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L'immagine di un popolo minato dalla sfiducia è però ingannevole Aldo Schiavone "Italiani senza Italia", 1998. L'Italia è scollata, Bossi o non Bossi, l'Università è fusa, la psichiatria rimane sempre e solo l'ancella di una medicina in crisi. L'Arlecchina (ricordando Strehler) servitrice di due padroni : la terapia e l'assistenza. Poiché è anche pagata male, come Arlecchino, si è ridotta a livelli operativi minimi e di grande confusione. Eppure la psichiatria italiana, come il teatro (menzionando Dario Fo) ha grande rinomanza all'Estero perché noi psichiatri italiani esportiamo idee, non prodotti. Sono cento anni che formiamo una nazione e che a questa nazione, che non ha caratteristiche di uno Stato, cerchiamo di dare, nei vari ambiti, una dignità professionale. Ci provò dapprima lo Stato sabaudo, poi il fascismo. Da invenzione originale, quale fu agli inizi, tentò anche di imporre dei modelli innovativi, ad esempio la contemporanea presenza di una modernizzazione ed una posizione di destra rispetto alla democrazia. La mobilitazione che esso esigeva si sentì anche nei manicomi, così come nei manicomi fu ben evidente la repressione classista, il tutto sotto l'occhio vigile della Chiesa. Ugo Cerletti, più nel bene che nel male, fu la figura che impersonificò al meglio questa mescolanza di stili. Dopo la resistenza si ritornò, bene o male, ad un immobilismo. Gli psichiatri italiani - tutti formati nei manicomi - persero identità pubblica e dignità scientifica. Se sotto il regime fascista il modello di psichiatria da imitare era quella tedesca (che aveva ben altre radici culturali) dopo gli anni Cinquanta si scoperse in Italia la psichiatria americana. Assieme alla psicanalisi - rigorosamente bandita sotto il fascismo - la psichiatria italiana importò negli anni attorno al 60 anche i modelli statunitensi. Vi furono alcuni psichiatri che, invece, si rivolsero alla psichiatria francese. Ma la chiusura delle Università al paese reale impedirono una crescita che prendesse atto delle condizioni sociali e politiche del Paese. Paese ben strano ed anomalo, il nostro. Sempre sull'orlo di un pericoloso collasso il dirigismo statale aveva inventato - tramite l'azione mediatrice della D.C. - una serie di escamotages ( tutt'ora in funzione) riassumibili nell' "interventismo dettato dall'urgenza". A questo non si sottrasse neppure la psichiatria italiana gestita, nei modi e nei tempi, da risorse d'ingegno analoghe a quelle che impedirono all'Italia post bellica di collassarsi totalmente. E che, anzi, ne fecero una nazione (non uno Stato) competitiva sui mercati mondiali. La competitività commerciale era data non solo dalla notoria inventività degli italiani, ma anche dalla possibilità di evadere le regole che vi sarebbero state se fosse esistito uno Stato ben assettato e di far realizzare - merce' i buchi presenti nel sistema fiscale - grosse quantità di denaro agli imprenditori intraprendenti. In una parola il " plus valore" marxiano, si accumulò nel capitale privato, che , altrimenti dirottato nel pubblico avrebbe rifornito le voraci classi dei partiti, i veri governanti d'Italia. L'Italia - prima tra tutti - sull'onda delle rivendicazioni sessantottesche - scoperse che i manicomi non avevano più alcuna funzione, né economica né sociale e che, anzi, costituivano un abbondante intralcio a quel controllo sociale ramificato esercitato dalla psichiatria di cui la società aveva bisogno. Va anche detto che la Chiesa stessa (che aveva abbondantemente esercitato il controllo/assistenza, così come lo esercita bravamente tutt'ora) era stata percorsa da ondate di ribellismo (ricordiamo don Milani) , ma il tipo di controllo di cui necessitava la nazione era più asettico, meno confessionale e più incisivo. Poiché le esigenze economiche e sociali coincidevano con le esigenze di una nuova etica, che abdicasse al soggettivo ed al "particulare", per approdare ad una veduta più ampiamente riformatrice il P.C.I. adottò le idee di Franco Basaglia, che erano, inizialmente, fenomenologiche e poco avevano di politico.La genialità del P.C.I. consisté non tanto e solo nell'allearsi in questa battaglia all'interclassismo cattolico, ma anche nel deformare e semplificare le idee dell'unico psichiatra italiano di questo secolo che, assieme al ricordato Cerletti, sarà menzionato nei tempi a venire. L'operazione non fu né semplice, né piana né, ahimè, indolore. Essa avrebbe necessitato, infatti, della presenza di uno Stato e non del governo della partitocrazia. E, tuttavia, per converso, è anche da dubitare che se fosse esistito uno Stato, anziché una nazione italiana, si sarebbe mai potuta compiere. L'analogia con il miracolo economico che in trent'anni cambiò la nazione da un paese agricolo e distrutto dalla guerra in un paese industrialmente aggressivo sui mercati mondiali è cogente. La differenza è tutta nel fatto che il plus valore di questa operazione non è monetizzabile in quanto la salute non è monetizzabile. Di contro ad un bilancio statuale largamente fallimentare la genialità e l'inventività italiana in psichiatria , dal 1968 al 1980, prese il sopravvento, ma sempre in nome dell' "interventismo dettato dall'urgenza" di matrice democristiana. Non è questo se non l'analogo, anche qui, di quel porsi un limite sempre più alto che ha contraddistinto l'agire delle generazioni post belliche e che ha consentito un notevole allargamento vuoi della cultura che della ricerca scientifica e della creazione artistica. L'Italia, pur costretta nell'immobilismo di uno Stato di fatto che non è mai divenuto uno Stato di diritto ed in cui è sempre cresciuto il divario tra Governanti e governati, è sempre riuscita a navigare senza mai fare naufragio ed anzi si è spinta in alto mare.In questo sembra riepilogarsi un carattere ed uno stile di vita che contraddistingue l'italiano fin dai secoli della Controriforma . quello stile che gli ha permesso di ritirarsi nel soggettivo, di aspettare che la buriana passasse, di piegarsi per non spezzarsi per poi risorgere ed uscire dalle tane, dalle caverne, dai buchi ove si era rifugiato. In altre parole mentre nelle altre nazioni europee si lavorava contemporaneamente e alla gestione di una società ed alla costruzione di uno Stato in Italia l'idea di costruzione di uno Stato era - ed è rimasta - orfana. La gestione sociale, demandata ai pochi, tendeva ad accontentare clientele ed a tappare le falle gigantesche, non sempre riuscendoci. Di questo la psichiatria italiana ne è valido esempio. I vari schemi e le varie proposte non vennero mai, fino ad ora, solidamente incorporate in uno Stato, ma vennero gestite in maniera clientelare tra i partiti. Abbiamo così a tutt'oggi una psichiatria biologica ispirata a quella statunitense, sponsorizzata prevalentemente da quel P.S.I. che tra i vari demeriti ebbe anche il merito di una gestione più moderna della cosa pubblica, una psichiatria assistenziale - più o meno connotata di psicanalismo o di sociologismo - largamente appoggiata dai ceti cattolici ex-D.C. ed una psichiatria sociale fortemente appoggiata dal P.D.S. che vedeva e vede in essa non solo una soluzione morale al disagio psichico, ma e anche, una risposta di assistenza/controllo alla devianza. In tutto questo processo vi furono e vi sono psichiatri validissimi, ma l'intera categoria psichiatrica italiana si trovò dissociata e scollata con una grave perdita di identità, spesso divisa tra aspirazioni scientifiche e richieste finanziarie, tra una pubblicità televisiva e dei quotidiani e l'aspirazione a pubblicare sull '"American Journal of Psychiatry". Le società psichiatriche italiane, che furono anch'esse oggetto del predominio della partitocrazia, particolarmente la popolosa S.I.P., proprio per la matrice composita della loro popolazione, cercarono di dare una risposta che desse un colpo alla botte ed uno al cerchio. Il tutto all'insegna di dure lotte intestine del tutto simili, in questo, alle lotte che avvengono nella spartizione delle Cattedre nelle fatiscenti università. Da qualche anno è comparsa una risposta tecnologica, apparentemente avulsa dal contendere più specificatamente psichiatrico, ma anche da quello partitocratico : quella data dalla rete Internet. Come tutte le invenzioni anche questa fu assunta come gioco e poi come perversione : tutt'ora molti pensano ad Internet come a diffusione di video games, di dipendenza, di disseminazione di materiale erotico di varia natura. Internet ha suscitato e continua a suscitare entusiasmi e conflitti bellicosi, ma crea in continuazione nuovi adepti nonostante le intrinseche difficoltà di adozione del inguaggio. In psichiatria ed in medicina Internet è ancora un tentativo, in piena evoluzione, di riappropriazione di un'immagine categoriale, lacerata la vecchia identità tra decine di monotone e ripetitive riviste, spesso non accessibili ed a divulgazione limitata. La psichiatria internetica è legata al continuo crescere degli interessi verso le nuove tecnologie, crescita testimoniata dalla curva esponenziale di vendite di computer e di modem. Ma essa è, in realtà, anche la testimonianza del grande desiderio dello psichiatra italiano di entrare a far parte di un' equipe allargata, di uscire - a differenza di altri Colleghi medici - da quel campanilismo dove il "divide et impera" ha lasciato ampio spazio ai manipolatori della cosa pubblica. La possibilità di informazione, e, fino ad ora, di libertà (ma per quanto?) spiega la tepida accoglienza riservata ad Internet psichiatrico ed ai suoi ormai numerosi ed illustri siti "web" da parte di coloro che, bene o male, traevano dall'immobilismo e dal provincialismo di una psichiatria rarefatta e divisa il vantaggio di un potere che aveva solidi risvolti economici. Che Internet sia un mezzo indispensabile alla psichiatria lo si è visto a Genova nel Convegno tenutosi il 7 e l'8 Febbraio ed è interessante notare che, in mezzo alla copiosissima affluenza di utenti, delle più svariate regioni d'Italia, ma anche dei più svariati paesi del mondo (Argentina, Brasile, Stati Uniti, Francia, Belgio, Svizzera, Portogallo, Spagna, Inghilterra, Germania e, persino, Australia) fossero - con la sola lodevole e lungimirante presenza di Romolo Rossi ( presidente del Comitato Scientifico del Convegno ) e Piero De Giacomo - assenti gli Ordinari di Psichiatria, quasi a testimoniare il fastidio dell'intellettuale che ama dire, nei salotti à la page, che egli "scrive ancora con la penna" (adottando, di solito, inchiostri violacei di sapore gozzaniano). Il vero mastice della psichiatria italiana è Internet, solo attraverso Internet - non a caso le Aziende Sanitarie limitano le risorse nell'adozione di questo strumento -la psichiatria italiana, che ha molti ingegni nascosti o volutamente rinchiusi, a mò di scheletri, nell'armadio da colleghi gelosi, riuscirà a riavere una identità. Internet è un mezzo, un contenitore, come ama ripetere il dott. Mouse (alias Francesco Bollorino) in cui, nei prossimi anni, riverseremo i contenuti di una nuova e collettiva psichiatria . |