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GIOCO COMPULSIVO E VITE IN AZZARDO

Relazione al Primo Congresso Nazionale

su

"IL GIOCO & L’AZZARDO"

Forte dei Marmi

6\8 Aprile 2000

 

Vittorio Forino

 

 

 

ABSTRACT

L’A. fornisce, dapprima, lo sfondo psicodinamico del mondo del gioco e del gambling. La scena proposta è quella interattiva e multimediale che proviene dalle TV ad Internet, dal gioco in Borsa ai videopoker ed ai casinò virtuali. Il messaggio sottolineato è quello dato, su tutte le reti, satellitari e non, della ricchezza e della felicità per tutti. La cornice è quella esibita dalla new economy che promette meno lavoro e più libertà per chiunque abbia idee e capacità propositive e funzionali al progetto globale del mondo tecnico.

Sono presentati, poi, alcuni stralci dai libri di due scrittori, Dostoevskij e Landolfi, testimoni diretti di questa antica e nuova"trappola" dei giochi d’azzardo. Vengono sottolineate le componenti attrattive del rischio e del fuoco che incendia, della disperazione che segue e il ritorno ancora al rischio, come una necessità, come l’unica via di uscita.

Segue una rapida sintesi dell’attività che è stata iniziata ,da pochi anni, al SerT di Reggio Emilia, per far fronte a questo nuovo problema e per rispondere ad una richiesta, crescente, di aiuto da parte di vecchi e nuovi utenti del Servizio delle Dipendenze Patologiche.

Le prime e parziali riflessioni sul campo sembrano indicare che il problema gambling sia un epifenomeno che nasconde un malessere più generale dell’uomo occidentale che cerca nel mondo della virtualità la soddisfazione dei suoi desideri e bisogni inappagati. Le prime diagnosi che vedono prevalere i disturbi dell’umore(tra Disturbo depressivo maggiore, Disturbo bipolare e Disturbo ciclotimico) sembrano suffragare questa ipotesi. La conclusione, provvisoria, dell’A. è che il mondo tecnico deve sì cercare di dare le migliori risposte scientifiche a questa nuova patologia, spesso fatale se non devastante,ma che bisogna anche porsi e porre domande per resistere al rischio della realizzazione di un Mondo Nuovo, secondo la distopia, profetica finora , di Aldous Huxley.

Se bisogna evitare i catastrofismi dei doom-writers di turno, si deve, altrettanto, non correre il rischio di rinchiudersi in specialismi riduttivi e cercare- insieme, in accordo con Galimberti, Grass e Baurdieu, di riscoprire una cultura e una scienza a misura d’uomo, contro un’arrampante new economy che, nell’età della tecnica, ci vorrebbe tutti quanti solo consumatori, passivi e virtuali, nell’universo dei mezzi e nell’ecclissi dei fini.

 

 

 

ABSTRACT

At first, the author describes the psychodynamic background of the world of gaming and gambling. The proposed scene is the interactivity and multimediality that arises on moving from TV to the Internet, from playing the Stock Exchange, videopoker or virtual casinò. The bottom line message is coming from satellite or other networks and is "wealth and happiness for all". The frame of this world is exhibited in the New Economy. It promises less work and more freedom for everybody who has ideas and purposed, functional attitudes to the global project of the technocratic world.

Following, there are some extracts from books by Dostoevskij and Landolfi who were direct witnesses of this age-old and new "trap":the gambling. The attractive aspects are outlined: the risk and the fire; the following desperation; the return to risk once again as necessity, as the only way out.

We summarise briefly the activity initiated several years ago in the Ser.T. of Reggio Emilia to face this new problem and to satisfy the growing demand for help from new and old users.

The initial partial considerations show that the problem of gambling is epiphenomenal disguising a greater and widespread illness of the western man who is searching in a virtual world for the satisfaction of his unsatisfied wishes and needs. The early diagnoses in which mood disorders are prevalent (Major depressive disorder, Bipolar disorder and Ciclotimic disorder) supports this hypothesis. The temporary conclusion of the author is that the technical world must give better, scientific responses to this new fatal or deviant pathology, but we must ask ourselves and others questions to resist the risk of creating the dystopic Brave New World, as described by Aldous Huxley.

In order to avoid the catastrophisms of doom-writers and locking oneself into a narrow specialised skill, we must also, according to Galimberti, Grass e Baurdieu, rediscover culture and science of a human dimension against the rampant new economy which, in the age of technology wants everybody only as passive, virtual consumers in a universe of means and in an eclipse of ends.

 

 

In Personalità/Dipendenze, Vol. 8, Fascicolo III, dicembre 2002, Mucchi Editore, Modena; p. 361-373

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