URGENZA IN PSICHIATRIA. VALUTAZIONE CLINICO-EPIDEMIOLOGICA DELLE VISITE EFFETTUATE PRESSO IL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE MAGGIORE DI NOVARA NEL 1993 M.T. Ferla, F. Mittino, B. Boca, S. Morelli Servizio di Psichiatria, Novara. Primario: Prof. Eugenio Borgna. ESPOSIZIONE DEI DATI E CONSIDERAZIONI CONCLUSIONI CONCLUSIONI Si può affermare che in Psichiatria si dovrebbe definire urgente ogni situazione psicopatologica in evoluzione che esige un tempestivo intervento da parte del medico sulle dinamiche interpersonali, familiari e sociali, al fine di bloccare l'evoluzione del quadro clinico. Ciò che caratterizza l'urgenza psichiatrica è la necessità di adottare provvedimenti immediati tesi ad identificare e a risolvere (parzialmente o completamente) la situazione clinica d'emergenza. Le misure intraprese saranno ovviamente temporanee. Tuttavia la richiesta di un intervento urgente e psichiatrico di per sé non definisce l'urgenza psichiatrica; occorre ridefinire la situazione in termini prevalentemente medici o socio-ambientali o propriamente psichiatrici. Sarteschi e Maggini definiscono come la prima urgenza possa essere indicata con la dicitura di "urgenza pseudo-psichiatrica" (16). Il sintomo in primo piano può apparire espressione di una malattia psichica mentre in realtà esso accompagna e maschera una malattia fondamentalmente somatica. Rientrano nelle condizioni di urgenza pseudopsichiatrica emergenze ed urgenze sociali non meglio definibili, casi nei quali sono le circostanze e l'ambiente sociale a richiedere l'intervento. Il raggiungimento del limite di tolleranza del milieu nei riguardi del paziente è, in questo caso, indipendente dal soggetto. La vera urgenza psichiatrica è quella in cui la sintomatologia è riferibile ad un ben definibile quadro psicopatologico indipendentemente dalle pressioni dell'ambiente. La Psichiatria, nella specifica funzione di Psichiatria d'urgenza, somma in sé vari tipi di intervento: medico, sociale e psichiatrico. Lo psichiatra dovrà quindi non limitarsi al dato psicopatologico individuale, ma tenere conto dell'intera rete di comunicazioni nella quale il soggetto è inserito. Sarebbe infatti artificioso ed arbitrario separare la componente medica da quella psichiatrica e da quella sociale. Lo psichiatra chiamato come consulente in un Pronto Soccorso di un Ospedale generale non può limitarsi al dato psicopatologico individuale ma deve occuparsi dell'intera rete di comunicazioni ed interazioni in cui il paziente è inserito e che il disturbo psichico, con le sue multiformi manifestazioni, altera e sconvolge. Entrando nel merito dell'analisi descrittiva, un anno di consulenza svolto presso il Pronto Soccorso ha permesso di intravedere (tra i giochi di luci ed ombre spesso gettate dalle difficoltà di confronto con l'urgenza psichiatrica, la quale spesso trascina con sé la pericolosa ragnatela della decisionalità immediata in cui a volte il medico rischia di rimanere invischiato) uno spicchio di realtà in cui il Servizio Psichiatrico Territoriale dell'USSL 51 di Novara opera. Il Servizio di Psichiatria innegabilmente svolge presso il Pronto Soccorso un elevato numero di visite di consulenza. Comparando i dati forniti dal centro elaborazione dati dell'Ospedale emerge il netto incremento delle consulenze effettuate negli ultimi anni: 513 nel 1987, 722 nel 1990, 767 nel 1993. L'aumento trova la sua spiegazione sia nella crescente sensibilità espressa dalla Medicina di Base, nel contesto di questa USSL, per il disturbo psichico, sia nel ruolo svolto dall'Ospedale generale che per molti pazienti costituisce la sede del primo contatto psichiatrico. Questi risultati confermano quanto già rilevato in altri studi clinico-statistici che evidenziano il ruolo di primo piano giocato dall'Ospedale anche nel primo approccio col paziente psichiatrico (4, 10, 11). L'Ospedale viene quindi ad essere individuato come area a grande rischio psicopatologico e come filtro fondamentale per il riconoscimento, la prevenzione ed il trattamento del disturbo psichico. I pazienti che vivono la drammatica esperienza della Sindrome dissociativa, pur non rappresentando in numero assoluto i maggiori utenti del Pronto Soccorso, tuttavia sono coloro i quali mantengono più stabilmente e più a lungo un contatto nel tempo sia con la struttura di Pronto Soccorso sia con la struttura ambulatoriale. I dati da noi rilevati sono in linea con altri risultati riportati in letteratura laddove è dimostrato che gli schizofrenici sono i pazienti che rimangono più a lungo in carico ai Servizi di Psichiatria (8). Un'altra considerazione riguarda i pazienti con diagnosi di Depressione ciclotimica. Nel nostro campione questo gruppo diagnostico rappresenta il 2,3% dei pazienti considerati. Questa percentuale così bassa rispetto a quanto descritto in letteratura si ha perché la diagnosi di ciclotimia viene troppo spesso mistificata dalla diagnosi di nevrosi depressiva. Per quanto riguarda il trattamento, dai dati esposti scaturisce con tutta chiarezza come la Psichiatria d'urgenza non vada unicamente nella direzione di una farmacoterapia finalizzata ad un contenimento sociale mediante controllo sintomatico. Spesso lo psichiatra risponde con l'attesa accogliente e rispettosa della sofferenza altrui alla chiamata urgente. In molti casi, non solo in quelli che presentavano patologia reattiva o nevrotica, ma anche in quelli che si presentavano con caratteristiche sintomatologiche di estrema urgenza (per es. pazienti psicotici), è bastato il semplice colloquio che quindi rimane, anche nella Psichiatria d'urgenza, l'insostituibile condizione per la relazione terapeutica ed il presupposto per qualsiasi altro tipo d'intervento (5, 6, 7). © POL.it 2000 All Rights Reserved |