociale e di deficit cognitivi o linguistici.
LA REALTA SCOLASTICA SPECIALE IN ITALIA
ANNO SCOLASTICO 1966-67
|
Anno 1966-67 |
ALUNNI IN CLASSI DIFFERENZIALI |
40573 |
ALUNNI IN CLASSI SPECIALI |
60490 |
TOTALE |
101063 |
La consistenza del fenomeno della diffusione delle classi e scuole speciali e delle classi differenziali è ben evidenziata in questi dati, in una scuola pubblica dove la durezza delle politiche di selezione è altrettanto ben rappresentata dallelevatissimo numero di ripetenti Questa realtà è ancor meglio evidenziabile attraverso dati più facilmente rintracciabili a livello locale, rispetto a quelli assai scarsi che si riferiscono allintero territorio nazionale; sono dati per ambiti territoriali sicuramente più ridotti ma che permettono di conoscere meglio le situazioni come ad esempio quella che si presentava agli inizi degli anni 70 nella Provincia di Modena.
LA REALTA SPECIALE ED ISTITUZIONALE IN PROVINCIA DI MODENA
|
Anno 1972 |
Anno 1970 |
MINORI CON HANDICAP IN ISTITUTO |
502 |
- |
ALUNNI IN CLASSI DIFFERENZIALI |
173 |
640 |
ALUNNI IN CLASSI SPECIALI |
520 |
1037 |
TOTALE |
1195 |
- |
ALUNNI IN CLASSI DIFFERENZIALI E SPECIALI SUL TOTALE DEI FREQUENTANTI (1972) |
4,1% |
Credo significativo il dato della percentuale degli alunni in classi differenziali e speciali del 4,1% sul totale dei frequentanti, ancor più se lo si rapporta alla percentuale attuale di alunni certificati in situazione di handicap, percentuale che è ormai stabilmente stabilizzata attorno al 2% dellintera popolazione scolastica.
DALLA RELAZIONE DI ACCOMPAGNAMENTO AL "PROGETTO OBIETTIVO SALUTE MENTALE 1998-2000"
DISTRIBUZIONE DEI SOGGETTI GIA' DEGENTI NEGLI EX O.P.
(anno 1997)
SOGGETTI DIMESSI E INSERITI IN STRUTTURE RESIDENZIALI
(INTERNE O ESTERNE ALLEX OP) |
PAZIENTI PSICHIATRICI |
PAZIENTI NON PSICHIATRICI |
3.085 |
47,8% |
3.096 |
47,9% |
TOTALE |
6.459 |
54,7% |
PAZIENTI ANCORA IN ATTESA DEL SUPERAMENTO MANICOMIALE |
PAZIENTI PSICHIATRICI |
PAZIENTI NON PSICHIATRICI |
2241 |
52,3% |
2214 |
47,7% |
TOTALE |
4.769 |
40,4% |
Ma altre fonti di informazioni ci possono fornire ulteriori conoscenze sulle realtà di vita delle persone con disabilità, in particolare quella intellettiva e mentale, negli anni 70 e 80, come ad esempio la relazione di accompagnamento al "Progetto Obiettivo Salute Mentale 1998-2000" che riporta i dati sui pazienti già degenti in Ospedale psichiatrico e dimessi in strutture residenziali o ancora residenti negli Ospedale psichiatrici; questi dati si riferiscono al 1997.
In entrambi questi rilevamenti compare la distinzione tra pazienti psichiatrici e "pazienti non psichiatrici"; questultima categoria parrebbe un bizzarro paradosso visto che si tratta comunque di ospiti di " contenitori manicomiali" . La categoria di "pazienti non psichiatrici", ma comunque degenti in strutture manicomiali, riconduce ad una realtà ben conosciuta dagli operatori e dalle famiglie dei pazienti di quegli anni. Il manicomio di fatto operava da grande contenitore di tutte le disabilità mentali e intellettive che al raggiungimento delletà adulta non trovavano unopportunità di vita in famiglia, o che venivano "spostati" dagli istituti per linfanzia , o che già si trovavano fin da bambini in Ospedale psichiatrico.
LO SVILUPPO DEI SERVIZI E LEVOLUZIONE DEGLI INTERVENTI
La realtà attuale dei Servizi, così come oggi sono conosciuti, rappresenta di fatto il consolidamento di una prima impostazione strategica degli interventi per lhandicap e la disabilità, ma è ormai anche lespressione di quanto sotto forma di processi di rafforzamento, di trasformazioni organizzative e di sviluppo scientifico, è accaduto in questi decenni. Alcuni dati possono essere fortemente rappresentativi di questa evoluzione degli interventi che ha condotto al raggiungimento di quelli che ora si definiscono, se pure con accezioni diversificate, "Neuropsichiatria infantile e adolescenziale" o "Salute mentale e riabilitazione delletà evolutiva.
I primi rilevamenti condotti in Regione Emilia Romagna sullutenza dei servizi, prima per la riabilitazione delle situazioni di handicap e poi di neuropsichiatria infantile, permettono di non solo di ricomporre la situazione operativa dei primi anni 80 ma anche il raffronto di come la realtà degli interventi fosse rapidamente mutata nel corso di poco più di un decennio dallinizio degli anni 80.
UTENZA DELLA NPI: DISTRIBUZIONE PER PATOLOGIA Confronto anni 1980-1994
REGIONE EMILIA ROMAGNA
PATOLOGIA |
CENSIMENTO anno 1980 |
ANAGRAFE REGIONALE anno 1994 |
PATOLOGIE NEUROMOTORIE |
38,2% |
11,4% |
PATOLOGIE COGNITIVE |
26,4% |
30,6% |
PATOLOGIE SENSORIALI |
16,6% |
2,9% |
TOTALE |
81,2% |
44,9% |
DISTURBI RELAZIONALI E AFFETTIVI |
- |
39,1% |
Da questi dati si ha limmagine di una utenza dei Servizi degli anni 70/80, in cui sono fortemente rappresentate le patologie sensoriali, i deficit uditivi e visivi, nonché le patologie neuromotorie; questa utenza si colloca nelle fasce di età infantile e preadolescenziale: negli anni 70 i Servizi si occupano quasi esclusivamente di bambini con disabilità al di sotto dei 14 anni.
Nel volgere di due decenni lutenza dei Servizi subisce una sostanziale differenziazione: lincidenza delle patologie neuromotorie e sensoriali diminuisce in maniera molto significativa; questa diminuzione è legata a numerosi fattori che in questo contesto pare opportuno accennare solo sinteticamente: i profondi mutamenti socio-ambientali e demografici, la diffusione di alcune campagne di prevenzione di massa come quelle per la tutela della maternità o contro la rosolia, il sostanziale miglioramento della rete, sanitaria e sociale, per lassistenza alla gravidanza e alla nascita. Questa diminuzione di ordine quantitativo delle disabilità neuromotorie e sensoriali accompagna nel tempo a un processo di sempre maggiore complessità della loro valutazione diagnostica e soprattutto per la conseguente definizione dei piani di trattamento: i Servizi infatti si sono trovati progressivamente di fronte, anche per queste aree operative, allesigenza di acquisire non solo competenze sempre più sofisticate ma anche modelli di intervento in rete progressivamente più complessi e interdipendenti. Dalla valutazione dei dati riportati si evidenzia poi che nel contesto degli interventi per la disabilità si è avuta una forte stabilizzazione e incidenza delle attività relative oltre ai disturbi del linguaggio e degli apprendimenti, al ritardo mentale e ai gravi deficit della comunicazione e dellinterazione sociale, a quellarea cioè che si è teso definire "handicap mentale" e che ora fa più correttamente riferimento, dal punto di vista scientifico, ai disturbi dello spettro autistico.
Ma altro importante fenomeno che caratterizza gli anni80, e che tende a consolidarsi negli anni 90, è il coinvolgimento dei Servizi sui temi della psicopatologia dellinfanzia e delladolescenza; ciò si traduce da una parte nella maggiore frequenza degli interventi per le espressioni del disagio psichico e delle patologie psichiatriche e dallaltro nel numero sempre più consistente di adolescenti nellutenza dei Servizi.
UTENZA DELLA NPI: DISTRIBUZIONE PER FASCE DETA
Confronto anni 1980-1998
REGIONE EMILIA ROMAGNA
FASCE DETA |
CENSIMENTO anno 1980 |
ANAGRAFE NPI anno 1998 |
0-5 |
23,4% |
22,3% |
6-10 |
41,4% |
37,5% |
11-14 |
30,7% |
18,1% |
>14 |
4,4% |
23,6% |
In estrema sintesi, dai dati dellAnagrafe degli Utenti dei Servizi di NPI della Regione Emilia Romagna risulta che alla fine degli anni 90 quasi un utente su due manifesta un quadro di sofferenza psichica e, per quanto riguarda le fasce di età, un utente su quattro risulta essere un adolescente.
LEVOLUZIONE DELLE STRATEGIE OPERATIVE NEL CONSOLIDAMENTO DEI SERVIZI.
I DATI PIEMONTESI ED EMILIANI
Ulteriori elementi di valutazione sullo sviluppo dei Servizi e sul consolidamento delle loro attività possono essere tratti dal confronto dei dati che due sistemi informativi ormai da anni ben strutturati come quelli della Regione Emilia Romagna e della Regione Piemonte, mettono a disposizione e che permettono di considerare come gli utenti dei servizi di queste due regioni rappresentino un campione assolutamente ben confrontabile. La forte sovrapponibilità della percentuale di pazienti in carico rispetto alla popolazione 0/17 target, così come di bambini certificati in condizione di handicap sul totale dei pazienti in carico o sulla popolazione scolastica totale, permettono di valutare che si tratta di due Regioni in cui i servizi sono ormai da tempo stabilizzati e attivi.
UTENZA SERVIZI NPI (2005)
|
PIEMONTE |
EMILIA ROMAGNA |
Pazienti in carico |
35.437 |
36.818 |
Pazienti in carico su popolazione target |
5,24% |
5,95% |
% certificazioni su pazienti in carico |
31,5% |
26,8% |
% certificazioni su popolazione target |
2,1% |
2,3% |
Se pure con piccole variazioni di percentuale anche le fasce di età degli utenti risultano abbastanza sovrapponibili, come ulteriore conferma di campionature assai omogenee.
PERCENTUALE DI UTENZA PER FASCE DI ETA (2005)
|
PIEMONTE |
EMILIA ROMAGNA |
0 - 5 |
24,8% |
21,0% |
6 - 10 |
35,0% |
39,2% |
11 - 13 |
18,6% |
19,1% |
14 - 17 |
21,5% |
20,5% |
UTENZA PER AREE DIAGNOSTICHE
|
PIEMONTE
(dati 2004) |
EMILIA ROMAGNA
(dati 2005) |
Disturbi comportamenti e emozionali |
38,9% |
27,5% |
Autismo e ritardo mentale |
16,2% |
16,1% |
Area neuropsicologica |
26,8% |
40,9% |
Area neurologica |
16,4% |
12,2% |
Area deficit sensoriali |
1,6% |
2,2% |
Si possono sicuramente notare delle oscillazioni tra le percentuali di rappresentazione di alcune aree diagnostiche tra le due reti operative regionali, variazioni che possono interpretate riandando alla storia stessa dei servizi delle due regioni: la specifica e estremamente diffusa esperienza dei servizi emiliani sul versante dei disturbi dellapprendimento e del linguaggio, di contro laltrettanto specifico e storico impegno sui disturbi psicoaffettivi dei servizi piemontesi. Ma le sovrapposizioni tra le incidenze delle altre aree diagnostiche non sembrano modificare sostanzialmente il quadro generale delle incidenze delle aree patologiche nella popolazione in carico; lanalogia tra questa incidenze sembra ricondurre alla assoluta specificità dei servizi di Neuropsichiatria infantile che nel nostro Paese che si sono mossi con una strategia in cui la storia dellintervento sullhandicap, lapertura ai disturbi cognitivi, neuropsicologici , neurologici, e psicopatologici hanno determinato un corpo disciplinare e di competenze che unitariamente affronta tutte le manifestazioni neuropsichiatriche dellinfanzia e delladolescenza.
PROGETTO OBIETTIVO PER LA TUTELA DELLA SALUTE MENTALE 1998/2000 (A PROPOSITO DELLA SALUTE MENTALE E RIABILITAZIONE DELLETÀ EVOLUTIVA)
Già nel Progetto Obiettivo Salute Mentale 1998/2000 vi era un esplicito riferimento ai servizi per linfanzia che in quel contesto venivano definiti come Servizi per la salute mentale e riabilitazione delletà evolutiva. In quel testo si affermava che "anche le attività dedicate alle attività di salute mentale per letà evolutiva possono essere realizzate allinterno di un modello dipartimentale, sia di tipo strutturale che funzionale, a direzione unica che assicuri lunitarietà degli interventi, la continuità terapeutica e il collegamento funzionale fra tutti i servizi coinvolti
" e si dichiarava altresì che "la neuropsichiatria delletà evolutiva integra, con numerosi vantaggi, tre competenze di base: psicopatologia dello sviluppo, neuropsicologia dello sviluppo e neurologia dello sviluppo.
In quel testo si affermava quindi che la complessità e lintercomplementarietà di tre nuclei di attività fosse la peculiarità di quei servizi al di là delle definizioni che si potevano dare ad essi, "servizi di neuropsichiatria infantile o servizi di salute mentale e riabilitazione delletà evolutiva". Del resto i dati sopra riportati che, se pure con alcune differenze nelle percentuali interne ai gruppi di pazienti in carico, confermano che questi tre nuclei sono di fatto stabilizzati e rappresentati in questi servizi. Il Progetto Obiettivo Salute Mentale afferma in modo esemplare che la neuropsichiatria delletà evolutiva integra "con numerosi vantaggi", tre competenze di base (psicopatologia dello sviluppo, neuropsicologia dello sviluppo e neurologia dello sviluppo); si può però tranquillamente affermare che questi "vantaggi", pur reali e concreti, richiedono particolare attenzione alle complessità organizzative, ai percorsi individuali e specifici di presa in carico dei diversi tipi di pazienti, e ai processi formativi degli operatori che possono essere impegnati su patologie diverse e su fasce di età diverse. In questi anni poi la complessità con cui si mostrano le diverse attività dei servizi ha avuto un ulteriore sviluppo per il configurarsi di nuovi settori e ambiti di impegno. A titolo esemplificativo si riportano i dati che riguardano pazienti che sono in carico ma che richiedono un intervento in collaborazione con altri servizi o settori di intervento.
ALTRI SPUNTI DI COMPLESSITÀ
NPI PIEMONTE
UTENTI IN CARICO IN COLLABORAZIONE CON ALTRI SERVIZI (2005)
In collaborazione con i servizi sociali |
10,1% |
In collaborazione con servizi sociali ed autorità giudiziaria |
5,2% |
In collaborazione con lautorità giudiziaria |
3,0% |
PAZIENTI "GRANDI UTILIZZATORI*"
NPI Piemonte (2005)
*Vecchie e nuove complessità hanno quindi ulteriormente ampliato i settori di intervento dei servizi e la tabella precedente ne offre una conferma. In questi anni gli interventi collegati ai servizi sociali e alle Autorità giudiziarie si sono fortemente espansi. Di questa complessità poi, si può avere ulteriore conferma, sempre dal sistema informativo piemontese, attraverso il dato sui cosiddetti "grandi utilizzatori" , pazienti cioè che hanno ricevuto più di 18 prestazioni allanno; questi pazienti corrispondono al 14,15% dellutenza in carico ma hanno richiesto ben il 57,11% di tutte le prestazioni effettuate nel corso del 2005.
|
Numero "grandi utilizzatori" |
Patologie psichiatriche o psicologiche abbinate a patologie neurologiche e dello sviluppo |
39,3% |
Ritardo mentale in forma esclusiva o abbinato anche ad altre patologie |
21,1% |
Disturbi specifici del linguaggio e apprendimento, abbinati anche a patologie neurologiche |
15,7% |
Patologie esclusivamente neurologiche |
13,3% |
Minori a rischio psico-evolutivo |
10,6% |
I pazienti "grandi utilizzatori si concentrano nelle aree delle disabilità neurologiche, delle disabilità intellettive complesse e, in percentuale molto rilevante, in quelle che manifestano anche condizioni di problematiche psichiatriche e psicologiche o di rischio psicoevolutivo. Daltra parte ulteriori dati confermano che nelle casistiche in carico ai Servizi di Npi la presenza di minori affetti da patologie croniche mantiene una sua storica consistenza.
PAZIENTI "LUNGHI UTILIZZATORI*"
NPI Piemonte (2005)
|
Percentuale "lunghi utilizzatori" |
Pazienti in carico ai servizi da almeno 3 anni |
25% |
LA QUESTIONE DELLEMERGENZA E DEI RICOVERI PSICHIATRICI IN ADOLESCENZA E PREADOLESCENZA.
Un particolare punto della rete della "cura" che appare assai trascurato o sottovalutato riguarda gli interventi di emergenza/urgenza quando compaiono gravi disturbi psichici o comunque situazioni che richiedono un ricovero ospedaliero.
Questo problema sembra notevolmente sottovalutato dalla nostra organizzazione sanitaria che sembra muoversi come se in adolescenza non esistesse levenienza di episodi di disturbi psichici di tale intensità e gravità che non è possibile trattare ambulatorialmente e domiciliarmente e che di conseguenza richiedono un ricovero in ambiente ospedaliero.
Alcuni dati in letteratura riportano ad esempio che fra gli anni 70 e 80 i ricoveri psichiatrici negli ospedali psichiatrici americani sono triplicati per i preadolescenti tra i 10 e i 14 anni, mentre sono raddoppiati per gli adolescenti tra i 15 e i 17 anni (Hillard J.R. et Al; Determinants of emergency psychiatric admission for adolescents and adults, American Journal of Psychiatry, 145, 1988). Sempre negli Stati Uniti,nel decennio passato, le pressioni finanziarie e le ripercussioni delle politiche sanitarie hanno fermato lespansione del numero dei letti ospedalieri e hanno ridotto drasticamente la lunghezza media dei ricoveri negli ospedali pubblici dai 74 giorni del 1970 ai 54 giorni del 1980 ( Woolston J. L.; Psychiatric impatient services; in Lewis Ed., Child and adolescent psychiatry, Williams & Wilkins, Baltimore, 1996.).
Va però rimarcato che non si hanno, allo stato attuale, particolari suggerimenti e indicazioni da parte della letteratura internazionale e nazionale su questo tema.
Il documento dellOMS del 2003 ("Caring for children and adolescent with mental disorders") richiama con forza la necessità di evitare la "psichiatrizzazione" di problemi del normale sviluppo psico-sociale degli adolescenti ma invita a considerare lesigenza di adeguati e appropriati interventi per i bambini e gli adolescenti con "inequivocabili" disordini mentali.
Il documento del National Institute of Mental Health americano del 2001 ("Research on Child and Adolescent Mental Health") segnala negli Stati Uniti un tasso di ospedalizzazione degli adulti del 6 mentre lanalogo tasso di ospedalizzazione per gli adolescenti 12-17 anni viene indicato variare tra il 2 e il 3 (per quanto riguarda il tasso di ospedalità psichiatrica in età adulta, la Gran Bretagna ha un tasso del 3,2 , lItalia del 2,7 ).
Più preciso il documento è sui costi. Le spese totali per la salute mentale in linfanzia negli Stati Uniti raggiungevano i 6,9 miliardi di dollari nellanno 1998. Le spese complessive per interventi in regime di ricovero ospedaliero per la fascia 12-17 anni rappresentavano il 38%, equivalente a 2,6 miliardi di dollari.
Da una delle poche ricerche di studiosi italiani su questo argomento (Besana e Spinelli, "I ricoveri psichiatrici in adolescenza nella Regione Piemonte" 2001) apprendiamo che
- le patologie età-dipendenti ad esordio nellinfanzia (disturbi relazionali, psicosi, ritardo mentale, difficoltà didentità-separazione) possono mostrare unimportante viraggio clinico sintomatologico, presentando nuove e più marcate difficoltà gestionali associandosi ad altri quadri clinici,
- soggetti precedentemente asintomatici possono presentare disturbi comportamentali e devianze sociali di assai difficile e complessa gestione,
- in almeno ⅓ dei casi si associano alla patologia psichiatrica altre comorbidità e/o problematiche psico-sociali in modo da rendere difficoltosa una corretta presa in carico,esitando spesso in percorsi inadeguati.
Non vi sono poi molti dati sul fenomeno dei ricoveri per patologie psichiatriche in adolescenza. Un sistema per ottenere dati su questi ricoveri è attraverso lo studio delle diagnosi delle dimissioni che i servizi ospedalieri, per il sistema di finanziamento attuato attraverso i cosiddetti DRG (Diagnostic Related Group), debbono compilare secondo i criteri di uniformità garantiti dal sistema dellICD 9. Non si vuole affrontare in questa sede il dibattito sui limiti dellattuale sistema di finanziamento delle prestazioni ospedaliere, ma solamente utilizzare un importante strumento informatico che rende possibile ad esempio conoscere lincidenza statistica di quei ricoveri le cui diagnosi di dimissione sono raggruppabili nellunica categoria di "Malattie e disturbi mentali": questa categoria è costituita a sua volta da 8 Gruppi Diagnostici, per precisione dal 425 al 432, a ognuno dei quali sono attribuibili diagnosi secondo la classificazione internazionale dellICD 9.
Con questa metodologia fu, per esempio, possibile quantificare e differenziare per alcune caratteristiche i ricoveri per patologie psichiatriche effettuate nel corso del 1998 dalla allora Divisione Ospedaliera di Npi dellAzienda USL di Rimini.
SERVIZIO DI NPI DIVISIONE OSPEDALIERA
AZIENDA USL Rimini
Attività di ricovero per DRG psichiatrici
suddivisione per fasce detà - anno 1998
Età < 16 |
Età > 16 |
Età ³ 18 |
TOTALE RICOVERATI |
43 (57,5%) |
14 (21,9%) |
7 (10,9%) |
64 |
Attraverso quel primo rilevamento fu possibile, ad esempio, rilevare che in realtà più della metà di ricoveri effettuati da quella divisione coinvolgeva minori di 16 anni. Proseguendo con il sistema della misurazione dei DRG psichiatrici si è potuti arrivare a studiare lincidenza dei ricoveri ordinari che si sono effettuati per adolescenti tra i 14 e i 17 anni per patologie psichiatriche nel corso dellanno 2003 su tutto il territorio nazionale, tasso che risulta dell1,4 per 1000, pur manifestando una variabilità tra l1,1 per 1000 nei maschi e l1,7 per 1000 per le femmine.
RICOVERI ORDINARI 14-17 ANNI
DRG 425-432
(valori assoluti e tassi di ospedalizzazione)
Anno 2003 Dati nazionali
Totale |
Maschi |
Femmine |
3109 |
1249 |
1860 |
1,4 |
1,1 |
1,7 |
Sempre attraverso gli studi sui DRG è stato possibile anche mettere in evidenza un fenomeno, quello dei ricoveri ripetuti nellanno, che segnala come in una proporzione non trascurabile, apparentemente 1 minore su 4, vi sia il rischio che alcuni adolescenti incomincino molto precocemente una "carriera" psichiatrica di cronicità.
RICOVERI ORDINARI RIPETUTI IN % DAL 2002 AL PRIMO SEMESTRE 2005 PER I DRG 425-432
(Pazienti 14-17 anni residenti in Emilia-Romagna; coorte iniziale al 2002:
199 Pazienti)
Numero pazienti |
Numero di ricoveri totale |
% Ricoveri ripetuti |
103 |
208 |
26% |
Lemergenza e il ricovero in psichiatria adolescenziale è sicuramente un problema di luoghi di cura adatti e di specifiche competenze clinico-gestionali della rete, ma è anche un primario problema:
- di organizzazione dei servizi che debbono porre particolari attenzioni agli aspetti legati alla individuazione precoce e alle dimissioni protette,
- di un funzionamento della rete dei servizi che possa contare su luoghi cura alternativi al ricovero e su comunità terapeutiche post acuzie,
- del potenziamento di aree di ricovero età specifiche e organizzate per bacini di utenza predefiniti
- di un organico raccordo e coordinamento delle attività di presa in carico e cura tra i vari settori operativi.
LE STRATEGIE PER LA TUTELA DELLA SALUTE MENTALE IN INFANZIA E ADOLESCENZA
La salute intesa non solo come mancanza di malattia ma come benessere, e la sua tutela, non è un obiettivo esclusivo dei servizi sanitari né la salute mentale può essere intesa come competenza esclusiva degli specialisti delle le malattie mentali (Piano dAzione sulla Salute Mentale per lEuropa; OMS Helsinki 2005. Libro Verde della Commissione delle Comunità Europee 2005)
Lobiettivo della salute mentale è quindi obiettivo di politiche generali, e non solo di sanità pubblica, e di uno sforzo collettivo di una rete complessa di interventi; le azioni da considerare richiedono strategie integrate per la promozione della salute mentale nel settore della salute mentale, della sanità pubblica, e delle altre politiche pubbliche che si occupano della promozione della salute mentale in tutte le fasi della vita degli individui. (Organizzazione Mondiale della Sanità, Piano dazione sulla salute mentale per lEuropa. Conferenza Ministeriale europea sulla Salute mentale , Helsinki, gennaio 2005.
La salute mentale in infanzia e adolescenza non può prescindere dal contesto complessivo di vita del bambino, la famiglia, la scuola, la realtà sociale circostante e quindi dallinteragire di famiglie, pediatria, rete sanitaria specialistica, servizi scolastici e educativi, servizi sociali, il privato sociale.
Se quindi il contrasto delle disuguaglianze, lintegrazione tra sanitario sociale e educativo, gli interventi di prevenzione, divengono gli assi centrali della programmazione e delle attività per la salute nel suo complesso, la salute mentale e la "cultura dellinfanzia" indirizza verso le azioni di contrasto alla povertà e alle condizioni di deprivazione psicoaffettiva, e ad affrontare condizioni socio-famigliari di "rischio" come la dispersione scolastica, il lavoro minorile, limmigrazione. Una politica per la salute mentale per linfanzia e ladolescenza pone quindi lesigenza anche di una prospettiva di prevenzione e di presa in carico precoce del disturbo psicologico in infanzia. Questo obiettivo è da tempo indicato dalle varie Agenzie nazionali e internazionali di tutela dellinfanzia e delladolescenza ma le strategie operative per raggiungere questo obiettivo richiedono una faticosa e complessa azione di integrazione a rete del complesso dei servizi per linfanzia e delle istituzioni preposte ai vari livelli di intervento. Alcuni dati sono già a nostra disposizione per dare la dimensione e la composizione dei bisogni; ad esempio può risultare utile risultare losservatorio attivato dallaAzienda USL di Rimini per monitorare la funzionalità e le attività dei servizi sanitari di Npi in collegamento con quelle del Servizio sociale di tutela minori.
UTENTI NPI/TUTELA MINORI
Azienda USL di Rimini. Anno 2005
|
NUMERO UTENTI |
% |
TOTALE popolazione 0 - 17 |
U.O. di NPI |
2530 |
5,4% |
48.256 |
TUTELA MINORI |
3233 |
6,7% |
TOTALE |
5763 |
12,1% |
La prima considerazione che si può trarre da questi dati è che si sommano i dati sugli utenti che afferiscono ai due servizi si raggiunge una percentuale (il 12,1 % della popolazione minore residente) di pazienti in età evolutiva che si avvicina molto alle percentuali molto alte di diffusione del disagio infantile e adolescenziale che le ricerche internazionali e nazionali segnalano ormai da molti anni.
I dati riportati sulle diagnosi delle prese in carico da parte dei servizi sociali di tutela minori riconducono allevidenza della diffusione di sofferenza infantile e adolescenziale (le varie espressioni del disagio, le condizioni di deprivazione socio economiche, le situazioni di rischio evolutivo) ma segnalano anche un netto aumento del bisogno in questi ultimi anni.
UTENTI TUTELA MINORI
Azienda USL - Distretto di Rimini. Anni 2001 2005
|
2001 |
2005 |
UTENTI IN CARICO |
1666 |
2239 |
% UTENTI SU POPOLAZIONE MINORILE |
6,2% |
7,2% |
DISAGIO FAMILIARE |
51,0% |
38,0% |
PER DIFFICOLTA ECONOMICHE |
26,0% |
37,0% |
DISAGIO FAMILIARE PSICHICO |
- |
3,0% |
DISAGIO FAMILIARE DIPENDENZE PATOLOGICHE |
- |
1,0% |
I dati poi permettono di isolare alcuni aspetti del problema di particolare significatività, come ad esempio il netto aumento di bambini "piccoli" che vivono in situazione di deprivazione socio economico, condizione che è ormai da tempo segnalata come una delle condizioni "rischio" di maggiore incidenza negativa nello sviluppo infantile.
UTENTI TUTELA MINORI
Azienda USL - Distretto di Rimini. Anni 2001 2005
|
2001 |
2005 |
PER DIFFICOLTA ECONOMICHE FASCIA DI ETA 0-6 ANNI |
21,9% |
40,4% |
O anche il forte aumento di bambini migranti in carico ai servizi, o come la rilevanza della percentuale di bambini inviati al Servizio tutela minori per provvedimento dellAutorità Giudiziaria.
UTENTI TUTELA MINORI
Azienda USL - Distretto di Rimini. Anni 2001 2005
|
2001 |
2005 |
MINORI IMMIGRATI IN CARICO |
23,4% |
35,8% |
NAZIONALITA PRESENTI |
40 |
47 |
MINORI IN CARICO SU PROVVEDIMENTO DELLAUTORITA GIUDIZIARIA |
305 |
362 |
% SUI MINORI IN CARICO AL SERVIZIO |
18,3% |
16,1% |
% SULLA POPOLAZIONE MINORILE |
1,1% |
1,2% |
E indubbio che un tale carico di sofferenza infantile e adolescenziale non può essere affrontato individualmente da un certo numero di professionisti o da alcuni servizi specialistici ma richiede di un intervento complessivo di tipo politico generale in cui istituzioni politiche, famiglie, rete complessiva dei servizi sanitari sociali e educativi concorrono nellindividuazione di obiettivi, strategie operative, verifiche dei risultati e di un razionale utilizzo di risorse adeguate. Lambito degli interventi è estremamente vasto e quindi va operata una scelta di interventi prioritari che distribuisca lattenzione sia alla prevenzione, che a quelli di diagnosi precoce che di cura e presa in carico, attenzione che si indirizzi anche alla specificità delle diverse fasce di età. Sembra quindi opportuno il richiamo agli obiettivi che erano stati indicati dalla "National Agenda for Childrens Mental Health" elaborata negli Stati Uniti dalla conferenza unificata tra il "Department of Health and Human Services", il "Department of Education" e il "Department of Justice". Questo documento già nel 2001 sottolineava come un sempre numero di bambini soffrisse inutilmente perché i loro bisogni emozionali, comportamentali e di sviluppo non erano affrontati in modo coordinato e integrato dalle molte istituzioni e reti operative create per prendersi cura di loro. Sulla base di queste valutazioni erano stati indicati quattro impegni che credo possano essere tuttora sottoscritti appieno:
- promuovere il riconoscimento della salute mentale come una parte essenziale della salute infantile,
- integrare i servizi mentali per la famiglia, linfanzia e gli adolescenti nel sistema messo a disposizione dei bambini e degli adolescenti,
- coinvolgere le famiglie e includere le loro prospettive su bambini e adolescenti nella programmazione di tutto il sistema di tutela della salute mentale,
- sviluppare e accrescere un sistema pubblico privato per sostenere questi sforzi il più estesamente possibile
LO STATO DEI SERVIZI DI NPI
Sulla base di un rilevamento nazionale che è stato condotto ultimamente dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dellInfanzia e dellAdolescenza per quanto riguarda listituzione dei Servizi nel totale delle 20 regioni italiane:
- In 12 i servizi di NPIA sono istituiti formalmente
- In 8 hanno una denominazione chiara e univoca
- In 7 cè un tavolo specifico per la NPIA in regione
- Solo in 3 hanno organizzazione stabile in Unità Operative Complesse
- In 9 non è prevista la discussione di un budget specifico
Per quanto riguarda la collocazione dipartimentale, sempre su 20 regioni, i servizi di NPIA:
- In 4 hanno afferenza univoca al Dipartimento Salute Mentale
- In 4 hanno afferenza univoca al Dipartimento Materno Infantile
- Nelle altre 12 hanno afferenza mista e eterogenea
Per quanto riguarda le competenze specifiche sullintegrazione scolastica previste dalla legge 104
- In 15 regioni su 20 il supporto per lintegrazione scolastica viene effettuato dai servizi NPIA, in via esclusiva o in parallelo ai servizi di riabilitazione accreditati
- In ben 10 regioni su 20 non vi è ancora traccia dellapplicazione del DPCM feb 06
- In altre 7 è stata direttamente appoggiata alla Commissione Invalidi
Per quanto riguarda la multiprofessionalità nei servizi delle 20 Regioni:
- Gli NPI sono presenti in tutti i servizi
- Gli Psicologi hanno una presenza del tutto variabile
- I Terapisti sono rappresentati nei modi più frammentati e differenziati (raramente tutti contemporaneamente presenti nello stesso servizio e in modo omogeneo in regione)
- Gli Educatori Professionali non sono quasi mai presenti
- Gli Assistenti Sociali sono presenti moltissimo nelle Regioni del Sud o per nulla nelle Regioni del Nord.
Nelle 10 regioni in cui è possibile conoscere il numero di operatori complessivi si può avere da 1 operatore ogni 680 minori a 1 operatore ogni 10.000 minori.
Infine per quanto riguarda la riabilitazione, questa è esterna ai servizi
Meno del 20% in 4 regioni su 20
Per il 20-40% in 7 regioni su 20
Per il 40-60% in 4 regioni su 20
Per il 60-80% in 4 regioni su 20
Più dell80% in 1 regione su 20
Questi dati, che confermano una notevole disomogeneità della rete dei servizi ( sia che vengano definiti di Npi o di Salute Mentale Infantile) che ormai da molto tempo viene segnalata. Sembra quindi che la disputa tra la scelta di collocare i servizi allinterno del Dipartimento Salute Mentale o del Dipartimento Materno Infantile sia allo stato della situazione poco produttiva. Ormai è ben chiaro come le competenze necessarie per qualificare e sostenere gli interventi di Neuropsichiatria in infanzia e adolescenza manifestano una assai specifica interdipendenza tra di loro e quindi richiedono di essere collocate in una dimensione organizzativa unitaria se pur in un contesto di stretto raccordo con le discipline sanitarie pediatriche da una parte e psichiatriche dallaltra , così come con la rete dei servizi sociali e delle strutture educative, scolastiche e per lintegrazione lavorativa. Andrebbe pertanto attivata una politica di raccordo tra gli Organi Istituzionali centrali e le Amministrazioni regionali affinché le carenze di programmazione specifiche, le frammentazioni delle competenze, o le vere e proprie assenze di interventi fossero progressivamente superate anche al fine di ridurre e eliminare le gravi disuguaglianze di accesso ai servizi che in vari territori le famiglie e i bambini sono costrette a subire.
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