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Dal volume 14 fascicolo 2° 2008

Nel mese di ottobre è sorto il Cesaf, Centro di Alta Formazione, da un Progetto congiunto tra l'Università di Bologna, Facoltà di Scienza dell’Educazione ed il Centro di Solidarietà di Modena. Il Cesaf si prefigge di diventare un Centro di formazione e di ricerca di riferimento.; nel nostro Paese ce ne è proprio bisogno, Auguri dalla Redazione. Il Cesaf si presenta con un documento davvero importante di strategia sociale e sanitaria che vorrebbe suscitare un dibattito fra i decisori e gli addetti e la popolazione tutta. Anche di questo livello di riflessione c'è davvero bisogno nel nostro paese. Speriamo che rinasca la stagione che disegnava Vision; solo chi governa Vision genera identificazione, passione e ottimismo, mentre gli squallidi gestori del potere generano solo conformismi e mediocrità. Auguri Cesaf! Per facilitare questo dibattito P/D pubblica il Manifesto del Cesaf. (NdR).

 

 

Manifesto

Per le strategie sociali, sanitarie ed educative in materia di uso ed abuso di sostanze stupefacenti

 

 

Negli ultimi anni il consumo di sostanze stupefacenti ha assunto, accanto alle forme più tradizionali, nuovi profili con una crescente diffusione del fenomeno del policonsumo.

Crescono sia il consumo di sostanze psicoattive sia la diffusione di "nuovi stili di vita e di consumo" non solo tra gli adolescenti ma anche tra i giovani adulti, non solo tra le fasce disagiate della popolazione ma anche nella popolazione generale ed in particolare in gruppi che mostrano un buon adattamento sociale. Sembra esserci spesso una barriera invisibile tra chi consuma e chi no. Chi non consuma non riesce a riconoscere chi consuma e può arrivare a credere che tra quelli che lui frequenta nessuno consumi. Chi consuma, spesso, funziona come gli altri: è irriconoscibile dal funzionamento. Solo in caso di incidente o trauma il suo essere consumatore emerge.

Le rappresentazioni degli stili di consumo sono però spesso stereotipate e, in quanto tali, inadeguate a descrivere la complessità e la variabilità degli stili di consumo; spesso si tratta di rappresentazioni obsolete, parziali e fuorvianti. Un esempio per tutti è la rappresentazione del consumatore problematico come di una persona facilmente identificabile e non integrato nella società o l’associazione consumo problematico - devianza; questi errori a livello di risposte portano all’identificazione di un metodo di intervento unico e indifferenziato per tutti i tipi di consumatore.

Il consumo di sostanze, ed i comportamenti a rischio ad essi frequentemente associati, presentano aspetti disgreganti e invalidanti per l’individuo e per la società ed hanno un profilo complesso. Sono, infatti molto frequenti i casi di consumo problematico di sostanze concomitante o precedente o successivo ad altre forme di dipendenza, quali il gioco d’azzardo patologico, i disturbi del comportamento alimentare, la dipendenza da videogiochi, lo shopping compulsivo. Secondo la teoria dell’addiction, ciò che accomuna le varie forme di dipendenza, con o senza sostanza, è l’incoercibilità dell’impulso a mettere in atto il comportamento, pur nella consapevolezza dei suoi effetti dannosi, e, talvolta, nonostante tentativi reali ed attivi del soggetto di astenersi.

D’altra parte l’offerta di sostanze è molto alta e molto diffusa; si serve di tecniche di vendita sofisticate che servono per abituare all’uso ovvero a creare una fidelizzazione del cliente. Il mercato, per quanto criminale, è diventato un fenomeno merceologico.

Si pongono così i termini di una sfida globale al modo di essere della nostra società. Cresce la consapevolezza che i cambiamenti negli stili di consumo di sostanze rappresentano una minaccia per la coesione sociale; ne è un esempio l’incremento di eventi di cronaca che riportano aggressività e violenza in famiglia, nella scuola, sul lavoro, nei luoghi di ritrovo e nelle città. Infatti il consumo di sostanze ha riflessi sulla società complessivamente intesa e sulla salute pubblica, oltre che su quella dei singoli consumatori.

Siccome il consumo è sentito "in", inserito nell’attuale concetto di "divertimento" e promosso secondo le regole di mercato come un brand (es. cocaina: velocità e successo), è difficilissimo impostare il contrasto. Ma raccogliere questa sfida significa operare affinché si aggiornino le conoscenze e i criteri di lettura dei nuovi fenomeni e parallelamente gli assetti delle risposte. L’obiettivo è il contrasto al consumo di tutte le sostanze psicoattive legali ed illegali.

Il rinnovamento passa attraverso un processo culturale che consenta alle comunità locali di essere protagoniste e segna la fine della delega a tecnici, "esperti" della materia: è la comunità medesima che, attraverso un percorso di conoscenza e di analisi critica delle proprie modalità interattive, delle proprie difficoltà e delle proprie risorse, diviene il fulcro delle politiche di contrasto.

Bisogna puntare alla creazione di comunità competenti: è un lavoro culturale ed educativo di lunga lena che coinvolge chi amministra, chi programma, chi insegna, chi opera nei servizi. Occorre radicare nei territori l’impegno sinergico dei diversi attori sociali (amministrazioni, agenzie educative, servizi sociali e sanitari del pubblico e del privato, cittadinanza); ciascuno con la propria specificità di ruoli e compiti opera all’interno di una medesima rete. Il consolidamento della comunicazione e collaborazione tra gli attori sopra citati è un obiettivo essenziale.

E’ noto che nei giovani, ma non solo, vi è una sottostima degli effetti dell’alcol e di altre sostanze. Sembra ad esempio presente la consapevolezza delle sanzioni nelle quali si può incorrere guidando, ma scarse sono le conoscenze relative agli effetti dell’abuso soprattutto sulla vigilanza e sull’attenzione. Ne deriva che necessita diffondere la conoscenza e la consapevolezza degli effetti e dei rischi legati al consumo, all’abuso e alla dipendenza da sostanze legali e illegali.

Il passaggio dalla scuola media inferiore alla scuola media superiore rappresenta un momento critico e cruciale rispetto all’inizio dell’abuso di sostanze. E’ opportuno realizzare iniziative di prevenzione del consumo di sostanze già nella scuola media inferiore.

Ci vuole più lavoro di prossimità, inserito di più nella normalità: non solo a scuola o nei luoghi di divertimento, ma ovunque si raccolgano giovani: stazioni, fermate delle corriere, nei luoghi di smistamento, sui bus.

I servizi di prossimità quali gli operatori di strada non devono focalizzarsi solo sulla popolazione marginale ma essere punto di contatto con quella più integrata con finalità educative e con funzione di collegamento tra i giovani e i servizi.

Nel frattempo si profilano nuovi decisivi problemi del futuro.

Si diffonde il costume per cui gruppi di ragazzi senza nessun altro interesse in comune si incontrano al solo scopo di consumare: decidono dove, quando, quale sostanza. Consumata l’esperienza nel restante tempo ognuno ha un suo differente gruppo di riferimento. E’ un accesso consapevole e consumistico ritenuto "controllato" e "sicuro" che richiede un certo grado di expertise.
Si diffondono fuori da ogni logica di indicazione medica l’uso di psicofarmaci, di farmaci prestazionali e di analgesici, le smart drugs.

La maggior parte dei giovani riferisce che la famiglia non ha detto loro nulla o quasi nulla circa le sostanze stupefacenti. Si deve invece parlare di droghe e di dipendenze in casa: è un ingrediente essenziale della genitorialità competente. Il genitore che non lo fa viene meno ad uno dei suoi compiti educativi. Bisogna raccomandare ai genitori un loro intervento precoce, incisivo, onesto sulle sostanze stupefacenti. La famiglia va però aiutata a divenire una fonte credibile dai ragazzi sul tema delle sostanze; dovrebbero essere pertanto i genitori a parlarne per primi con i loro figli, già a partire dall’età della scuola elementare. Ma bisogna aiutare i genitori ad affrontare il tema, sostenendoli ed aggiornandoli.

I ragazzi che consumano tabacco o cannabis abitualmente segnalano di aver cercato, inizialmente, di resistere alle pressioni del gruppo, ma di aver poi ceduto per non sentirsi "diversi" ed "emarginati". Serve la realizzazione di interventi per la promozione dell’empowerment e per la trasmissione di skill di coping per potenziare la capacità di "dire di no" (se del caso rivolgendosi anche ai genitori) all’offerta di sostanze nel gruppo dei pari.

Serve una maggiore attenzione da parte della scuola. L’abuso di droghe e le dipendenze devono diventare oggetto di studio obbligatorio a partire dalla 1° media.

Accade invece che ci siano adulti e genitori che non solo non sanno come parlare in modo competente di sostanze e di dipendenze; non vogliono parlarne o ritengono non sia loro compito farlo; occorre incoraggiarli a rompere le paure e le ipocrisie.

Purtroppo, coerenti con queste resistenze, la "delega allo specialista" sta crescendo: fa comodo a tanti. Evita di mettere in discussione gli assetti sociali attuali e le cause del fenomeno. Individualizza il problema: e se è l’individuo ad avere il problema la società, può, acquietarsi. Tutto allora è (appare, viene vissuto, si vorrebbe che fosse) individualizzato e sotto controllo. Questo è l’atteggiamento negativo che occorre eliminare.

L’alleanza fra discipline e professioni (psichiatria, psicologia, sociologia, servizio sociale, scienze dell’educazione, medicina, farmacologia e tossicologia, antropologia) deve avvenire nella rete multidisciplinare del sistema dei servizi che ha nel territorio la sua base.

Le offerte di servizi devono rispondere a criteri di qualità, garantiti dall’accreditamento, garanzie per gli utenti , verifiche di impatto sociale valutati secondo i caratteri dell’efficienza e della efficacia.

Si profila il momento di rinnovare le strategie sociali e sanitarie in materia di abuso e dipendenze da sostanze stupefacenti. Come per altri paesi, questo è il momento per un approfondimento e una revisione su quanto finora fatto. Alcuni paesi hanno già gettato le basi per questa revisione, ad esempio la Scozia e l’Irlanda.

Innanzitutto occorrerà riuscire a predisporre una visione che integri gli aspetti sociale, sanitario ed educativo costruendo alleanze e collaborazioni fra discipline, agenzie, professioni; secondariamente occorrerà contemplare congiuntamente le sostanze stupefacenti lecite e quelle illecite.

La dimensione della responsabilità individuale e della responsabilità sociale sono centrali. Conseguentemente le nuove strategie devono sottolineare, più delle precedenti degli ultimi 10-15 anni, la centralità della famiglia e della comunità locale.

Non si intende dire che la pratica sociale e sanitaria non debba essere costruita attorno alla persona, ma si osserva che a volte il consumatore è stato l’unico centro dell’attenzione anche quando emergeva un chiaro danno fisico, emotivo o economico della famiglia e della comunità.

La priorità futura nell’ambito assistenziale va data al fornire gli interventi efficaci per contrastare gli effetti negativi del consumo di sostanze. Pertanto occorre indirizzare gli sforzi da un lato per impedire l’avvio al consumo e dall’altro a realizzare interventi appropriati ed efficaci per coloro che provocano i maggiori danni alla comunità ed alla famiglia come per esempio chi commette atti criminali o chi è genitore: il suo uso di droga può esporre a rischi i figli.

Vanno infine rafforzati gli incentivi per una piena partecipazione ai programmi di reinserimento civile, sociale e lavorativo. Non è rispettoso dei diritti di chi paga le tasse spendere per mantenere l’abitudine a drogarsi quando invece gli individui potrebbero ricevere un trattamento capace di superare le barriere all’impiego.

Il Cesaf si impegna a sviluppare la formazione e la ricerca sui temi indicati in questo Manifesto, auspica che i Governi nazionale, regionali e locali assumano questi orientamenti ed invita i servizi pubblici e privati ed i loro operatori, le Università, il mondo della Scuola, le Associazioni scientifiche e professionali operanti nel settore a stringere una forte alleanza che aiuti il paese a trovare le energie per fronteggiare la sfida disgregante dovuta al diffondersi dei nuovi stili di vita e di consumo di sostanze stupefacenti.

 

Bologna, 15. Ottobre. 2008

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