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Che si vuole da un giornale interneticoMolti anni fa, venne da me una studentessa, chiedendomi di aiutarla a scrivere una tesi su Sylvia Plath. Pare che, in zona, fossi il solo psichiatra in grado di leggere il suo (unico ) romanzo The Bell Jar, che non era stato ancora tradotto. Fu lei che mi introdusse, in seguito, a Robert Coover, noto scrittore americano della Brown University, autore tra l'altro, del famosissimo Spanking the Maid e del non meno noto Pinocchio in Venice. Coover , era destino, non l'ho mai incontrato e tutto quello che so di lui l'ho conosciuto dai suoi libri e da quanto mi raccontava quella studentessa che è divenuta un critico letterario non dei minori, Giovanna Covi. Il mio ultimo incontro con Coover è avvenuto in Internet (www.brown.edu) dove si occupa di ipertesto. Non fui particolarmente impressionato da quell'ipertesto e leggendo ora quanto ne scrive Marshall Blonsky su Telèma (una rivista che raccomando caldamente a tutti voi, fa dei numeri monografici bellissimi e ha un abbonamento a prezzi irrisori) vedo che non sono stato il solo. Scrivere su Internet è difficile, anzi difficilissimo. Si rischia di cadere nel congegno elettronico, perdendo di vista forma e contenuto. Non mi soffermerò su una trattazione dell'ipertesto, l'hanno già fatto Felix Guattari e Jacques Derrida, con loro non mi ci metto e l'ha fatto anche John Blanton. Ma volevo fare una riflessione, una riflessione su POL.it ed anche su me stesso. Partiamo da me stesso. Scrivendo, da più di un anno, questi elzeviri, mi sono spesso chiesto chi li leggesse. Mi sono anche spesso rammaricato di non avere mai ricevuto risposte, contestazioni od incoraggiamenti. Se non quei pochi che sono venuti dal Bollo , dalla redazione e dagli amici. Ho anche sentito dire da mio fratello Francesco, bontà sua, che era stato identificato come il fratello di quello che impazza in rete. Vuol dire che una certa, piccola, notorietà esiste. Di questo ne ero sicuro. Una rivista internetica, anche se specializzata come la nostra, ha una sua diffusione. Mi erano ignoti gli ambiti di questa diffusione e ne sono rimasto stupito e, naturalmente, contento. POL.it sta aumentando a valanga il numero dei suoi lettori. Le statistiche sono a portata di tutti (http://www.publinet.it/pol/stat). In un anno il numero degli hits per mese è più che triplicato con una curva ascendente che si è impennata dopo l'Aprile 1998. Gli hits sono una media di 3734 al giorno con punte di 10.533 hits. Come voi tutti sapete gli hits sono "i colpi" che il server riceve dalla rete come richiesta di files, in parole povere per hits si intende il numero di richieste di singoli files che in una giornata viene fatta al server dove il sito risiede. Nella frequenza degli hits Stati Uniti, Svizzera, Germania , Argentina, Brasile e Spagna seguono a ruota l'Italia. Vi sono perfino accessi dal Giappone, Nuova Zelanda, Malesia, Kuwait, Estonia, Peru.,Emirati Arabi, Corea .Forse la lingua italiana è più conosciuta di quanto non pensiamo. Ma questo elzeviro lo scrivo anche in inglese Peccato non avere un congruo numero di azioni di POL.it dato che POL.it fa capo ad una associazione non profit. Sarebbe stato un sicuro investimento. POL.it è scritto in italiano : il 68% degli hits provengono, quindi, dall'Italia. In Aprile abbiamo avuto 2535 sites, quindi, lettori, in Maggio 3128. Il valore reale degli accessi intesi come visite e' dato infatti dal numero dei sites presenti nel nostro contatore. Questo e' il numero vero da considerare, che accoppiato con gli hits e con i Kbytes inviati dà un'idea precisa della mole di lettura e di navigazione attraverso le sue componenti che ha una risorsa web. Da tutti questi punti di vista si può tranquillamente dire che POL.t è una realtà in crescita esponenziale con una curva superiore anche alla curva di crescita del numero degli utenti italiani sulla rete e questo non può non far piacere alla Redazione ed al sottoscritto. Non sono le 167.000 copie cartacee (83% nel Veneto) de "Il Gazzettino" (sito web: http://www.gazzettino.it/), nè le 494.000 copie de "Il Sole-24 Ore", né gli accessi giornalieri al sito web di quest'ultimo (www.ilsole24ore.it) : 325.587. POL.it è un giornale specialistico, dedicato agli psichiatri ed a tutti coloro che si interessano di scienze del comportamento. L'uso della rete è in aumento, ma siamo ancora e largamente in fase di alfabetizzazione. Specializzazione ed alfabetizzazione non ci permettono di paragonarci né a riviste (o giornali) cartacei, né a siti web di largo consumo. I nostri lettori sono particolari, ci leggono da casa, al ritorno da lavoro, la massima parte di loro tra le 17 e le 21 (anche se c'è qualche nottambulo che ci legge tra le 2 e le 6 antimeridiane) e, naturalmente, il loro giorno prediletto è la domenica (http://www.publinet.it/pol/stat/stats0598.html). E la pagina iniziale, il motore di ricerca, l'indice e le rubriche sono tra le URLs più richieste. Il lettore vuole una informazione rapida, aggiornata, sicura. E' preoccupato di trovarsi un posto, dacché anche l'URL dei Concorsi è tra i primi dieci, il che va a braccetto con l'idea che buona parte dei nostri lettori (beati loro) siano giovani e non ancora piazzati in qualche inamovibile posto oppure potrebbe far pensare anche al fatto che si stia instaurando quella benedetta mobilità del lavoro che esiste da sempre negli Stati Uniti. So che vi chiederete, ma questo Rizzoli (aa.rizzoli@ve.nettuno.it) è andato a vedersi se vengono letti i suoi elzeviri ? Ci è andato, ci è andato, ed ha scoperto che alcuni sono stati molto letti, forse per via del titolo e di certe parole chiave (http://www.publinet.it/pol/ital/rizzoli6.htm). Tanto è vero che ha addirittura pensato di chiudere la rubrica degli Elzeviri e di trasferirsi, papale papale, in altra rubrica, Bollo consenziente. E' indubbio che il lettore di POL.it, perché giovane e smaliziato, sia esigente e cerchi in POL.it quello che non può trovare nelle nostre benemerite riviste italiane dedicate all'argomento. Le riviste italiane molto spesso infatti (una volta lo facevano per favorire pubblicazioni postume atte alla docenza) arrivano con anni di ritardo, le loro notizie sui congressi pervengono quasi quando sono già stati stampati gli atti e, soprattutto, non consentono un dibattito così trillante e privo di censure come quello che può avvenire in POL.it. Ce ne parlò, nella sua autobiografia romanzata, "Camice matto", VITTORINO ANDREOLI attribuendo tale invenzione al suo Maestro. Ma una riflessione su questi temi l'avevo già fatta nel mio Elzeviro di Luglio-Agosto 1997 (http://www.publinet.it/pol/ital/rizzoli7.htm). Noi della redazione non siamo dei giornalisti professionisti, siamo degli psichiatri, variamente impegnati, tra l'altro,in molteplici attività, non esclusa quella del nostro aggiornamento, il che, a nostra volta, ci costringe anche al setacciamento degli oceani cartacei e di quelli internetici (chiedetelo a Raffaello Biagi,(rar0038@iperbole.bologna.it ). Il nostro sforzo è stato, fino ad ora, premiato. Non ci è costato poco, in termini di tempo, arrabbiature e reciproci scazzamenti. Siamo pronti ad affrontarne degli altri, il coraggio non ci manca, soprattutto se la fiducia dei lettori ci sorregge. POL.it non è un giornale qualsiasi, POL.it entra nelle case senza che venga speso un quattrino ed a POL.it viene chiesto molto di quello che non si trova in fornite biblioteche. Secondo me POL.it è riuscito ad evitare di essere la copia delle riviste cartacee e, anche, ad evitare di entrare nelle secche dell'ipertesto-a-tutti-i-costi, dà un ottimo contenuto, un preciso aggiornamento, usa un linguaggio sintetico, un ottimo livello di qualificazione scientifica. Non posso essere certo, da chi mi conosce, essere accusato di captatio benevolantiae : nell'ultima riunione di Redazione, ospiti di Albertina Seta, ebbi quasi un diverbio con il Bollo sulla necessità di professionalità in rete. Avevamo ragione tutti e due e da quel diverbio, meglio quasi diverbio, siamo ambedue un po' focosi, perché ambedue siamo appassionati, POL.it ha preso nuovamente il volo. Ma non voglio indulgere nell'autolode, Dio me ne scampi e liberi. Posso solo dire che il numero speciale sulla 180, su cui io non ero d'accordo - me ne prendo le responsabilità - è riuscito come la visione più ampia ed equilibrata della riforma psichiatrica e faccio ammenda di non essere ancora riuscito, lo farò, lo farò, a sintetizzare i giudizi esteri. Sull'attuale Pol.it volevo sentire l'opinione dei lettori : scrivetemi in merito (aa.rizzoli@ve.nettuno.it). |