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LOTTA CONTRO IL DOPING COME OBIETTIVO DI SALUTE

 

Antonio S. Ramos Gordillo

Professore di Attività Fisica per la Salute della ULPGC.

Presidente della Commissione Antidoping delle Canarie

Inviare la corrispondenza a:

Antonio Ramos Gordillo. C/Clavel, 39 35460 Gáldar (Las Palmas de Gran Canaria).

E-mail: ARamos@cief.eef.ulpgc.es

 

In Personalità/Dipendenze, Vol.8, Fascicolo II, settembre 2002, Mucchi Editore, Modena; p. 129-143

 

 

RIASSUNTO

La storia del doping è vecchia come quella del genere umano e si potrebbero citare moltissimi popoli o civiltà dei luoghi più disparati che hanno fatto uso di sostanze dopanti.

Non esiste una sola definizione del doping che abbia una validità universale, e ciò si verifica sia nell’ambito istituzionale sia in quello delle organizzazioni o federazioni sportive. Il doping è un riflesso della società in cui viviamo, nella quale si continua a dare la precedenza al successo anche quando ciò implica gravi rischi per la salute. Gli obiettivi della lotta contro il doping devono: a) garantire l’etica nello sport; b) garantire l’uguaglianza nelle condizioni di gara, in modo che i risultati dipendano principalmente dalle condizioni fisiche, psicologiche e igieniche, oppure dalla preparazione e dall’attitudine verso lo sport in oggetto e mai dalla possibilità di essere superiori in ragione della somministrazione di sostanze per migliorare il rendimento; c) preservare la Salute nel senso che l’esercizio fisico non deve provocare alterazioni e malattie allo sportivo.

Nel testo viene passata in rassegna la storia del doping, le sostanze e i metodi utilizzati e gli interventi educativi e repressivi che possono essere messi in atto.

Parole chiave: doping, storia, prevenzione, sport, educazione alla salute.

 

ABSTRACT

The story of doping is as old as that of Manking itself which means that many nations or civilisations, in the most disparate places, may be cited as having used performance enhancing substances. There is no single definition of doping which has universal validity and this is true as much in the istitutional sphere as in the sphere of sport organisations or federations. Doping is a reflection of the society in which we live, where success continues to take priority even at the cost of serious risks to health. The objectives of the fight against doping must be: a) to guarantee ethics in sport; b) to guarantee equality in competition conditions, in such a way that the results basically depend on physical, psychological and hygienic conditions or — which comes to the same thing — on the preparation of competitors and their attitudes to their sport and never on the possibility of being superior on the basis of the administration of substances to improve this performance; and c) to preserve Health in the sense that exercise should not lead to alterations and pathologies in the sportsman or woman. The text is a review of the history of doping and of the substances and methods employed, and looks at the educational and repressive actions which could be put into action.

Key words: doping, history, prevention, sport, health education

 

1- STORIA DEL DOPING

La storia del doping è vecchia come il genere umano, per cui è necessario risalire molto indietro nel tempo per fare riferimento all’impiego di sostanze utilizzate per migliorare il rendimento. Tale è l’argomento che potremmo citare moltissimi popoli o civiltà dei luoghi più disparati (Ramos Gordillo, 1998).

Ne abbiamo inoltre la descrizione anche in relazione alla mitologia, così è possibile citare la mitologia nordica, nella quale si descrive come i guerrieri Bersekers riuscivano con metodi esterni ad aumentare la propria forza combattiva fino a dodici volte. Questo notevole incremento della forza combattiva veniva ottenuto impiegando il fungo "Amanita muscaria", il quale contiene un alcaloide - chiamato muscarina, che è in grado di provocare una certa ebbrezza delirante, con uno stimolo che si produce a livello del sistema parasimpatico (Rodríguez Bueno, 1992).

Non possiamo dimenticare l’impiego nel continente americano della coca, "Erythroxylon Coca"; si deve dire che la foglia della coca veniva impiegata dagli indigeni di Perù, Bolivia e Messico da più di un millennio, sin dall’epoca precolombiana.

Nella foglia essiccata della coca si trova l’alcaloide più importante, che è la cocaina. Questa pianta era denominata Klinka dagli indios, che significa "albero o arbusto". Gli indigeni ne conoscevano i molteplici effetti, sia a livello di stimolante che di defaticante o anoressante (Boje, 1939; Dumas, 1977).

Nell’epoca contemporanea, si deve fare obbligatoriamente riferimento all’impiego di sostanze dopanti nei conflitti bellici perché, anche se il doping ha incominciato ad avere grande importanza e trascendenza negli sport, è necessario evidenziare come sia stato sfruttato dalle autorità militari, soprattutto per avere un maggior rendimento da parte dei combattenti (Strauss, 1984; De Mondenard, 1987).

Fra queste sostanze, dobbiamo parlare fondamentalmente delle anfetamine, che diventarono di moda a suo tempo per il loro esagerato utilizzo durante il corso della Seconda Guerra Mondiale, dato che vennero assai utilizzate da parte dei tedeschi e degli inglesi, venendo in molti casi persino prescritte dai comandi militari (Gastellu, 1968; Wadler y Hainline, 1993).

In questa epoca, il Giappone aumentò al massimo la produzione dello stimolante durante la guerra, e quando sopravvenne la resa le eccedenze immagazzinate scomparvero, causando una inondazione di queste droghe nelle strade (Escohotado, 1996).

Nella stessa direzione di quanto già citato e nell’ambito delle azioni belliche più importanti che avevano bisogno del massimo risparmio di scorte o nel corso di una vigilia prolungata, come furono soprattutto le lunghe spedizioni realizzate, sia navali, con l’impiego di sottomarini, sia nelle altre operazioni nelle quali era imprescindibile l’uso di uomini rana, tutte ovviamente nell’ambito della Seconda Guerra Mondiale, quasi sempre venivano somministrate anfetamine ai partecipanti per trarre vantaggio dai suoi effetti stimolanti (Guillet e altri, 1985).

2- DEFINIZIONE DI DOPING

Non esiste ancora una definizione universalmente riconosciuta. Il Dr. R. Dumas riconosceva che: "Tutte le definizioni sul doping presentano delle lacune e riflettono alcune divergenze: non è assolutamente necessario stabilire una definizione precisa a priori. La cosa importante è capire il problema. Non possiamo uniformarci al concetto di quelli che si dopano e che sanno molto bene ciò che cercano con questa pratica: (una migliore preparazione, migliori prestazioni, un recupero più veloce) grazi a mezzi artificiali, più o meno efficaci e a volte pericolosi" (Dumas, 1972).

Attualmente non esiste una sola definizione del doping che abbia una validità universale per tutti coloro che lo combattono, e ciò si verifica sia nell’ambito istituzionale che in quello delle organizzazioni o federazioni sportive. Per questo motivo è probabile che, se la definizione esistesse e fosse riconosciuta universalmente, si farebbe un ulteriore passo in avanti nella lotta contro il doping.

La parola "Doping" è un inglesismo che, secondo il professor Demole, apparve per la prima volta nel 1889 nel gergo americano, e poi riportata in seguito in un dizionario inglese, nel quale si faceva riferimento a: "Miscela di oppio e narcotici somministra ai cavalli", al punto che per i fantini significava: "Stimolazione illecita dei cavalli durante la corsa" (Demole, 1941).

Nel gennaio 1963 si tenne a Uriage-les-Bains (Francia) il Primo Colloquio Europeo di Medicina Sportiva, nel quale venne proposta la seguente definizione di doping: "Viene considerato doping l’impiego di sostanze e mezzi che, intesi ad aumentare artificialmente il rendimento in una competizione, potrebbero danneggiare l’integrità fisica e psichica dello sportivo" (Consiglio d’Europa. Primo Colloquio Europeo di Medicina Sportiva sul Doping, 1963).

In Francia, relativamente alla Legge 65.412 del primo giugno 1965, che corrisponde esattamente alla pubblicazione della Legge francese contro il Doping, che dopo quella belga è la seconda ad essere pubblicata, il doping viene definito nel modo seguente: "Viene considerato doping il fatto di somministrare deliberatamente, prima o nel corso di una competizione sportiva, sostanze destinate ad aumentare artificialmente e temporaneamente le possibilità fisiche di un atleta e capaci di danneggiarne la salute" (Legge 65.412 del 1° giugno 1965 della Repubblica Francese sul Doping, 1965).

Nel 1969 viene già riportata nel dizionario enciclopedico Larousse la seguente definizione sul doping, che diceva: "L’impiego di sostanze stimolanti o eccitanti, con lo scopo di ottenere un maggior rendimento in un momento determinato, quasi sempre in prove sportive" (Dizionario Enciclopedico Larousse, 1969).Nell’ambito delle definizioni del doping date da organismi internazionali, vale la pena evidenziare quelle realizzate dal Comitato Olimpico Internazionale, anche se comprendono solamente i Giochi Olimpici, e quelle del Consiglio d’Europa che, pur includendo gli stati membri, non hanno carattere obbligatorio.

La prima definizione con carattere estensivo riconosciuta ufficialmente per 20 anni venne elaborata nella prima riunione del gruppo di studio speciale del Consiglio d’Europa, tenuta a Strasburgo nel gennaio 1963, riconoscendo la definizione come del Consiglio d’Europa, con tema centrale "Doping negli atleti".In questa riunione venne stabilita come definizione di doping: "Il doping è una somministrazione a una persona sana, o l’impiego da parte di questa e con qualsiasi mezzo, di una sostanza estranea all’organismo o di sostanze fisiologiche utilizzate in quantità o per vie non normali, con l’unico scopo di aumentare artificialmente e illegalmente il rendimento di questa persona durante la sua partecipazione a una gara. Possono essere anche considerate pratiche di doping determinati procedimenti psicologici destinati a potenziare la forma fisica di uno sportivo" (Comitato di Istruzione Extrascolastica del Consiglio d’Europa, 1963).Un’altra definizione che ha segnato in modo importante la lotta contro il doping è stata quella realizzata nel 1984 da parte dei ministri europei responsabili dello sport, i quali approvarono un testo semplice, con il titolo di "Definizione della Carta Europea contro il doping nello sport".In questa definizione si affermava che: "Il doping nello sport consiste nell’impiegare, violando i regolamenti delle organizzazioni sportive competenti, sostanze o categorie di sostanze che sono proibite" (Consiglio d’Europa. Carta Europea contro il Doping nello Sport, 1984).

Attualmente, il CIO ha una definizione al riguardo, benché non sia recente, che si basa su "La proibizione dell’impiego nello sport di metodi di doping e classi di sostanze dopanti compresi in vari gruppi farmacologici" (Comitato Olimpico Internazionale, 1986).La definizione del Trattato contro il doping del Consiglio d’Europa, elaborato nel 1989 e ratificato a partire da questa data da vari stati europei, considera ai suoi effetti la seguente definizione di doping: "Il doping nello sport è la somministrazione agli atleti, o l’impiego da parte degli atleti stessi, di classi farmacologiche di sostanze dopanti e di metodi di doping proibiti dalle organizzazioni sportive internazionali competenti e che, come tali, figurano negli elenchi approvati dal Gruppo di Controllo del Trattato" (Consiglio d’Europa, 1989).La definizione che dà nel 1992 la Commissione Nazionale Antidoping (Consiglio Superiore degli Sport) per mezzo della Sottocommissione di Divulgazione sul doping, riporta al riguardo che quest’ultimo è: "Il consumo, da parte di atleti o animali sportivi, di sostanze dopanti, o l’uso di metodi di doping, con lo scopo di modificare artificialmente le loro prestazioni nell’ambito di una gara" (CSD - Commissione Nazionale Antidoping, 1992). Considerando come "atleti" le persone con licenza della federazione per partecipare a competizioni sportive, e come "animali sportivi" gli animali con licenza della federazione per partecipare a competizioni sportive.

Nella stessa direzione, si intendono come "sostanze dopanti" quelle sostanze la cui azione farmacologica corrisponde a uno dei gruppi riportati nell’Elenco di Sostanze dopanti elaborata dal Consiglio Superiore dello Sport, intendendosi come "metodi di doping" quei procedimenti che come tali vengono considerati nell’elenco dei metodi di doping elaborato dal CSD.

È necessario distinguere fra doping quantitativo e doping qualitativo. Come doping qualitativo si intende che anche con una piccola quantità di sostanza rilevata nell’urina si è positivi, come nel caso della cocaina e degli steroidi anabolizzanti. Come doping quantitativo si intende che è necessario che ci sia una determinata quantità della sostanza nell’urina per poter essere considerati positivi, come nel caso della caffeina, dell’efedrina o del testosterone (essendo questa una sostanza prodotta dall’organismo, ma fino a una certa quantità, per cui al di sopra di tale quantità si è considerati positivi).

Si tratta di un tema di costante attualità, al quale è tremendamente difficile sfuggire, vista la continua comparsa di casi positivi nei vari sport. E sarebbe necessario domandarsi: Perché è così? Le risposte che si possono dare sono di vario tipo, ma quasi sempre vediamo in queste una ricerca dello sportivo di giungere al più presto ai vertici, o di essere al più presto possibile in alto senza risparmiare nulla all’aggressione al proprio corpo, perché è proprio questo ciò che provoca il doping, una aggressione al corpo, che normalmente non compare a breve termine, ma che diviene completamente visibile con il passare del tempo.

Il peggio di tutto ciò è che gli atleti non hanno la possibilità di accampare una eventuale ignoranza al riguardo, perché essi sanno quando assumono sostanze che ne favoriscono le prestazioni, anche se purtroppo non sempre sono a conoscenza degli effetti secondari.Ad ogni modo, non è difficile sostenere che il doping sia un riflesso della società in cui viviamo, perché fino a quando si continuerà a privilegiare il successo anche a costo della vita, finché ciò che realmente conta è vincere (ed è così, senza dubbio, ma nell’ambito della legalità), senza che noi ce ne accorgiamo, o che se ne accorga l’atleta, che è anzitutto una persona, sarà molto difficile risolvere e debellare questo problema.

3- PRECEDENTI DEL DOPING NELLO SPORT

Il doping compare nello sport proprio ai suoi albori. Non solo era conosciuto nella Grecia classica, ma lo era ugualmente nell’antica Roma. Ed è così che gli atleti romani cercavano di migliorarsi non solamente per messo dell’uso delle terme o con l’esercizio fisico, ma anche prendendo droghe tonificanti, che molte volte erano anche nocive. Ma non è che tutto finisse qui, c’era anche una lotta affinché l’avversario ricevesse qualche droga che ne facesse diminuire le capacità di rendimento (Durántez, 1991).

Questo portava alla massima manifestazione nella lotta per la supremazia, senza che importasse nulla ciò che poteva costare, né a se stessi, né all’avversario. Valeva solo vincere, essere superiore, in breve: essere il vincitore (Wadler y Hainline, 1989).La situazione arrivava a tali estremi che i romani dell’epoca precedente a Cristo drogavano i cavalli che correvano nelle corse delle quadrighe perché questi ottenessero prestazioni migliori. Le pozioni utilizzate erano composte principalmente da idromele che, come indica il nome, è una soluzione acquosa di miele della quale, una volta fermentata, si sfruttavano gli effetti stimolanti dell’alcool etilico prodotti dopo alcuni giorni dalla realizzazione della miscela (vari autori, 1989).

Dopo la nascita dello sport moderno, nella parte riguardante gli sport competitivi, cioè a partire dal XIX secolo, torna a primeggiare la figura del vincitore, dando quindi nuovamente origine alla somministrazione di qualsiasi prodotto, sostanza o beveraggio che porti al successo. Così che veniva utilizzato tutto ciò che poteva far aumentare il risultato e quindi la forma fisica dello sportivo.

Ed è a partire da questo momento che si produce il cambiamento nell’utilizzo delle sostanze per migliorare le prestazioni, con il passaggio dall’impiego dei beveraggi o pozioni magiche all’impiego di sostanze farmacologiche, entrando quindi in pieno nell’uso delle droghe di laboratorio o di sintesi, dato che la scoperta delle ammine stimolanti segna l’inizio del doping con prodotti farmacologici, che originariamente era involontario e decretato dalle autorità militari (Ramos Gordillo, 1998).

Così possiamo probabilmente fare riferimento al primo caso noto di doping vero e proprio dell’era moderna, riferito da Pini e datato 1865, dopo la trascrizione di Prokop, il quale afferma che si verificò fra i nuotatori che attraversavano il canale di Amsterdam.Siamo verso la fine del XIX secolo, e incominciano quindi ad essere riportati i primi casi individuali di doping, con le prime tragedie conosciute. Abbiamo casi di doping in atletica leggera nel 1879 e nel ciclismo nel 1886, trattandosi per quest’ultimo del primo caso di "Morte per Doping", con l’epilogo fatale che vede protagonista un ciclista di origine gallese, certo Arthur Linton, durante la disputa della classica Bordeaux-Parigi, che morì a causa della somministrazione di un cocktail di stupefacenti (Beckett, 1988).

Agli inizi del XX secolo venne rilevato nel pugilato l’impiego indiscriminato di pillole di stricnina, che il pugili assumevano insieme a bevande alcoliche come il brandy e ad altri tipi di stimolanti, in questo caso la cocaina. Allo stesso modo, i calciatori francesi e belgi, nella stessa epoca in cui i pugili facevano uso indiscriminato di stricnina con alcool e cocaina, effettuavano prove con la somministrazione di ossigeno durante l’intervallo della partita, la cosiddetta ossigenoterapia (Voy, 1991).

Questo modo di doparsi viene denominato secondo André Noret "Doping empirico", essendo basata sull’uso di pillole prescritte come tonici in medicina, la cui composizione si basava sui seguenti prodotti: stricnina, caffeina, acido cromico e persino derivati dell’arsenico.Questo periodo del doping empirico è seguito da quello denominato del "Doping Sintomatologico", secondo la definizione di André Noret. Questo si caratterizzava per la somministrazione di tonici cardiaci che rallentavano il battito cardiaco. È in questo periodo che si incominciano a utilizzare determinati medicamenti in combinazione con i tonici cardiaci, che possono arrivare ad essere infernali. È il caso dell’insulina, delle anfetamine, degli estratti della tiroide, della trinitrina (che era efficace nelle crisi di angina pectoris), ecc..

La fase seguente è quella del cosiddetto "Doping ormonale o eziologico", seguendo la definizione di Noret, nel quale fa la sua comparsa in modo spettacolare l’impiego degli steroidi anabolizzanti da parte degli atleti americani. Ciò si verifica nel 1960, con la maggiore incidenza nell’impiego di questo doping da parte dei lanciatori (Noret, 1981).

L’impiego di anabolizzanti diventa subito generalizzato nella maggior parte degli sport, e si afferma immediatamente come il farmaco di base di numerosi atleti.

Il doping eziologico consiste soprattutto, secondo Noret, nell’assemblare mezzi e farmaci in grado di migliorare i fattori limitanti del rendimento muscolare, e questo rende indispensabile la collaborazione nel lavoro di professionisti di vari settori. Nelle terapie ormonali, le autotrasfusioni la stimolazione muscolare mediante elettrodi costituiscono, secondo Noret, i principali mezzi eziologici utilizzati dagli sportivi per migliorare le proprie prestazioni (Noret, 1981).

Se con il tempo, per quanto concerne il doping empirico gli sportivi si "sentivano meglio", è necessario aggiungere che con il doping sintomatologico essi sentivano "meglio e meno stanchi".I precedenti del doping nello sport, riferiti alla sua presenza nelle Olimpiadi dell’era moderna, risalgono a 93 anni fa, dato che fu nel 1904, durante i Giochi Olimpici di Saint Louis che si svolsero dal 23 giugno al 15 ottobre, che venne riportato il primo caso di doping nelle Olimpiadi moderne, da parte di un inglese residente negli Stati Uniti, Thomas Hicks, che gareggiò con la squadra degli Stati Uniti e che vinse la prova della maratona.

Durante lo svolgimento della corsa, il suo allenatore iniettò due volte a Thomas Hicks 1 milligrammo di solfato di stricnina per farlo riprendere da due svenimenti, assieme all’assunzione di cognac (che era il doping di moda per andare oltre la fatica), trucco che si unì agli altri realizzati durante la corsa.

Di fronte a ciò, il barone Pierre de Coubertin dichiarò: "Si trucca la forma fisica quando si dopa l’atleta come un cavallo". Questi fatti portarono alla creazione delle prime norme sulle sostanze proibite in gara, dettate dal Comitato Olimpico Internazionale (Ayuso, 1995).

Nel 1960, durante le Olimpiadi di Roma, si verificò un fatto terribile, cioè la morte di un atleta, concretamente il ciclista danese Kurt Enemar Knud Jensen, che era campione di Scandinavia e figura principale del quartetto della Danimarca. Ciò accadde durante il primo giorno di gare dei giochi, durante la corsa dei 100 km cronometro a squadre. Dopo metà gara si sentì male improvvisamente e venne portato in ospedale, dove morì a causa di un collasso irreversibile (Burks, 1981).

In base ai risultati dell’autopsia, la morte dell’atleta fu dovuta alla dose eccessiva di anfetamine e vasodilatatori assunti. Per la precisione, aveva ingerito trinitrina in dose di 0,6 milligrammi, sostanza che evita la dispnea, ottenendo notevoli miglioramenti negli "sprint", ma che provoca incidenti come grandi collassi, con inibizione respiratoria per la conseguente trasformazione di emoglobina in metaemoglobina.Questa sostanza gli venne somministrata dal proprio allenatore, ma non solo a lui, anche al resto della squadra, tant’è che anche due dei suoi compagni vennero ricoverati in ospedale in condizioni molto gravi, uno dei quali, Bangborg, con collasso, anche se fortunatamente si riprese (Voy, 1988).

Non ci sono dubbi che questa morte fu il segnale definitivo che mise i responsabili sportivi di fronte alla necessità di istituire i controlli antidoping, dato che questo rappresentava l’unico modo possibile di frenare la quantità di stupidaggini che si stavano commettendo con l’obiettivo di ottenere una medaglia.

Così, nel 1961, nella sua 59a Sessione, il CIO creò una commissione medica presieduta da Lord Porrit. Questa commissione medica era l’antesignana della commissione attuale (da Messaggio Olimpico, 1994).

La Commissione Medica del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) fu istituita proprio nel 1967 a causa di questo conflitto insorto con il doping, dal principe Alexandre de Mérode, che ne fu anche il propugnatore (avendo come precedente la commissione istituita nel 1961 nella sua 59a Sessione e presieduta da Lord Perritt), venendone di conseguenza nominato presidente e massimo responsabile.

Possiamo senza dubbio affermare che questa è stata l’origine della lotta contro il doping nel movimento olimpico, dato che a partire da questo momento la storia del doping nei Giochi Olimpici dovrà essere seguita solamente ed esclusivamente attraverso i risultati dei controlli antidoping da essi realizzati (Mottran, 1988; Yesalis, 1993; da Messaggio Olimpico, 1994).

Gli obiettivi di questa Commissione Medica del CIO si basano su tre principi fondamentali, che sono stati estratti dall’ideale olimpico, e che in qualche modo sintetizzano la problematica del doping e giustificano la lotta intrapresa contro questa pratica. Inoltre, questa commissione medica, con l’impulso del principe di Mérode, si è molto ingrandita, dato che dai nove membri che contava al momento della sua istituzione è passata agli attuali quarantacinque, e a più di cento se si sommano tutti coloro che hanno partecipato a gruppi di lavoro. Tali principi fondamentali sono i seguenti (Dirix, 1994):a.- Difesa dell’etica dello sport.b.- Protezione della salute degli sportivi.

c.- Mantenimento del principio di uguaglianza per tutti.

d.- Coordinamento con i Comitati Olimpici Nazionali.Dobbiamo indicare, anche se usciamo dall’ambito dei Giochi Olimpici, che i primi controlli antidoping realizzati al di fuori del contesto dei giochi, con esattezza nel ciclismo, furono realizzati in Italia nel 1962, anche se non ebbero alcuna importanza in quanto non esisteva una legge che li regolamentasse.

Nel 1965 vennero promulgate le prime leggi contro il doping, ed il primo paese a farlo fu il Belgio, il 2 aprile 1965, che in questo anno realizzò 254 controlli con 65 positività, il che significa il 25,59% di atleti positivi.

Fu nel 1967 quando accadde il fatto che probabilmente portò il problema del doping a conoscenza del grande pubblico, a causa della notevole diffusione che diede la stampa alla morte del campione del mondo su strada, l’inglese Tom Simpson, durante la 13a tappa del Tour de France, il 13 luglio 1967, avvenuta durante la salita del Mont Ventoux, a un chilometro dalla vetta, a causa di un collasso cardiaco provocato, secondo l’autopsia, dall’ingestione di anfetamine, che probabilmente gli impedirono di determinare la soglia reale della fatica, portandolo al collasso (De Mondenard, 1987).

Durante i Giochi Olimpici messicani (1968), venne portato a termine l’inizio della realizzazioni dei controlli antidoping nei Giochi Olimpici estivi e, in questa olimpiade, nella quale già viene proibito l’impiego degli stimolanti, che vengono anche compresi all’interno del primo elenco di sostanze proibite, che era stato approvato dalla 66a Sessione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO 1967) e, pur non essendo completo, comprendeva i suddetti stimolanti del SNC, le ammine simpatico-mimetiche, gli analettici, gli analgesici narcotici, gli antidepressivi e i più importanti tranquillanti.

In questi Giochi Olimpici troviamo il primo atleta positivo rilevato con una analisi. Si trattava di un pentatleta della squadra svedese, Hans Gunnar Liljenwall, che si classificò terzo, il quale diede dei valori di alcolemia elevati, con esattezza una concentrazione di 0,81 g./l. di alcool, per cui la medaglia di bronzo vinta dalla sua squadra venne ritirata e data alla Francia (CIO, 1996).

Nel 1969 viene istituita in Spagna, da parte della Federazione Spagnola di Ciclismo, la realizzazione di controlli antidoping nelle prove da essa organizzate (Rodríguez Bueno e altri, 1989).

Nel 1975, la Federazione Spagnola di Atletica Leggera si unisce alla realizzazione dei controlli antidoping, divenendo quindi la seconda federazione spagnola ad agire in tal senso (Rodríguez Bueno e Rodríguez Cano, 1986).

Durante i Giochi Olimpici di Seoul (1988), si verificò uno dei fatti nella lotta contro il doping che hanno avuto maggiore effetto sul pubblico, dato che fu in questi giochi che risultò positivo l’atleta canadese Ben Johnson, che era l’uomo più veloce della terra fino a quel momento e che lo confermò battendo il record del mondo di velocità (9.79 secondi) trionfando nella prova regina della velocità, i 100 metri piani (La storia dei Giochi Olimpici estivi dell’Era Moderna, 1991).La lotta contro il doping raggiunge un momento importante nel suo sviluppo con due nuovi capitoli: il primo nel 1990 quando all’elenco delle sostanze proibite vengono aggiunti gli ormoni peptidici e le sostanze affini, fra queste l’ormone della crescita e l’eritropoietina, così come i corticosteroidi, salvo nelle applicazioni locali, nelle inalazioni e nelle iniezioni locali e intramuscolari; e il secondo quando la sottocommissione del controllo antidoping fuori dalle gare, creata nel 1991, rafforza l’importante lavoro della commissione medica per evitare la frode durante i periodi di allenamento degli atleti (Ramos Gordillo, 1997).Nel 1991 inizia la realizzazione dei controlli antidoping nelle Canarie, grazie all’eccellente collaborazione del Laboratorio di controllo del doping, e in special della sua direttrice la Dott.ssa Cecilia Rodríguez Bueno e del direttore delle analisi Dr. Agustín Francisco Rodríguez Cano, che dopo la riunione nel laboratori con i futuri responsabili dei controlli nello sport, i Dr. Antonio Ramos Gordillo e Luis Apolinario Rodríguez, si decide di iniziare la lotta contro il doping in questa modalità locale (Ramos Gordillo,1996).Nei Giochi Olimpici di Atlanta (1996), gli ultimi ad essersi tenuti (durante i quali è stato festeggiato il centenario dei Giochi Olimpici Moderni dopo la loro restaurazione nel 1896 da parte del barone Pierre de Coubertin), viene utilizzato del nuovo materiale più sofisticato a livello di laboratorio di controllo del doping, un materiale in grado di estendere nel tempo la rilevazione di sostanze dopanti, con il primo utilizzo dei nuovi spettrometri ad alta risoluzione.

4.- RISOLUZIONE DEL 16 MARZO 1998 DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLO SPORT SUL "ELENCO DELLE SOSTANZE E DEI GRUPPI FARMACOLOGICI PROIBITI E DEI METODI NON REGOLAMENTARI DI DOPING NELLO SPORT" GAZZETTA UFFICIALE SPAGNOLA N. 77 DI MARTEDÌ 31 MARZO 1998.Agli effetti della Legge 10/1990 sullo Sport, vengono considerate proibite le seguenti sostanze, gruppi farmacologici, metodi di doping e manipolazioni:

SEZIONE I

1.1 Sostanze e gruppi farmacologici.

I.1.1 Stimolanti (tipo A).

I.1.2 Analgesici narcotici.I.1.3 Anestetici locali.

I.1.4 Cannabis e suoi derivati.

I.1.5 Alcol.

I.1.6 Agenti bloccanti beta-adrenergici.

SEZIONE II

II.1 Sostanze e gruppi farmacologici.

II.1.1 Stimolanti (tipo B).II.1.2 Anabolizzanti:

II.1.2.1. Steroidi anabolizzanti androgenici.

II.1.2.2. Altre sostanze con attività anabolizzante.

II.1.3 Ormoni peptidici e glicoproteinici e affini.

II.1.4 Corticosteroidi.SEZIONE IIIIII.1 Metodi di doping.III.1.1 Doping del sangue.

III.2 Manipolazioni farmacologiche, fisiche e/o chimiche.

5.- SEZIONE I:

I.1 Sostanze e gruppi farmacologici.

I.1.1 Stimolanti (tipo A).

I.1.2 Analgesici narcotici.

I.1.3 Anestetici locali.I. 1.4 Cannabis e suoi derivati.

I.1.5 Alcool.

I.1.6 Agenti bloccanti beta-adrenergici.

I.1.1 Stimolanti (tipo A).

a.- Definizione: come indica il nome, si tratta di sostanze che stimolano o che ravvivano il tono vitale.b.- Effetti: l’impiego di stimolanti nell’organismo presenta effetti che possono essere i seguenti:

- Stimolazione della circolazione del sangue.

- Superamento della soglia dello spossamento fisico e della soglia fisiologica della fatica.

- Aumento dell’aggressività e dell’euforia a livello organico.

c.- Effetti secondari: questi sono in intima relazione con la dose utilizzata, e possono arrivare a causare:

- Aumento della tensione arteriosa.- Collasso circolatorio.

- Dolore per superamento della soglia della fatica, dei limiti fisiologici.

- Presentazione di sensazioni di panico e paura.

- Può inoltre condurre alla morte.

d.- I più conosciuti: gli stimolanti di Tipo A o stimolanti non amfetaminici devono essere quantificati per determinare se l’atleta è positivo o meno in base alla quantità di sostanza che viene rilevata nell’urina, e verranno considerati positivi solamente se superano la dose indicata per ogni sostanza.

Così, come esempio nell’ambito degli stimolanti Tipo A o stimolanti non amfetaminici abbiamo i seguenti:

la caffeina, l’efedrina, la fenilpropanolammina, la pseuodefedrina, ecc.

Tutte queste sostanze sono facilmente rilevabili mediante il controllo antidoping.

I.1.2 Analgesici narcotici.a.- Definizione: nella definizione, gli analgesici narcotici riportano anche i loro effetti, dato che sono sostanze che inibiscono e alleviano il dolore, oltre a produrre un blocco della sensibilità. Per cui il loro impiego può portare alla scomparsa del segnale più importante dell’infortunio, ovvero il dolore.

b.- Effetti secondari: L’impiego degli analgesici narcotici nell’organismo può portare alla comparsa dei seguenti effetti secondari:

- Sofferenza respiratoria.- Dipendenza fisica e psichica.

- Tremori e, senza essere epilettici, crisi convulsive.

- Stimolazione della circolazione del sangue.

- Possono provocare notevoli alterazioni a livello epatico a causa di una metabolizzazione non corretta del prodotto.

c.- I più conosciuti: Fra gli analgesici narcotici abbiamo:- Diamorfina (eroina), morfina, codeina, metadone, ecc.

Tutte queste sostanze sono facilmente rilevabili mediante il controllo antidoping.

I.1.3 Anestetici locali.

a.- Definizione: Si tratta di sostanze che causano mancanza o privazione generale o parziale della sensibilità, provocando quindi una anestesia. Come vediamo, nella definizione è compreso anche l’effetto.

Con l’eccezione della cocaina, il cui impiego è proibito in tutti i modi, viene autorizzato l’uso degli anestetici locali mediante iniezioni locali o articolari.

Quando il medico responsabile dell’atleta considera che è giustificata dal punto di vista medico la somministrazione di anestetici locali mediante iniezione locale o intra-articolare, dovrà comunicarlo per iscritto prima della gara alla Commissione medica o antidoping della relativa federazione.

b.- I più conosciuti: Fra gli anestetici locali abbiamo:- la bupivacaina, la lidocaina, la mepivacanina, la procaina e la latetracaina.- Devono essere utilizzati solo se la loro applicazione è giustificata dal punto di vista medico.

I.1.4 Cannabis e suoi derivati.

Cannabis e i suoi derivati.- Verranno considerati proibiti, a giudizio delle relative Federazioni sportive spagnole, quando il loro consumo potrà modificare artificialmente le prestazioni sportive degli atleti o i risultati delle gare.I.1.5 AlcoolAlcool.- Verrà considerato proibito, a giudizio delle relative Federazioni sportive spagnole, quando il suo consumo potrà modificare artificialmente le prestazioni sportive degli atleti o i risultati delle gare. In questo caso un atleta verrà considerato positivo quando la concentrazione di alcool nel relativo campione di sangue sarà superiore a 0,5.I.1.6 Agenti bloccanti beta-adrenergici.a.- Definizione: si tratta di farmaci che agiscono a livello del cuore.b.- Effetti: L’impiego di agenti bloccanti beta-adrenergici nell’organismo presenta effetti che possono essere i seguenti:

- Diminuzione della frequenza cardiaca.

- Diminuzione della tensione arteriosa.- Contrazione della muscolatura bronchiale.

- Vengono utilizzati molto negli sport di precisione (tiro, automobilismo, ecc.).

b.- Effetti secondari: L’impiego degli agenti bloccanti beta-adrenergici nell’organismo può portare alla comparsa dei seguenti effetti secondari:

- Affaticamento.

- Ipotensione posturale.- Broncospasmo.- Annullano le sensazioni di panico e paura (ansia).

c.- I più conosciuti: Fra gli agenti bloccanti beta-adrenergici abbiamo:

- Il propanalol, l’atenolol, ecc.

 

 

6.- SEZIONE II:

II.1 Sostanze e gruppi farmacologici.

II.1.1 Stimolanti (tipo B).II.1.2 Anabolizzanti:II.1.2.1. Steroidi anabolizzanti androgenici.

II.1.2.2. Altre sostanze con attività anabolizzante.

II.1.3 Ormoni peptidici e glicoproteinici e affini.

II.1.4 Corticosteroidi.

II.1.1 Stimolanti (Tipo B).

a.- Definizione: Come indica il nome e così come succedeva con gli Stimolanti di Tipo A, si tratta di sostanze che stimolano o ravvivano il tono vitale.

b.- Effetti: L’impiego di stimolanti nell’organismo presenta effetti che possono essere i seguenti:

- Stimolazione della circolazione del sangue.

- Superamento della soglia dello spossamento fisico e della soglia fisiologica della fatica.

- Aumento dell’aggressività e dell’euforia a livello organico.

c.- Effetti secondari: Questi sono in intima relazione con la dose utilizzata, e possono arrivare a causare:- Aumento della tensione arteriosa. - Collasso circolatorio.

- Morte per superamento della soglia della fatica, dei limiti fisiologici.

- Presentazione di sensazioni di panico e paura.

- Può inoltre condurre alla morte.d.- I più conosciuti: Gli stimolanti amfetaminici o stimolati di Tipo B non devono essere quantificati per determinare se l’atleta è positivo o meno, in quanto questi sarà considerato positivo anche se la quantità rilevata nell’urina è minima.

Così, come esempio nell’ambito degli stimolanti non amfetaminici o stimolanti Tipo B abbiamo i seguenti:

* La anfetamina e la cocaina.

Anche questi sono molto facili da rilevare mediante il controllo antidoping.

II.1.2 Anabolizzanti:

II.1.2.1. Steroidi anabolizzanti androgenici.

II.1.2.2. Altre sostanze con attività anabolizzante.

a.- Definizione: Si tratta di sostanze chimiche utilizzate per aumentare l’intensità dei processi anabolici dell’organismo.

b.- Effetti: L’impiego di steroidi anabolizzanti nell’organismo presenta effetti che possono essere i seguenti:

- Contribuiscono alla costruzione delle proteine e del tessuto muscolare.

- Aumentano le dimensioni dei muscoli e la forza muscolare.

- Producono caratteri sessuali mascolini.

c.- Effetti secondari: L’impiego degli steroidi anabolizzanti nell’organismo può portare alla comparsa dei seguenti effetti secondari:

- Mascolinizzazione nelle donne (voce, peluria facciale).

- Ferma la crescita se utilizzato in questa fase.- Impotenza sessuale nell’uso prolungato.

- Epatopatie e gravi problemi epatici.

- Tumori.

d.- I più conosciuti: Gli steroidi anabolizzanti non devono essere quantificati per determinare se l’atleta è positivo o meno, in quanto questi sarà considerato positivo anche se la quantità rilevata nell’urina è minima. Viene quantificato solamente il testosterone (ormone sessuale maschile), dato che questo viene prodotto già in forma endogena dall’organismo.Fra gli steroidi anabolizzanti androgenici abbiamo il già citato testosterone, l’estanozolol, il nandrolone, il metandienone, il mesterolone, ecc. Fra quelli che hanno attività anabolizzante si evidenziano il ciomifeno e il ciembuterolo.

II.1.3 Ormoni peptidici e glicoproteinici e affini.

b.- Effetti: Si tratta di sostanze che producono nell’organismo effetti simili a quelli prodotti dagli steroidi anabolizzanti.

- Contribuiscono alla costruzione delle proteine e del tessuto muscolare.

- Aumentano le dimensioni dei muscoli e la forza muscolare.

- Producono caratteri sessuali mascolini.

b.- I più conosciuti: Per gli ormoni peptidici e glicoprotenici vale quanto detto per gli steroidi anabolizzanti, cioè non devono essere quantificati per determinare se l’atleta è positivo o meno, in quanto questi sarà considerato positivo anche se la quantità rilevata nell’urina è minima Il problema è che alcune sostanze non possono ancora essere rilevate nell’urina, come per esempio l’eritropoietina (Epo).- Gonadotrofina corionica umana (HCG).- Corticotropina (ACTH).- Ormone della crescita (HGH).- Eritropoietina (EPO).- Ecc.II.1.4 Corticosteroidi.

È proibito l’impiego di corticosteroidi per via orale, rettale e parenterale. Ne è autorizzato l’impiego in dosi terapeutiche:

a) In applicazioni locali (via anale, auditiva, dermatologica, nasale e oftalmologica, ma non rettale).

b) In inalazione (per trattamento di asma e rinite allergica).

c) In iniezioni peri- e intra-articolari.

Quando il medico responsabile dell’atleta considera che è giustificata dal punto di vista medico la somministrazione di corticosteroidi mediante iniezione peri- o intra-articolare o per inalazione, dovrà comunicarlo per iscritto prima della gara alla Commissione medica o antidoping della relativa federazione.I più conosciuti: Abbiamo:Il cortisone, il dexametasone, l’idrocortisone, il prednisone, ecc.7.- SEZIONE III:III.1 Metodi di doping.III.1.1. Doping del sangue.III.2 Manipolazioni farmacologiche, fisiche e/o chimiche.III.1.1. Doping del sangue.

a.- Definizione: Si definisce doping del sangue la somministrazione di sangue o di emoderivati che contengano emazie.

Consiste nell’estrazione di una certa quantità di sangue all’atleta alcune settimane prima della gara, che gli verrà trasfuso prima della gara stessa.b.- Effetti: L’impiego del sangue o dei suoi derivati può causare:

- Aumento della concentrazione dell’ossigeno.

- Aumento della resistenza muscolare.

c.- Effetti secondari: L’impiego del sangue o dei derivati può causare:

- Febbre.

- Itterizia.

- Shock metabolico.- Sovraccarico del sistema cardiocircolatorio.

III.2. Manipolazioni farmacologiche, fisiche e/o chimiche.

Vengono considerate manipolazioni farmacologiche, fisiche e/o chimiche le seguenti:

- Cateterizzazione e/o sonda vescicale.

- Sostituzione e/o alterazione dell’urina.

- Inibizione della secrezione renale mediante probenecida o altre sostanze con azione e/o effetti farmacologici simili.

Alterazione delle misure realizzate sul testosterone e l’epitestosterone mediante la somministrazione di epitestosterone (1), bromantan o altre sostanze con azione e/o effetti farmacologici simili.

- Utilizzo di diuretici.

Il gruppo farmacologico "Diuretici" è composto da qualsiasi sostanza la cui azione e/o effetto farmacologico è uguale o simile a:

Effetti: Aumentano la diuresi.

Effetti secondari: Questo aumento della diuresi può causare:

- Alterazioni elettrolitiche.

- Emoconcentrazione.

- Insufficienza renale.- Disidratazione.

- Vengono utilizzati per diminuire l’efficacia dei controlli antidoping e per calare velocemente di peso, negli sport che vengono realizzati mediante il peso (boxe, judo, lotta, sollevamento pesi, ecc.).

 

8.- AZIONI NELLA LOTTA CONTRO IL DOPING.

a. Educativa.

Si tratta del fattore fondamentale nella lotta contro il doping, apportando informazioni veritiere e comprovate sugli effetti negativi dell’impiego di sostanze dopanti fin dalle prime fasi della vita, vale a dire dalla scuola. Sempre in questo contesto, si dovrà incoraggiare lo sport come abitudine salutare per il miglioramento della qualità della vita in generale.

b. Repressiva.

Nella stessa misura in cui esistono dei controlli per qualsiasi sfaccettatura della vita che vengono effettuati obbligatoriamente per evitare possibili danni alla popolazione, i controlli antidoping hanno la stessa pretesa, anche se su due versanti già definiti:

A) controllare la salute dell’atleta, e siccome ad alcuni non importa subire dei danni se in cambio ottiene la gloria del successo, passiamo quindi alla:B) uguaglianza di condizioni, lottando per arrivare a un gioco pulito, in modo che vinca il migliore.

 

9.- OBIETTIVI DELLA LOTTA CONTRO IL DOPING.Gli obiettivi della lotta contro il doping da parte della Commissione Antidoping delle Canarie possono essere riassunti in tre capitoli fondamentali, che sono i seguenti:

A.- L’etica nello sport:

Le norme più elementari nella pratica dell’esercizio fisico implicano o devono implicare il rispetto dell’etica nello sport, che si basa senza dubbio nella pratica del cosiddetto gioco pulito e nel rispetto delle regole che segna la partecipazione a uno sport determinato.

B.- L’uguaglianza nella gara:La gara fra due atleti deve essere segnata fondamentalmente dall’uguaglianza delle condizioni di gara, vale a dire che il risultato sportivo di ciascuno deve essere in funzione delle proprie condizioni fisiche, psicologiche e igieniche, cioè della sua preparazione e delle sue attitudini per tale sport e mai per la possibilità di essere superiori in ragione della somministrazione di sostanze per migliorare le prestazioni in modo sleale, se non con se stessi, comunque con l’avversario.

C.- Preservare la salute:

Ma fondamentalmente per preservare la salute, dato che l’esercizio fisico deve essere realizzato per migliorare le condizioni fisiche e funzionali dell’organismo e non per provocare alterazioni e patologie nell’atleta.

L’assunzione di sostanze estranee scatena talvolta alterazioni gravi che in molti casi possono persino portare alla morte.

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