L'uomo dei ragni Ovvero una storia di una straordinaria follia Maria Teresa Ferla Professore a contratto di Psicopatologia (Facoltà di Scienze dell'Educazione), Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano Psichiatra, Servizio di Psichiatria Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara (Direttore: Professor Eugenio Borgna)
Delirio a due? Alquanto particolare ci è parso fin da subito il legame tra il paziente, designato almeno come tale, e la sua parente. L'adesione totale di questa alle scelte di vita del paziente; la stima infinita per la sua genialità, per le sue scoperte; elementi che dominavano la scena senza permettere alla stessa di cogliere i dati di realtà più concreti. Il rischio che incomba una dichiarazione di "inabitabilità" della casa non sembra preoccuparla; anzi quando viene a sapere di questa possibilità ne rimane alquanto sorpresa così come la scoperta del provvedimento di nomina di tutore provvisorio la gettano nella rabbia e nell'angoscia: "Conosco bene Luigi: non sopporterà una simile umiliazione Solo io conosco fino in fondo le sue reazioni È molto grave quello che state facendo Lei non capisce: io non posso provvedere da sola al trasloco di quel laboratorio in cui tutto è perfettamente ordinato secondo schemi ben precisi. Il sindaco mi ha dato solo un mese per provvedere allo sgombero, che io preferisco definire trasloco deve assolutamente presiedere lui del resto voi avete già detto che può essere dimesso". In realtà era stata programmata una dimissione provvisoria del paziente che avrebbe dovuto trascorrere alcuni giorni nella casa della parente per valutare le capacità di adattamento del paziente a un diverso ambiente e insieme la capacità di risposta ai bisogni concreti dimostrata da lei. Progetto che viene mandato in fumo dal decreto di "restituzione di cose sequestrate" che viene fatto pervenire al paziente dalla Procura del Tribunale che risponde al Sindaco che aveva chiesto di provvedere al dissequestro dell'appartamento essendo egli tenuto a dichiararne l'inabitabilità e a ordinarne lo sgombero. Non appena ratificato tale atto sia la parente che il paziente vedono in esso la possibilità di un rientro a casa: "Ora ci hanno tolto i sigilli e noi possiamo rientrarvi". Ci colpisce lo scivolamento, nel senso dell'errore di interpretazione da parte di chi, esperta di diritto come sappiamo essere la parente, si lascia scappare un simile fraintendimento, ma probabilmente la tensione di quei giorni l'ha profondamente segnata, fino a farci sospettare e temere per la sua salute psicofisica. Lei informava scrupolosamente di ogni suo passo il paziente: "Tra me e lui non ci sono segreti di sorta; anzi lui è per me un grande consigliere: più volte mi ha aiutata con i suoi consigli. Ora lui sa delle cose terribili che incombono su di noi: ultima nefandezza questa nomina di un tutore. A lui un tutore! Dichiararlo interdetto! Lui con la sua intelligenza e la sua saggezza! E poi questo significa non avere alcuna fiducia in me! Questa mossa costerà molto cara a quel magistrato! Il mio avvocato ha detto che non devo preoccuparmi!" In quei giorni, in cui la parente ha realizzato quanto in termini legali stava avvenendo, non abbiamo mai visto il paziente perdere la calma; solo rivendicava il suo diritto a rientrare nella propria casa preoccupato soprattutto per la sorte del materiale cartaceo e del materiale biologico (varie scatole contenenti le muffe o il cibo preparato per le scolopendre) che rappresenta per lui il frutto delle ricerche di anni e anni di lavoro: Invece di essermi grata per i miei studi e per le mie ricerche la società mi condanna: ma non è giusto stare zitti di fronte a questa ingiustizia compiuta certo per ignoranza: bisogna che qualcuno dimostri la sua ribellione! Bisogna che qualcuno si sacrifichi per opporsi a tale ingiusto potere, dice con parole calme ma decise. Lo spettro di una morte volontaria è stato subito paventato dalla parente il giorno in cui ha "scoperto" del processo di interdizione promosso dal Pubblico Ministero. Nonostante l'ambivalenza del legame e alcuni aspetti francamente patologici del rapporto tra loro ci pare difficile sostenere l'ipotesi di un delirio a due; le esistenze dei due congiunti si sono svolte, in fondo, in ambiti distanti l'uno dall'altro e che solo tangenzialmente si sono incontrati in una sorta di intesa in cui chi domina comunque la scena è Luigi, genio incompreso e forse reso ancora più grande dalla solitudine forzata in cui la società lo ha costretto. La vicenda umana personale e sociale della parente si è svolta indipendentemente da quella in un'altra città, con un lavoro che la rende autonoma da lui e inserita in un contesto sociale e lavorativo del tutto differente. © POL.it 2000 All Rights Reserved |