Umberto Nizzoli* , Francesca Montali**
Gli atteggiamenti degli operatori verso il fenomeno della violenza domestica: le barriere che impediscono uno screening efficace
Summary
Anche in Italia, come in altri paesi, il fenomeno della violenza domestica è molto diffuso ed in larga parte sommerso; sono molto poche le vittime di violenze che parlano dei maltrattamenti subiti con operatori dei servizi medici e sociali. La violenza domestica non è di norma considerata come un sintomo di malattia e sia gli operatori sia i pazienti tendono a non considerarla materia del loro interagire. Tuttavia il parlare della violenza, per quanto ancora raro, sembra essere correlato alla scelta delle vittime di denunciare le violenze subite: parlano col professionista per sfogarsi, ma soprattutto per fare sapere e per denunciare. Siccome le esperienze di violenza domestica si correlano a severi quadri emotivi delle vittime dirette ed indirette, si reputa che sarebbe di importanza capitale trattare il fenomeno a livello clinico, ancor prima, o almeno assieme, allelemento giudiziario, Ci si prefigge perciò di riuscire ad incrementare sensibilmente la percentuale di vittime che parlano degli abusi subiti allinterno di contesti medici e sociali operativi. La letteratura internazionale negli ultimi anni ha evidenziato che esistono molte "barriere" che possono impedire agli operatori di approfondire adeguatamente il fenomeno della violenza domestica allinterno della loro pratica professionale. Oltre a veri e propri timori o a pregiudizi di fuoriuscire dal proprio ambito professionale, anche i "giudizi di responsabilità" attuati dagli operatori possono influenzare enormemente le loro scelte operative. Pensare ad una formazione specifica (capace di offrire le conoscenze specifiche necessarie oltre gli strumenti utili per superare le numerose "barriere" culturali e psicologiche) per tutte le figure professionali che sono coinvolte sin dal primo momento nella rilevazione della violenza domestica e dellabuso minorile può forse rappresentare il primo passo sia per un più ampio cambiamento culturale che per una maggiore efficacia nella presa in carico del problema della violenza familiare.
* direttore Programma Salute mentale e Dipendenze Patologiche, Ausl di RE, unizzoli@hotmail.com
** psicologa ricercatrice, Ausl di RE
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