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titolo ELZEVIRO
CRISI DEL GIAPPONE ED ONDATA DELLA SOCIOPSICHIATRIA:
simbiosi con la natura ed armonia con il capitale e il lavoro ?

“Avete tanto cara la vita da sacrificarle l'essenza dello spirito?”
Yukio Mishima, ultime parole prima del seppuku

Quand'ero bambino sfogliavo volentieri i libri di mio padre Ettore e, i n particolare, La "Divina Commedia" del Dore'. Capisco, ora, che mi affascinavano quei nudi contorti di donne e uomini ( o di uomini e di donne?) . I miei innocenti, ben nati e poco aggiornati genitori la scambiavano per una forte propensione alla cultura. Così come scambiavano per musicalità quando mi mettevo ad imitare il maestro della banda a Piazza San Marco (allora c'era ancora una splendida banda cittadina che eseguiva versioni bandistiche di opere intere).
Ahi, che tanfo di vecchio.
No, non, voglio scrivere qualcosa di molto aggiornato e l'inizio è volutamente deviante, come al solito. Insomma non si dice subito quel che si pensa. Almeno nei salotti veneti.
Macché Viagra, macché mafia, macché di Bella, macché mala sanità , l'argomento, misconosciuto ai più, è il crollo economico dell'Impero del Sol Levante.
La cosa non è così lontana idealmente come lo è materialmente.
Presto il Giappone avrà un maggior numero di disoccupati che gli USA. Chi l'avesse detto, dieci anni fa, sarebbe passato per pazzo. Il modello economico giapponese stava nei legami stretti tra le ditte, le banche ed i vari ministeri. Questo tipo di assetto proteggeva i manager dalle ansie degli azionisti e permetteva loro di progettare a largo raggio (così dice l'autorevole "The Economist"). Era il riflesso di una società fortemente gerarchizzata e formalizzata che ho, in parte, analizzato in un saggio pubblicato assieme all'amico giapponese MASAFUMI MIZUNO (si legge Mizno) che, mi sembra, stia facendo una gran bella carriera (beato lui) a Tokyo. MASAFUMI, appunto, stimolò i miei ricordi infantili quando da bambino capitai su di un libro del titolo affascinante ed ingannevole "I facili misteri della lingua giapponese" di Leo Magnino, che, comperato da mio padre, fu il capostipite di una serie di grammatiche, caratteri kanji e alfabeti hiragana e katakana (compresi cassette e CD ) che ti illudevano di poter imparare il giapponese. Io sono un tipo un po' ostinato. Dopo aver letto, da bambino, "Anna Karenina" nella biblioteca di mia nonna Teresa, progettai, circa cinquant'anni fa, di impararmi il russo. E, mio Dio, ce l'ho fatta, ora parlo in russo tutti i giorni e, talora, con avvenenti ragazze che vengono a visitare Venezia e che non sanno proprio un accidente di altre lingue europee). E poi dicono che la cultura non serve a nulla! Però con il giapponese - tranne qualche amorazzo sporadico con cittadine di quel paese o di paesi limitrofi ( eh, figlioli, l'esotico è la mia specialità)- non ho imparato molto. Penso che imparerò un poco di giapponese quando, presto spero, mi sarà data la necessaria tranquillità.
Torniamo alla base : perché il Giappone è in discesa libera? Da quanto riesco a capire è che il paese ha una strutturazione troppo rigida e troppo selettiva (potere economico in mano a pochi) per essere in grado di poter stimolare una domanda e che le banche, adeguatamente spalleggiate da un governo forte, abbino fatto dei prestiti troppo onerosi alle aziende che, come ho detto prima, investivano sempre a lungo termine. In economia (ma anche in psichiatria, come vedremo) vi sono delle leggi cui, prima o poi, bisogna obbedire. Il Governo Giapponese è stato troppo corrivo nell'appoggiare i prestiti delle banche e troppo modesto nello stimolare la domanda. E, in seguito, ha anche adottato una politica fiscale restrittiva (si sa che questo è un vecchio espediente per smorzare la domanda). Il problema, secondo me, è tutto qui, perché, da quanto ne so la potenzialità della forza lavoro giapponese è ancora su buoni livelli, quindi il problema è tutto sulla domanda, non sulla offerta che rimane buona.
I prodotti giapponesi, deflazionati di un buon 20% grazie alla caduta dello yen, avranno, in futuro un mercato migliore : ricordiamo che il Giappone è circondato da economie (come quella cinese) ove il costo della mano d'opera è bassissimo, economia ampiamente sfruttate dall'America (come testimonia la recente visita di Bill Clinton negli USA).
Il Giappone, quindi, si è impoverito, ma non troppo, dacché mantiene ancora una sua struttura. Ed è una struttura fondata su mille anni di storia.
La psichiatria giapponese, su cui scrissi alcuni anni fa con l'amico MASAFUMI MIZUNO, è anch'essa in via di evoluzione.
Sono approdate in Giappone le idee italiane e una parte dei Giapponesi, non tanto l'establishment, le ha accolte a braccia aperte.
Sembra vi sia una relazione inversa tra idee innovatrici e sviluppo capitalistico. Più cresce il capitale meno idee innovatrici (in psichiatria) vi sono. Più si indebolisce il capitale più vi sono innovazioni - sulla carta - in psichiatria. Liberi, ma poveri, come diceva l'acrostico musicale "Frei, aber Einsam" (Libero, ma solo).
Ora il Giappone è nel bel mezzo di una recessione : l'11 Giugno 1997 mille Yen valevano 8,99 dollari, un anno dopo, il 19 Giugno 1998, mille Yen valevano 7,41 dollari.
E questo, dopo il terremoto della svalutazione del Bath tailandese, avvenuto un anno fa, è il secondo shock della finanza mondiale.
Il Viceministro della Finanze EISUKE SAKARIBARA afferma che il Giappone, e lo Stato, sono dei capri espiatori , che tutto il demerito dell'attuale e disastroso procedere finanziario va attribuito a quelle ditte private che fecero risorgere il Giappone dopo la guerra. Ma l'inflessibilità delle dirigenze (fatte per lo più da senili oltre i sessanta) ha contribuito non poco a questo drammatico crollo : se, aggiungo io, si nota l'assunzione a vita degli operai di contro ad una tendenza europea ad espellere dal mercato del lavoro le forze oltre i cinquanta, vediamo che in Occidente i manager sono giovanissimi ed i lavoratori maturi, mentre in Giappone i lavoratori sono vecchi ed i manager stravecchi. Ma, si sa, la cultura e la tradizione, non si possono gettar in un cestino. Noi, in Italia, ci siamo fatti la tradizione dei facili ( e gattopardeschi) cambiamenti di cui la famosa "180" è solo un bellissimo esempio. Notava MIZUNO , in un articolo pubblicato, ahimé, solo in Giapponese, che gli psichiatri italiani non amavano parlarne, tanto era scontato che essa - come penso anch'io - dicesse il giusto. Ma prima ? Sono morti, parce sepulto, coloro che ne si accanirono vent'anni fa a illustrarne i "pericoli", sono rimaste le scomodità ed i disagi di chi dovrebbe, in realtà, essere aiutato dalla legge e non circoscritto, per legge, ad un aiuto di diritto, ma, spesso, non di fatto.
Il Giappone, è una mia idea, sopravviverà bene alla crisi, anche se ha un poco perso l'orientamento. Ma, non a caso, siamo nel paese del Sol Levante e quando si leva il Sole si può facilmente individuare l'Est..
La psichiatria giapponese è anch'essa in crisi, dacché la psichiatria è strettamente collegata all'evoluzione/involuzione sociale . Da un lato le pervengono i modelli biologici statunitensi (che, mi sembra, abbiano un poco perso di carisma) dall'altro le sono pervenuti (veicolati in parte anche attraverso la Germania, paese cui il Giappone si è sempre ispirato ed alleato) i modelli di psichiatria sociale nati in Inghilterra e sviluppati, politicamente, in Italia.
Il problema dell'interpretazione della psichiatria giapponese non è solo la lingua (Dio mio, mica cosa da poco). E' la cultura che è totalmente diversa dalla nostra. La Russia (ed il russo) è una bazzecola rispetto al Giappone, dacché non è certo Europa, come diceva il mio amico BRODSKIJ che sosteneva essere una sciocchezza l'idea che la Russia fosse Europa fino agli Urali, ma, entro determinati parametri, è comprensibile e traducibile. Il Giappone può essere capito solo da chi ha vissuto a lungo in Giappone : ma chi ha vissuto a lungo in Giappone ha dimenticato l'Europa. Il testo giapponese più famoso, quel sottile “Anatomia della dipendenza” (seguito dall ”Anatomia del sé”) di TAKEO DOI, di cui vi sono ottime traduzioni inglesi che vi invito a leggere, mostra come sia sottile e complicata l'arte dello psichiatra giapponese. Riportarvi pari pari i modelli psichiatrici europei ed americani non è semplicemente possibile. La psichiatria giapponese è in fermento. Prevederne gli sviluppi è difficile Le forti tendenze della psichiatria americana trovano conferma nell'establishment, ma un cambiamento di impostazione sembra irrinunciabile. Come nell'economia.


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