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Il concetto di Amministrazione Clinica venne introdotto e definito come una "struttura amministrativa attraverso la quale le organizzazioni facenti capo al servizio sanitario nazionale hanno la responsabilità di operare un continuo miglioramento dei propri servizi e di salvaguardare livelli alti di prestazione attraverso la creazione di un ambiente di lavoro allinterno del quale leccellenza clinica possa svilupparsi" (Department of Health, 1998 p. 33).
Tale struttura è stata proposta come il fulcro di una trasformazione culturale del servizio pubblico (Davies et al., 2000) dove il concetto di qualità della prestazione (quality of care) diventa fondamentale, e la nozione di Amministrazione Clinica sta ad indicare tutto linsieme delle attività professionali volte a migliorare la qualità del servizio pubblico (British Psychological Society, 2000).
LAmministrazione Clinica prevede determinate strategie di miglioramento:
- Attività volte al miglioramento della qualità dei servizi: revisione qualitativa e quantitativa degli interventi clinici (clinical audit), pratica clinica basata sui risultati della ricerca scientifica (evidence based practice), aumento del personale clinico e amministrativo, aggiornamento professionale, efficace monitoraggio delle attività cliniche
- Ruoli manageriali chiari e ben definiti
- Protocolli per lidentificazione e il miglioramento di bassi livelli di prestazione
- Protocolli per la valutazione e minimizzazione del rischio associato agli interventi clinici
- Sostegno ai professionisti per assisterli nel loro tentativo di introdurre i cambiamenti necessari al miglioramento della qualità del servizio
- Chiara comunicazione e co-operazione efficace fra membri di diverse discipline e dipartimenti
- Promozione di una cultura incentrata sull imparare dai propri errori
- Collaborazione e consultazione fra lo staff e gli utenti
- Partecipazione del personale a tutti i livelli dellorganizzazione (non solo manageriali) nel pianificare ed attuare strategie di cambiamento e miglioramento
Quali ruoli può assumere in questo contesto lo psicologo clinico?
Contributi alla pianificazione e attuazione di strategie di miglioramento della pratica clinica
1. I corsi di laurea in Psicologia Clinica in Gran Bretagna come, anche se forse in misura diversa, in Italia, comprendono uno studio dettagliato dei metodi di ricerca in campo psicologico e dei principi statistici che informano la ricerca scientifica nellambito delle scienze sociali. Su questa base, Hernshaw & Robertson (1998) introducono lidea che gli psicologi che lavorano in ambito pubblico si possono fare promotori di una cultura che valorizza lintegrazione della pratica clinica con la ricerca psicologica, dove la consultazione psicologica viene informata dai più recenti e accreditati sviluppi della ricerca e questa, a sua volta, origina da questioni di rilievo nellambito pubblico - del lavoro clinico.
Inoltre, la competenza dello psicologo clinico nel pianificare, attuare e valutare criticamente progetti di ricerca può essere impiegata in progetti di revisione sistematica delle attività cliniche del servizio (clinical audit) e nella valutazione dellefficacia degli interventi clinici offerti. A questo proposito gli psicologi clinici possono infatti rispondere al bisogno di parametri validi e attendibili che riflettano accuratamente la qualità della terapia offerta ed i benefici che essa ha apportato allutente del servizio.
La Società Britannica degli Psicologi ha recentemente creato un centro, CORE (Centre for Outcome Research and Effectiveness) che sta sviluppando un protocollo per la valutazione dellesito degli interventi psicologici e ha recentemente richiesto contributi ai membri della Società (Sperlinger, 2002).
Sempre considerando la duplice competenza come clinici e al tempo stesso ricercatori, gli psicologi clinici possono venire considerati candidati ottimali per la pianificazione e attuazione di progetti - che prevedano la consultazione degli utenti/pazienti dei servizi - volti a capire quali modifiche potrebbero aumentare la soddisfazione degli utenti, quali sono i loro bisogni più pressanti, quali aspetti del servizio vengono più o meno apprezzati e per quali ragioni.
2. Sempre Robertson & Hernshaw (1998) sostengono anche che gli psicologi, in quanto esperti nellambito della conoscenza dei fenomeni che influenzano il comportamento individuale, possono contribuire ad un processo di cambiamento facilitando la comprensione dei principi di modificazione comportamentale da parte di altri professionisti, meno preparati in questarea di studio. In Gran Bretagna, dove la scienza cognitivo-comportamentale si è affermata non solo tra gli psicologi ma anche tra psichiatri e operatori sociali, tale modello è considerato centrale nel facilitare la comprensione di quali incentivi, formali ed informali, hanno maggiori probabilità di influenzare positivamente i livelli di prestazione individuale. Una comprensione efficace delle dinamiche del comportamento viene anche considerata fondamentale per tentare di limitare i cosiddetti "errori umani" nellambito di prestazioni cliniche e non.
3. Lenfasi che le direttive governative pongono sul bisogno di collaborazione interdisciplinare e fra dipartimenti solleva anche la questione di quali strategie possono migliorare la cooperazione fra i membri di diverse professioni o dipartimenti (si veda per esempio Firth-Cozens, 2001). Anche in questambito gli psicologi clinici possono fornire importanti contributi basati su una conoscenza di teorie sistemiche e del comportamento di gruppo, che rendono possibile una valutazione del funzionamento dellorganizzazione e di quali suoi aspetti si prestano a favorire la pianificazione, attuazione e coordinamento di iniziative di miglioramento del servizio.
Contributi allanalisi e superamento degli ostacoli che impediscono il miglioramento della pratica clinica
E esperienza comune, credo, il fatto che ostacoli, a volte imponenti, rendano spesso difficile il cambiamento di determinati metodi di lavoro anche quando ci sia un consenso che un cambiamento è necessario e che tali metodi non rispondono più alle esigenze complessive del servizio.
Gli psicologi clinici, soprattutto in ruoli dirigenziali, possono diventare importanti facilitatori di un cambiamento, per esempio contribuendo ad unanalisi degli aspetti del funzionamento organizzativo (inefficace distribuzione delle responsabilità, mancanza di riconoscimenti formali) che si possono configurare come ostacoli alla crescita del servizio (Baker & Firth-Cozens, 1998).
Diversi psicologi e ricercatori hanno discusso come lefficacia del lavoro di équipe possa essere ridotta da fattori quali:
- mancanza di comunicazione efficace,
- scarsa chiarezza nella definizione dei ruoli,
- conflitti interpersonali latenti e
- un atteggiamento diffidente nei confronti di una pratica di aperta revisione della qualità degli interventi clinici (Firth-Cozens, 1998; Johnston et al., 2000; Stevenson et al., 2001).
Jenny Firth-Cozens, una psicologa clinica che si occupa di consulenza a livello organizzativo, ha dimostrato per esempio che se lorganizzazione premia lassenza di errori clinici e la minimizzazione del rischio, senza fornire riconoscimenti per pratiche di aperta comunicazione e trasparenza nel funzionamento operativo, queste ultime tendono a scomparire dalla cultura del servizio (Firth-Cozens, 2001).
La stessa autrice discute anche come la valorizzazione delle diversità individuali, contrariamente allincoraggiamento ad uniformarsi ad un modello dominante, sia di cruciale importanza per conservare la vitalità dellorganizzazione e per far sì che tutti i membri del servizio possano venire coinvolti e motivati ad iniziare un necessario processo di revisione e cambiamento conservando al tempo stesso quegli aspetti che rappresentano le risorse ed i punti di forza dellorganizzazione.
Sulla base di una tale consapevolezza, gli psicologi clinici che lavorano in ambito pubblico possono farsi promotori di un processo dove lorganizzazione riflette su se stessa e tenta di individuare aspetti della propria cultura, quali assunti di base, valori e credenze dominanti, che ostacolano il cambiamento (Davies et al., 2000).
Riferimenti Bibliografici
Baker, R., & Firth-Cozens, J. (1998) Evidence, quality of care and the role of psychology. The Psychologist, 11, 9, 430-432.
Davies, H.T.O., Nutley, S.M., & Mannion, R. (2000) Organisational culture and quality of health care. Quality in Health Care, 9, 111-119.
Department of Health (1997) The new NHS Modern, dependable. London: HMSO
Department of Health (1998) A first class service. Quality in the new NHS. London: HMSO.
Firth-Cozens, J. (1998) Celebrating team work. Quality in Health Care, 7 (Suppl) S3-S7.
Firth-Cozens, J. (2001) Multidisciplinary work: the good, bad, and everything in between. Quality in Health Care, 10, 65-69.
British Psychological Society (2000) Clinical Governance in the NHS: a briefing. Information Leaflet No. 4, Division of Clinical Psychology, BPS, Leicester.
Hearnshaw, & Robertson, N. (1998) Quality health care and psychologists. The Psychologist, 11, 9, 421-423.
Johnston, G., Crombie, I.K., Davies, H.T.O., Alder, E.M., & Millard, A. (2000) Reviewing audit: barriers and facilitating factors for effective clinical audit. Quality in Health Care, 9, 23-36.
Robertson, N., & Hearnshaw, H. (1998) Managing quality in health care
The opportunities. The Psychologist, 11, 9, 423-425.
Sperlinger, D. (2002) CORE project on outcome measures in routine clinical practice. Clinical Psychology Forum, 10, 47-48.
Stevenson, K., Baker, R., Farooqi, A., Sorrie, R., & Khunti, K. (2001) Features of primary health care teams associated with successful quality improvement of diabetes care: a qualitative study. Family Practice, 18, 21-26.
Walshe, K. (2000) Adverse events in health care: issues in measurement. Quality in Health Care, 9, 47-52.